venerdì 15 novembre 2013

LA VIA DEI BORGHI.25: La quinta fase dei borghi rurali siciliani. BORGO FIUMEFREDDO.


Borgo Fiumefreddo: il fu Mattia Pascal

Non sono mai riuscito, Lettore, a vedere fino in fondo e sinceramente una reale continuità tra l’Istituto VE III, l’ECLS, l’ERAS e l’ESA. E questo forse traspare dalla mia pretenziosa classificazione, nella quale l’ECLS rappresenta il fulcro. 
Ho voluto individuare dei periodi temporali nell’ambito dei quali poteva essere vista un’omogeneità (concettuale, causale, programmatica, politica, sociale, estetica) nelle realizzazioni dei borghi, ma tali periodi ruotano comunque intorno all’ECLS, almeno (e questo è abbastanza ovvio) per ciò che riguarda le realizzazioni del ventesimo secolo. Vi è un periodo pre-ECLS, un periodo ECLS, una serie di periodi post-ECLS. E non riesco a considerare l’ERAS come un ECLS con un nome diverso. Pertanto sono portato a considerare le realizzazioni ECLS come diverse dalle altre e ad attribuire loro un significato diverso da quello che le altre hanno. 

Questo concetto vale anche per Borgo Fiumefreddo, che è il primo borgo ECLS  cui ci si riferisce con il nome di una località, e (forse) l’unico borgo ECLS di tipo “C” del quale sia stata intrapresa la costruzione. Per tali motivi, vedo in Borgo Fiumefreddo  un’importanza particolare, una sorta di fascino che non saprei spiegare diversamente.

Inizialmente, l’esistenza di un “borgo Fiumefreddo” venne desunta dal solito elenco di Wikipedia, nel quale è riportato tutto ed il contrario di tutto, e classificato con datazioni fantasiose; non avevo però ancora compreso appieno la portata delle colossali inesattezze che vi si trovavano, e la grossolana approssimazione con cui l’elenco era stato redatto. 
La lista di Wikipedia  riportava Borgo Fiumefreddo tra le “città di fondazione” realizzate tra il 1941 ed il 1943, in provincia di Siracusa. Le fonti delle notizie relative ad esso furono essenzialmente tre: il volume della Dufour, un riferimento sul sito di Samuels, ed uno scambio di post su un forum.

La Dufour lo citava tra i borghi “messi in cantiere” nel 1940; riferiva inoltre la data della concessione (21 giugno 1941) e la relativa spesa presuntiva  (£ 577 515,45). Ne riportava anche la posizione sulla sua mappa, che però raffigura l’intera Sicilia su mezza pagina; una risoluzione troppo bassa per eseguire anche un grossolano tentativo di localizzazione della zona. L’aspetto importante qui è che la Dufour non diceva nulla sulle sorti di borgo Fiumefreddo, anzi di un borgo di tipo “C” in località Fiumefreddo, per essere precisi, nel senso che non attribuiva con certezza neanche il nome al borgo; così come non affermava con certezza né che il borgo fosse stato effettivamente realizzato, né che non lo fosse stato (“[…] mentre in località Fiumefreddo, in provincia di Siracusa, fu iniziato un sottoborgo di tipo “C”.”). Forniva i dati relativi alla realizzazione, ma non forniva alcuna notizia sulla realizzazione effettiva.

L’unico indizio al riguardo lo trovai sul sito, non più esistente, di Joshua Samuels. Era una citazione contenuta nella descrizione di Borgo Ventimiglia, nella quale scriveva testualmente, “assumed that, like Borgo Fiumefreddo, its construction had never developed beyond its initial stages.”, riferendosi a Borgo Ventimiglia (“ritenni che, come Borgo Fiumefreddo, la sua realizzazione non avesse mai superato le fasi iniziali”) Quali erano questi “initial stages”? E qual era esattamente la zona di realizzazione di Borgo Fiumefreddo? La risposta a quest’ultima domanda  mi giunse, come accennavo sopra, da una serie di post del 2008 su un forum, dove un utente chiedeva notizie riguardo a “borghi fascisti nel lentinese” (sic) in provincia di Siracusa, e menzionava specificamente Borgo Rizza, Bardara di Lentini, Sigona, e Borgo Fiumefreddo. Un  altro utente rispondeva dando sia delle descrizioni, sia delle coordinate. Oltre alla chiara identificazione di Bardara di Lentini e di Borgo Rizza, venivano identificati come “Sigona” il baglio “Sigona Grande” e veniva descritta la zona di Fiumefreddo a partire da Xirumi.

Riguardo agli “initial stages” di Joshua Samuels, egli è più esplicito riguardo agli  nella sua tesi di dottorato: “[Borgo Fiumefreddo ] was meant to be a Type C borgo located about 5.5 kilometers east of Palagonia, but only the foundations were laid.” (“avrebbe dovuto essere un borgo di tipo “C” ubicato circa 5.5 chilometri ad est di Palagonia, ma solo le fondazioni vennero realizzate”). 

Né potrebbe scrivere altrimenti.

Infatti, nel (singolo) faldone relativo a Borgo Fiumefreddo presente negli archivi ECLS/ERAS/ESA, vi è un documento, datato 27 febbraio 1951, nel quale si può leggere:” […] l’esecuzione dei lavori venne affidata all’Impresa Piana Giuseppe che successivamente per i noti eventi bellici li ha dovuti sospendere […] Poiché i lavori eseguiti consistevano essenzialmente nella parziale esecuzione delle fondazioni del Borgo di cui trattasi, si è ravvisata la necessità di provvedere al completamento del medesimo e alla costruzione del relativo acquedotto” . Il documento è in realtà una richiesta di concessione, firmata dal Commissario Straordinario dell’ERAS Rosario Corona, relativa al completamento di borgo Fiumefreddo, per un costo presuntivo di £ 17 360 000. L’iter che conduce alla formulazione di tale richiesta di concessione è ricostruibile, in grandi linee, dalla documentazione presente nei due fascicoli che si trovano all’interno del faldone.

Il borgo di tipo “C” ed il relativo acquedotto furono progettati nel giugno del 1941 dall’architetto Giuseppe Guercio, per servire la zona di appoderamento “Beneventano”. Giuseppe Guercio, già consulente architetto per l'Istituto Vittorio Emanuele III per la bonifica della Sicilia è, tra l’altro,  l’autore dei progetti delle case coloniche proposte dall’ECLS.

Nel marzo del 1942, (prima dell’approvazione del progetto) i lavori furono consegnati all’Impresa Piana Giuseppe, che li sospese in seguito alla proclamazione dello stato di emergenza in Sicilia, quindi, verosimilmente, sedici mesi più tardi.

I contratti (borgo ed acquedotto) vennero quindi risolti in data 14 aprile 1946; l’Impresa rimase creditrice nei confronti dell’Ente relativamente ai lavori già eseguiti, quantificati in £ 71 039,92 più le ritenute di garanzia; circa novantamila lire in totale. Questi lavori già eseguiti sarebbero consistiti “nella parziale esecuzione delle fondazioni del Borgo”, come riportato sopra.

L’Assessorato Agricoltura e Foreste con D.A. del 4 febbraio 1948 concesse in sanatoria l’esecuzione dei lavori di costruzione del Borgo, in base a progetto del 16 agosto 1947, per l’importo di £ 92 000; in pratica, il D.A. autorizzò l’Ente a corrispondere all’Impresa Piana Giuseppe la cifra per i lavori eseguiti.

L’anno successivo, L’ECLS eseguì una variazione di progetto per chiedere due anni dopo, come ERAS, la concessione per il completamento; tale richiesta non è altro che il documento citato prima, per una cifra di £ 17 360 000.

L’importo venne ridotto dall’Assessorato a £ 16 984 000, e due gare d’appalto, nel dicembre del 1951 e nel febbraio del 1952, andarono deserte. L’ERAS cercò prima di eseguire una ulteriore variazione di progetto, per abbassare i costi; chiese quindi all’Assessorato, nel maggio del 1952,  di incrementare lo stanziamento di ulteriori quattro milioni. L’Assessorato non aderì alla richiesta, così l’ERAS rivide il progetto eliminando temporaneamente le strutture dell’approvvigionamento idrico per cercare di rientrare nella cifra stanziata. Ma il Genio Civile di Siracusa e il Provveditorato alle OOPP fecero sapere che non avrebbero dato la loro approvazione alla realizzazione di un’opera che, priva di acquedotto, non fosse praticamente utilizzabile.

Così, nel 1958 l’Assessorato revocò, con decreto nr 1709, l’impegno di spesa assunto per Borgo Fiumefreddo; e venne deliberato di liquidare all’Ente la cifra che quindici anni prima avrebbe dovuto essere corrisposta all’Impresa Piana Giuseppe.

L’ultimo documento presente è del 1959, ed è un sollecito con il quale il commissario straordinario dell’Ente reitera all’Assessorato la richiesta di visto che il Genio civile di Siracusa avrebbe dovuto  apporre sul certificato di fine lavori. I lavori la cui regolare esecuzione veniva certificata erano sempre quelli dell’Impresa Piana Giuseppe che a distanza di più di quindici anni attendeva ancora la corresponsione di novantamila lire; e quindi ci si riferisce sempre alla “parziale esecuzione delle fondazioni del Borgo”.

La storia, o almeno quella contenuta nel fascicolo finisce qui. E’ possibile che, persi a Portella della Croce, esistano altri documenti, ma attualmente quelli disponibili mostrano questa vicenda e questo epilogo. E quindi Joshua Samuels non può che parlare di “initial stages”. Ma cosa potrebbe essere rimasto di tali “initial stages”? Dove sarebbero state ubicate le “fondazioni del Borgo”? Cosa è rimasto di visibile?

Anche lì, Joshua Samuels fornisce delle coordinate, abbastanza precise; e la precisione è desunta sempre dai contenuti del fascicolo. Vi si trovano relazione di progetto e corografia. Nella relazione di progetto si legge “Il Borgo sorgerà in località Fiumefreddo, provincia di Siracusa, al km 39 circa della strada provinciale Catania-Caltagirone”; e nella corografia è indicato il punto preciso, in corrispondenza di una delle curve della strada, nonché l’ubicazione della sorgente che avrebbe dovuto rifornire l’acquedotto.



La provinciale venne riclassificata come SS385 nel 1962, ma il tratto interessato oggi si trova a Sud dell'attuale statale; il tracciato originale venne abbandonato per un adeguamento che ha interessato la statale dal km 22 fin poco oltre il km 39, ed è praticamente dismesso; un’attenta ispezione di foto aeree o satellitari relative alla zona non mostra assolutamente nulla, ne sulle immagini recenti




né su quelle risalenti a metà degli anni Cinquanta, quando i lavori già realizzati dall'Impresa Piana realizzati avrebbero dovuto essere ben visibili




E nella mappa aggiornata al 1 gennaio 1956 borgo Fiumefreddo non è presente né come borgo da costruire, né tantomeno come borgo in costruzione, né sono presenti aree interessate dalla RA



Eppure, vi sono ancora diverse case coloniche costruite in epoca ECLS, ed attualmente, in gran parte, abitate. Questa:




sarebbe la posizione dalla quale venne ripresa quest'immagine:




Borgo Fiumefreddo si sarebbe trovato fuori dal campo inquadrato, oltre l'estrema destra, in corrispondenza del profilo del crinale.
Così gli “initial stages” saranno stati realmente “initial”, ed il prof. Sapienza, nella sua monografia,  indica come “mai costruito” Borgo Fiumefreddo. Problema risolto.

Ma se ci fosse stato, cosa si sarebbe visto su foto aeree o satellitari? Joshua Samuels eseguì una ricostruzione di ciò che si sarebbe visto di Borgo Littorio su GoogleEarth se non fosse andato distrutto




basando la sua ricostruzione sulle macerie rimaste sul terreno, e sulla consapevolezza di quale fosse la planimetria originaria, riconducibile al “Villaggio Tipo” del Ministero dei LLPP. Ed una ipotetica ricostruzione è stata mostrata anche per Borgo Bassi, qualora fosse effettivamente stato realizzato in Contrada Fastajella.

Ma le planimetrie di Borgo Littorio o di Borgo Bassi sono ben conosciute; di Borgo Fiumefreddo, invece, non abbiamo disegni. Abbiamo però la descrizione della relazione di progetto. Ed abbiamo anche delle relazioni successive.

Nella relazione di progetto viene riportato che “I tre corpi di fabbrica costituenti la chiesa, la scuola e l’alloggio della maestra, sono sistemati su tre lati di un cortile, il quarto lato del quale è costituito da un portico […] L’edificio dalla strada ha un unico ingresso che immette nel cortile […]”, mentre nella comunicazione del luglio del 1958 che l’ing.  Abbadessa invia all’ing. Di Gregorio si legge “Tuttavia, poiché la perizia prevedeva la costruzione di un unico edificio (comprendente Chiesa, Scuola ed alloggi insegnanti) […]”. Ciò che ci si sarebbe aspettato di vedere dall’alto sarebbe stato quindi un singolo edificio, composto da tre corpi disposti a racchiudere un cortile, accessibile da un lato. Dopo quasi mezzo secolo, gli edifici avrebbero avuto almeno le coperture danneggiate; quindi ci si sarebbe aspettato di vedere un’immagine simile a questa:



La  relazione può darci un’idea anche delle dimensioni e di qualche particolare: “[...] una chiesetta di mq 78. circa, con annessa sacrestia e servizi […] attraverso un viale separato da un muro di cinta dal resto delle costruzioni […] Dallo spogliatoio della scuola si può accedere ad un terrazzo, da servire per lezioni all’aperto, e da questo al campo agricolo. […] il cortile [è] accessibile pure dallo spogliatoio […] La larghezza dell’aula è m. 6,00,  la lunghezza m. 8,00, l’altezza m. 4,00 […] Il corridoio-spogliatorio è largo m. 3,00 […] ”. Sarebbe possibile così ipotizzare una planimetria “di massima”, pur non avendo a disposizione i disegni



La tecnica costruttiva non sarà stata dissimile da quella utilizzata per la realizzazione degli altri fabbricati rurali: muratura portante, solai in laterocemento, eventuali rifiniture in pietra artificiale.
Riesci ad immaginare, Lettore, quale sarebbe stato l’aspetto di Borgo Fiumefreddo se fosse stato realmente costruito? Tieni presente che nella zona tra Scordia e Palagonia, tutta la muratura eseguita da almeno una settantina d’anni a questa parte è costituita da conci di pietra tufacea chiara; in questo modo si sono realizzate costruzioni grandi




piccole



nonché muri di recinzione ed altro



(le immagini sono tratte dalle StreetView di GoogleEarth).

Quindi, Borgo Fiumefreddo avrebbe potuto avere un aspetto simile:

Il presente progetto riguarda la costruzione di un Borgo del tipo C…


… ed il suo approvvigionamento idrico


Esso è costituito da una chiesetta della superficie di mq. 78 circa, con annessa sacrestia e servizi;


una scuola di un’aula…


…con annessi spogliatoio, cessi e anticessi;”


   “Dall’ingresso si può andare direttamente in sacrestia attraverso un viale separato […]”



  “[…] la chiesa, la scuola e l’alloggio della maestra, sono sistemati su tre lati di un cortile […]”



  “L’edificio dalla strada ha un unico ingresso che immette nel cortile



  “Dallo spogliatoio della scuola si può accedere ad un terrazzo, da servire per lezioni all’aperto […]”



  “L’aula libera da due lati  ha luce diretta da sinistra rispetto alla posizione dei banchi […]”



  “I cessi sono due, con due anticessi distinti, areati ed illuminati dall’esterno



  “La comunicazione tra la sacrestia e l’altare avviene direttamente […]”



Cosa può essere mai successo, Lettore? Borgo Fiumefreddo, sebbene con qualche differenza rispetto alla descrizione del progetto originale, è lì, praticamente completo (anche se ormai, ovviamente, in rovina) e nessuno lo sa. Non è riportato nemmeno nella mappa dei borghi previsti alla data del 1 gennaio del 1956. Non è mai stata formalizzata alcuna cessione ad alcun comune; anzi, Borgo Fiumefreddo non è neppure inserito negli elenchi. Per tutti, Borgo Fiumefreddo non esiste, non è mai esistito.

Ho trovato Borgo Fiumefreddo prima di aver avuto accesso agli archivi. Dopo aver letto il post relativo ai “borghi fascisti” sul forum, ho cercato i toponimi “Fiumefreddo” presenti sulle carte IGM nei dintorni della zona indicata. Ho quindi fatto una scansione della zona su GoogleEarth, e mi sono imbattuto nell’edificio. La sua presenza era riportata sulla carta IGM a poche decine di metri da una “Fattoria Fiumefreddo”




ma non era fornita alcuna indicazione. Né l’analisi di foto aeree e satellitari mi consentiva di capire di più. Era una singola costruzione, di dimensioni (ed anche di altezza, come desumibile dalle ombre) e pianta compatibili con il borgo, ma non potevo essere certo riguardo a cosa fosse. Le StreetView  di GoogleEarth non erano di alcun aiuto; si arguiva solo come fosse all’interno di una zona parzialmente recintata, alla quale si poteva giungere accedendo alla strada che, dalla SS385,  conduceva alla fattoria Fiumefreddo. Avevo solo una possibilità: salire in auto ed andare a vedere. Tra andata e ritorno erano circa seicento chilometri, ma in un giorno si poteva fare. Giunto sul posto, mi resi conto che parte della recinzione era mancante. Dopo poche decine di metri, avevo davanti Borgo Fiumefreddo.

Quando, settimane dopo, aprii il fascicolo a Prizzi, pensai di essere stato molto fortunato; pensai che non l’avrei trovato se avessi avuto accesso all’archivio prima di recarmi sul posto. Avrei letto la documentazione, e avrei tratto le stesse conclusioni degli altri: solo parte delle fondazioni erano state realizzate. Avrei guardato la corografia, e le avrei cercate lì, le fondazioni, nel luogo segnato; e non avrei trovato nulla. Nulla. 
Mentre, scevro dai condizionamenti operati dalla documentazione e dalla corografia, ero stato in grado di individuare la costruzione. Fortunato.

Giunto a casa, però, dopo aver scaricato le immagini, mi resi conto che le cose non stavano proprio così. Perché, vedi Lettore, nel fascicolo vi sono due corografie. La prima riporta solo l’ubicazione di borgo e sorgente; questo è il particolare




Ma la seconda riporta anche, segnato a penna, la vecchia e la nuova ubicazione




Una diversa elaborazione rende maggiormente evidente la correzione, in blu, eseguita a penna:




Non sarebbe stato poi così difficile. Ma allora, cosa può essere accaduto?
Trovo improbabile che l’Impresa Piana Giuseppe abbia costruito un intero edificio per novantamila lire.

Rivedendo la documentazione, avevo ritenuto che qualcosa potesse essere accaduto tra il 1946 ed il 1947, forse qualcosa di simile di ciò che avvenne a Borgo Borzellino per la costruzione di botteghe ed alloggi artigiani. Infatti, nel 1946 l’Impresa Piana Giuseppe risolveva il contratto per i lavori che erano stati consegnati quattro anni prima, e relativi quindi al progetto del giugno 1941; ma nella delibera assessoriale per il pagamento si legge: “Visto il Decreto […] con il quale questo Assessorato ha concesso, in sanatoria, a questo Ente l’esecuzione dei lavori di costruzione […] in base al progetto del 16.8.1947 […]” mentre nella richiesta di concessione è scritto: “A tal fine è stato redatto dall’Ente il progetto 8 marzo 1949 […]”, progetto su cui, verosimilmente, si sarebbe la realizzazione dell'edificio, che procedette quasi fino alla fine, come sembra potersi desumere da questa immagine ripresa a metà degli anni Cinquanta


L'immagine è poco chiara, ma le coperture sembrano complete, ove si eccettui quella che probabilmente sarebbe stata la chiesetta.
 

L'elemento dissonante in questa ricostruzione sarebbe costituito da quanto riportato sulle mappe usate dall'esercito americano durante l'occupazione della Sicilia; in esse la presenza dell'edificio è già rilevabile.




Le mappe sono basate sulla cartografia del 1925 (come quella della corografia conservata in archivio), ma in realtà la rappresentazione di certe aree, compresa quella del borgo, fu corretta sulla base di foto aeree riprese tra il 1942 ed il 1943. La zona che che comprende borgo Fiumefreddo è compresa tra le aree rivedute sulla base delle riprese aeree:




il che indica come la presenza dell'edificio fosse già rilevabile nel 1943; quando invece non lo era nelle carte IGM usate per la corografia, risalenti al 1937 ma non corrette, dove la sua posizione venne segnata a penna. Così come non è presente nella foto mostrata prima, che risale al 1940; anche se l'immagine è poco chiara sarebbe stato visibile, ben più grande di una casa colonica, in corrispondenza della freccia






Pertanto, per quanto la cosa mi fosse apparsa improbabile, pare che l'Impresa La Piana abbia effettivamente costruito un edificio quasi completo per novantanovemila lire.

Comunque siano andate realmente le cose, vi sono stati tre progetti relativi a Borgo Fiumefreddo, tre identità, come per Mattia Pascal. E come per Mattia Pascal, terminata l’esistenza della prima identità, gli ostacoli pratici e burocratici incontrati dalla seconda sono stati tali da non permetterne la prosecuzione. Ma qualcosa, nella terza identità, ha consentito a Borgo Fiumefreddo di sopravvivere, anche se dimenticato da tutti, come il bibliotecario Mattia Pascal. E come Mattia Pascal nella terza incarnazione, Borgo Fiumefreddo attende silenziosamente la morte. Quella vera.





domenica 10 novembre 2013

LA VIA DEI BORGHI.24: La quinta fase dei borghi rurali siciliani. BORGO ARRIGO MARIA VENTIMIGLIA.


Borgo Ventimiglia: figli di un dio minore

Questa lapide ricorda l’eccidio di sette civili, vittime innocenti della follia della guerra, perpetrato dagli americani il 13 luglio 1943. Italiani che leggete, perdonate, ma non dimenticate.

Non posso introdurre il post, Lettore, citando la motivazione che condusse al conferimento della medaglia alla memoria, così come ho fatto per la maggior parte degli altri borghi. Arrigo Maria Ventimiglia, infatti, è sì un caduto in guerra, in quanto venne ucciso  nel dicembre del 1917 sul Monte Coston d' Arsiero; ma ciò non comportò l’attribuzione di alcuna medaglia al valore. Arrigo Maria Ventimiglia cadde sul Grappa come migliaia di suoi commilitoni, ricordati tutti insieme nel Sacrario di Monte Grappa. Perché allora menzionare proprio lui? Forse perché discendeva dai conti di Ventimiglia e baroni di Monteforte; ma credo che pochi sappiano chi veramente fosse, e della sua fine. Un eroe sottotono, insomma, non una stella di prima grandezza. Come non di prima grandezza era il borgo che venne dedicato alla sua memoria; borgo Ventimiglia è infatti l’unico borgo di tipo “B” la cui costruzione venne iniziata dall’ECLS come tale.

Posso però iniziare con un’altra motivazione, quella della presenza della lapide sul muro che cinge Borgo Ventimiglia




una lapide che ricorda l’inutile sacrificio di sette persone innocenti.  Sette persone cui non è stato concesso di giungere  al termine della loro vita naturale cercando di realizzare le loro aspirazioni o, almeno, di migliorare il proprio stato. Non eroi, solo vittime. Vittime che dopo essersi svegliate dall’ultimo sonno della loro vita, la mattina del 13 luglio 1943, si alzarono ritenendo di andare incontro ad un nuovo giorno, mentre invece stavano andando incontro al loro destino. Mentre il destino veniva loro incontro  su una Jeep americana, sotto le false sembianze della liberazione.

Non mi dilungherò ulteriormente su questa storia, anche perché, sebbene esista una testimonianza orale della vicenda (quella di Giuseppe Ciriacono, che, allora tredicenne, scampò al massacro), non vi è accordo né sull’andamento dei fatti, né, soprattutto, sulle motivazioni che spinsero i soldati americani a tale efferato gesto; certo è che delle due esortazioni incise sulla lapide (“perdonate ma non dimenticate”), è molto più facile seguire la seconda che la prima. Anche perché non si saprebbe bene chi mai si dovrebbe perdonare, considerato che gli autori dell’eccidio non furono mai identificati.

La motivazione che condusse alla determinazione di costruire in quella zona ed in quel periodo un borgo “B” è invece ben conosciuta, e consisteva nella presenza di 39 nuovi poderi con altrettante case coloniche, realizzate, dal Consorzio di bonifica di Caltagirone,  sulla base di un progetto che non è tra quelli redatti dall’ECLS




E proprio da una di queste case iniziò la sequenza dei fatti che condusse all’eccidio.

Il borgo si trova  in località Piano Stella, circa 5 km a sud del bosco di Santo Pietro, luogo del quale torneremo a parlare più avanti, e per più di un motivo. L’area era compresa nel Demanio Civico di Caltagirone, così fu l’Ente ad occuparsi della progettazione, e sempre a carico dell’Ente sarebbero state le opere di competenza privata.  

Il progetto originario dell’ing. Umberto Marino reca la data del 15 dicembre 1940, con un preventivo di spesa di £ 915 000. La richiesta di concessione, del 24 aprile del 1941, fu esaminata dal CTA nel luglio successivo, e venne deciso di apportare modifiche di poco conto al progetto. La gara d’appalto andò comunque deserta a causa dei prezzi non remunerativi. Il nuovo progetto fu ultimato in data 24 marzo 1942, ed il 30 aprile successivo Mazzocchi Alemanni firmò la seconda richiesta di concessione, per un preventivo di spesa di £ 1 795 000 (praticamente quasi doppio).

In attesa del decreto di concessione, i lavori di costruzione furono appaltati all’onnipresente Impresa SAI Ferrobeton, sia per quel che riguarda le opere di competenza statale, sia per quelle di competenza privata, consistenti,queste ultime, nella sola trattoria con rivendita. L’atto di sottomissione, per le sole opere di competenza statale, reca la data del  9 aprile del 1942.

Il borgo, come si è sottolineato, di tipo “B”, presenta un inusuale sviluppo planimetrico a forma d triangolo isoscele, in cui la base e l’altezza del triangolo rappresentano il sistema di viabilità interna, mentre i due lati rimanenti sono costituiti dalla provinciale SP2, e dalla strada interpoderale Santo Pietro




Contrariamente a quanto avviene per la maggior parte degli altri borghi ECLS, con è attorniato da eucalipti, bensì da pini


Comprende cinque edifici in tutto, disposti a racchiudere completamente una piazza trapezoidale, posta al centro del triangolo



 Il primo edificio posto  sul margine destro della piazza sarebbe stato adibito ad ufficio postale e caserma dei carabinieri


A pianta rettangolare e su due elevazioni, ospitava i servizi e l’alloggio del graduato a piano terreno


mentre il piano superiore era costituito unicamente da un alloggio, composto da tre camere, cucina e servizi


Sullo stesso lato della piazza si trova la scuola, a pianta irregolare, con il prospetto rivolto a Sud, che dava sulla strada che costituisce la base del triangolo



La costruzione, su singola elevazione, comprendeva due aule, due alloggi ed una terrazza per lezioni all’aperto


Un portico costituito da piattabande si trovava sul fianco che dava sulla piazza


in corrispondenza di esso, sul tetto, si sarebbe trovato un campanile “a vela”, probabilmente per una campanella che scandisse lo svolgersi delle attività didattiche





In corrispondenza della scuola, dalla parte opposta della piazza, si trovava l’edificio che avrebbe ospitato casa comunale ed ambulatorio medico



costituito da un corpo centrale, a pianta pressoché quadrata, su un’unica elevazione, sede degli uffici


con un portico ad archi su due lati


A sud del corpo centrale vi era un’ala separata, su due elevazioni


con ambulatorio al piano inferiore ed alloggio a quello superiore


Sempre sul lato Est della piazza si trovava il fabbricato che sarebbe stato destinato ad ospitare trattoria e rivendita


Il piano superiore sarebbe stato interamente costituito da un alloggio, con ingresso da scala esterna


In fondo alla piazza, a Sud, si trova la chiesa


E’ a navata unica


con sagrestia e torre campanaria, quest’ultima congiunta al corpo centrale tramite un arco rampante


non era prevista abitazione per il parroco. Posteriormente all’abside era previsto un locale adibito ad archivio


Sul sagrato avrebbe trovato posto una statua di SanPietro, in travertino d’Alcamo, commissionata allo scultore De Lisi


Avrebbe dovuto essere presente una fontana abbeveratoio, con fontanella centrale e due vasche laterali, ma non ho idea di quale fosse l’ubicazione prevista. Nella relazione del CTA, la descrizione è marcata con una doppia “X” segnata a penna; ne ho dedotto che la sua realizzazione dovesse venire stralciata in fase di ripresentazione del progetto, forse per contenere i costi


La struttura dei corpi di fabbrica è quella usuale: muratura di pietrame, con calcestruzzo cementizio per le fondazioni e malta cementizia per la muratura in elevazione; archi, piedritti e piattabande erano però previsti in calcestruzzo.

La consegna dei lavori avvenne il 22 maggio del 1942; il termine per la consegna sarebbe scaduto il 17 maggio 1943, ma 12 giorni prima della scadenza il termine venne prorogato al 15 agosto.
Ferrobeton tuttavia sospese i lavori il 10 luglio del 1943 ; il relativo verbale venne redatto in data 28 agosto 1943.

Lo stato dei lavori alla sospensione è desumibile sia dal contenuto di una comunicazione che il Consorzio di Bonifica di Caltagirone inviò all’ECLS l’anno successivo, sia dalla perizia del novembre del 1948 per la riparazione dei danni bellici, anche se tra le due descrizioni vi sono lievi discrepanze.
Quando i lavori vennero sospesi, gli unici edifici parzialmente completati erano la casa comunale e la trattoria; la chiesa presentava la muratura in elevazione fino ad una certa altezza (non è chiaro se tre o sei metri), mentre scuola e caserma si fermavano praticamente alle fondazioni.

Nel 1946, dopo tre anni di stasi, i  coloni della zona avanzarono la richiesta di completamento almeno della chiesa, offrendosi di trasportare con  mezzi personali i materiali per il completamento .
Nello stesso anno, e precisamente in data 4 dicembre, fu decretata, dall’Alto Commissariato per la Sicilia, la concessione  in sanatoria relativamente ai lavori eseguiti, per £ 917 000 .  I lavori furono quantificati in  £ 876 872,78, ma SAI Ferrobeton aveva avanzato delle riserve riguardo a maggiori costi di realizzazione e a spese di custodia; probabilmente, come per Borgo Guttadauro, era un modo per cercare di recuperare qualcosa di quanto eroso dall’inflazione. La cifra non era comunque ancora stata liquidata nel 1957, nonostante Ferrobeton avesse nel 1955 chiesto la almeno la liquidazione delle cifre sulle quali vi era accordo e nonostante la somma fosse stata finanziata già nel 1948 dalla Cassa di Risparmio all’Ente, sul quale continuavano a gravare gli interessi passivi.

Nel 1949 venne eseguito un intervento, minimo, di manutenzione per riparazione danni bellici. I lavori riguardarono chiesa, municipio e ambulatorio, e fabbricato alloggi. Il preventivo fu di circa £ 1 107 000.

L’anno successivo venne appaltato il completamento all’Impresa Arcovito Ing. Rosario. I lavori di completamento del borgo costarono £ 16 506 650,85, terminarono nel 1952; ma ancora nel 1960 non si avevano notizie sulla liquidazione all’Impresa.

Nel 1959 venne redatta una perizia di manutenzione; i relativi lavori iniziarono nel 1960; mentre questi erano in corso, nel 1961, venne redatta un’ulteriore perizia di manutenzione, l’ultima di cui esista documentazione negli archivi.

Non so se Borgo Ventimiglia  abbia mai erogato tutti i servizi per cui era stato previsto, né in quale forma. Sicuramente nei primi anni Cinquanta le lezioni venivano tenute in una casa colonica della zona; ed è solo in seguito all’istanza dell’insegnante, la maestra Bartolucci, che nel 1954 l’edificio scolastico venne consegnato al Circolo Didattico di Caltagirone.

Il borgo venne ceduto al comune di Caltagirone in data 27 aprile 1973

Attualmente, la condizione degli edifici appare ottima; né, come si può dedurre dalle immagini fotografiche, sono state introdotte vistose alterazioni rispetto ai disegni di progetto. Manca il campanile a vela su quella che sarebbe stata la scuola, e la piazza è stata trasformata in giardino, con un sistema di vialetti alla periferia dell’aiuola centrale.  Non vi è traccia della fontana, così come della statua di San Pietro, Non so se quest’ultima sia mai stata realizzata e trasportata al borgo; esistono però le fatture di pagamento all’autore relative a due acconti, del settembre 1942 e dell’aprile 1943.

Queste sembrano essere le uniche differenze rispetto al progetto originale.

Dal 2002 nel borgo ha sede una comunità per il recupero dalle dipendenze, “l’Oasi”; pertanto, esso attualmente è completamente recintato e chiuso da cancellate. Le regole imposte dalla comunità di recupero debbono avvalersi anche di questo.

“Figli di un dio minore” era il titolo  italiano di un film di Randa Haynes (Children of a Lesser God) che trattava della vita dei sordomuti. Persone a cui la vita non aveva voluto mettere a disposizione gli stessi mezzi, dare le stesse possibilità che aveva dato agli altri. Che non erano state dotate della stessa “divinità” concessa alla media delle persone.

Ragionare in questi termini è facile di fronte  alla menomazione fisica, ma diviene più difficile quando le disuguaglianze colpiscono progressivamente nel corso della vita, lasciando poche tracce visibili dall’esterno. Quando la vita comincia a togliere anziché a dare. Quando le alternative cominciano a ridursi fino ad annullarsi. Quando la dipendenza non costituisce una debolezza, ma l’ultimo rifugio.

Così, chi non si è trovato mai nelle medesime condizioni ha difficoltà a capire, e punta il dito. Ha difficoltà a capire la differenza che intercorre tra intraprendere una strada sbagliata, e trovare sbarrate tutte le strade “giuste”. Ritiene che tutte queste persone, indistintamente, siano un danno per la società, ma non riesce a considerare il danno che invece la società può aver  fatto loro.
Loro che avrebbero potuto fare un uso diverso della vita, traendo, come la media delle persone,  da essa maggiori soddisfazioni, e che invece trascorrono cercando di rimediare alle conseguenze di scelte precedenti. Anche loro, come tante persone passate per Borgo Ventimiglia, private della possibilità di avere una vita normale.

Anche loro, figli di un dio minore.