sabato 30 giugno 2012

Ricostruzione del tracciato della ferrovia Palermo-Corleone-Burgio.Parte quinta: da Mezzojuso a Bifarera

L’Ipotetico Ciclista

E’ giunto il momento, Lettore, che Tu faccia conoscenza con l’Ipotetico Ciclista. L’Ipotetico Ciclista pratica il fuoristrada in mountain-bike come atleta amatoriale; ma saresti Tu, Lettore, ad essere fuoristrada se lo immaginassi come l’amatore tipico, che organizza le sue uscite in gruppo comprendendo, nell’itinerario, locali o altri esercizi commerciali presso i quali effettuare lunghe soste “gastronomiche”, con il preciso obiettivo di degustare le specialità locali, puntualmente documentate da minuzioso servizio fotografico. No, all’ipotetica epoca dei fatti (aprile 2011) l’Ipotetico Ciclista è un atleta che ha appena compiuto trent’anni, con un fisico straordinariamente vigoroso, una frequenza cardiaca a riposo di 45 battiti al minuto, e poderosi quadricipiti; questo gli consente di superare velocità di 30 km/h su sterrato, se il fondo è favorevole. Dotato di un’eccezionale resistenza alla fatica ed al dolore, e di una volontà ferrea, esce e si allena prevalentemente da solo, o al più, con un fedele amico, con dedizione e determinazione fuori dal comune. Lavora come designer presso una ditta palermitana, ma la sua passione è lo sport; ed è in particolare la mountain bike, sebbene è verosimile che le sue caratteristiche psicofisiche si sarebbero estrinsecate allo stesso modo qualunque tipo di attività sportiva avesse deciso di intraprendere. E da vero appassionato, spende non solo il suo tempo ed il suo fisico nel suo hobby sportivo, ma anche il suo denaro; cosicchè le sue notevoli qualità atletiche possano fare affidamento su un equipaggiamento quasi allo stato dell’arte. Tutto ciò che l’Ipotetico Ciclista adopera, dalla bicicletta alle barrette di alimentazione, passando per l’abbigliamento e l’elettronica, è quanto di meglio la tecnologia attuale sia in grado di offrire; l’Ipotetico Ciclista, sicuro di non venire tradito dalla sua attrezzatura così come lo è riguardo al suo fisico, prepara così meticolosamente le sue uscite, e giunge con determinazione all’obbiettivo che si prefigge.

L’Ipotetico Ciclista, nel febbraio del 2011, viene a conoscenza della realizzazione di una pista ciclabile sul tracciato dell’ex ferrovia Palermo-Corleone-San Carlo. Collegatosi al sito www.cartapaesaggio.sicilia.it, apprende come l’Azienda Autonoma Per l’Incremento Turistico di Palermo avesse avviato nel 2003 il “Progetto Conoscenza”, preliminare alla conversione in pista ciclabile di 20 km di linea compresi tra la stazione di Mezzojuso ed il ponte Drago, prima di Corleone, considerato “intervento pilota” per estendere la conversione anche ai tratti successivi della linea (“Relazione primo intervento pilota Godrano-Ficuzza.pdf” sul sito). Sempre sullo stesso sito legge la relazione descrittiva (“RELAZIONE_PROGETTO.pdf”) che riguarda la conversione della restante parte della linea, fino a San Carlo, e prende visione degli elaborati del processo esecutivo, liberamente accessibili sul sito. Impiega quindi qualche pomeriggio libero per eseguire confronti tra il tracciato segnato sulle tavole redatte nell’ambito del progetto e le fotografie satellitari disponibili su GoogleEarth, ed utilizza le fotografie della StreetView per avere un’idea di quale sia l’aspetto della pista ciclabile, almeno nei punti in cui decorre vicino alle strade, e quello di eventuali accessi alternativi per ricollegarsi ad essa in caso di imprevisti. Sebbene le fotografie satellitari delle zone interessate risalgano al 2006, consapevole del fatto che l’AAPIT si sia adoperata per “garantire, attraverso un approfondito studio dell’antica infrastruttura ferroviaria, un intervento che ne tutelasse il valore storico ed archeologico” (testuale, dalla “Relazione primo intervento pilota Godrano-Ficuzza”), pensa che a distanza di cinque anni la situazione del tracciato debba essere sovrapponibile, mentre la condizione non possa che essere notevolmente migliorata. Ritiene quindi di poter tranquillamente percorrere il tracciato da Mezzojuso a San Carlo, certo che l’impresa si rivelerà estremamente interessante anche dal punto di vista culturale, considerato che gli viene fornita la possibilità di osservare un reperto di archeologia industriale praticamente restaurato. Dopo aver calcolato le distanze, essersi documentato su quelle che erano le velocità massime concesse al treno (30 km orari per le locomotive a vapore), e tenendo conto del fatto che si muoverà su una pista ciclabile da poco realizzata ed aperta a tutti (quindi facile da percorrere anche per l’escursionista senza grandi capacità fisiche), pianifica di percorrere i 70 km tra Mezzojuso e San Carlo, spingendosi anzi fino a Burgio (il tracciato è ben visibile su GoogleEarth) e ritornare, in un massimo di tredici ore. Questo tempo è comprensivo anche di eventuali imprevisti (ad es. forature) e piccole soste, in quanto la media è comunque bassa per un atleta, circa 12 km/ora. Giunto a Burgio, deciderà quindi se ripercorrere a ritroso il tracciato, o ricorrere ad un percorso alternativo per ritornare verso casa.
La sera di venerdì 8 aprile l’equipaggiamento è pronto. L’amico che ogni tanto lo segue nelle sue attività passa a prenderlo alle 4.30 di sabato 9 aprile. Alle 6.04, mentre un leggero chiarore compare ad Est, sono già davanti il cancello della stazione di Mezzojuso; l’Ipotetico Ciclista è costretto a scavalcare l’estremità della recinzione della stazione, indi prende la bici che gli porge l’amico dalla sommità del muro di contenimento che sta tra la base del terrapieno e la strada. Inizia a salire, bici in spalla, il terrapieno, sull’erba alta, alla luce della lampada a LED; una volta raggiunto il tracciato, fa un cenno all’amico, il quale risale in auto e si allontana nella semioscurità.
Alla luce dell’illuminatore, le condizioni del tracciato non sembrano quelle di un percorso facile; anzi, non sembrano nemmeno un percorso. L’erba è alta, ed il tracciato è appena distinguibile come una zona pianeggiante sul fianco del terrapieno. Vi sono dislivelli notevoli lungo il percorso, ed il loro superamento è reso ancora più arduo dal fatto che sono mascherati dall’erba e dall’oscurità. Dopo qualche centinaio di metri percorsi con i piedi più che con i pedali, l’Ipotetico Ciclista raggiunge un ponte, subito dopo il quale il tracciato è parzialmente crollato. Superato il crollo, il fondo diviene meno impervio, e consente una guida più agevole per qualche centinaio di metri, fin quando una frana sbarra il percorso all’Ipotetico Ciclista. Oltre la frana vi è una recinzione, con un basso cancello in metallo di cui la frana ha divelto i fermi. L’Ipotetico Ciclista lascia la bici e raggiunge il cancelletto a piedi; non vi è la benché minima traccia di un qualunque percorso oltre di esso. Ritorna verso la bicicletta, per ripercorrere a ritroso il percorso fin qui seguito. Giunto, non senza difficoltà, al muro di contenimento del terrapieno, in prossimità del cancello della stazione di Mezzojuso, è costretto a lasciar cadere la bicicletta dall’alto prima di superare la recinzione; quando è di nuovo sulla strada, l’orologio segna le 6.49.
A questo punto, non gli resta che seguire uno dei percorsi alternativi che aveva individuato e memorizzato, per raggiungere il tracciato in un punto diverso qualora si fosse presentato qualche imprevisto. Torna indietro verso Villafrati, e giunto poco oltre la stazione, imbocca la strada che sale verso Cefalà Diana. La salita è a tratti ripida e faticosa fino al paese, superato il quale la pendenza si riduce. L’Ipotetico Ciclista riconosce una costruzione in legno, vista sulle StreetView di GoogleEarth, posta in corrispondenza di una strada sterrata che scende verso il fondo valle, a sinistra; imbocca con sicurezza la strada in discesa, e dopo un paio di centinaia di metri si ritrova ad incrociare il tracciato. Lo imbocca, verso destra, e si dirige verso Godrano; l’orologio segna le 7.34. E’ in ritardo di un’ora e mezza sulla tabella di marcia, ma gli imprevisti erano in qualche modo preventivati. Qui il fondo è agevole, e consente velocità maggiori. Alle 7.36 l’Ipotetico Ciclista passa in prossimità di una casa rurale; lì, il percorso sembra inusuale per un tracciato ferroviario, che esegue una stretta “S” verso sinistra; ma poco più avanti sono presenti i segnali “ATTENTI AL TRENO!” che mostrano inequivocabilmente come il percorso sia quello corretto. Alle 7.41, l’Ipotetico Ciclista si trova davanti la stazione di Godrano, insieme ad un paio di cani con atteggiamento aggressivo; superati sia l’una, sia gli altri, imbocca il tratto che si dirige verso Ficuzza. Il percorso è in salita, anche se non particolarmente ripido; la salita termina praticamente all’interno di una galleria, all’uscita della quale inizia una discesa. Dopo un paio di chilometri, l’Ipotetico Ciclista incrocia un runner, che trotterella lentamente in direzione opposta, in salita; la sua presenza gli segnala che deve essere relativamente vicino alla stazione di Ficuzza. Quando la pendenza si riduce, dopo un paio di curve gli compaiono davanti la torre del rifornitore e, dietro, la stazione. Nel punto in cui il binario si sarebbe trovato davanti all’edificio, vi è una struttura a giorno, realizzata nell’ambito della ristrutturazione dell’”Antica Stazione”, adesso sede di un agriturismo; l’Ipotetico Ciclista è costretto a salire verso la strada, a sinistra, per aggirare la stazione. Un paio di centinaia di metri più avanti la strada incrocia il tracciato; un cartello segnala l’esecuzione dei lavori per la conversione in pista ciclabile. L’Ipotetico Ciclista lo imbocca; il fondo non è cattivo, ed insieme alla discesa consentirebbe velocità notevoli, ma l’erba alta rappresenta un ostacolo non indifferente. Quando, dopo circa 1400 metri, riesce a vedere sotto di sé, a destra la statale 118, e vede stagliarsi davanti a sé il profilo di un impianto industriale abbandonato, l’Ipotetico Ciclista sa che dietro quest’ultimo potrà finalmente vedere l’edificio della fermata Bifarera, a quindici chilometri e mezzo dalla stazione di Mezzojuso; l’orologio segna le 8,03


Subito dopo la stazione di Mezzojuso, il tracciato corre inizialmente su un terrapieno adiacente alla provinciale 55bis, ed infatti il cancello che impedisce l’accesso alla stazione si apre proprio su questa. Subito dopo il cancello, il terrapieno è separato dalla strada da un alto muro di contenimento in cemento; superarlo sarebbe agevole se non avessero prolungato la recinzione del terreno che circonda la stazione, probabilmente proprio allo scopo di rendere difficile l’accesso al tracciato. Da quel punto, tracciato e provinciale divergono; è comunque possibile salire sul muro, o raggiungere il tracciato più avanti, salendo sul fianco della collina. A 590 m dalla stazione di Mezzojuso vi è il ponte Scorciavacche


ciò che resta del tracciato tra la stazione ed il ponte è, attualmente, poco più di un abbozzo di sentiero, una pista in piano scavata sul fianco della collina


Sono presenti i ruderi di due sottovia, ed i resti di un muro di controripa, ma tutto sommato, tra l’erba ed il fondo estremamente sconnesso, il tracciato può essere percorso con relativa facilità solo a piedi. E’ possibile prendere visione di alcune riprese presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, e risalenti a qualche anno addietro, in cui il tracciato in questa zona è addirittura percorribile in automobile, ma le condizioni attuali sono molto diverse da quelle visibili nei filmati. Il ponte è in buone condizioni

dopo di esso vi è un crollo parziale, ma più avanti lo stato è migliore, con residui dei muri delle fosse di guardia


Dopo circa 500 metri il tracciato è interessato da uno smottamento avvenuto poco più di due anni fa, che ha interrotto anche una strada di accesso ad una casa che si trova un po’ più in alto


Dopo di essa, ogni struttura relativa alla linea risulta completamente cancellata per 400 metri circa. Nei filmati presenti sul sito vi sono delle riprese che vorrebbero attribuire la distruzione del tracciato all’opera dell’uomo, ma in realtà anche questa zona venne interessata da uno smottamento di dimensioni notevoli che seppellì ciò che restava della linea. Più avanti le strutture tornano a farsi visibili; vi è una piazzola in corrispondenza della quale si trovava una garitta, al posto della quale restano adesso solo pietre


Sempre nei filmati già citati, da qui il tracciato veniva percorso in auto praticamente fino alla stazione di Godrano. Adesso, invece, poco più avanti esso è stato recintato ed inglobato nei terreni circostanti; solo un avvallamento nel terreno e ciò che resta di un sottovia


testimoniano la presenza, una volta, della linea in questo tratto. Ed è verosimile che tra qualche anno non vi sarà neanche questo. Più avanti ancora, le recinzioni invece delimitano il tracciato, per quanto l’accesso sia comunque stato limitato da steccati mobili


qui si trovano ancora alcuni segnali posti in corrispondenza dei passaggi a livello



Oltre questa zona (i segmenti in cattive condizioni o chiusi o non più esistenti dalla stazione di Mezzojuso a qui interessano due chilometri), il tracciato diviene una strada sterrata percorribile


raggiungibile dalla SP26, che da Villafrati conduce a Cefalà Diana. Lungo questo tratto, secondo gli elaborati presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, dovrebbero essere presenti segnali di passaggio a livello, ma nulla di ciò si rileva fino al km 38+330. In quel tratto vi è un errore sulle mappe presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it: il tracciato in realtà passava tra le due costruzioni e non a Sud di esse


Ciò è facilmente verificabile sulle mappe IGM messe a disposizione dal GeoPortale Nazionale


ma sarebbe comunque stato deducibile dalla posizione dei segnali di passaggio a livello, i cui sostegni sono ancora presenti


Essi si trovano ai bordi della strada, che quindi anche allora doveva essere una strada carrabile, e non la linea ferrata (i segnali di passaggio a livello stanno sulle strade carrabili a segnalare, appunto, l’intersezione con una strada ferrata). In corrispondenza del passaggio a livello vi era una garitta della quale nulla è rimasto.

Più avanti, attraversata appunto la carrabile in corrispondenza del passaggio a livello, il tracciato continua verso la stazione di Godrano. Si incontrano altri segnali di passaggio a livello, alcuni dei quali in ottimo stato



Vi sono diversi sottovia, dei ponticelli, ed i muri di controripa sulle fosse di guardia; al km 39 è ancora presente la relativa pietra miliare


La stazione di Godrano, al km 39+86, è delle stesse dimensioni di quella di Baucina/Ciminna, ma in uno stato migliore di quest’ultima


anche gli edifici di servizio e le recinzioni esterne sono parzialmente presenti


Poco prima della stazione, sulla destra, è visibile ciò che resta di un indicatore di scambio. Subito dopo la stazione esisteva un passaggio a livello, oltrepassato il quale si imbocca il tratto che conduce alla stazione di Ficuzza, uno dei più suggestivi della linea; un altro passaggio a livello è visibile più avanti, al km 40+24, dove sono ancora presenti i relativi segnali, sebbene in cattivo stato




Circa 400 m dopo il P.L. vi sono ancora ruderi di una garitta (garitta24.jpg). Dopo una serie di curve e di passaggi in trincea si giunge alla galleria Roccazzo (km 41,47), molto breve, direttamente scavata nella roccia, e priva di portali e rivestimenti interni


Poco dopo, si notano ancora residui della massicciata. Ancora più avanti, l’elaborato del progetto conoscenza segnala resti di semaforo, ma attualmente sembra non esserci più nulla.


Il percorso procede in salita fino alla galleria Portella di Cervo


in corrispondenza della quale inizia il tratto in discesa verso la stazione di Ficuzza


La galleria è percorribile con facilità anche perché il fondo è stato totalmente rifatto. Subito prima e subito dopo la galleria dovevano essere presenti due garitte; tutto ciò che è attualmente possibile rilevare è la presenza di grossi sassi dove avrebbe dovuto esserci la seconda delle due. Il portale dell’imbocco lato Ficuzza ed i relativi muri di contenimento sono in cattive condizioni. Lungo tutto il tragitto si possono vedere diversi sottovia per deflusso delle acque; è presente anche la miliare del chilometro 43


Il percorso continua in mezzo al bosco, descrivendo una serie di curve; all’incirca al chilometro 43,30 è visibile sulla sinistra un imponente muro di contenimento, decorato con degli archi


Continuando a scendere si incontrano un falso ponte ed una garitta, in uno stato migliore delle altre


vi è anche un segnale di passaggio a livello in ottime condizioni. In questo tratto, anche i muri di controripa, i sottovia ed i ponticelli appaiono in condizioni migliori.
Ancora più avanti si vede sulla sinistra una grande vasca, segnata sulla documentazione del "Progetto conoscenza" come “vasca del rifornitore” (qui come "cisterna") anche se il rifornitore è ancora relativamente distante.


Oltre di essa, prima di arrivare alla stazione, è ancora visibile un indicatore di scambio; poco dopo, ci si trova davanti la torre del rifornitore e subito dietro la stazione


Questa appare diversa dalle altre stazioni presenti lungo la linea; è molto più grande, architettonicamente differente


ed apparentemente priva degli edifici di servizio. Sul sito dell'associazione "TRENODOC" è menzionata una variazione eseguita negli anni '30; questa foto


che si ritrova con facilità sul Web ne mostra probabilmente l'aspetto originario, comune a quello delle altre stazioni della linea. E’ stata ristrutturata nel 2002 per essere adibita a struttura turistico-alberghiera. Dovrebbe essere stata concessa in comodato d’uso ai gestori dell’esercizio, ma pare che il comune di Monreale, nel cui territorio essa ricade, l’abbia messa in vendita nel 2010.
Seguire il tracciato in corrispondenza della stazione implicherebbe il passaggio all’interno delle aree pertinenti all’esercizio commerciale. Poco prima della torre del rifornitore vi è un sentiero che sale sulla sinistra sboccando nella strada soprastante, seguendo la quale per qualche centinaio di metri si incrocia nuovamente il tracciato, e si può procedere a ritroso fino al lato opposto della stazione. All’imbocco del tracciato sono presenti i cartelli di transito riservato (a pedoni, cavalli e biciclette), e questo è il primo accesso, provenendo da Palermo, in corrispondenza del quale si incontrano. Il tratto tra essi è la stazione è comunque in pessimo stato, una specie di discarica di rifiuti di ogni genere


compreso quelli derivanti dalla ristrutturazione della stazione. All’incrocio della strada con il tracciato era presente un passaggio a livello, con relativo casello, che sarebbe ancora esistente; lo stile della costruzione appare comunque marcatamente difforme da quello delle altre presenti lungo la linea


Non è chiaro se ciò segua quanto già visto per la stazione di Ficuzza, o se l’edificio sia in effetti più nuovo, costruito sull’area del casello originale. Oltre il passaggio a livello, su un cartello vi sono le informazioni relative al progetto di conversione del tracciato ferroviario in pista ciclabile; inizia qui l’ultimo tratto prima della fermata Bifarera


Il fondo è irregolare e l’erba è a tratti più alta alta. Il tracciato è in discesa prima più ripida, e poi appena accennata, e si dirige verso la statale 118. Una volta ricongiuntosi, lateralmente, ad esso, si dirige, parallelamente alla strada, verso Ovest, passando dinanzi un impianto industriale (forse un ex oleificio)


in disuso per giungere alla fermata Bifarera.


mercoledì 27 giugno 2012

Ricostruzione del tracciato della ferrovia Palermo-Corleone-Burgio.Parte quarta: da Bolognetta a Mezzojuso

Anche per ciò che riguarda la stazione di Bolognetta ho letto da qualche parte che sarebbe stata adibita ad altro uso; ma anche per essa vale quanto detto a proposito della stazione di Misilmeri: non esiste più da tempo.Il piazzale e la stazione si trovavano alla sinistra di questo cancello


Ubicazione della stazione e dimensioni del piazzale erano grossolanamente quelle mostrate in figura

ma dalle foto in mio possesso non vi è modo di dedurre l’aspetto della prima; ovviamente, l'edificio attualmente visibile sorge al posto della stazione, ma non ha nulla a che vedere con questa.
A poco più di 130 metri dalla stazione, il treno entrava in galleria; ed anche questa non esiste più. Era lunga poco meno di duecento metri; l’imbocco Nord si trovava in corrispondenza del terrapieno sul quale attualmente insiste lo svincolo, tra questo edificio e la stazione dei carabinieri


L’imbocco Sud, dalla parte opposta del terrapieno, era subito sotto la statale, poco dopo il ponte che la attraversa



L’imbocco Sud venne probabilmente chiuso proprio durante l’esecuzione dei lavori della statale; l’eliminazione totale della galleria è forse avvenuta, invece, durante il rifacimento dello svincolo, in quanto sulle carte IGM lo sbocco Nord è ancora dato come esistente.
Ed è proprio la realizzazione della statale da Bolognetta a Villafrati ad aver spazzato via la quasi totalità delle strutture della linea, rendendo difficoltoso persino il farsi un’idea di quale fosse il percorso del tracciato.
Anche a questo tratto della statale 121 si fa comunemente riferimento come “Palermo-Agrigento”, ma la denominazione ufficiale è “catanese”, poiché questo percorso ha colle-gato Palermo e Catania da migliaia di anni (strada dei tre valli e poi regia trazzera, ma ad-dirittura presente con percorso molto simile già nella Sicilia greca); la deviazione verso Agrigento venne successivamente, in epoche più recenti.
La statale era quindi preesistente alla costruzione della ferrovia, e ciò renderebbe poco comprensibile come essa possa essere stata la causa della demolizione delle strutture di quest’ultima.
Occorre tenere presente che il vantaggio delle ferrovie a scartamento ridotto era quello di poter adeguarsi all’orografia e alla morfologia del territorio riducendo quindi il numero di viadotti e di gallerie necessari; ciò era permesso dai maggiori raggi di curvatura consentiti, con la possibilità di costruire tracciati più tortuosi, ma che aggiravano gli ostacoli naturali. Ovviamente il percorso da seguire era scelto in modo da minimizzare la presenza di tali ostacoli, ed a tale principio si uniformava anche il tratto da Bolognetta a Villafrati. Una volta chiusa la linea si è sfruttato il percorso di questa per rifare il tratto di statale tra i due paesi, “declassando” quello preesistente, più tortuoso, a strada provinciale. La statale si serve di qualche viadotto ed ha un andamento più lineare, mentre il percorso della la linea ferrata, più sinuoso, si adattava maggiormente alla morfologia del terreno; così la nuova strada si è sovrapposta quasi esattamente al tracciato, il cui percorso si trovava talvolta più ad Est, talaltra più ad Ovest rispetto a quello della statale, tagliandone le curve. Ma anche i segmenti che si trovavano relativamente distanti dalla sede stradale sono andati distrutti, con sporadiche eccezioni.

Nel seguito, cercherò di descrivere quello che era il percorso della linea, ed i suoi rapporti con l’attuale statale; ma in questo mi aiuterò con le fotografie satellitari di GoogleEarth sulle quali l’ho segnato in colori diversi. In rosso, i segmenti in cui la statale o strutture ad essa pertinenti si sovrappongono al tracciato. In giallo, le parti per le quali non vi è sovrapposizione, ma delle quali non rimane comunque traccia. I tratti in verde indicano quei segmenti in corrispondenza dei quali è ancora visibile qualche struttura relativa alla linea. Probabilmente, a causa del rapido degrado cui le strutture vanno incontro, ad un'eventuale revisione delle mappe tra qualche anno conseguirebbe il cambiamento di colore dei segmenti verdi in giallo; la situazione descritta è relativa allo stato in cui si trovavano strutture fino all'aprile 2012.
All’uscita della galleria, il tracciato descriveva una curva con la convessità ad Est dirigendosi verso Sud, per poi decorrere parallelamente alla strada


fino a poco prima dell'attuale galleria artificiale, dove descriveva ancora una curva con convessità ad Est


intercettando il tornante dello svincolo; qui


vi era un passaggio a livello


Dopo il passaggio a livello curvava leggermente verso Ovest giungendo sul versante opposto della statale, dove descriveva una curva con convessità ad Ovest, all’interno di quello che adesso è un terreno privato, per allinearsi con il ponte ancora esistente e visibile ad Ovest dello svincolo


Attraversava quindi diagonalmente l’asse della statale, descrivendo ancora una curva con convessità ad Est, all’interno dei terreni sui quali sorgono le abitazioni prima della fabbrica di calcestruzzo; poi si allineava con l’asse stradale per spostarsi di nuovo ad Est decorrendo sul terrapieno adiacente alla strada. Scendeva di nuovo verso la strada per raggiungerla in corrispondenza della curva. Da quel punto seguiva ancora l’andamento dell’asse stradale, tagliandolo ancora diagonalmente in corrispondenza della piazzola di sosta


Dal ponte in corrispondenza dello svincolo fino a questo punto, praticamente nulla è rimasto; dalla morfologia del terrapieno si intuisce quale fosse il percorso del tracciato a quel livello. Il sentiero visibile all'esterno della curva corrisponderebbe a quello che era l'andamento della linea


ma dubito che si tratti realmente di vestigia del tracciato


Dopo aver attraversato la statale, il tracciato descriveva una curva nei campi che si trovano a SudOvest della strada, per poi ritornare su di essa in corrispondenza dell’estremità della seconda piazzola. Il percorso descritto dal tracciato tra i campi è ancora rilevabile, in parte sotto forma di sentiero campestre

è presente anche un ponticello


la cui struttura è però stata integrata per evitare il crollo delle parti laterali.
Da questo punto in avanti, la statale è praticamente sovrapposta al tracciato, fino al terrapieno ove attualmente sono presenti i rottami di un distributore di carburante; quello è il luogo ove si trovava la fermata di Mulinazzo, a 26650 metri da Sant'Erasmo


Non ho idea dell’aspetto che potesse avere la stazione; è appena visibile sulla foto in mio possesso, ed ha dimensioni compatibili con quelle degli edifici delle fermate o delle cantoniere a due piani. Dopo la fermata il tracciato tagliava diagonalmente la statale e si portava sul versante opposto, seguendo il contorno del terrapieno sul quale si trova il deposito dell’ANAS che si vede poco più avanti, prima dell’uscita per Tumminia



Oltre quel punto, il percorso coincide in linea di massima con la strada statale per circa 2500m


sebbene frequentemente si discosti leggermente dall’esatta direzione di questa descrivendo diverse sinuosità, e ciò fino alla stazione di Baucina (km 29+438)


Questa è ancora presente, sebbene in cattive condizioni, ed è a due piani con tre luci al piano terreno, e tre al primo


Qualche tempo fa erano presenti anche gli edifici di servizio, che furono eliminati quando vene realizzato il nuovo svincolo per Baucina/Ciminna; la costruzione dello svincolo alterò profondamente anche il terreno circostante, come è possibile desumere dal fatto che le soglie degli ingressi della stazione si trova-no diverse decine di centimetri al di sotto del piano stradale


Il tracciato continuava dalla parte opposta attraversando una delle rampe dello svincolo e risalendo verso la statale all’interno di terreni attualmente recintati. All’interno di essi dovrebbe ancora essere presente un ponticello, ed è possibile individuare il tracciato dalla rampa d’accesso allo svincolo


Da questo punto, il tracciato prima si porta ad Ovest e poi nuovamente ad Est della statale, affiancandola per un tratto rettilineo. Qui sono ancora visibili parti del rilevato per una lunghezza di 150m circa


ed il terreno adiacente è recintato con traversine ferroviarie


il punto esatto in cui inizia tale tratto è individuabile con facilità in quanto si trova in corrispondenza di un cartello con su scritto CON. MANCUSO TEN. PARADISO LOC. VILLAFRATI
Da questo punto in avanti, la statale si sovrappone ancora al tracciato, eccetto che in due tratti in corrispondenza dei quali quest’ultimo si sarebbe trovato ad Ovest della strada


ma non è più visibile alcuna struttura riferibile alla presenza della linea ferrata.


In corrispondenza del secondo dei due tratti la linea curvava verso Est attraversando la statale e dirigendosi verso l’imbocco della strada verso Baucina-Ciminna. La prima traversa di questa, che conduce in contrada Giardinello, è il tracciato ferroviario, che risulta percorribile per qualche centinaio di metri



vi è anche un ponte, sulle cornici di coronamento del quale sono ancora presenti le spallette in metallo


Più avanti, il tracciato è interrotto ancora una volta dalla statale. Questa non è esattamente sovrapposta al percorso della linea, ma i lavori eseguiti per realizzarla hanno comunque interferito distruttivamente con la strada ferrata


Poco più avanti, adiacente al guard-rail, vi è un ponte semisepolto


ma peraltro in perfette condizioni, percorribile a piedi



In questo tratto il tracciato continua a trovarsi a Sud della statale; più avanti sono visibili residui del rilevato


e poi un sottovia per il deflusso delle acque


Il tracciato penetra quindi in un terreno recintato, indi segue una larga “S” portandosi a Nord della statale e poi nuovamente a Sud. Il segmento a Nord è stato inglobato nel terreno che circonda un’abitazione, come stradina sterrata


quando ritorna nuovamente a Sud ne sono ancora visibili le tracce per qualche decina di metri


e successivamente risulta cancellato dal piazzale antistante un esercizio commerciale. Dopo questo, il percorso di esso si identifica con la strada di accesso alla statale stessa

in fondo alla quale si trova la stazione di Villafrati (km 33+470)


Questa è delle stesse dimensioni di quelle di Villabate o di Baucina; è stata ristrutturata ed attualmente è la sede del comando della polizia municipale


Ciò si riferisce comunque all’edificio passeggeri; la costruzione adiacente non sembra essere l’originale magazzino merci, e l’unica altra struttura esistente è probabilmente ciò che resta della torre del rifornitore.
Poco oltre la stazione vi è un incrocio, e la strada termina a tale livello; oltre di esso, il tracciato continuava in corrispondenza del cancello di accesso ad un’abitazione, attraversando il terreno che la circonda


Dalla parte opposta, decorreva all’interno di un campo nel quale è visibile ancora qualche struttura


per poi identificarsi con la strada di accesso a Villafrati dallo svincolo successivo della statale





Oltre la statale il tracciato è identificabile come strada sterrata


percorribile fino ad un incrocio, in corrispondenza del quale vi era un passaggio a livello (km 34+646), oltre il quale continua come strada di accesso alla stazione di Mezzojuso


Questa, al km 34+930, è più piccola di quella di Villafrati, di dimensioni analoghe a quella di Misilmeri


Gli edifici di servizio sono praticamente tutti presenti, compreso quello dei servizi igienici esterni


ed altri edifici sono stati aggiunti; il complesso è ristrutturato, e chiuso da cancelli elettrici, sia all’imbocco dal lato Villafrati , sia allo sbocco in direzione opposta


Oltre il cancello di uscita verso Godrano, ha inizio quella parte di tracciato che non è stato oggetto di distruzione totale. Da questo punto in poi, Lettore, l’immaginazione potrà cedere il passo alle immagini; ma anche questo, probabilmente, Ti riserverà delle sorprese.