martedì 17 aprile 2007

OPERE D'INGEGNO 1

L'altro ieri sera, i principali telegiornali nazionali hanno più o meno diffusamente parlato del fatto che nell'ambito dell'Unione Europea, l'Italia è al primo posto per produzione e consumo di merci contraffatte.Questa è stata l'occasione per introdurre un'altra notizia, e cioè quella della distruzione in Cina di migliaia di CD e di libri contraffatti. Una simile presa di posizione da parte delle autorità cinesi sarebbe conseguente al fatto che la Cina è stata "rimproverata" di essere per il mondo intero ciò che l'Italia è per l'Unione Europea: il centro della contraffazione.


Già, ma cos'è la contraffazione? Non riuscivo a comprendere diversi aspetti della vicenda. Ero confuso.


Così, la prima cosa che ho pensato di fare è stato il cercare sul vocabolario (Zingarelli 2001) il verbo "contraffare". Il secondo significato è "Falsificare" una firma una scrittura un quadro d'autore, una moneta...



Da ciò che riporta il vocabolario sembrerebbe potersi arguire che l'atto della contraffazione è un illecito che porta dei vantaggi al falsificatore e degli svantaggi a colui che riceve ciò che viene falsificato. Se io falsifico un dipinto, delle monete, etc, ho un vantaggio nello spacciarli per veri. Colui che li riceve ha invece uno svantaggio, in quanto ritiene di aver ricevuto un oggetto autentico, di un determinato valore, mentre ne sta in realtà ricevendo uno falso, di valore inferiore.


La mia confusione è allora aumentata. L'affermazione che l'Italia possa essere al primo posto nella produzione di merci contraffatte può essere vera o falsa nei contenuti, ma ha comunque un senso: in Italia opera un grande numero di falsari.


Ma cosa mai vuol dire essere al primo posto nel "consumo"?!? Se chi riceve la merce contraffatta ha uno svantaggio, essere ai primi posti nel consumo di merci contraffatte significa essere i più deficienti d'Europa!


Quindi, secondo i giornalisti, la società italiana è attraversata da una profonda scissura, che la divide in due gruppi dalle caratteristiche assolutamente opposte. Da un lato vi sono abili falsari, primi in Europa nel contraffare le merci, e gran furbi in quanto ugualmente primi nel sistemarle. Dall'altro vi è un branco di idioti che si fa infinocchiare dai primi, consumando allegramente la loro fasulla produzione.


Devo dire onestamente che andando in giro per le strade non mi ero mai accorto dell'esistenza di una simile netta dicotomia. Mi era sembrato che vi fosse uno spettro continuo che spaziasse dai furbi agli stupidi, un altro dagli abili agli imbranati, un terzo dagli onesti ai disonesti. E che queste caratteristiche si intrecciassero abbondantemente dando luogo a tutte le possibili combinazioni. Ed invece, vai a scoprire...


Non ho creduto ai telegiornali. Ho studiato e ristudiato ed alla fine ho scoperto che in realtà i "consumatori" non sono stupidi che si fanno infinocchiare, ma persone che, deliberatamente, decidono di acquistare un oggetto falsificato. In pratica, masochisti, ho pensato. Perchè mai qualcuno dovrebbe acquistare un oggetto falso di sua spontanea volontà, quando può benissimo acquistare l'originale?


Qualcuno mi ha fatto notare che l'idiota sono io, in quanto è vero che si può acquistare l'originale, ma non "benissimo". Che nella fattispecie vuol dire "non allo stesso prezzo". Cioè, il consumatore compra di sua spontanea volontà la merce falsa, ma la paga molto meno che quella vera. Quindi, non è poi così idiota. E il falsario vende la merce falsa, ma non tenta di spacciarla per autentica, e non la vende allo stesso prezzi di quella autentica. Quindi non è poi così disonesto.




Così, finalmente tutto è sembrato tornare a posto, ed ho capito: c'è una forma di "commercio parallelo". Se uno vuole un oggetto di qualità, compra quello più caro. Se ne preferisce uno scadente, spende meno e ne ha uno scadente. Poichè in Italia molti preferiscono l'oggetto scadente, questo è un incentivo per la produzione. Se la domanda cresce, la produzione industriale adegua l'offerta alla domanda. E' una delle forme in cui si manifesta la legge della domanda e dell'offerta, che vige nelle società dei consumi.


Ricomincio a non capire cosa ci sia di tanto strano da doverne parlare nel corso dei telegiornali.
Ma mi hanno spiegato che no, non c'è tutta questa differenza tra l'oggetto autentico e quello contraffatto. Che forse sì, l'oggetto autentico è di qualità lievemente migliore, ma non vi è modo di apprezzare la differenza. Che forse è possibile che un capo di vestiario con su scritto D&G da due tizi il cui cognome comincia per D e per G possa durare dieci anni, mentre un'altro identico a vedersi, ma con D&G scritto da due che magari si chiamano Fumagalli e Macaluso ne durerebbe non più di cinque; però dopo un anno ambedue vanno buttati via comunque, perchè fuori moda.


Allora, è vero che i disonesti ci sono! Però, perchè si parla di disonesti riferendosi a quelli che vendono cose che costano poco, e non a quelli che si fregano un sacco di soldi per roba che dopo un anno verrà comunque gettata via?


Allora, finalmente ho capito! Il problema si chiama "marchio". Cioè, quello che viene venduto come vero o falso non è l'oggetto, è il marchio. Quando si paga per acquistare qualcosa "di marca", il valore dell'oggetto in sé è trascurabile. Se compro un paio di scarpe Nike, il prezzo che pago non è per le scarpe (che dopo sei mesi getterò via comunque), è la scritta "Nike". Mi vengono vendute a caro prezzo quattro lettere. Ed il bello è che il vocabolario me l'aveva anche detto ("una firma, una scrittura..."). E questo perchè, mi hanno spiegato, la cosa importante è l'dea, "l'opera di ingengno"; e non l'oggetto in sè.


Per tutti questi anni io avevo stupidamente creduto che fosse l'oggetto a dare valore al marchio. Pensavo che su una Ferrari ci fosse scritto "Ferrari" non perchè questo la rendesse migliore, ma perchè Enzo Ferrari intendeva solo sottolineare che l'autore di quella meraviglia era lui.


Dopo tanti anni ho capito invece che è il marchio a dare valore all'oggetto. E' possibile che la Nikon faccia fotocamere con le lenti dell'obiettivo in plastica, e che la Zenith faccia obiettivi di qualità eccelsa; però, quando entrerò in negozio per acquistare dirò "vorrei vedere delle Nikon" o "vorrei vedere delle economiche Zenith", e la qualità verrà menzionata solo nell'ambito dei rispettivi marchi.


Adesso, è tutto chiaro. No, mi correggo, quasi tutto. Non mi è chiaro il principio di fondo.
Se un tale che si chiama Louis Vuitton ha avuto l'idea di fabbricare delle borsette con su stampate una V ed una L (cosa che poi non è che sia tutta questa grande idea, ma più che altro una banalità. Si chiama Louis Vuitton e scrive V ed L. Già se avesse scritto, mettiamo H e C sarebbe stato più originale), questa è un'opera di ingegno un'idea originale e va protetta dalla legge. Ma se un altro vede che un tale fabbrica delle borsette vendendole un sacco di soldi solo perchè scrive VL, e si mette a farlo anche lui, non è ingegno anche questo? Non vi pare una buona idea? Perchè è un criminale?