giovedì 21 marzo 2013

LA VIA DEI BORGHI.12: La quinta fase dei borghi rurali siciliani. BORGO ANTONIO BONSIGNORE


Borgo Bonsignore: precursore dei tempi

Per due volte, con la pistola in pugno, al grido di "Savoia", si slanciava, primo fra tutti, all'assalto di fortissimi trinceramenti, infliggendo notevoli perdite al nemico e costringendolo a ripiegare. Ferito gravemente ad un fianco, raccoglieva tutte le sue forze per sostenersi, trascinarsi e non cadere e, rifiutando ogni soccorso, continuava a guidare e ad incitare i suoi carabinieri finché, colpito in fronte, rimaneva fulminato mentre la sua centuria invadeva le posizioni nemiche. Primo nell'assalto e primo nella morte, esponendosi volontariamente all'estremo sacrificio, dette col suo mirabile esempio, eroico impulso a tutti i carabinieri della banda, determinando in essi una gara di eroismi individuali. Raro e mirabile esempio di alte virtù militari.”

Sebbene nella documentazione dell’ECLS il “guidare” sia divenuto “gridare”
 
 
Antonio Bonsignore fu probabilmente un vero eroe, almeno nella situazione contingente, senza estendere il giudizio positivo implicito in questa affermazione anche al contesto nel quale egli agiva, e cioè la guerra. Che rimane sempre deprecabile quando è l’espressione di  un attacco ad un paese sovrano, ed un evento comunque negativo anche quando è la necessaria risposta ad un attacco.
 
Le azioni individuali nei contesti negativi possono però assumere connotazioni positive, tanto positive da essere riconosciute a distanza di tempo. Non solo intitolando un borgo cinque anni dopo
 
 
ma anche confermando un tale riconoscimento ben sessantotto anni dopo
 

Intendo sottolineare qui che il capitano Bonsignore era nato ad Agrigento, e costituiva quindi uno dei possibili candidati tra i quali scegliere il nome da assegnare ad una “città nuova” in quella provincia; ma diversamente a quanto accadrà ad altre figure, che pure hanno dato il nome ad altri borghi ECLS,  continuerà ad essere ricordato a distanza di oltre mezzo secolo.

Nella scheda preparata dall’ESA per “La Via dei Borghi” si legge che il borgo fu costruito negli anni 1937-1938, mentre Joshua Samuels localizza cronologicamente l’edificazione nell’anno 1941.

In realtà, la richiesta della concessione all’inizio dei lavori al Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste a firma di Nallo Mazzocchi Alemanni reca la data del 12 gennaio 1940, e fa riferimento ad un progetto del 2 dicembre 1939, con un importo da finanziare pari a £ 1 303 505,10.
 

Il luogo originariamente scelto per l’edificazione del borgo si rivelò, ad un’analisi successiva, troppo vicino al mare; venne così spostato su una collinetta più distante, in località Santo Pietro, costringendo a rivedere i progetti per il rifornimento idrico, nonché alla realizzazione di adeguate fasce frangivento.

Ciononostante, circa un terzo dell’area del cerchio di influenza è costituita dalla superficie del mare, situazione abbastanza inusuale per un borgo rurale


Lo spostamento richiese una revisione della spesa sia per i lavori aggiuntivi occorrenti per gli spostamenti di terra alla sommità della collinetta, sia per quelli relativi alla maggior lunghezza della strada d’accesso e delle condutture degli impianti idrico e fognario.

Il terreno sul quale fu poi edificato il borgo era in gran parte di proprietà dell’Ospedale Civico di Sciacca, al quale fu espropriato per la cifra di £ 752 999, oltre le £ 677 689 dovute per l’occupazione temporanea; una cifra inferiore (£ 121 149) fu pagata anche ad un secondo proprietario espropriato.

Il borgo fu costruito dall’impresa Ferrobeton. Nella scheda ESA, è classificato di tipo “A”, ma tale classificazione non era in uso ai tempi di Borgo Bonsignore. Facendo riferimento alla classificazione ERAS, sarebbe un borgo di tipo “B”.

Borgo Bonsignore presenta alcune caratteristiche leggermente atipiche rispetto agli altri borghi di questa “prima serie ECLS”. Non saprei se ciò è conseguenza della variazione dell’ubicazione originariamente designata, da quella effettiva, o da qualche altra causa.

Il progetto originario è dell’ architetto ing. Donato Mendolia, non esattamente un “giovane professionista”, ma di Agrigento come Bonsignore, in ossequio al principio secondo il quale ognuno degli otto borghi avrebbe dovuto avere un forte legame con il territorio sul quale sorgeva.


Si sviluppa sempre su una piazza quadrata, ai margini della quale si trovano a Nord scuola e Casa del Fascio, ad Est botteghe artigiane ed uffici dell’Ente, a Sud trattoria e rivendita, collettoria postale e caserma dei Carabinieri e ad Ovest chiesa e dispensario medico.
 

Il sistema viario, sulla planimetria originale, risultava leggermente più complesso rispetto a quello di borgo Schirò, con una strada di accesso, e due strade ortogonali a queste che avrebbero attraversato la piazza.

Probabilmente allo spostamento del luogo conseguì, oltre che una diversa orientazione della piazza, anche una variazione degli assi viari. Attualmente non esistono le strade indicate con “alla marina” ed “al bevaio” sulla planimetria originale; vi è invece una strada di accesso diretta ed un'altra che risulta tangenziale al borgo, a Nord; le parti più esterne del piazzale su quale si trova il borgo costituiscono una strada perimetrale lungo la quale si trovano diversi accessi alla piazza centrale.


La strada di accesso principale rimane comunque quella designata dall’architetto Mendolia, e cioè quella che da Nord risale il versante della collinetta, curvando ad Ovest subito prima dell’ingresso al borgo. All’imbocco della strada, ai piedi della collina si trova, come di solito, l’abbeveratoio.


L’impatto visivo all’ingresso qui è affidato alla torre littoria, che sorge ad Ovest in corrispondenza dell’asse stradale; questo, come per Borgo Schirò, è reso più efficace dal fatto che l’accesso è in salita e la torre risulta visibile, ad un livello più elevato, già da una certa distanza


Il primo edificio sulla destra, lungo la strada d’ingresso, è la trattoria/rivendita, che si articola su tre volumi diversi, circondati da una tettoia sorretta da pilastrini in mattoni.

 
Tra questa e l’edificio sede degli uffici dell’Ente vi è una delle strade di accesso alla piazza
 

La sede dell’Ente consiste in una costruzione su due elevazioni, con un piccolo porticato costituito da pilastri e piattabanda, ed un terrazzino sovrastante


Di seguito, lungo il limite Nord della piazza, si trovano le botteghe artigiane


Anch’esse presentano un porticato, ma ad archi a sesto ribassato


E sempre di porticato, ma costituito da archi a tutto sesto, è dotata anche la delegazione podestarile
 

raccordata alle botteghe artigiane  da un grande arco, in corrispondenza del quale vi è un altro accesso dalla strada perimetrale

 
La delegazione podestarile costituisce parte della quinta ovest della piazza. Da essa, verso la piazza, si stacca la torre littoria, la quale funge, oltre che da arengario, anche da torre dell’acqua: al suo interno, infatti è alloggiato il serbatoio dell’acqua potabile. Questo è evidentemente posto al di sopra dell’arengario, ma non ho idea di quale ne sia l’esatta situazione
 

Tra la delegazione podestarile e la scuola, sempre lungo il margine Ovest, vi è un altro accesso alla piazza, ed un altro ancora si trova tra il margine Ovest e quello Sud


mentre nel progetto originario questo avrebbe costituito l’imbocco della strada che conduceva al bevaio, qui invece costituisce un raccordo interno, tra la piazza principale ed il piazzale Ovest


Anche all’ingresso della scuola vi è un porticato


così sul prospetto del dispensario medico, che sorge al margine Sud della piazza


A lato di questo vi sono canonica e chiesa; oltre quest’ultima vi sarebbe stato l’imbocco della strada, qui inesistente, che avrebbe condotto “alla marina”


Il margine Sud della piazza è occupato, oltre che dal fianco della chiesa, dalla collettoria postale e dalla caserma dei carabinieri, che viene così a trovarsi di fronte alla trattoria


La Accascina definiscr Borgo Bonsignore “di una modernità che non urta con la tradizione” e ne considera il “deciso orientamento  verso il linguaggio architettonico moderno”. Probabilmente tali espressioni si adattano meglio alla stile della collettoria postale


ma sempre come per borgo Schirò, anche per borgo Bonsignore l’effetto globale era metafisico. O almeno questa è l’impressione che se ne può ricavare guardando le immagini risalenti all’epoca della sua costruzione


Ma anche in questo caso, Lettore, non potrai cogliere l’effetto visitando il borgo adesso, perché anche qui l’intervento del tempo e degli uomini ha contribuito a farlo venir meno.

Borgo Bonsignore ha infatti subito almeno tre interventi di manutenzione straordinaria, il primo per riparare i danni bellici, il secondo per sostituire la struttura in legno dei solai,il terzo per ripristinare gli edifici.
 
Anche per Borgo Bonsignore era previsto un ampliamento, mai realizzato; ma questo era stato pianificato molto più tardi, rispetto a quello di Borgo Schirò, in epoca ERAS. Prevedeva un ambulatorio veterinario, l’ampliamento della casa sanitaria, ed un fabbricato con quattro alloggi.
 
 
L’ampliamento restò allo stato di progetto; gli edifici in planimetria non vennero mai realizzati.

Nessun ampliamento era invece stato prevista ai tempi dell’ECLS, né varianti che si opponessero alla ferrea regola dell’isolamento dei contadini. E questo perché, con ogni probabilità, non ve ne era la necessità; la regola sembra fosse già stata aggirata in fase di realizzazione.

Infatti, sebbene formalmente Borgo Bonsignore fosse un centro servizi, come gli altri, sostanzialmente era un borgo misto. Lungo quella che adesso è la strada tangenziale ad Ovest, furono infatti costruite 16 case coloniche

 
poco più distanti di tradizionali villette a schiera, realizzando, di fatto una struttura residenziale.

Probabilmente la possibilità venne offerta dal fatto che l’ECLS aveva preventivato che inizialmente l’appoderamento e la costruzione delle case coloniche avvenisse lungo le strade esistenti di bonifica, e solo successivamente si sarebbe estesa alle maglie interne. Ma Borgo Bonsignore si trova su una minuscola collinetta, ed i poderi sono in massima parte più a valle; non era possibile che ognuna delle case, a distanza di 50 m da quelle vicine fosse ai margini del proprio podere. L’effetto che si ottenne fu, anche dal punto di vista visivo, quello di un centro abitato nel quale convivevano edifici di servizi e costruzioni residenziali
 

la similitudine con i borghi dell’Agro Pontino è evidente


Adesso, le case rimaste sono pochissime


dove una volta vi erano case coloniche in forma di villette a schiera, adesso vi sono ville vere. E ville sono divenute alcune delle case superstiti

Ma vi è anche un altro effetto collaterale dello spostamento sulla collinetta, che riguarda l’approvvigionamento idrico. La variazione dell’ubicazione, infatti, oltre a fare lievitare il preventivo (£ 1 458 873,91)  a causa del maggiore sviluppo degli impianti idrico e fognario, pose il problema dell’erogazione dell’acqua. Analogamente a quanto avvenne per altri borghi, riserva d’acqua e piezometrica potevano venire garantite dalla costruzione di un serbatoio in posizione elevata (ubicato all’interno della torre littoria, in questo caso); ma qui il problema stava nel rifornimento del serbatoio. La soluzione fu l’installazione di una pompa azionata da un aeromotore; questo venne acquistato dalla ditta Vivarelli di Grosseto, nel 1942, mentre le fondazioni del basamento vennero eseguite dalla ditta La Spina. L’aeromotore, subito dopo l’acquisto, fu effettivamente trasportato a Borgo Bonsignore, ma a causa degli eventi bellici, il montaggio non potè avvenire se non tra il il 1946 ed il 1947

 
L’aeromotore veniva usato per pompare l’acqua captata da una sorgente sul fianco Ovest della collinetta sulla quale il borgo sorge, e che guarda direttamente sul Canale di Sicilia
 
 
La sorgente alimentava un abbeveratoio, ed il basamento dell’aeromotore si trovava su di essa, in questo punto
 
ebbene chi mi ha condotto sul luogo ritenga probabile che il basamento in calcestruzzo attualmente presente sia quello originale, dubito fortemente che ciò possa corrispondere al vero. Il basamento originale infatti faceva anche da cabina di protezione al motore della pompa, ma la cabina nel dopoguerra era già crollata, cosicchè il motore dovette venire recuperato da sotto le macerie.

In questo, il borgo può vantare una pioneristica attenzione all’ecologia che non trova riscontri negi altri borghi ECLS. Con l’uso dell’energia eolica ha precorso i tempi; ma non solo in questo. L’aeromotore funzionò a fasi alterne per una decina d’anni. Si verificarono una serie di problemi al serbatoio, il cui edificio era già pericolante alla fine degli anni Quaranta. L’aeromotore, dopo aver assolto alla sua funzione, sebbene a fasi alterne, per una decina d’anni, nel 1957 cessò definitivamente di funzionare. Un drastico intervento di manutenzione richiesto alla ditta Vivarelli
 
 
ne prolungò la vita di un altro anno, ma alla fine dovette venire sostituito con una motopompa con motore Lombardini inizialmente, e con un’elettropompa Marelli successivamente, all’inizio degli anni  Sessanta.
 
Sembra che una delle cause della breve vita della motopompa sia consistita in una carenza di manutenzione. Uno dei residenti si era infatti fatto carico della cura dell’aeromotore, e per questo gli veniva corrisposta la cifra di £ 5000 mensili. Quando se ne rese necessaria la sostituzione definitiva, la stessa persona si dichiarò disposta ad occuparsi, per una cifra lievemente superiore, anche della motopompa. La mansione invece venne affidata, per una cifra più che doppia (£ 12000 mensili), ad un’altra persona, la quale godeva di appoggi superiori, potendo fare affidamento su lettere che caldeggiavano il conferimento dell’incarico, E pare sia stata proprio la negligenza dell’incaricato a causare la fine precoce dell’apparato, quando probabilmente chi si era sempre occupato dell’aeromotore avrebbe mostrato maggiore diligenza anche nel prendersi cura della motopompa, e per una cifra di gran lunga inferiore.
Anche in questo, Borgo Bonsignore si è rivelato un precursore dei tempi, il palcoscenico di una rappresentazione che sarebbe stata replicata più e più volte nel corso della storia della repubblica. L’epilogo inusuale della vicenda fu l’affidamento della  manutenzione dell’elettropompa al residente che in origine si occupava dell’aeromotore, con la corresponsione di £ 12000 mensili; ed ai nostri giorni i riconoscimenti, anche tardivi, sono infrequenti.
 
In tutto questo periodo, l’approvvigionamento idrico del borgo fu seriamente compromesso, con gravi disagi per i residenti. Né il successivo allacciamento all’acquedotto EAS di Cattolica Eraclea fu mai operativo; la pratica per la fornitura non venne mai perfezionata, e nel frattempo l’acquedotto risultò irrimediabilmente danneggiato dal crollo di un ponte
 
 
Il borgo sperimentò precocemente una situazione che successivamente sarebbe divenuta usuale per l’intera provincia di Agrigento: la cronica carenza d’acqua. Ed anche in questo, Borgo Bonsignore precorse i tempi.

Gli edifici sono realizzati in muratura portante, con l’eccezione della chiesa, la cui peculiare struttura è descritta nei particolari nella pubblicazione del prof. Sapienza. La particolarità della chiesa riguarda sia la pianta, in quanto essa presenta tre navate, sia la struttura, costituita da cinque portali in calcestruzzo armato, la cui presenza è facilmente rilevabile anche all’esterno. Sebbene non sia presente una torre campanaria, l’altezza dell’edificio e la forma e le dimensioni del campanile contribuiscono a dare comunque l’aspetto da “paesino di collina” al borgo visto da lontano
 

Le zone in cui l’assenza del rivestimento esterno dei muri ne rende visibile la struttura sono relativamente rade. In corrispondenza di esse si nota l’esistenza di tre tipi diversi di muratura, due riportate nella scheda ESA (mattoni pieni e conci di tufo)


e una terza costituita da pietrame informe, a pezzatura piccola


anche qui, è improbabile che l’uso dei materiali diversi sia riconducibile alla realizzazione originaria; piuttosto, sarebbe la conseguenza di interventi di manutenzione eseguiti in epoca successiva.

Gli interventi di manutenzione straordinaria e quelli di manutenzione ordinaria, nonché le iniziative del comune di Ribera hanno alterato notevolmente l’aspetto del sito. La tettoia che circonda la trattoria era originariamente un pergolato
 

E nella stessa immagine, ripresa dall’alto della torre littoria, si può verificare come anche l’architettura dell’edificio sede degli uffici dell’Ente sia stata variata; qui risulta più chiara la variazione


Lo stesso è avvenuto per le botteghe artigiane, ove sono state variate le aperture al primo piano ed il tetto, e la sede della delegazione podestarile, nella parte a Sud della torre.

Ed anche l’aspetto della torre stessa è stato alterato



chiudendo le aperture laterali; variazioni di minore entità hanno interessato il balcone dell’arengario
 
 
Forse però un'immagine comparativa vale più di mille parole:



La scuola conserva ancora l’iscrizione ed il bassorilievo originali
 

mentre gli edifici rimanenti hanno subito delle modifiche relative almeno ai tetti ed agli infissi, mentre la fontana è divenuta una fioriera


Spesso le sostituzione degli infissi sono state accompagnate da modifiche alle aperture, come è avvenuto per la canonica.



Verosimilmente,le modifiche ai tetti siano state eseguite nel corso degli interventi di sostituzione dei solai
Tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta scuola, ufficio postale, trattoria e chiesa erano funzionanti, sebbene gli edifici necessitassero di manutenzione; la caserma dei carabinieri risultava occupata da un barbiere. Non è chiaro quale fosse la situazione negli anni Sessanta, ma pare che anche gli altri edifici del borgo fossero utilizzati come abitazioni; almeno, questa sembra potersi arguire da una sollecitazione alla sostituzione della motopompa, datata 11 ottobre 1961, nella quale vengono menzionati gli “occupanti” della scuola, della caserma, dell’ufficio postale, della chiesa e della canonica.

Attualmente, il borgo è abitato, ma la densità abitativa si decuplica nel periodo estivo in quanto la zona è divenuta zona di villeggiatura. La piazza che d’inverno appare deserta
 
 


d’estate ospita stabilmente transenne e palchetto per manifestazioni
 

Ville sono state costruite in luogo delle case coloniche, ma anche le stesse case coloniche sono state, in maggiore o minor misura, ristrutturate fungendo da residenza estiva. Lo stesso è accaduto per gli edifici di servizio del borgo che sarebbero, come asserisce l’ESA, occupati abusivamente. Come già sottolineato nella parte introduttiva, l’occupazione abusiva per più di un ventennio di immobili che costituiscono demanio artificiale e la cui destinazione d’uso non sia più quella originaria, può risolversi nell’acquisizione della proprietà. Inoltre, il comune di Ribera, verosimilmente consapevole della presenza degli occupanti, ha eseguito nel borgo una serie di lavori di manutenzione, volti quindi a garantirne la fruibilità da parte degli occupanti stessi. Le manifestazioni di piazza che hanno luogo in estate sono promosse dal comune. Con l’eccezione della chiesa e della trattoria, gli altri edifici sono utilizzati come abitazione, e quindi adibiti ad uso diverso da quello al quale erano stati destinati. Per tutto quanto detto, credo che il rientro in possesso degli edifici da parte dell’ESA non possa avvenire in maniera lineare.

La presenza di residenti, e la manutenzione effettuata dal comune di Ribera hanno sicuramente contribuito a mantenere il sito in buone condizioni, ma altrettanto sicuramente hanno annullato l’atmosfera metafisica che vi regnava. La presenza umana ha molti modi per alterare l’immagine del borgo, e le opere di cui si è occupato il comune hanno fatto il resto. L’illuminazione stradale che ha fatto inorridire Antonio Pennacchi avrebbe probabilmente fatto inorridire anche Donato Mendolia
 
 
a forse la pavimentazione della piazza, anche quella trovata orribile da Pennacchi, contribuisce a ricrearla almeno in parte, la metafisica. Le linee parallele che i mattoni disegnano sul pavimento mi richiamano alla mente certi disegni che Salvador Dalì creò per Rosso Antico, o altri che Pietro Annigoni tracciò per una rivista di moda, nei primi anni Settanta


E’ ovvio che preferirei che fosse stata conservata quell’atmosfera dechirichiana  che torre ed archi conferivano al borgo; ma preferisco di gran lunga i riquadri della piazza di Borgo Bonsignore al “Diabolik” disegnato sul muro di Borgo Schirò.