venerdì 6 luglio 2012

Ricostruzione del tracciato della ferrovia Palermo-Corleone-Burgio.Parte ottava:da Tarucco al km 90



L’Ipotetico Ciclista


L’Ipotetico Ciclista ha un attimo di perplessità: la fermata Tarucco sembra sorgere all’incrocio con una strada provinciale, in corrispondenza di una curva, ed il tracciato ferroviario sembrerebbe continuarsi nella strada. L’unica possibilità è quindi seguire questa.
Dopo 150m circa, sulla sinistra, compaiono i cartelli di segnalazione della pista ciclabile, ma non i pilastrini di cemento. L’Ipotetico Ciclista imbocca allora la pista ciclabile e dopo poco più di mezzo chilometro in salita ricompaiono anche i pilastrini.
Dopo essere passato su un ponte e poi su un altro, più piccolo, l’Ipotetico Ciclista si trova il percorso sbarrato da un filo metallico percorso da corrente; il filo fa parte di una recinzione che continua lungo i terreni adiacenti al tracciato, così deve “lanciare” la bicicletta dal lato opposto del filo e scavalcarlo, per poter proseguire.
Una cinquantina di metri più avanti si ripropone lo stesso problema, che richiede soluzione analoga, e così l’ipotetico Ciclista giunge all’incrocio con la provinciale; sono presenti i cartelli di segnalazione sia sulla strada, sia sul tracciato, ma non esiste alcuna interruzione nel guard-rail: la pista finisce proprio contro di questo. Ancora una volta, la bicicletta deve essere sollevata e posta lungo la strada, ed il guard-rail deve venire scavalcato. Qui l’operazione risulta un po’ più complicata in quanto il tracciato si trova ad un livello più basso rispetto alla strada, ed il guard-rail risulta più alto; sono le 11,36 quando l’Ipotetico Ciclista imbocca il tratto che sale verso la stazione di Contessa Entellina.
Riesce a percorrere solo qualche centinaio di metri prima che, dopo un crollo, debba ripetersi il rituale del filo elettrico. E più avanti il problema si ripropone ancora, dopo un altro crollo.
L’Ipotetico Ciclista incrocia quindi una ripida strada sterrata in salita, che dalla provinciale in basso alla sua destra, sale verso una casa cantoniera in alto a sinistra. Continua dritto, ma è costretto a fermarsi: un lago di fango, profondo, occupa l’intera larghezza del tracciato per diverse decine di metri, ed il tracciato stesso è recintato per tutta la sua lunghezza da fili metallici percorsi da corrente. L’Ipotetico Ciclista torna indietro, e scende verso la provinciale lungo la strada sterrata che dal lato opposto porta alla cantoniera. Poco più avanti, dalla provinciale, è in grado di salire direttamente alla stazione di Contessa Entellina, proprio oltre il lago di fango che gli impediva il passaggio. La stazione è però completamente recintata, ed i cancelli sono chiusi; all’interno, pascolano alcuni cavalli. Al di là della stazione si scorgono i pilastrini in cemento, ma non sembra vi sia possibilità di giungervi.
I pilastrini sono però visibili anche a sinistra, a monte della stazione, lungo una zona ove sono state installate diverse mangiatoie per bovini. Sale a sinistra allora l’Ipotetico Ciclista, e ad centinaio di metri di distanza scorge una trincea, in fondo alla quale si vede lo sbocco di una galleria; ma per raggiungerla dovrebbe oltrepassare l’ennesimo filo elettrico. Dal lato opposto si vede la cantoniera, ma non vi sono più pilastrini in cemento.
L’Ipotetico Ciclista è francamente confuso: non riesce più a capire né quale percorso seguisse il tracciato, né dove la pista ciclabile sia stata realizzata, e neppure come fosse collegata la cantoniera con la stazione.
Il sole è alto adesso, mentre l’orologio segna le 12,02; sono trascorse sei ore dall’inizio di questa avventura, sei ore per percorrere i 48 chilometri che separano la stazione di Mezzojuso da quella di Contessa Entellina. L’Ipotetico Ciclista è ormai consapevole che non potrà mai arrivare a Burgio e ritornare in serata; e sa anche che deve fare presto, perché la media è progressivamente scesa da quando ha iniziato, e teme di trovarsi in difficoltà per la sera.
Dopo aver riflettuto sul da farsi, pensa che forse la cosa migliore è tentare di risalire dalla strada sterrata da cui era sceso giungendo fino alla cantoniera; dopo tutto, questa avrebbe dovuto trovarsi sulla linea ferrata, e se accessibile potrà costituire un ottimo riferimento.

Anche l’accesso alla cantoniera è chiuso da recinzioni, e d’altra parte questa sembra sorgere su uno strapiombo; oltre di essa a destra ed in basso vi è la stazione di Contessa Entellina, ma non è chiaro come facesse il treno ad arrivare fin qui da laggiù.
D’altra parte però, a sinistra vi è una strada erbosa, sul ciglio della quale, più avanti, si vedono i pilastrini. L’accesso è chiuso da una recinzione molto alla buona, costituita da una rete di plastica; superarla non è difficile, e poco dopo l’Ipotetico Ciclista è di nuovo sul tracciato. La vegetazione che cresce rigogliosa sul fondo non consente velocità elevate, ma almeno è possibile progredire; ma l’erba diviene progressivamente più alta, tanto da costituire un ostacolo non indifferente. Superata, con grande difficoltà, una trincea, il fondo torna a divenire libero ed asciutto, ma ecco l’ennesimo sbarramento con il filo elettrificato. Superato anche quello, l’Ipotetico Ciclista può progredire più velocemente; il fondo è discreto, ed il percorso in leggera discesa. Percorre circa due chilometri prima di passare sotto un cavalcavia, ed essere costretto a fermarsi per un crollo. Ad un certo punto, è costretto scendere dalla bicicletta per superare il tratto franato; e dopo di esso, il fondo è di nuovo colmo d’erba.
In corrispondenza di una cantoniera attraversa una strada asfaltata, e dopo questa il fondo torna ad essere buono, e così rimane per circa un chilometro e mezzo, dopo il quale diviene addirittura asfaltato. I pilastrini sono scomparsi, e non vi sono più riferimenti alla pista ciclabile; lungo la strada si aprono gli ingressi a diverse abitazioni.
La strada finisce bruscamente ad un bivio, alle 12,36; l’unica cosa che l’Ipotetico Ciclista si trova davanti adesso sono dei segnali stradali che indicano direzione Bisacquino da un lato, direzione Chiusa Sclafani dall’altro. In questo momento, non gli è chiaro né dove si trovi, né che direzione debba prendere.




La stazione della fermata Tarucco è diversa dalle precedenti. Sempre a due piani, ma è più grande


Non è stata ristrutturata, così è ancora presente, appena leggibile, la lastra che reca inciso “TARUCCO”; e, tutto sommato, non è in condizioni tanto cattive


E’ però inevitabilmente destinata a rovinare, vista l’assenza di manutenzione.

Qui il tracciato ferroviario è da tempo divenuto parte della viabilità locale; la sede stradale originale e così stata allargata, e dà impressione che dovesse continuarsi nella provinciale, che esegue una curva passando davanti all’edificio. In realtà il tracciato continuava ad Est della strada, cioè alla sinistra di essa se si è con le spalle alla fermata, per poi descrivere un’ampia curva con convessità ad Est. Il primo tratto si sviluppava quindi nelle adiacenze della provinciale, all’interno di quello che adesso è il giardino di un’abitazione


per poi distaccarsi progressivamente fino a giungere a quasi 200 metri dalla strada. Le uniche tracce che rimangono di esso qui sono costituite da un ponticello isolato


in mezzo ai campi.
La pista ciclabile utilizza una strada sterrata che si dirama dalla provinciale oltre il confine del giardino ove si trova il tracciato, e si raccorda a quest’ultimo dopo circa mezzo chilometro,ove si trovava un passaggio a livello; in corrispondenza di questo vi era una garitta, della quale non resta che un cumulo di pietre


Più avanti, passava sul ponte Alvaro


e sul ponticello Sacramento


in curva, prima di giungere ad un altro passaggio a livello. Vi sono ulteriori 400 metri prima che la pista ciclabile venga bruscamente interrotta dal guard-rail della provinciale 44bis


Ovviamente nessuno, tranne l’Ipotetico Ciclista, passerebbe mai in bicicletta da questo posto. La pista è usata come strada rurale, e ripetutamente interrotta da recinzioni elettrificate per il bestiame; e giunti a ridosso per la provinciale, per una persona non allenata sarebbe difficoltoso (e pericoloso) sollevare la bici per farle superare il guard-rail. In tutto questo, però, i cartelli di segnalazione sono stati regolarmente infissi.


All’intersezione con quella che adesso è la provinciale 44bis, vi era un passaggio a livello con garitta


questa, tuttora presente, è in ottimo stato, tanto che risulta ancora perfettamente visibile l’indicazione chilometrica (83 456).



Più avanti, il tracciato è interrotto da due crolli; il secondo è abbastanza esteso, ed interessa il tracciato per l’intera larghezza


Continuando, vi era il passaggio a livello della Regia Trazzera del Petraro, anzi i passaggi a livello, in quanto la Regia Trazzera del Petraro intersecava il tracciato due volte, più in basso, prima della stazione, e più in alto, in corrispondenza della cantoniera.

Da qui si scendeva verso la stazione di Contessa Entellina. Attualmente il tratto prima della stazione è impercorribile, almeno nella stagione piovosa, a causa del fango e dell’acqua


ma anche nella stagione secca, percorrere questo tratto in bicicletta deve risultare impossibile.

Il fabbricato viaggiatori, il magazzino merci ed il rifornitore sono stati ristrutturati, mentre ciò non è avvenuto per un altro degli edifici di servizio; e come per le altre ristrutturazioni, non sono state rispettate le iscrizioni originali.



L’edificio è inoltre completamente recintato, in quanto vi si trovano dei cavalli; e ciò rende inaccessibile la parte successiva di tracciato



La strada ferrata, infatti, oltre la stazione si dirigeva ad Ovest per un breve tratto, per eseguire poi una curva di 180° che la portava a passare poche decine di metri più a Sud della stazione che aveva lasciato, dirigendosi ad Est, dove più avanti si trovava la cantoniera; a metà della curva entrava nella galleria Patellaro, per fuoriuscirne quando il percorso si era praticamente rettificato.
Il tratto dalla stazione all’imbocco della galleria è accessibile con estrema difficoltà, e sicuramente non in bicicletta; l’accesso alla galleria è inoltre chiuso ad ambedue le imboccature da cancelli rudimentali, posti oltre le “barre trasversali ruotanti di 90°


La galleria sarebbe comunque percorribile, sebbene delle infiltrazioni d’acqua ne rendano melmoso il fondo


Sulla chiave di volta della cornice allo sbocco lato Bisacquino è inciso “1902”; sempre allo stesso imbocco è presente un cartello “galleria non “illuminata” analogo a quello della galleria San Calogero


Lo sbocco lato Bisacquino è in trincea; da qui, la strada ferrata passava a monte della stazione dirigendosi ad Est, verso la cantoniera nr 8



Tra la stazione e la cantoniera di esso non rimane traccia, ed in corrispondenza della cantoniera è evidentemente crollato



torna ad essere presente oltre la Regia Trazzera del Petraro


Qui esegue una curva verso Sud, e per quattro chilometri punta decisamente a Sud; nella prima parte di questo tratto vi sono diversi sbarramenti elettrificati per il bestiame.


Qui vi è un tratto in trincea in cui l'erba è particolarmente alta, tanto da costituire un ostacolo anche per eventuali pedoni


la possibilità di percorrerlo in biciletta è assolutamente preclusa. Dopo un chilometro e mezzo circa dalla cantoniera vi erano dei passaggi a livello; di uno è rimasta parte della segnaletica



Più avanti, a due chilometri dalla cantoniera, è possibile vedere la miliare del km 87


e a 250 m da essa vi è la garitta nr 9, diversa da quelle viste finora


Dopo mezzo chilometro circa la strada ferrata passava al di sotto del cavalcavia Alfano, ancora in discrete condizioni


dopo di esso uno smottamento ha cancellato il tracciato per una breve lunghezza. Comincia quindi un tratto in salita, dopo il quale vi era un passaggio a livello e relativa cantoniera; quest’ultima, a due piani, è ancora presente, in discrete condizioni


Il tracciato continuava verso Sud


dopo circa 500m vi era la garitta 11, anch’essa ancora presente ma diroccata


Dopo ulteriori 500m scompaiono i pilastrini in cemento; il tracciato diviene una strada di accesso ad abitazioni, asfaltata


Ed in tutto questo, nessuna indicazione riguardo alla pista ciclabile è stata posta. In teoria, chi è entrato in una pista ciclabile in corrispondenza dell’ultima cantoniera, si ritrova su una strada provinciale senza rendersene conto. Il tracciato sbocca sulla provinciale 35, a livello del bivio con l’intercomunale Quaranta;


in corrispondenza dello sbocco vi è solo un segnale stradale di “strada senza uscita”.

Se fossi giunto fin qui lungo la linea originale, Lettore, ti troveresti ad aver appena superato un passaggio a livello. Ed a 90 km esatti dalla stazione di Sant’Erasmo.


(in verde, sulle mappe, i possibili accessi al tracciato dalle strade provinciali)