venerdì 31 luglio 2009

La ferrovia Palermo-Camporeale: DERUBATI?


Tra l'altro, almeno parte di ciò che avviene non sarebbe nemmeno legale. Le aree su cui insistono tracciato ed opere d'arte, e quindi anche il relativo sedime, sono demanio.




Probabilmente alcuni edifici sono stati ceduti in illo tempore dalle ferrovie dello stato a dipendenti, ma per ciò che riguarda il resto ne sarebbe avvenuta la cessione ai comuni, il cui territorio era attraversato dalla linea, con la Legge 30 luglio 1971, n. 491 (GU n. 193 del 31/07/1971), dove, all'articolo 8 bis si legge testualmente:



Le aree e relativi immobili che risultano liberi in conseguenza della soppressione della linea ferroviaria a scartamento ridotto Palermo-Salaparuta sono cedute gratuitamente ai comuni secondo la rispettiva competenza territoriale.Tali aree ed immobili saranno utilizzati esclusivamente per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria o per altre opere di interesse pubblico.


Quindi esisteva un obbligo di destinazione da parte dei comuni. Il comune di Santa Cristina Gela ha venduto a privati le aree di Pianetto. Tutte le cantoniere agibili e le stazioni di Altofonte e di Santa Cristina Gela risultano abitate da privati. Gran parte dell'area demaniale nei dintorni di Palermo è chiusa da cancelli o sbarre. Due di questi si trovano lungo la prosecuzione della via Dogali, a poche centinaia di metri dal comando della Polizia Municipale ed esattamente lungo la stessa direttrice; eppure, nessuno è mai intervenuto. Siamo stati depredati di ciò che era bene comune, e nessuno sembra voler muovere un dito.


Gli unici comuni che sembrano essersi attenuti alla legge 491 sono quelli di Monreale e di Piana degli Albanesi

Ed anche per ciò che riguarda la cessione diretta degli edifici ai dipendenti delle F.S. occorrerebbero probabilmente delle verifiche; gli attuali occupanti, sono effettivamente degli aventi diritto?

La ferrovia Palermo-Camporeale: il recupero del tracciato


In tutti e tre i siti sopra menzionati vengono ventilate ipotesi riguardo alle possibilità di recupero, a vari fini, del tracciato. Tali ipotesi hanno un denominatore comune: sono irreali.

Un recupero di un tracciato ferroviario, viene infatti effettuato di solito con due finalità: o si cerca di rimetterlo in esercizio, o si cerca di trasformarlo in percorso per quella che alcuni, con espressione a mio avviso orribile, amano chiamare "mobilità dolce". Nel caso della ferrovia Palermo Camporeale ambedue le soluzioni sono assolutamente impraticabili.


I tracciati ferroviari dismessi, infatti, possono subire essenzialmente tre destini:

1) vengono semplicemente abbandonati e subiscono il degrado del tempo


2) vengono utilizzati per la viabilità, con la trasformazione in strade carrozzabili


3) vengono acquisiti a vario titolo (non sempre legittimo) da privati, e ne viene utilizzato il terreno della sede per diversi scopi, spesso stravolgendo o cancellando le strutture originarie


Solitamente, tutte e tre le situazioni si verificano in diversi segmenti dello stesso tracciato.




Il tracciato della ferrovia Palermo-Camporeale non fa eccezione.


Per un recupero totale del tracciato, è chiaro che la condizione 3) non dovrebbe mai verificarsi, o almeno le strutture, sebbene acquisite da terze parti, dovrebbero essere rimaste integre. Il ripristino totale di strutture non più esistenti, infatti, non è "recupero", ma "costruzione ex novo".
La condizione 2) è reversibile purchè le zone servite dalla strada realizzata sul tracciato abbiano delle possibilità alternative di accesso
La condizione 1) è quella ideale per il recupero, purchè i segmenti rimasti siano accessibili da ambedue gli estremi.


Come vedrai, Lettore, nessuna delle condizioni che consentirebbero il recupero è presente sul percorso. Forse, l'unica eccezione è rappresentata da un tratto tra San Cipirello e Camporeale, ma dubito che l'ubicazione del tratto lo possa rendere facilmente accessibile da persone a piedi o bicicletta, a meno che non si rechino sul luogo in automobile.
Inoltre, come ho già sottolineato, la progressiva eliminazione delle strutture evolve ad un ritmo insospettabile; basta confrontare alcune fotografie mie con quelle di sanna03, presenti su Panoramio, o servirsi dell' "Historical Imagery" di GoogleEarth per rendersi conto di ciò che avviene, e con quale velocità.


Il destino del tracciato è inevitabilmente quello di subire progressive trasformazioni fin quando cesserà di esistere. Il terreno su cui era posta la massicciata verrà trasformato in strada carrabile, asfaltata, o acquisito da privati che vi costruiranno . Gli edifici verranno occupati, o andranno in rovina fin quando non verranno eliminati. Mi chiedo cosa avverrà quando rovineranno i viadotti.

La ferrovia Palermo-Camporeale: Introduzione


Se tu, Lettore, sei giunto qui cercando notizie storiche sulla ferrovia Palermo-Camporeale, resterai deluso; qui non troverai nulla di tutto ciò.

Vi sono almeno tre siti Web che trattano l'argomento, e sembrano redatti da persone con informazioni più approfondite delle mie:


http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_di_ferrovia_Palermo-Salaparuta
http://digilander.libero.it/trenodoc/linee/incompiute.html
http://www.ferrovieabbandonate.it/


ed anche le mie informazioni storiche sono state desunte da essi

Ti starai allora chiedendo quale sia il motivo dell'esistenza di queste pagine: perchè io le abbia realizzate, e a cosa possano servire le informazioni ivi riportate.

Mi sono chiesto anch'io, all'inizio, quale finalità mi avesse spinto.

Riflettendo, ho trovato le risposte; ma esse sono articolate, richiedendo una spiegazione di una certa prolissità.


Riguardo al perchè io le abbia realizzate...
Sono senza dubbio affascinato dalla c.d. "archeologia industriale" anche se, in quest'ambito, le ferrovie dismesse non mi hanno mai particolarmente attratto
Ma nel corso della mia vita sono venuto diverse volte, in diverse occasioni, e per svariati motivi,a contatto con strutture appartenenti a questa linea ferroviaria. A volte (via Ai Villini di Sant'Isidoro, via Paisiello) non ho nemmeno capito che appartenessero ad un tracciato ferroviario; ma soprattutto non avevo mai capito che appartenessero alla stessa strada ferrata. Per me "strada ferrata" era sinonimo di "segmento di rete ferroviaria", e "rete ferroviaria" era assimilabile a "rete stradale", cioè, un'intersezione di strade che diversi veicoli o convogli potevano percorrere secondo diverse linee. Il fatto che un solo treno potesse percorrere una singola strada , e che quindi tutto fosse fatto in funzione di essa, era un concetto che non consideravo.

Quando però appresi che le singole strutture erano "parti" della medesima linea, la mia curiosità crebbe. Esisteva un filo, fisico prima, ma concettuale ancora adesso, che continuava ad unirle: il viadotto di Boccadifalco che ero abituato a vedere da piccolo, la fermata di Kumeta sulle rive del lago di Piana nei pressi della quale feci un "fuori campo" con il deltaplano, e la stazione di Monreale ove per lavoro mi reco due volte a settimana, erano manifestazioni diverse di un'unica entità. Così, in diverse occasioni, e durante diversi anni chiesi informazioni a chi aveva l'aria di saperne più di me, e le composi in un quadro, errato, ma che, secondo me, riproduceva con buona approssimazione la realtà dei fatti.

Quando casualmente, il 25 aprile u.s. cercai notizie sul Web, ebbi coscienza di come le informazioni in mio possesso fossero errate. Fui colpito dal concetto di "linea ferrata" che si identificava con un'unica "strada ferrata": se avessero armato la ferrovia con ipotetiche rotaie in un unico pezzo, le vibrazioni di un colpo di martello su di esse dato alla Stazione Lolli si sarebbero potute percepire a Camporeale. Rimasi impressionato dalla mole di lavoro che doveva essere stata portata a termine, in meno di sei anni, e con i mezzi dell'epoca. Vennero realizzate una quantità enorme di strutture, di edifici e di altre opere d'arte su un tragitto di soli 65 km, distanza che oggi potrebbe venire coperta in auto in mezz'ora.




Ancora oggi, gran parte di essi sorgono isolati in luoghi semideserti; ai tempi della loro realizzazione, dovevano sembrare apparire dal nulla a chi si trovava a passare.


Evidentemente, un numero notevolissimo di persone dovette avervi lavorato. Sicuramente essi lo avranno fatto solo per cogliere un'opportunità di guadagno, ma verosimilmente molti di loro avranno comunque pensato di stare partecipando ad un progetto che di lì a breve avrebbe portato un trenino a passare dalle loro parti.


Il trenino, invece, non passò mai.


E' estremamente probabile che nessuno di loro sia ancora in vita; e nei decenni, il frutto del loro lavoro è andato progressivamente dissolvendosi nel nulla. In qualche modo infastidito da quest'idea, ho desiderato che del loro lavoro rimanesse memoria, almeno fotografica.


Come infatti vedrai, Lettore, negli ultimi tempi l'inevitabile, progressivo, deterioramento di ciò che rimane ha subito una notevole accelerazione; tra breve, gran parte delle strutture sparirà, soppresso dall'azione naturale del tempo, e da quella sconsiderata dell'uomo.
Inoltre anche la controparte "concettuale", e cioè le informazioni che possono essere reperite, sta subendo un'analoga degradazione. La memoria storica della realizzazione, di cui i lavoratori erano depositari, è scomparsa; e la memoria storica delle strutture e delle opere d'arte, affidata alla generazione successiva che le ha spesso utilizzate per il lavoro nei campi, si è già grandemente ridotta. Esiste sicuramente una documentazione cartacea, ma le persone, e con esse le loro testimonianze dirette, vanno via via scomparendo


Ed è forse a quest'ultimo fenomeno che consegue la degenerazione di altre informazioni. La voce di Wikipedia precedentemente citata era di sicuro largamente incompleta, ma fondamentalmente corretta. Di recente qualcuno l'ha modificata ripetutamente aggiungendo delle informazioni, che non corrispondono alla realtà dei fatti, relative all'ubicazione delle stazioni, alla distanza delle fermate, allo svolgimento del tracciato. Adesso, la voce è un pò più completa ma molto meno corretta.


Così, il primo impulso è stato quello di documentare, ma subito dopo è intervenuto quello a ricostruire. Venticinque anni fa capitai per caso nel piazzale della stazione di Monreale, e la via Linea Ferrata che vi giungeva era ancora sedime della strada. Venti anni fa percorrevo quasi ogni domenica il tracciato tra Altofonte e Pianetto con la moto da enduro; se non il sedime, almeno il tracciato tra Pianetto e Santa Cristina Gela era ancora presente. Quindici anni fa aiutai un amico a traslocare in una casa nei pressi dello sbocco della quarta galleria;e meno di dieci anni fa avrei ancora potuto vedere il sedime del tracciato tra l'attuale via Bernini e la via Uditore. Se avessi fotografato tutto ciò allora, sarebbe esistita una documentazione che invece non non avrà mai più alcuna possibilità di esistere. E solo pochi mesi fa avrei potuto fotografare l'imboccatura della quinta galleria così come era stata realizzata, priva di segnaletica e semaforo, e con il piazzale delle dimensioni originali.


Poi, man mano che procedevo, la ricostruzione si è fatta appassionante. La rilevazione delle tracce sulle foto satellitari, e la ricerca, sui luoghi, della conferma delle supposizioni è stata coinvolgente come la risoluzione di un rompicapo; con la differenza che qui la soluzione consisteva nella ricostruzione di qualcosa devvero esistita. I pomeriggi dedicati a quest'attività hanno comportato il transito in una diversa dimensione. In alcuni tratti, come quello dalle parti della Masseria Cerasa o prima di Camporeale, l'unica elemento che mi confermava di essere ancora nel ventunesimo secolo era la mia auto; per il resto, avrebbe potuto essere la primavera o l'estate di un qualsiasi altro anno, dal 1930 al 2009. E la magia di questo stato d'animo non era creata nè dai luoghi nè dalla motivazione da soli, ma da una combinazione tra i due elementi: dal fatto di trovarmi in quei luoghi per quella motivazione.


E qui, Lettore, vi ò l'essenza della risposta alla seconda domanda: a cosa possono servire le informazioni qui contenute? A far sì che Tu possa, se lo vorrai, immergerti nella stessa atmosfera.


Se sei giunto qui per caso, e sempre per caso hai continuato a leggere, potrai semplicemente continuare ulteriormente e guardare le immagini per capire dove si sarebbe snodato il tracciato. Forse un giorno ti troverai a passare da uno dei luoghi descritti, e lo riconoscerai.


Se hai trovato queste pagine perchè sei interessato all'argomento, potrai utilizzare le informazioni contenute nel seguito per recarti sui luoghi, e verificare di persona ciò che vedrai nelle fotografie che seguono. Ed in quei luoghi, almeno in certi luoghi,se avrai un minimo di immaginazione potrai mentalmente escludere gli elementi contemporanei dei paesaggi e pensare di stare vedendo ciò che nessuno ha veduto mai in realtà: un trenino che avanza lentamente su terrapieni, attraversa ponti e pianure, fin quando le stazioni si appalesano alla vista


Se sei, come lo sono io, una persona curiosa, se sei rimasto in qualche modo colpito dalle possibilità della ricostruzione, forse chiuderai qui il tuo browser, ed uscirai di casa per condurre autonomamente la stessa ricerca, immergendoti nella medesima atmosfera per provare le medesime sensazioni.


Se deciderai di fare una qualunque tra queste tre cose, il senso dell'esistenza di queste pagine sarà compiuto: Tu avrai pienamente compreso a cosa servono, ed io sarò stato ripagato dall'impegno della loro realizzazione.