martedì 8 febbraio 2022

IL MOSTRO DI FIRENZE, OVVERO LE OPINIONI, PARMENIDE, CARTESIO E LA RICERCA DELLA VERITÀ: Parte II



Bisogna che tu impari a conoscere ogni cosa, sia l'animo inconcusso della ben rotonda Verità sia le opinioni dei mortali, nelle quali non risiede legittima credibilità.

Parmenide di Elea






Mi rendo conto, Lettore, di come questo post possa risultare particolarmente lungo e noioso, fitto di trascrizioni, e scarsamente intelligibile a chi non abbia una precedente conoscenza dell'argomento; ma d'altra parte tale argomento costituisce uno dei principali "misteri" che caratterizzano la Moderna Mostrologia.
Pertanto, se hai comunque deciso di intraprenderne la lettura, Ti esorterei a leggere preventivamente anche il post precedente, che può darti un'idea della motivazione per la quale l'argomento é considerato tanto importante; di ,nel post attuale cercherò di mostrarti perché, dal mio punto di vista, sia una banalità


IL (FALSO) PROBLEMA DEL CAMBIAMENTO DI POSIZIONE DEL MAINARDI

Per motivi sia professionali, sia personali, mi sono trovato diverse volte a dover richiedere la stesura di un verbale dei carabinieri; presso una stazione, per strada, sul posto di lavoro.

Ed apparterrei, per estrazione e professione, alla categoria che una volta veniva definita "strato sociale medio-alto"; inoltre, rappresenterei ciò che viene definita "persona colta". E questo ha fatto sì che i Carabinieri usassero sempre una certa deferenza nei miei confronti.

Nonostante ciò, fare sì che il verbale riportasse effettivamente quanto io intendessi dire si é sempre rivelato una battaglia. E non, Lettore, perché, i pubblici ufficiali abbiano l'intenzione di travisare o la realtà, o semplicemente quanto afferma il dichiarante; é che i carabinieri scrivono in "carabinierese", un linguaggio spesso infarcito di espressioni arcaiche, che dovrebbe sintetizzare, anche se mantenendo assoluta oggettività, quanto dichiarato, livellando quelle che sono le differenze culturali tra le persone, che la nostra società esprime.

Così, accade che due testimonianze verbali, raccolte da un esponente dell'Accademia della Crusca e da un contadino analfabeta (dalle mie parti ancora qualcuno esiste) suonino più o meno allo stesso modo, ambedue, alla fine, espresse in "carabinierese".

Fin qui non ci sarebbe niente di male, anzi; ciò che c'é di male é che in questo processo di traduzione, dal linguaggio proprio di chi rende la propria deposizione al carabinierese, i contenuti dell'esposizione ne risultano comunque alterati. E tale alterazione é tanto maggiore quanto più si cerchi di uniformare deposizioni rese da soggetti diversi riguardo allo stesso argomento.

In questa vicenda, tale aspetto appare particolarmente evidente, tanto più che le testimonianze vennero raccolte anche in giorni e circostanze diverse; questo é facilmente deducibile dal confronto tra le dichiarazioni di alcuni testimoni quando confrontate con i verbali.

Questo venne addirittura esplicitamente dichiarato da uno dei testimoni al processo contro Pacciani, Vanni e Lotti, da uno dei soccorritori:

MARTINI “.. dopo circa tre ore, tre ore e mezza di interrogatorio, alla fine, a Montespertoli dissi: fatemi firmare... scrivete quel che vi pare e fatemi firmare quel che vi pare... almeno...non era possibile! Era un tartassamento continuo! Se no..."

CANESSA "Cioè, lei per dire queste... dunque sono... cinquanta parole, c'é stato tre ore e mezzo?"

Sì... ma tanto... guardi gli dico tanto ci sono stato

Mi scusi, ma...ad aspettare, o...?

Nononono! Interrogato!

Allora... tre ore e mezzo interrogato, ed alla fine gli dice: fatemi firmare quel che volete?!? Lei dice...

Allora, é successo così: loro...

Loro... mi scusi, di chi sta parlando?

...il magistrato, una signora... non mi ricordo chi iera... anche altra gente, ora non mi ricordo...

Vabbè, un magistrato c'era, no?

Penso di sì, penso era... alla fine... di tartassarmi di domande... tutto, praticame... tutto, che era successo, non era successo, gli dissi quello che era successo... non é possibile! Non è possibile! Come non é possibile? Gli dissi. Là... c'ero io, non c'era lei... giusto? Allora, mi fecero anche provare... mi ricordo che mi fecero provare... ci fa vedere come ha fatto! Mi portarono addirittura la macchina... simile...

Una macchina?

una 127, ora non... ed io gli è feci vedere come feci. Niente, non é possibile...qui le sta a fa’.. qui c'é falsa testimonianza

Lei si stufò...

io mi stufai, dissi fin...men... io mi ricordo, metteva in macchina, scriveva, non so chi...dissi: sì va bene tutto, sottoscrivo, e venni via, va.

Cioè, di... scrivete pure quello che vi pare...

Sì...

Scrivete pure quello che vi pare a voi...

Sì...

ricorda se...

D'altra parte...

Eh?

No, sì... è andata in questa maniera

Perbacco, signor Martini! Noi ne prendiamo atto... lei, se si assume...che dice le cose come stanno. Però, dice... non si dà atto che le contestano qualcosa, qua. Sembra che almeno questo discorso sia abbastanza...

Sì, no, lì no di sicuro... quando ero all'interrogatorio cioè era un continuo...stare dritto, dritto, mi portarono a bere fuori...fu un continuo veramente, se no non é che... poi...

Ho capito... ma lei non ebbe modo dire: guardate, ma...eh, insomma... io non ho...dice: non sono in grado invece di precisare l'esatta posizione...

Sì, questo l'hanno scrit...questo l'hanno scritto loro...

E non é che questa sia una circostanza eccezionale. Anche il verbale dell'Allegranti a Rimini riporta

“Verso le ventiquattro ricevevo telefonicamente una richiesta di intervento per una località compresa tra frazione Baccaiano e Le Fornacette”

quando gli viene contestato da Canessa, l’Allegranti risponde ovviamente

Ci sarà stato uno sbaglio perché io non l’ho ricevuta la telefonata

e non c’è da dubitarne, in quanto le telefonate giungevano ad un centro che poi smistava le chiamate

o a Rimini...

" sì, ma no che... ci, ci può esse stato anche un errore a scriverlo, io non... che gli abbi detto che io avevo ricevuto due telefonate... se lei va a Montespertoli e lo chiede, tutti gli diranno come minimo... […] io non l'ho visto nel verbale che c'era scritto due, perchè..."

Questo è invece Stefano Calamandrei

PRESIDENTE "Senta, lei fu sentito dal pubblico ministero, e di... e dice, qui... non é riportata la sua dichiarazione fedele, dice: mi associo a quanto dichiarato dal mio amico Adriano Paggiarelli. Paggiarelli aveva riferito, nella stessa occasione... foste sentiti insieme, o separatamente?"

CALAMANDREI "uuhhmm"

Se lo ricorda, questo?

Eh... la sera stessa, no una volta ritornati...

No, dal pubblico ministero

Ah, dal pubblico ministero...

Quando fu sentito il Poggiarelli c'era anche presente anche lei?

Lo stesso gio... lo stesso giorno però separatamente, credo

Separatamente... ecco, lei venne informato di quello che dichiarò il Poggiarelli o no?

Eh, questo non me lo ricordo


In pratica, scrivevano in assoluta autonomia ciò che ritenevano dovessero scrivere, uniformando le relative testimonianze senza nemmeno informare i testimoni a cosa ci si stesse uniformando, di cosa avessero dichiarato gli altri.

Così, in effetti alla fin fine, nel processo di traduzione in "carabinierese", qualcosa di male c'é; e questo qualcosa di male diviene anche ridicolo quando una persona come Canessa pretende di assimilare un verbale dei carabinieri ad una trascrizione letterale di quanto dichiarato, come se si stesse trascrivendo fedelmente, full verbatim, una registrazione vocale.

Non so tu Lettore, ma io in atteggiamenti simili a quello del PM vedo il privilegiare altri aspetti (affermazione del ruolo, o ricerca di notorietà aggredendo chi è lì per testimoniare) rispetto alla ricerca della verità; trovo assolutamente impossibile che un magistrato non sappia che quanto scritto nel verbale non sia la trascrizione letterale delle affermazioni del dichiarante. O Canessa pensava che l’Allegranti, che in tribunale gli diceva "Non so come si dice in italiano, me lo dica lei", per fare un esempio, si fosse così espresso presso il comando dei Carabinieri

"Inoltre, non essendo all'epoca il primo caso verificatosi nei confronti di coppiette... a seguito della seconda telefonata mi recai al locale comando Carabinieri sporgendo regolare denuncia"?

Pertanto, Lettore, dobbiamo attenerci ai fatti. I fatti non sono "Mainardi, al giungere dei primi testimoni, si trovava al posto di guida". E neanche sono "i primi testimoni hanno dichiarato che il Mainardi si trovava al posto di guida".

I fatti sono:

Sul verbale ispezione luoghi firmato dal PM Della Monica si trova scritto "Gli ufficiali di PG presenti riferiscono che sul sedile anteriore di guida, in base a dichiarazioni assunte in loco, era adagiato il corpo di un giovane identificato in Mainardi Paolo, ricoverato tramite la Croce d'Oro di Montespertoli presso l'ospedale di Empoli in condizioni disperate"

quindi in realtà ciò che bisogna considerare non é il fatto "Mainardi all'arrivo dei testimoni era seduto sul sedile di guida" ma :

"la dottoressa Della Monica dice che gli ufficiali di PG dicono che i testimoni dicono che il Mainardi al loro arrivo era seduto sul sedile di guida"

ed è questo il fatto che deve conciliarsi con il resto.

La prima cosa da fare sarebbe determinare l‘identità dei testimoni cui si riferisce la dottoressa Della Monica:

- Marini Graziano

- Bartalesi Concetta

- Calamandrei Stefano

- Sieni Luca

- Tempestini Fabio

- Di Lorenzo Mario

- Carletti Francesco

- Campatelli Rosanna

- Del Maschio Monica

Gli ultimi quattro non potrebbero testimoniare nulla al riguardo, se non altro perché gli ultimi tre non si fermarono subito, e Di Lorenzo giunse sul luogo, insieme a Marini e Bartalesi, subito prima dell’arrivo dell’ambulanza. Calamandrei, come si è visto sopra, sottoscriverà, il giorno dopo, una testimonianza analoga a quella resa da Poggiarelli, ma senza sapere cosa Poggiarelli avesse detto…

Estrarre da ciò l'informazione corrispondente alla "verità scientifica" di Odifreddi é un'impresa impossibile; ciò che però si può fare é verificare la compatibilità dei "fatti" (e cioè dei verbali) con le dichiarazioni rese dai testimoni, sebbene a quindici anni di distanza. D'altra parte, Lettore, la situazione deve aver avuto un impatto emotivo ben diverso da quello di, ad esempio, una gita al mare; per cui, é verosimile che i ricordi siano stati meno sbiaditi dall'azione del tempo.

Per nostra fortuna, i testimoni ed soccorritori di quella vicenda vennero chiamati a testimoniare al processo contro i cosiddetti “compagni di merende”, nel 1997; le registrazioni delle loro deposizioni, integralmente riportate su diversi canali YouTube, consentono di verificare quale corrispondenza vi sia tra ciò che loro riferiscono e cosa sia scritto nei verbali.

Così è possibile sapere cosa videro davvero i testimoni che per primi si trovarono sulla scena; constatarono realmente la presenza di Mainardi al posto di guida?

BARTALESI " al posto di guida non si vedeva, ecco... passando con la macchina, perché io non scesi"

"mi sembra di non l'aver visto questo ragazzo, perché son sicura di non esser uscita di macchina..."

"credo di non l'aver detto che io avevo visto il ragazzo"


MARINI

FILASTO' "Lei ha avuto l’impressione che fossero tutt’e due sedi… seduti sui sedili anteriori, é così?"

Anteriori senz'altro. All'indietro... ora, di quanto, non... non me ne ricordo. Comunque, sempre davanti...

Tutti e due sui sedili anteriori?



E' sicuro di questo?

io penso di sì, senz'altro.

CALAMANDREI "...si scese, e ci avvicinammo al lato destro della vettura... e... vedemmo che c'era questa raga... una ragazza di.. di dietro, di sicuro... e l'altro occupante, non son ben sicuro se fosse di davanti o di dietro, mi ricordo che era molto reclinato all'indietro..."

Questo è invece Poggiarelli, quello alla cui testimonianza il Calamandrei si sarebbe uniformato:

POGGIARELLI "Per conto mio era disteso... ehmm... indietro, sul seggiolino posteriore, o perlomeno la testa l'aveva sul sedile poste... cioè...la sensazione é che fosse... io vedevo chiaramente questa ragazza, perché io mi affacciai dalla parte destra de... dell'auto, insomma"

PRESIDENTE "la destra del..sua , o la destra dell'auto?"

diciamo... il lato opposto della guida, de.. de.

ecco, bravo, sì

e vedevo questa ragazza, che era sul sedile posteriore... e dentro... c'era qualcun altro però no, non... dovessi dire dov'era seduto il ragazzo, non... non glielo so dire


FILASTO' "Lei vide sostanzialmente più che altro la testa, di questi due giovani..."

Della ragazza

Della ragazza... il ragazzo, invece, la testa era più bassa?

Sì... ehmm... non potrei... non si distingueva... non glielo so dire con certezza.

se era reclinata, in particolare...

Indietro?

Indietro, sì

Si, però, é un'immagine che non...non... cioè, non posso dire. Ho il ricordo di questa ragazza, ecco. Del ragazzo... in che posizione fosse... con precisione non glielo so dire.



DI LORENZO “C’era questa ragazza dalla parte destra… si de…die… sì dalla parte destra, dietro… e questo ragazzo si sentiva un… uuuhhhmmm… dietro al seggiolino… però…sa… con il buio…

PRESIDENTE “E dove stava questo giovane? Questo giovane, dov’era! Il giovane, dov’era…"

era dietro, fra i seggiolini, però, sa… di buio… non è che poi uno… ci vorrebbe una lampadina, vedere…

ed anche nel verbale era scritto

"Potei così vedere il corpo di una ragazza seduta sul sedile posteriore con il capo reclinato all'indietro, mentre notai che il ragazzo si trovava disteso con le gambe sul sedile anteriore, ed il corpo a bocconi nell'intercapedine tra i due sedili, con la testa adagiata sul sedile posteriore, nella parte centrale. Preciso che lo schienale del sedile anteriore sinistro era reclinato".

e poi

"Al fine di estrarre il corpo del ragazzo abbiamo" (quindi avrebbe partecipato anche lui insieme ai soccorritori) "alzato lo schienale del sedile anteriore sinistro, e spinto quest'ultimo verso il volante"

Ognuno di noi cercava di fare qualcosa per aiutare, perché poi arrivarono veramente tante persone...

AVVOCATO “Si ricorda da che parte… e… entrarono gli addetti della Misericordia per estrarre il corpo del… del ragazzo?


Dalla parte del ragazzo

Don…dal lato guida?

si

Quindi, riepilogando, la Bartalesi ricorda di non essere scesa neppure dall’auto, e comunque di non aver neanche visto il Mainardi.

Per il Marini, erano ambedue sui sedili anteriori.

Il Poggiarelli non è in grado di precisare dove fosse il Mainardi, ma è proprio alla sua testimonianza che il Calamandrei si conformerà, Calamandrei che non è sicuro se il ragazzo fosse davanti o di dietro.

Infine, Di Lorenzo, che giunge pochi minuti prima dell’arrivo dell’ambulanza, lo vede tra i due sedili. Volendo assumere che Paolo Mainardi fosse stato realmente al posto di guida al primo passaggio dei ragazzi, ciò significherebbe che si sarebbe spostato da solo dal sedile anteriore all’intercapedine fra i due sedili prima dell’arrivo dei soccorsi, e si sarebbe sistemato, comodamente seduto, sul sedile posteriore mentre i soccorritori aprivano la portiera destra e verificavano le condizioni di Antonella Migliorini.

Ora, considerate le dichiarazioni dei testimoni, in tutta sincerità… come si fa a dire che Paolo Mainardi sia stato “visto” sul sedile anteriore dell’auto? Questa é un’affermazione che Silvia Della Monica scrive sul verbale di ispezione luoghi, ma che non trova alcuna corrispondenza né nelle testimonianze, né tantomeno nella realtà oggettiva. Il giorno dopo, evidentemente, la cosa verrà confermata, e verranno esercitate pressioni sui soccorritori perché confermino anche loro. Un cambiamento di posizione è tanto poco verosimile da rappresentare una complicazione di non poco conto per gli inquirenti. Con ogni probabilità, se avessero interrogato prima i soccorritori, la faccenda sarebbe andata al contrario: avrebbero scritto che i corpi erano sul sedile posteriore, e avrebbero cercato di “convincere” i testimoni di ciò.

Ma come mai i testimoni non sono in grado di dire con certezza dove fosse il Mainardi, mentre tutti ricordano (e concordano, con l’eccezione di Marini) la posizione della ragazza?

Ora, Lettore, cerca per un momento di ragionare insieme a me da blogger da strapazzo, anziché da mostrologo: se tu ed altre tre persone foste al cospetto di due ragazzi che, per qualunque ragione, si sono trovati in un frangente per cui uno é morto ed un altro é in gravi condizioni ma ancora vivo, ed ambedue sono dentro un'auto rimasta con il muso sulla carreggiata, a luci spente, come vi comportereste? Andreste via tutti e quattro? O qualcuno rimarrebbe, in attesa dei soccorsi, per segnalare la posizione della vettura a chi sopraggiunge, per evitare possibili azioni di sciacallaggio da parte di passanti senza scrupoli, aggressioni di animali selvatici (ad es. cani randagi)? O, anche se nessuno di voi fosse in grado di fornire un aiuto medico qualificato, magari anche soltanto per una questione di pietà, per stare vicino ad un essere umano che probabilmente sta per affrontare da solo il difficile passaggio tra la vita e la morte? Lo lascereste da solo, accanto alla sua ragazza morta, ad attendere che giunga qualcuno a salvarlo, mentre altre automobili sfrecciano a qualche decina di centimetri dal muso della sua auto ferma? Davvero vi comportereste così?

E perché poi? Se solo due persone fossero andate ad avvertire i soccorsi, anziché quattro, e due fossero rimaste con i ragazzi, cosa sarebbe accaduto di male? Nei fatti, i due fidanzati, come riferisce il proprietario del ristorante, avvertirono sia la Croce d'Oro, sia i carabinieri; dove sarebbe stato il problema?

Nella mia vita, Lettore, mi sono trovato diverse volte a dovere vedere ed anche fronteggiare, scene simili. Sia per motivi professionali, sia per motivi sportivi. Ed ho imparato due cose, che, viste le circostanze, non posso dimenticare.

La prima é che le persone, a meno a che non siano allenate ad affrontare tali situazioni, non agiscono con fredda determinazione, ma le loro azioni sono comunque dominate dall'emozione che la situazione suscita. La conseguenza é imprevedibile. Una volta ho visto un tale che, dopo essere riuscito ad attivare il sistema di soccorso, stava imbambolato a guardare, senza più neanche essere in grado di rispondere alle domande. Un'altra volta una persona pur di raggiungere più agevolmente il luogo dell’incidente, aveva agganciato una recinzione al gancio di traino della sua vettura, strappandola via per decine di metri. In ambedue i casi, l'intervento freddo e razionale fu poi quello del personale dell'elisoccorso.

La seconda é che se si trova qualcuno in gravissime condizioni, dopo essersi assicurati di aver allertato i soccorsi, le persone non si allontanano. Puoi essere la persona più cattiva dell'universo, ma se trovi uno che probabilmente sta morendo, non giri le spalle e te ne vai lasciandolo solo.

Invece qui cosa é accaduto di anomalo? In realtà nulla, Lettore. L'anomalia sta nel fatto che i testimoni si resero conto che era un omicidio. Così fu questa la condizione emozionale che prevalse. Non appena i testimoni si resero conto che uno era vivo, e che c'era un foro di proiettile sul parabrezza, il ragionamento, con ogni probabilità fu: "Qui qualcuno voleva ammazzare due persone, ed uno é rimasto vivo. Se questo qualcuno torna per finire il lavoro e ci trova qui, non vorrà certo lasciarci come testimoni. Meglio andare via di qui più veloci della luce". Non provarono ad aprire la porta lato guida, anzi, nemmeno si accorsero che il finestrino era rotto. Non giunsero neppure ad accostarsi alla fiancata sinistra dell’automobile; che ne potevano sapere della posizione del povero Paolo?

Ben diversa sarebbe potuta essere la posizione dei soccorritori, che fronteggiarono, anzi furono costretti a fronteggiare una situazione ben più grande di loro

Purtroppo, le loro azioni non possono neanche essere paragonate a quelle del personale dell'elisoccorso cui ti ho accennato sopra. Quello é personale non solo addestrato, ma abituato a gestire certe situazioni. Ti immagini Lettore tre ragazzi, di cui due minorenni, che hanno seguito un corso per soccorritore (quindi, non stiamo parlando né di preparazione infermieristica, né tanto meno di preparazione medica), che al loro primo servizio si trovano proiettati in una situazione come quella? Ti immagini, Lettore, a diciassette anni, all'una di notte, davanti un'automobile dove c'é un morto ammazzato ed un moribondo che devi cercare di far arrivare vivo in ospedale? A diciassette anni sei sui banchi di scuola, non chiamato a vivere situazioni come queste. Magari, quando hanno deciso di fare i volontari, si aspettavano di dover soccorrere qualche compagno di classe caduto con il motorino... quante probabilità c'erano che il primo giorno di servizio si dovessero trovare a gestire un'evenienza inusuale anche per persone con esperienza pluridecennale?

I ragazzi erano tanto confusi da non accorgersi che attraverso il vetro rotto si sarebbe potuto disinserire la sicura ed aprire lo sportello lato guida, così venne forzata con una leva la portiera di destra.

Anche ciò che riferiscono i soccorritori è pertanto sotto l’influsso dell’onda emozionale, e ciò è bene evidente nella testimonianza del Gargalini.

Egli riferisce di non aver trovato la leva per ribaltare il sedile, e quindi di aver reclinato lo schienale per poter giungere al Mainardi. Constatato che era vivo:

"... allora sono sceso, s'é tirato su il sedile, s'é tirato fuori...e s'é portato via! Che poi... noi siamo andati via..."

PRESIDENTE "E' sceso... è sceso e da dove é rientrato?"

Come?

da dove é rientrato poi?E' sceso e da dove é rientrato?

No, rientrato... ho tirato il sedile dalla parte sinistra, dove lui era dietro... e l'ho tirato fuori! Perché io stavo venendo...

Agendo dalla parte... dalla parte di là della ragazza... da.. da... de... de... della guida?

Dalla parte della guida! Che siccome dalla parte di là non potevo lavorare, invece di stare a fa' tutto il giro…


Insomma, la sequenza delle azioni, secondo Gargalini, sarebbe:

1) apre la porta con il piede di porco

2) si inginocchia sul sedile anteriore destro e verifica le condizioni della ragazza

3) non riesce ad arrivare al ragazzo, perché non riesce a ribaltare il sedile lato guida

4) allora reclina lo schienale lato guida ed arriva al ragazzo

5) verifica che il ragazzo é ancora in vita

6) indi ribalta il sedile passeggero, e lo tira fuori

Dove si trova Gargalini nella fase 3)? Se fosse stato ancora sul sedile passeggero, anche ribaltando il sedile non sarebbe stato in grado di raggiungere il ragazzo, visto che in ginocchio sul sedile lato guida il collo del ragazzo era così distante da dover reclinare lo schienale per raggiungerlo “io sono salito, allora, sul sedile, a questo punto, a sinistra, non arrivando a fare quello che volevo fare, ho dovuto fare questa.. questo… fa’ questa manovra”. Se fosse stato sul sedile lato guida non avrebbe potuto ribaltarlo neanche se avesse trovato la leva, perché non é possibile ribaltare il sedile standovi sopra.

Nella fase 6) poi, a parte il fatto che avrebbe dovuto tirare su nuovamente lo schienale, sarebbe comunque riuscito, a suo dire, a ribaltare immediatamente il sedile (operazione che non gli era riuscita pochi secondi prima) e per far questo avrebbe dovuto trovarsi o nuovamente sul sedile passeggero o fuori dall'auto, in corrispondenza della fiancata sinistra (sempre perchè non é possibile ribaltare un sedile sul quale si é seduti o in ginocchio) ; ma sostiene di non essere uscito dall’auto "No, rientrato... ho tirato il sedile dalla parte sinistra, dove lui era dietro... e l'ho tirato fuori!", e di essere dalla parte della guida "Dalla parte della guida! Che siccome dalla parte di là non potevo lavorare, invece di stare a fa' tutto il giro". Come avrebbe fatto a ribaltare il sedile sul quale stava in ginocchio? Quindi, anche la versione fornita da Gargalini contiene delle sequenze impossibili.

D'altra parte, Martini non ricorda affatto che Gargalini abbia eseguito queste operazioni, mentre Ciappi sostiene di aver preparato la barella..

Il fatto, a mio parere, più rilevante, è che in tale situazione di panico, nessuno dei tre sappia precisare dove si trovasse, durante le operazioni, l’autista, Lorenzo Allegranti. Gargalini e Martini dicono che stesse preparando la barella; ma solo perché questo è ciò che le procedure prevedono; d’altra parte, Ciappi riferisce di essere stato lui a preparare la barella, ma di aver compiuto tale operazione senza l’Allegranti. Se Gargalini e Martini ritenevano fosse con Ciappi, e Ciappi era, invece, da solo, ciò vuol dire semplicemente che nessuno aveva consapevolezza dei movimenti dell’autista; nessuno è in grado di dire dove fosse o cosa stesse facendo..

A questo punto, la domanda cruciale diviene: cosa faceva l’Allegranti durante le operazioni di soccorso? C’è un’ unica possibilità di saperlo: chiederlo direttamente a lui.


LORENZO ALLEGRANTI

Perché prestare particolare attenzione alle dichiarazioni dell’Allegranti?

Essenzialmente per due motivi:

1) tra i soccorritori era l’unico ad avere una certa esperienza e a poter conservare un minimo di sangue freddo

2) perché la sua testimonianza è sempre stata coerente ed uguale a sé stessa anche a distanza di anni (come lo stesso Paolo Canessa si troverà costretto ad ammettere in sede dibattimentale “…e la deposizione di Allegranti al PM all’epoca, che è sostanzialmente… devo dire la verità, nonostante le contestazioni del PM, analoga, a parte gli orari, a quello che dice oggi.”), nonché consistente con le dichiarazioni rilasciate alla stampa (vedi ad es. settimanale “Visto”)

Quindi il motivo 1) fornisce una possibile ragione per la quale la sua testimonianza sarebbe più attendibile, ed il motivo 2) lo comproverebbe.

Forse, allora, ciò che ci sarebbe da chiedersi è piuttosto:

Come mai la testimonianza che avrebbe dovuto essere considerata la più attendibile è invece stata trascurata?

Perché in realtà la ricerca della verità non interessa a nessuno; la motivazione che viene privilegiata é "io ho ragione e voi non avete capito niente", quale fosse realmente la posizione del Mainardi non importa a nessuno. Non importa a Canessa, il cui scopo era dimostrare la colpevolezza dei compagni di merende. Non importa a Filastò (e mi duole dirlo, perché il compianto avvocato Filastò appare una delle persone più apprezzabili tra quelle coinvolte in questa vicenda a partire dal lato culturale, per finire a quello personale), il cui scopo é opposto a quello di Canessa. e cioè quello di dimostrare l'innocenza del suo assistito. Non importa ai vari scrittori, documentaristi, blogger, youtuber, il cui scopo é dimostrare la veridicità della propria tesi così da vendere, incrementare gli accessi etc. Riprendendo Odifreddi, la loro assiomatica verità è romana, non scientifica né tantomeno matematica:

"... io mi sono proposto di...ehm... liberare, tutto... tutto il terreno, di questa vicenda, da quelle che ritengo personalmente, a mio personale giudizio, che però cerco sempre di dimostrare... ritengo che siano, diciamo... delle scorie... delle questioni dalle quali liberarsi, per capire un po' meglio come poi andarono effettivamente le cose".

Le “scorie” sono tali sulla base del “personale giudizio”. Così diviene “scoria” l’unica testimonianza affidabile, privilegiando quelle palesemente contraddittorie e non indicative dei fatti.

L'uso strumentale dei dati oggettivi é ancora più pericoloso, nella ricerca della verità, dell'accettazione acritica di ogni informazione; mentre il secondo atteggiamento darebbe ancora, seppur con difficoltà, la possibilità di capire, escludendo ciò che può essere messo in dubbio da ciò che non può, il primo si risolverebbe in un inganno che porta a credere che le affermazioni corrispondano a verità oggettiva, relegando la valutazione di chi non é d'accordo al rango di opinione. Dichiarare di voler ricercare la verità, ma avendo già stabilito a priori di esserne il depositario, é il modo migliore di mascherarla, tale verità; si apprezza comunque, oltre ovviamente l'impegno, anche la buona fede nel dichiararlo, che dovrebbe porre al riparo chi ascolta dal rischio di credere che quanto esposto corrisponda ad una verità oggettiva, quella che Odifreddi chiama "verità scientifica".

L’Allegranti, nel suo racconto sempre coerente e sempre uguale, riferisce di essere stato lui ad entrare in auto per primo, a causa dello stato di agitazione (comprensibilissimo) dei tre ragazzi; e di aver eseguito delle verifiche sui due corpi. Ma è plausibile che dopo di lui sia entrato anche il Gargalini, eseguendo meccanicamente quelle verifiche che gli erano state insegnate durante il corso, ma senza rendersi conto di ciò che gli stava intorno (ed il fatto che non fosse attento all’ambiente circostante lo dichiara esplicitamente nella sua deposizione).

Quindi: i testimoni che hanno chiamato i soccorsi hanno visto nettamente quale fosse la posizione della ragazza, ma hanno visto indistintamente "qualcosa" riguardo alla posizione del ragazzo. Di questo "qualcosa" l'unica cosa di cui sembrano certi é che la posizione fosse diversa da quella della ragazza, e questa differenza viene interpretata o come posizione sul sedile anteriore, o come posizione sul sedile posteriore ma con le gambe sul sedile anteriore, o come posizione distesa sul sedile anteriore con la testa indietro, etc.

Gli ambulanzieri, dal canto loro, sono certi che Paolo Mainardi fosse, escludendo piccole differenze nella posizione degli arti o nella rotazione del capo, fondamentalmente nella stessa posizione della ragazza, cioè seduto sulla poltrona posteriore, con il capo verso il lunotto.

Che le due testimonianze siano incompatibili é palese; ma allora chi é stato a spostare il Mainardi?

Ovviamente, può averlo fatto soltanto chi si sia trovato all'interno dell'abitacolo successivamente a ciò che videro i testimoni, ma prima che vi entrassero gli ambulanzieri, e cioè l’Allegranti; non può essere altrimenti.

E per comprendere come abbia potuto compiere questa inspiegabile azione dobbiamo stare a sentire ciò che ha da dirci:

ALLEGRANTI “Io… quando sono arrivato lì… che ho aperto la porta… non della guida, quella accan… quella di… fora della guida…"

CANESSA “Quindi il passeggero..

Il passeggero…so’ entrato drento…ho mandato su il seggiolino…

Ha "mandato su"… il seggiolino cosa vuol dire?

Il passegge… poi sono andato dietro..

Il seggiolino del passeggero…

passeggero...

ha mandato su… cioè?

il seggiolino…

Ci spieghi cosa vuol dire "su"

L’ho tirato su per passare! Come si dice…come si dice in italiano non lo so, me lo dica lei! ‘Un lo so!

No guardi…


PRESIDENTE “Cosa vuol dire lei, cosa vuol dire lei! Il pubblico ministero le sta spiegando cosa vuol dire…

Io voglio dire che sono arrivato… va bene?...e ho tirato su il seggiolino, che gli era… in posizione… normale, di quando si…. si viaggia… l’ho tirato su, così, sul davanti… così!

Ooh! Era…scusi, eh… era, a novanta gradi, cioè eretto?

Sì!

Bene… e l’ha tirato verso il parabrezza?

L’ho tirato verso…

Bene!

…il parabrezza

L’ha piegato in avanti!

Bene!

L’ha piegato in avanti…

E’ così?



Verso il parabrezza…

Sono entrato drento… e ho trovato, Antonella, prima… che era così, con le mani, sulle gambe… così! Che mi sono appurato… che…


AVVOCATO ”Vorrei si desse atto che il testimone mette le mani sulle ginocchia, e appoggia la testa allo sch… alla spalliera della sedia

Vabbè, l’ha detto lei, è già verbalizzato…

Questa è la ragazza…

Sì, è la ragazza

Bene

Que… poi… fo’ la constatazione che è morta, passo a quell’altro, c’era Paolino…che… rantolava…

Lei è sempre, scusi, dalla parte del passeggero o ha fatto il giro della macchina?

No! Sempre dalla parte…

Bene

…so’ passato così, de… dai ginocchi de…della signorina Antonella…

Quindi lei è dentro!

Io sono drento! E sono andato a lui… che l’ho trovato… non mi ricordo ora se egli era con la faccia esterna o con la faccia interna… questo gliel’ho detto prima, non me lo ricordo… e bisogna vedere dov’era, perché…quello si può vedere scientificamente dove dall’arteria quale l’era quella spaccata, glielo ho detto prima, no? E ci si posava sopra e se la tappava, sinnò sarebbe stato bello e stato dissanguato, no?

Certo…

E quindi se l’era tappata così, provvisorio da sé, appena tu vai a moverlo… no?

Quindi lui la testa l’aveva, se non ho capito male, vicino al corpo della ragazza…

No. L’aveva tra…eee… l’uscita della macchina e l’esterno… proprio all’esterno tra… la lamiera, e su il seggiolino… così…con le gambe disesti sotto il seggiolino davanti.

Più avanti dirà ancora

… mi appurai… così, da… da profano… se era sempre vivo il primo che trovai, che era Antonella, oppure, se era morta lei, constatai, nella mia…possibilità, riconoscendo che era morta. Allora, passai di là, e… c’era lui, che era… di dietro sempre, s’intende…cascato non mi ricordo ora se gli era cascato sulla parte sinistra, o sulla parte destra… insomma, dalla parte in cui… in dove gli aveva l’arteria spaccata; e quindi…e se l’era tappato, io, quando l’ho rigirato cominciò a schizzà il sangue…

In pratica, L’Allegranti trovò Paolo Mainardi sul sedile posteriore, dietro il posto di guida, piegato in avanti, con la testa tra il montante centrale e la spalliera del sedile anteriore. Lo spinse all’indietro facendogli assumere una posizione seduta simile a quella di Antonella, ed il ragazzo iniziò a sanguinare copiosamente dal collo.

E questa testimonianza è non solo conforme a quanto detto a suo tempo, ma anche a quanto detto nel corso di un’intervista al settimanale Visto

Lei, Antonella, era composta, vestita, con le mani sulle gambe e la testa reclinata all'indietro. Sembrava dormisse. Aveva solo un piccolo foro in fronte. Le ho sollevato la testa per capire se respirava ancora e la nuca mi si è sfaldata fra le mani. Il proiettile era penetrato e poi esploso all'interno, provocando uno sfacelo. Per lei non c'era più niente da fare. Paolo invece respirava ancora. Anche lui era seduto con la testa reclinata verso il finestrino. L'ho sollevato e ho sentito un fiotto di sangue. Ho cercato di tamponare la ferita e poi con grande fatica, l'ho tirato fuori dalla macchina. L'ho adagiato in ambulanza e portato all'ospedale di Empoli

Quindi, la posizione della testa di Paolo Mainardi, intravista di sfuggita dai testimoni prima di scappare via, sarebbe stata questa:



E’ ovvio che nell’oscurità, e senza poter vedere la posizione del corpo, ognuno abbia dato la propria interpretazione di quella che fosse la reale posizione del ragazzo




basandosi sulla visone della sagoma di una testa che nel buio si vedeva appena.




Ma alcuni testimoni avrebbero visto qualcuno addirittura al posto di guida, cosa che spinse Filastò, e non solo, ad ipotizzare che possa essere stato il Mostro stesso a mettersi alla guida; e che, in presenza dei testimoni, si sia accasciato sul volante per far credere di essere il guidatore vittima dell’incidente (o della sparatoria).

Lo stratagemma sarebbe riuscito, ingannando così i testimoni intervenuti al momento, ma contribuendo ad alimentare il “mistero” del cambiamento di posizione; ma da dove proviene tale testimonianza? E’ scritta nei verbali, sempre frutto della manipolazione dei testimoni iniziali (salvo poi rinfacciare agli stessi di “aver sottoscritto un verbale”)?

Ce lo svela lo stesso Allegranti più avanti:

io so… che mi é stato raccontato quei due che hanno telefonato, quei due ragazzi col motorino…che hanno visto uno davanti così… con le mani sul volante…no?

Ci sa dire chi sono questi ragazzi?

No, non li conosco

Ah ecco…

Che me… a me m’è stato riferito, no? E… quando son tornati non c’eran più.

C’era tanta…cioè… a lei hanno riferito… ce lo ri-racconti, che c’era uno con le mani sul volante?

Sul volante… così, no? E quindi e sono andati ai telefono pubblico e hanno telefonato. Quanno è so’ tornati su il posto, non c’era più quello lì ma di era di dreto, no?

Ho capito…

Ma le son così, chiacchere di paese, io non so…

No, Presidente, sa… questo… chi è questo signore? Perché questo è molto interessante! Che qualcuno con le mani sul volante c’era di sicuro, perché senno’ la macchina da sé nun si moveva!

Ma se era il Mainardi,via! Basta vede’ le fotografie…


[…] polemica

Scusi, signor Allegretti, questa persona che avrebbe detto che il giovane era sul… con le mani sul volante, chi é chi é?

Che me l’hanno detto, a me! No che me l’hanno detto… le persone che l’hanno visto.

Voce di paese?!?

Voce di paese
.

Quindi, riepilogando, i testimoni iniziali sanno benissimo quale sia la posizione della ragazza, ma non sanno precisare quella del Mainardi; questa indecisione, nei verbali dei carabinieri e del PM, diviene certezza che ci fosse il Mainardi al posto di guida.

Quando giunge l’ambulanza, Mainardi è sul sedile posteriore; se qualcuno ha commesso un errore nel valutare la posizione del Mainardi, è estremamente più probabile che sia stato chi ha gettato un’occhiata approssimativa ed è poi fuggito via, piuttosto che chi ha lavorato dentro l’abitacolo per estrarre i corpi. La posizione della testa inclinata in avanti e tra montante e sedile, ha generato, in chi ha lanciato un’occhiata en passant, l’impressione che lui, o addirittura qualche altro, fosse alla guida.

Ma per Canessa è invece ovvio il fatto che Mainardi si fosse sempre trovato al posto di guida, e che i soccorritori mentano. Non si capisce come mai, essendo testimoni e non imputati, Canessa non li faccia incriminare per falsa testimonianza, se è così sicuro ed in buonafede…

Per i mostrologi, d’altra parte, la faccenda costituisce un “mistero”, e e per alcuni diviene addirittura un “fatto” la dicerìa (perché tale è, come si desume senza alcun dubbio dalle dichiarazioni dell’Allegranti) che qualcuno fosse alla guida, facendo ipotizzare che il Mostro volesse addirittura portar via le vittime per le escissioni.

Riepilogando, Lettore:

Più persone si accorgono che c'é un'auto fuori strada. Da una certa distanza si accorgono che c'é qualcuno all'interno, sul sedile posteriore lato passeggero, perché indossa una maglietta bianca che si riesce ad intravedere nel buio. Quattro di esse, a coppie, si fermano. Due si accostano alla fiancata lato passeggero e guardano all'interno. Vedono distintamente una persona seduta sul sedile posteriore a destra, ed indistintamente che ci deve essere qualcun altro, da qualche parte a sinistra, la cui testa si trova in posizione più avanzata rispetto a chi è seduto dietro, in corrispondenza della spalliera del sedile di guida. Sentono qualcosa, forse qualche gemito, e mentre girano intorno all'auto, le altre due, o una delle due, si avvicinano al muso dell'auto. Mentre tutti sono in corrispondenza del muso si accorgono di un foro sul parabrezza. Senza essersi mai avvicinati alla fiancata sinistra, si allontanano velocemente, dividendosi i compiti delle telefonate.

Dopo essersi assicurati che non saranno soli, tornano sul luogo.

Mentre sono lì, giunge l'ambulanza, con un equipaggio composto da un autista (adesso si chiamerebbe autista-soccorritore, non so all'epoca) e tre soccorritori. Chi ha la maggiore esperienza é l'autista, mentre due degli altri tre non hanno mai fatto un intervento e sono minorenni.

Si trovano davanti una scena in cui c'é un morto ammazzato ed un moribondo. Anche loro si accostano al lato passeggero, dove si vede qualcuno; sono così confusi che non riescono nemmeno a capire che potrebbero accedere alla vettura dal lato guida semplicemente alzando il nottolino attraverso il vetro rotto, anzi non hanno nemmeno la lucidità necessaria per accorgersi di come il vetro sia rotto. In preda al panico, cercano di seguire pedissequamente la procedura che é stata loro insegnata; aprono una portiera chiusa forzandola.

Poiché i ragazzi sono, comprensibilmente, terrorizzati, l'autista prende l’iniziativa ed entra nell’abitacolo, dove trova due ragazzi sul sedile posteriore. A destra c'é una ragazza morta, con la testa reclinata all'indietro. A sinistra c'é un ragazzo piegato in avanti, con la testa appoggiata sul montante centrale, che sembra rantolare. L'autista lo spinge all'indietro per potere verificare se sia realmente in vita; accertatosi che in realtà lo é, esce, richiama i ragazzi, e prepara la lettiga; farlo prima non avrebbe avuto senso, considerato che ancora non si sapeva se qualcuno fosse in vita o meno. Il maggiore dei soccorritori entra nell'auto e mentre l’autista prepara come prescritto, segue meccanicamente la procedura che gli è stata insegnata, rileva anche lui che la ragazza é morta ed il ragazzo é vivo, e chiama gli altri colleghi. Mentre Ciappi prepara la lettiga, Allegranti, Gargalini, Martini, Di Lorenzo e Carletti, in qualche modo (ed in una gran confusione) lo tirano fuori.

Nel frattempo, la scena si é riempita di gente. Arrivano anche le forze dell'ordine ed il magistrato, e questi interrogano i primi testimoni, quelli che hanno chiamato i soccorsi. Cosa i testimoni dicano esattamente non é dato di sapere, ma i verbali riporteranno che i primi testimoni hanno "visto" il ragazzo al posto di guida. Il giorno successivo verranno interrogati i soccorritori, che dichiareranno che il ragazzo si trovava, come la ragazza sul sedile posteriore; poiché già un verbale precedente esiste, i conti non tornano; e questo costituisce un grosso problema. Verranno allora esercitate pressioni (che nel caso di Martini arrivano anche alla minaccia di incriminazione per falsa testimonianza) in modo da rendere uniformi le dichiarazioni.

Problema risolto.

La realistica ricostruzione degli eventi data da chi vuole evitare “ricostruzioni fantasiose” sarebbe invece questa:

un tale, di alta statura (con le difficoltà che questo comporta nel muoversi all'interno dell'abitacolo di una 127, con il volante a costituire un ulteriore impedimento al movimento delle gambe) sta seduto sul sedile di guida di una 127. E' gravemente ferito, ha una spalla maciullata, ma le gambe integre, ed é ancora in grado di muoversi; di muoversi così bene che di lì a poco riuscirà a saltare sul sedile posteriore della vettura, e a sedersi su una metà di esso, dato che l'altra metà é occupata. Addirittura sulla metà che sta proprio dietro il sedile sul quale si trova in quel momento. Quindi conserva ancora abbastanza forza e vitalità, nonché la funzionalità del braccio sinistro, da riuscire a compiere questa complicatissima operazione, già complicata per uno più basso ed in ottima forma fisica. In tali condizioni, ovviamente non avrebbe la benché minima difficoltà nell'azionare, con due dita la maniglietta di apertura, spostare leggermente le gambe a sinistra, e scendere dall'auto. Ma evita accuratamente di farlo, in quanto Il Mostro non gli ha ancora esploso il colpo nel cranio che lo ucciderà; e lui non aspetta altro. Si fermano due auto, escono quattro persone; lui, invece di scendere dall'auto e chiedere aiuto, cerca di attirare la loro attenzione il meno possibile, attendendo pazientemente che vadano via; cosicché egli possa finalmente, indisturbato da presenze estranee, saltare sul sedile posteriore, consentendo così al Mostro, anche lui in attesa dell'allontanamento degli importuni, di tornare per sparargli in testa. Certo, questi ragazzi, più che testimoni sono disturbatori; hanno cercato di curiosare anziché farsi i fatti loro; quando, evidentemente, era una faccenda privata tra il Mainardi ed il Mostro, i quali non volevano essere disturbati...

Ecco, quest'ultima, Lettore, é una ricostruzione vera e realistica, privata delle "scorie", e contrapposta alle ricostruzioni fantasiose. Per inciso, Lettore, vi sarebbe stata una condizione nella quale, a prescindere dalla dinamica, il Mainardi, pur potendolo fare, avrebbe deliberatamente evitato di attirare l'attenzione degli astanti. Ciò sarebbe accaduto se avesse ritenuto che essi non fossero testimoni, se non li avesse riconosciuti come "passanti". Se avesse pensato che essi potessero essere ancora il "mostro di Firenze". Ma questo avrebbe significato che egli avesse già visto più persone muoversi poc'anzi sulla scena del delitto, e che quindi l'entità "Mostro di Firenze" sarebbe stata composta da più persone. Ma questa é un'ipotesi fantasiosa. Contraddice l'assioma.


MOSTROLOGO MODE ON

Sia che immaginiamo l'entità "mostro di Firenze" come un singolo predatore, sia che lo immaginiamo come più persone che si muovono contemporaneamente sulla scena del crimine, sia che lo immaginiamo come una sorta di "supervisore" che interagisce con una o più persone sulla scena del crimine, il risultato non cambia. Insieme alla folla raggruppatasi sul luogo, uno o più killer, o il "supervisore" potrebbero essersi recati sul posto per verificare chi fosse rimasto vivo ed in che condizioni fosse. Se é intervenuto un "supervisore" avrà impiegato del tempo ad arrivare; se sono ritornate una o più persone che avevano commesso il delitto, avranno dovuto ripulirsi e cambiarsi prima di ritornare; ce le vedi Lettore, una o due persone che scendono da un'auto grondanti sangue "Buonasera passavamo di qui e ci siamo fermati per vedere se potevamo dare una mano....". Così se una qualunque "emanazione" o “rappresentanza” dell'entità é ritornata sul luogo avrà assistito alla scena descritta per sommi capi prima. Ed in questo, la spiegazione di gran lunga più plausibile appare quella di Filastò: considerato che l'unico che aveva realmente interagito con il ragazzo prima del trasporto era stato l'Allegranti, e che il ragazzo era morto, a chi altri si sarebbe dovuto telefonare ripetutamente per sapere se il "Mostro di Firenze" era in pericolo o meno, se non all'Allegranti?

Ed anche De Gothia, il noto mostrologo, al secolo dr Stefano Galastri, passato a miglior vita diciotto anni orsono, fece il medesimo ragionamento:

In ogni caso l’anonimo, saputo che Allegranti era stato il primo soccorritore e che Paolo aveva avuto degli sprazzi di lucidità in cui aveva parlato, riteneva logico che tali parole non potessero essere state raccolte che dall’Allegranti.

Ma l'anonimo non aveva modo di sapere che l'Allegranti era stato il primo soccorritore (considerato che in realtà sarebbe stato l'autista e non un soccorritore) a meno che non si trovasse sul luogo mentre Mainardi veniva soccorso, beninteso...

MOSTROLOGO MODE OFF


Ma a proposito di De Gothia...



LE "COLATURE" DI DE GOTHIA

Particolare importanza é stata attribuita alle cosiddette "colature di De Gothia", la presenza di una colatura di sangue sul sottoporta lato guida della 147, cui non venne prestata attenzione in sede peritale, ma che fu rilevata da De Gothia su una fotografia dell'automobile, e che é rilevabile anche su altre immagini. Il reperto ha dato luogo ad un'infinità di discussioni riguardo alla dinamica del delitto.

De Gothia interpretò la presenza del sangue in quel luogo come il segno dell'apertura della portiera dopo che Paolo fosse stato ferito, ma la testimonianza di Giuliano Ulivelli, cognato di Paolo Mainardi, ha suggerito al blogger/youtuber che ho eletto a portavoce della mostrologia ufficiale, una spiegazione di gran lunga più plausibile, e cioè che il sangue sia penetrato nel vano interno della portiera, quello in cui scorre il cristallo, si sia depositato sul fondo e sia fuoriuscito da fori di drenaggio posti nella parte inferiore della portiera che servono a far scorrere via le infiltrazioni d'acqua. Ovviamente tali fori sono oltre la guarnizione di tenuta, altrimenti l'acqua drenerebbe all'interno.

E d'altronde Ulivelli testimonia di aver visto, a pannello interno smontato, una copiosa colatura di sangue lungo la parte interna della portiera, che si raccoglieva sul fondo di essa; una volta raccolto, cos'altro avrebbe potuto fare se non fuoriuscire dai fori?

GIULIANO ULIVELLI" Sì, alla caserma. C'avevano una Corte lì e c'era questa macchina. Questa macchina la si presentava in una condizione l'era, insomma, diciamo faceva impressione, perché gl'era stato buttato tutto all'aria dentro. A parte l'era sporca anche fori, perché non so... tutta polverosa. Ma comunque dentro l'era tutta, diciamo manomessa da quello che erano sedili, cose, era tutto buttato all'aria. Poi ci dissero che l'era perché cercavano dei proiettili insomma, e allora l'avevano... Allora ci siamo messi a guardare io e il mi' cognato questa macchina e quello che c'ha dato parecchio da vedere, s'è constatato che c'era una bella striscia di sangue che dalla... c'era il vetro rotto sulla parte della guida. Sicché, nel canale dove scorre il vetro, c'era tanto sangue, con una bella macchia abbastanza larga, gl'era colato fino in fondo e gl'era andato giù fino..".

voce fuori microfono

Eh?

voce fuori microfono

All'intercapedine fra il pa... Siccome il pannello l'era stato levato, l'era lì appoggiato alla portiera, però l'era stato levato. Noi s'è visto bene che l'era dietro, però... perché e un c'era pannello. E allora questo sangue gl'era colato, questa striscia, fino in fondo, fino alla moquette, insomma, al pavimento della macchina. L'aveva fatto il bordino dove chiude lo sportello, era risceso fino un pochino in terra lì della... E tutta questa macchia di sangue c'ha dato molto da pensare. Noi s'è fatto delle considerazioni, non so se qui le posso dire.

[...]

Questo sportello è quello accanto al conducente, o l'altro?

Quello piegato non me ne ricordo quale gl'era.

No, dov'era il sangue?

Come? Quello del sangue, quello del sangue.

Ah. No, quello del sangue l'era dalla parte della guida.

Il sangue nell'intercapedine.

Dalla parte della guida.

Alla guida.

Dalla parte...

Prego, Pubblico Ministero.

Sì, Presidente. Scusi, ma questa quantità di sangue che dice lei era veramente enorme, si vedeva bene?

Porca miseria se si vedeva!


Così questo ha condotto ad interminabili discussioni sia sul tempo, sia sul luogo di generazione delle colature di De Gothia.

Sul tempo, perché, poiché il sangue al di fuori dei vasi coagula, si é dovuto assumere un intervallo tra un tempo minimo (quello occorrente al sangue per raggiungere il fondo della portiera) ed un tempo massimo (quello necessario al sangue per coagulare) perché le colature potessero generarsi.

Sul luogo, perché le colature hanno un andamento che non sembra uniformarsi alla legge di gravità, considerato che l'auto rimase ferma sul bordo della strada in una posizione che differiva vistosamente dall'orizzontale. Avrebbero dovuto colare verso la parte posteriore della vettura, con un’inclinazione dall’avanti all’indietro, ed invece appaiono avere un andamento opposto, come se il sangue fosse colato dall'indietro in avanti.

Pertanto, le considerazioni su ambedue questi aspetti hanno condotto a ricostruire dinamiche per cui il fenomeno si sarebbe generato sulla piazzola, prima che l'auto si spostasse verso il versante opposto della strada. O addirittura durante, cosicché il loro andamento curvilineo rispecchierebbe addirittura i "sobbalzi" causati dal freno a mano "parzialmente inserito". Questo imporrebbe ulteriori, ristrettissimi limiti temporali nell’ideazione di una dinamica verosimile; perché il sangue avrebbe dovuto colare esattamente durante l’intervallo di tempo che l’automobile avrebbe impiegato per attraversare la carreggiata.

In realtà, Lettore, la spiegazione di gran lunga più probabile é che le "colature di De Gothia" si siano generate, semplicemente, quando l'auto era ferma con le ruote nella fossa di guardia.

C'era tutto il tempo e la possibilità perché ciò avvenisse.

Infatti, il sangue raccolto sul fondo della portiera coagula con tempi ben diversi da quelli delle macchie, degli spruzzi, delle striature, delle singole gocce...e questo, De Gothia, da un medico avrebbe potuto, se non saperlo, quantomeno supporlo.

Il sangue all'interno della portiera potrebbe aver impiegato ore a coagulare. La mia affermazione, che in mostrologia si chiama "opinione", in Medicina si chiama "evidenza scientifica", ma in fondo la sostanza non cambia. Per una questione di lunghezza del post non posso riportare un intero lavoro qui, ma, se ti interessa l'argomento, posso darti il riferimento bibliografico

Nick Laan, Fiona Smith, Celine Nicloux, David Brutin. Morphology of drying blood pools. Forensic Science International, Elsevier, 2016, 267, pp.104-109.

Nell'introduzione si legge, tra l'altro: there is a lack of knowledge concerning the drying dynamics of blood pools. De Gothia pertanto, pur da medico, avrebbe una scusante in quanto il lavoro é del 2016, quando egli era già deceduto da dodici anni.

Quindi dal punto di vista della sequenza temporale le "colature di De Gothia" non dimostrano un bel nulla.

Ma andiamo al luogo in cui questo sarebbe avvenuto: le colature non seguono la forza di gravità. Verifichiamo se é vero.

Il sottoporta della 147 aveva un battitacco sporgente, orizzontale, indi, più in basso, la lamiera curvava verso l'interno.

Ho riprodotto questo andamento con il lembo di chiusura di una scatola di cartone, sul quale, dopo averlo posizionato con un'inclinazione di una trentina di gradi




(come per la 147 con il retrotreno nella fossa di guardia) ho fatto scorrere della vernice rossa.

Il risultato é questo.




Se Tu, Lettore, lo paragoni all'immagine dell'auto fuori strada, ti accorgerai che l'andamento dello scorrimento é uguale.




Se poi correggi l'immagine per la prospettiva




dandole un'inclinazione simile a quella della foto sulla quale De Gothia individuò le sue celebri "colature" ti renderai conto di come anche qui la morfologia sia assolutamente analoga




Le "colature” si sono generate quando ormai tutto era concluso. E' solo un effetto prospettico. Se fotografi le colature dal lato opposto, quello a livello inferiore, l'aspetto cambia, e forse puoi renderti conto più facilmente delle inclinazioni.




Ma allora, le colature non rivestono alcuna importanza?

Niente affatto! Le colature sono importanti e come! Possono di certo essere usate per individuare o escludere una certa sequenza degli eventi.

Vediamo insieme, Lettore, il perché.

Converrai con me che se un copioso sanguinamento raggiunge la sommità dello sportello, il fatto che il sangue vada spontaneamente tutto all'interno della feritoia entro la quale scorre il vetro, e neanche una goccia coli all'esterno (come si vede perfettamente nelle foto)




é un evento, dal punto di vista probabilistico, impossibile. Ciò può avvenire solo in un caso: qualcosa ha impedito al sangue di fuoriuscire all'esterno, costringendolo a finire interamente o all'interno, o nel vano in cui scorre il vetro; e questo qualcosa non può che essere il vetro stesso. Il che, significa, in pratica, che quando Mainardi perse tutto quel sangue, che poi generò le colature di De Gothia, il vetro del finestrino era integro. Non c'é alcuna altra spiegazione.


IL TEMPO IN CUI SI E' SVOLTA L'AZIONE

Abbiamo visto insieme, Lettore, come le valutazioni soggettive di chi quella notte, a qualunque titolo si trovò sul luogo, sono affetta da vizi notevoli riguardo allo svolgersi degli eventi, e che solo pochi punti fermi, che hanno le caratteristiche dell'oggettività, possono essere considerati. Tra questi c'é il tempo che ha avuto l'entità "Mostro di Firenze" per eseguire il suo sporco lavoro. Sporco come lavoro in sé, ma sporco anche riguardo al risultato in rapporto a ciò che si prefiggeva.

In particolare, manca tutta l'attività eseguita con l'arma da taglio. E quando dico "tutta l'attività", Lettore, non mi riferisco solo alle escissioni, ché quelle, obiettivamente, sarebbero state difficili da eseguire sul ciglio di una provinciale. Mi riferisco anche (e soprattutto) all'uso che l'entità "Mostro di Firenze" ha sempre fatto dell'arma da taglio, in un certo modo complementare all'arma da fuoco. E’ accaduto che altre vittime, infatti, siano state uccise, dopo essere state ferite, proprio con l'arma da taglio; ed anche alcune già morte vennero accoltellate giusto per sincerarsi che il risultato, che la piccola calibro 22 non poteva assicurare con certezza, fosse proprio il decesso delle vittime dell'aggressione.

Qui non é accaduto; ed infatti Paolo Mainardi é rimasto vivo. Cosa certamente non gradita all'entità, che di ciò sembra essersi preoccupata tanto da telefonare sia all'ospedale di Empoli sia all'Allegranti in persona.

Ma, se al "Mostro di Firenze" non andava bene la possibilità che qualcuno sopravvivesse, e se ha sempre conseguito questo fine con il coltello, perché mai non l'ha fatto in questo frangente?

Sarà dipeso dal pochissimo tempo a disposizione, dicono i mostrologi… ma quanto sarebbe stato questo pochissimo tempo? Un minuto, un minuto e mezzo... stabilito in base a cosa?

Vi sono tre punti fermi nella vicenda. Il problema sta nel fatto che sono eventi, per così dire, qualitativi, non quantitativi. I tre eventi sono:

1) l'automobile di Francesco Carletti, guidata da una ragazza che faceva scuola guida (ma perché, poi, a quell'ora di notte? Bah... ma questi non sono fatti miei) passa accanto l'automobile del Mainardi, in piazzola, con i vetri appannati e la luce interna accesa

2) l'automobile di Francesco Carletti incrocia l'automobile di Stefano Calamandrei, che procedeva nella direzione opposta. Gli occupanti delle due vetture in qualche modo si riconoscono

3) l'automobile di Stefano Calamandrei giunge sul luogo del delitto e la 147 é già con le ruote nella fossa di guardia

Va da sé che il tempo massimo che l'entità "Mostro di Firenze" avrebbe avuto per portare a termine quel sanguinario pasticcio che fu il delitto di Baccaiano non può essere superiore al tempo che l'automobile di Carletti ha impiegato per giungere al punto d'incontro con quella di Calamandrei, più il tempo che Calamandrei ha impiegato per raggiungere il luogo del delitto. E questo evidentemente dipende dalla velocità delle due auto e dalla distanza intercorrente tra il punto d'incontro delle auto ed il luogo del delitto.

Veniamo innanzitutto alla velocità Sia Carletti, sia Calamandrei sostennero che la velocità fosse dell'ordine dei 50 km/h. Ora Lettore, sono stato un ventenne anch'io; permettimi di dubitare che due ventenni percorrano una provinciale di notte a 50 km/h. Per una ragazza che sta facendo scuola guida, 50 km/h posso pure accettarli, ma per i due ragazzi... facciamo 70 km/h, ok?

Quindi il tempo massimo a disposizione dell'entità "Mostro di Firenze" é stato quello che occorre per percorrere la distanza tra il luogo dell'omicidio e quello dell'incontro a 50 km/h, più quello occorrente per percorrere la stessa distanza a 70 km/h. In pratica, il tempo occorrente a percorrere il doppio della distanza tra il luogo dell’omicidio e quello dell’incontro ad una media di 60 km/h. Adesso l'unica informazione che ci serve é la distanza tra il luogo dell'omicidio e quello dell'incontro. Qual é?

Un centinaio di metri dopo il bivio per Poppiano, circa 600 metri in tutto, direbbero i testimoni. Direbbero. Perché in realtà ciò é quello che é scritto sui verbali; che come abbiamo visto quasi mai coincide con le dichiarazioni dei testimoni. I quali, tra l'altro avrebbero fatto una valutazione "spannometrica" della distanza a cui si trovavano dal bivio di Poppiano. Il tutto si sarebbe dovuto svolgere in un minuto e dodici secondi al massimo; appunto, tra il minuto ed il minuto e mezzo come predica la Mostrologia Moderna.

Per fortuna, Lettore, abbiano un ulteriore riferimento, che ci chiarifica le idee riguardo alle distanze tra il punto di incontro ed il luogo dell'omicidio; un punto fisso la cui posizione non è influenzabile né da “valutazioni spannometriche”, né dall’eventuale volontà degli inquirenti di far quadrare i conti. Infatti, viene in nostro soccorso l'avvocato Filastò che, il 19 dicembre 1997, chiede ad Adriano Poggiarelli di essere "il più preciso possibile" riguardo al punto incontro, dell'auto sulla quale viaggiava, con l'auto del Carletti. E Poggiarelli risponde:

"Dunque, io mi ricordo più o meno all'altezza delle cantineee... delle cantine...ci son delle cantine sociali... abbiamo incontrato una macchina"

Qui possiamo eseguire una misurazione tramite GoogleEarth, che di solito é più precisa di quella spannometrica. Mentre prima avevamo due estremità per determinare la distanza, uno fisso e l'altro mobile, su cui calcolare poi il tempo, adesso abbiamo due punti fissi. Uno é la piazzola, l'altro é la sede delle cantine sociali, e cioè via Virginio Nuova n. 34. La distanza tra i due punti é circa quattro chilometri o poco più




E che, lo specifico per amor di precisione, negli anni ottanta del secolo scorso era sempre in quella posizione




4 km a 50 km orari si percorrono in poco meno di cinque minuti, A 70 km/h occorrono poco meno di tre minuti e mezzo. Poco più di otto minuti in tutto.

Be' l'entità "mostro di Firenze" avrebbe avuto non meno di sette minuti di tempo per portare a termine l'azione; se poi Calamandrei avesse davvero percorso il tragitto a 50 km/h anziché ai 70 da me supposti, il tempo sarebbe ancora maggiore, poco meno di nove minuti. Fa una bella differenza rispetto a "un minuto, minuto e mezzo", non trovi, Lettore?

Nonostante questo tempo, però l'azione é stata pasticciata, con un'automobile spostata, una delle vittime lasciate in vita, etc. ; ma soprattutto, non c'é stato l'uso dell'arma da taglio; e non mi riferisco alle escissioni, bensì alla vittima lasciata in vita. I corpi sono stati ritrovati sul sedile posteriore, tutte le luci visibili dell'auto (interna, fari, posizione) sono state rotte, e per far ciò sono state condotte delle azioni con impiego di energie e di tempo, ma quando si é trattato di finire il ragazzo a coltellate, ciò non si é fatto. Come se quella sera, l'entità "mostro di Firenze" fosse mancante dell'accoltellatore...

Come vedi, Lettore, la dinamica di Baccaiano deve essere radicalmente riscritta. Se si sta cercando la verità, beninteso. Se invece si stanno cercando consensi, accessi, vendite di libri, iscrizioni a pagamento, autocelebrazioni, etc. va bene così.

Io non fornirò qui alcuna ricostruzione personale dell'avvenimento. Lascio certe attività ai mostrologi; io non sono un mostrologo, solo un blogger da strapazzo.

Ma se volessi cimentarti Tu stesso, Lettore, in una ricostruzione, posso darti due suggerimenti.

1) se il finestrino era ancora integro mentre già sanguinava la ferita che avrebbe generato le "colature di De Gothia", come ha fatto il colpo a raggiungere il povero Paolo? Da dove può essere entrato? Anche qui c'è una sola spiegazione. Dal parabrezza. Il colpo che ha forato il parabrezza deve essere stato il primo. E questo può darti anche un'idea di come si sia appalesata l'entità "Mostro di Firenze", da dove sia comparsa, dove potevano essere stati lasciati eventuali mezzi del "Mostro" e di conseguenza quale sarebbe stata la via che avrebbe seguito per allontanarsi dalla scena del crimine. E non lasciarti ingannare da chi asserisce che il proiettile può forar il finestrino laterale senza frammentarlo, come avviene per il parabrezza; è un evento estremamente improbabile. Il vetro temperato, come quello del finestrino laterale, si frammenta in una miriade di piccoli pezzi; il parabrezza non si frammenta perché è un vetro stratificato.

2) non fare affidamento sulla posizione dei bossoli. Con tutto l'andirivieni che c'é stato

Fattorini "... i soccorritori che erano arrivati... tra i soccorritori, i testimoni... lì c'era stato un calpestìo generale... noi quando siamo arrivati abbiamo cercato di delimitare, abbiamo delimitato, allontanato le persone e tutto il resto, però ormai...quello che era stato..."

il solo fatto che si siano trovati tutti, posto che essi siano stati realmente espulsi dall'arma che ha ha sparato, sarebbe già un miracolo. Invocare un secondo miracolo supponendo che la loro posizione sia indicativa della posizione dello sparatore, mi pare eccessivo. Forse, e dico forse, solo quelli all'interno della piazzola sono rimasti nella posizione originaria; gli altri, chissà quante pedate avranno preso.

Ora, Lettore, sia che tu abbia provato a ricostruire una precisa sequenza di eventi, sia che abbia solo una vaga idea dei movimenti, vedrai pure delle scene, anche se approssimative ed indistinte, riguardo all'azione.

E l'azione che si presenta ai miei occhi non é quella compiuta da un assassino alto, atletico, intelligentissimo, freddo, temerario che risolve tutto in pochi secondi, dominando le sue vittime e gabbando le forze dell'ordine. Quella che vedo io mi appare come l'azione corale, ma scoordinata, di più persone, che appaiono forti e veloci, tanto da poter piazzare il povero Paolo sul sedile posteriore, solo perché stanno usando più gambe e più braccia contemporaneamente, potendo trovarsi contemporaneamente in posizioni diverse; ma che in realtà, almeno in questo caso, stanno improvvisando, pasticciando. E dopo avere pasticciato, il fatto che qualcuno si preoccupi telefonando all'Allegranti é proprio ciò che ci si aspetta.

Lo stesso tipo di azione mi appare, per esempio, se penso al delitto degli Scopeti. Il fatto che qualcuno abbia raggiunto un ragazzo atletico (dove per “atletico” non intendo necessariamente “atleta”, ché non si capisce se il povero Jean-Michel Kraveichvilj lo fosse o meno; mi riferisco ad un ventiseienne in ottima forma fisica) che correva e lo abbia bloccato pugnalandolo prima con la sinistra, poi con la destra, poi lo abbia alzato di peso per andare a nasconderlo dietro a dei cespugli coprendolo con del materiale di rifiuto, é di certo una possibilità, ma non mi sembra la più probabile.

Certo, il ragazzo, seppur giovane ed atletico, era ferito e a piedi nudi; ma occorre tenere presente che in quel momento la sua midollare del surrene immetteva in circolo quantità tali di adrenalina da consentire, se pur per poche decine di secondi, ad un pensionato dell'anagrafe tributaria di correre più velocemente di un centometrista olimpionico. Il livello di endorfine sarà stato a tali livelli da permettergli di correre su un tappeto di cocci di vetro senza sentire dolore.

Ed il fatto che l'assassino fosse ambidestro é anche quella una spaventosa forzatura. Certo, vi é una spiegazione di gran lunga più probabile per le direzioni delle coltellate: é possibile che l'assassino abbia colpito inizialmente con la sinistra perché, semplicemente, nella destra teneva ancora la pistola, senza scomodare l'ambidestrismo. Ma questo non spiega altre stranezze.

Perché l'assassino, dopo aver ucciso il povero Jean-Michel ed averlo preso in braccio, lo nasconde tra i cespugli, coprendolo? Se la sua intenzione era quella di nasconderlo, nascondendolo in un posto diverso da quello della ragazza raddoppiava le possibilità di una scoperta precoce del delitto. Se fossero stati tutti e due chiusi nella tenda, solo aprendo la tenda avrebbero potuto scoprirli. Mentre invece, essendo stato nascosto in un luogo diverso, la scoperta poteva avvenire sia aprendo la tenda, sia trovando il ragazzo. E difatti così é stato. Come mai un tale ovvio errore di valutazione da parte dell'abilissimo Mostro?

Poi, il fatto che qualcuno lasci delle impronte appena visibili su erba o terreno scarsamente improntabile, é sicuramente possibile. Il fatto che la stessa persona lasci le medesime impronte indistinte mentre trasporta qualcuno in braccio, quando ad ogni passo gravano sul piede (e quindi sul terreno) il peso dell'assassino e quello della vittima contemporaneamente, é già più difficile da credere.

Pensa per un momento, invece, Lettore, ad un ragazzo atletico che sebbene scalzo e ferito, esce correndo dalla tenda, e qualcuno gli si pari davanti ostacolandolo; mentre chi lo inseguiva sopraggiunge da dietro sulla sinistra e lo colpisce impugnando il coltello con la destra, ma colpendo necessariamente, da sinistra verso destra, con un movimento dall'interno verso l'esterno. Poi una volta posizionatori dietro, sempre tenendo il coltello con la destra, colpisce, sempre con la destra, con un "naturale" movimento dell'esterno verso l'interno. Finito il lavoro, ambedue i personaggi lo prendono per le caviglie ed i polsi e lo "lanciano" dietro i cespugli, coprendolo con mezzi di fortuna.

Guarda Lettore, qui hai tutto. Hai il facile blocco di un ragazzo atletico, l'accoltellamento con andamento da sinistra a destra e da destra a sinistra, l'assenza di impronte da parte di una persona che in quel momento pesa centocinquanta chili, l'assenza di segni di trascinamento, ed il corpo nascosto in maniera illogica. Non ci vuole tutto questo sforzo dell'immaginazione; é sufficiente abbandonare l'assioma per cui debba essere una sola persona a fare questo. Anche qui, ciò che vedo io é un'azione corale ma scoordinata, o quantomeno improvvisata. Nel delitto degli Scopeti, così come in quello di Baccaiano, é più facile rilevarlo perché sono i delitti nei quali qualcuno ha tentato di fuggire, e quindi l'azione dell'entità "Mostro di Firenze" si é fatta più impacciata, meno lineare, più sporca e confusa. La necessità di far fronte all'imprevisto con un'azione concitata ha messo alla corda le capacità degli esecutori, evidentemente meno spiccate di quello che l'opinione comune (dei mostrologi, che equivale a verità, non la mia) vorrebbe attribuirgli

E vi é una miriade di altri fatti, o anche mancati fatti, che trovano una facile spiegazione nella pluralità degli agenti; potrei citare

- la sensazione avuta dagli investigatori, più volte riportata, che egli conoscesse in anticipo le loro mosse

- il proiettile ritrovato nell’orto di Pacciani

- la mancata corrispondenza tra i colpi esplosi ed i bossoli, in più di un delitto

- il gap tra il 1968 ed il 1974 (l'incriminazione di Stefano Mele da un lato può sostenere l'idea di Davide Rossi, dall'altra potrebbe avere un'interpretazione opposta: resosi conto che l'effetto sortito non era quello voluto, e che era facile agire perché pensavano di aver preso il colpevole, perché attendere tanto?)

- l'ingerenza di persone "che sanno" (soffiata sui bossoli del'68, telefonate ad Allegranti, rassicurazioni alla famiglia di Spalletti)

- discordanze sull'altezza del "Mostro"

- le testimonianze dell'autostoppista del Mugello ("Anna") e , anche se meno della Renault 4 rossa ("Marco")

- l'uso deliberato di un'arma da tiro a segno, poco potente, con la conseguente necessità di "integrare" le operazioni con l'uso di un'arma bianca; quando logica vorrebbe che, dovendo agire da soli, si faccia ricorso ad un'arma che nell'immediatezza risulterebbe più efficace (vedi Baccaiano, dove, alla fin fine, il coltello non si é usato ed uno era rimasto vivo)

- due proiettili diversi (nudo e ramato) sparati dalla stessa posizione a Giogoli, ma un solo bossolo a terra in quella posizione - mancato rilevamento da parte dei casellanti autostradali, di targhe significative con una persona a bordo

- la necessità dell’uso di diverse auto, postulato da Davide Rossi, e che lo stesso risolve ipotizzando che il Mostro sia in grado di riverniciare completamente la propria

- elusione di tutte le "trappole" poste in essere dalla polizia, e che riguardavano l’individuazione di un uomo che girava solo in auto (anche se i controlli extra autostradali erano a campione)

Ed a proposito proprio del mezzo di trasporto e di trappole, sempre Davide Rossi dice:

Quindi il Mostro doveva trovare sicuramente una soluzione per il mezzo di trasporto. Primo problema. Il secondo problema del Mostro era quello di non lasciare tracce. Comunque sul luogo del delitto, e… nell’auto… la solita auto nella quale la notte del delitto si deve spostare. Perché chiaramente, soprattutto negli ultimi anni, dall’82 in poi… se fosse stato il fermato il Mostro, tutto… una persona sola, di notte… tutto insanguinato, probabilmente il Mostro l’avremmo preso, naturalmente. Siccome non possiamo escludere che qualche volta il Mostro sia stato fermato, anche per sbaglio, ad un posto di blocco (anche se riteniamo di no, perché comunque tutti i fermati ai posti di blocco, uomini soli di sera, venivano verificati) quindi il mostro ha avuto anche la fortuna, tra virgolette, di non essere mai caduto neanche in un… in una normale controllo di polizia

Ovviamente, assumendo che non fosse un uomo solo di sera, il problema viene a cadere.

Alla difficoltà di spiegare tutto ciò, cosa oppone la Moderna Mostrologia? Una “verità mostrologica” (vera per definizione, da accettare per fede) ed una serie di profili criminologici, che trovano la loro radice comune a Quantico. L’intima convinzione dei mostrologi che corrisponde all’intima convinzione dei criminologi. Tutto qui.

Assumendo che tutto questo sia opera di una sola persona, di un genio del male, egli avrebbe quindi delle capacità, fisiche, intellettuali, tecniche, caratteriali, assimilabili a quelle di un criminale di fantasia come Fantomas, tanto peculiari da dover spiccare nel panorama “medio” dell’ambiente di cui avrebbe fatto parte; è improbabile che, con tutte le denunce anonime che giunsero, nessuno abbia posto l’accento su una persona con simili caratteristiche. E’ improbabile che nella lista della SAM ci sia finito Pacciani e non una persona così eccezionale; a meno che, da quella lista non dovesse restare fuori "per definizione"...

Con questo, Lettore, intendo affermare che l'entità "Mostro di Firenze" sia costituita necessariamente da più persone che si muovono insieme sulla scema del crimine? Assolutamente no! Voglio dire che non é affatto provato che l'entità "Mostro di Firenze" sia un'unica persona, nel tempo e nello spazio.

Voglio dire che é caduto il primo assioma. Adesso, possiamo occuparci del secondo


4 commenti:

  1. A parte Allegranti Fra i soccorritori c era un 27 enne, Gargalini, non era un ragazzino.

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  2. Infatti, nel testo, tutti e tre sono definiti "ragazzi"... comunque si apprezza il tentativo di scrivere qualcosa di interessante in un commento. Magari, la precisazione che avesse esattamente 27 anni può fare una differenza sostanziale per qualcuno.

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  3. Lui ed Allegranti Sono quindi 2 uomini che fisicamente tirarono fuori il Mainardi dalla vettura . Se entrambi dicono che era sul sedile posteriore, credo molto di piu alla loro versione che non a quelli dei giovani che si sono fermati li per poi andare a chiamare ambulanza E FdO.
    complimenti per il suo lavoro, nn conoscevo questo Blog.

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    1. Grazie per i complimenti; sono lieto che ciò che ho scritto sia stato apprezzato

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