lunedì 7 ottobre 2013

LA VIA DEI BORGHI.20: La quinta fase dei borghi rurali siciliani. BORGO LIVIO BASSI.


Borgo  Bassi: sacrario degli eroi

Arditissimo pilota da caccia di provato valore partecipava a numerose ed alle più rischiose azioni di guerra compiute dal suo reparto abbattendo con azione individuale 4 velivoli nemici. Durante un bombardamento aereo sul proprio campo, eseguito da preponderanti forze aeree nemiche scortate da caccia, partiva subito in volo affrontando l'impari lotta con suprema audacia e slancio incomparabile, contribuendo a stroncare l'offesa avversaria e ad abbattere due apparecchi. Rimasto ferito, con il velivolo gravemente danneggiato, anziché salvarsi col paracadute, tentava rientrare al campo; ma, nel generoso tentativo, ai limiti del campo stesso rimaneva avvolto dalle fiamme sprigionatesi dai serbatoi forati. Gravemente ustionato veniva soccorso e trasportato all'ospedale dove, dopo due mesi di atroci sofferenze, chiudeva serenamente la gloriosa giovane vita nella visione della Patria vittoriosa, già da lui tanto mirabilmente servita.

La Storia, Lettore, si sa, è scritta dai vincitori. E l’esistenza di vincitori presuppone delle parti, ed un conflitto tra esse. Se le parti fossero d’accordo, non esisterebbe conflitto, in quanto non esisterebbero neanche parti. Quando una parte vince, la Storia non può che venire scritta in maniera parziale. Né rivolgersi alla parte opposta è garanzia di successo; anche chi perde scrive la Storia a suo modo. Quindi le verità storiche non possono trovarsi nei libri; avevo già espresso qui l’esistenza di una tale difficoltà. Neppure lo scorrere del tempo sembra in grado di porre rimedio a tale situazione, come dimostrato dalla cronaca politica relativamente recente; ogni riferimento positivo al ventennio fascista deve essere, per definizione, deprecato. Personalmente, come essere pensante e ragionante, rifiuto totalmente una tale posizione. La critica basata sulla valutazione obiettiva dei fatti è una funzione della ragione; la critica incondizionata basata solo sulla passiva ed ottusa accettazione dell’ideologia è la negazione della funzione della ragione.

E la ragione mi indica che molto di ciò che accadde durante il deprecato ventennio dovrebbe essere oggetto di approfondita, obiettiva ed imparziale analisi; le  espressioni  del governo fascista condannabili senza appello ed inequivocabilmente sono sicuramente due: la guerra e le leggi razziali.

Se nella storia di Borgo Bassi non vi è nulla che possa mitigare la seconda, vi è forse qualcosa che mostra gli aspetti meno negativi della prima.

Dalla motivazione dell’attribuzione della medaglia, cosi come dalla descrizione  fornita da siti diversi, non si evince che né la vicenda di Livio Bassi né la sua morte siano diverse da quelle di tanti altri. E’ invece diversa la descrizione che ne fa Wikipedia. Wikipedia, almeno sugli argomenti non tecnici può risultare largamente inaffidaibile, (ed in futuro  documenterò ripetutamente tale  affermazione) ; ma il riferimento su cui si basa la voce sembra essere stato il sito dell'aeronautica militare, e quindi dovrebbe essere attendibile, anche se i documenti citati pare non siano più disponibili. Secondo quanto vi si trova scritto, Livio Bassi fu colpito nel tentativo di salvare il suo compagno di accademia, Alfredo Fusco, dall’attacco contemporaneo di diversi caccia nemici. Dopo l’esplosione in volo dell’aereo del suo commilitone, avrebbe cercato di portare in salvo la propria macchina, rischiando un atterraggio di emergenza anziché paracadutarsi fuori dall’abitacolo. Il suo aereo si incendiò in fase d’atterraggio, e Livio Bassi morì una settimana dopo, al Celio di Roma, per le ustioni riportate.

In una societa civile, il concetto di solidarietà dovrebbe identificarsi con quello di una funzione codificata della società stessa. Per la legge in effetti è cosi: quando, ad esempio, viene  comminata una sanzione al proprietario di un'automobile senza sapere se sia stato lui a commettere la relativa infrazione, o viene ipotecata la casa di un singolo condomino per i debiti contratti dall'intero condominio è proprio questo principio che viene invocato. Si è responsabili "in solido" con chi ha commesso l'infrazione o contratto i debiti.

Ma nell'accezione comune, il termine "solidarietà" ha un altro senso. Significa "non sei solo in questo tuo doloroso cammino; io sono al tuo fianco. E condividerò con te "in solido" questa esperienza, fino all’ultimo". Anche questo tipo di solidarietà dovrebbe essere istituzionalizzata, ma non lo é. É  lasciata all'iniziativa dei singoli: e di solito benché molti siano coloro che dicono di apprezzare tale iniziativa, in pochi sono ad intraprenderla. E questa solidarietà non ha nulla a che vedere con la guerra, ma solo con la sofferenza o il pericolo. Può più frequentemente comparire in guerra perché in guerra c'é sempre pericolo. Ma compare anche in tempo di pace, in qualunque luogo o circostanza nei quali qualcuno possa trovarsi in pericolo. Compare nelle fabbriche, nelle miniere, a mare, durante le attività sportive rischiose... ed a volte la comparsa é tanto spontanea ed improvvisa che chi prende l'iniziativa non sta a pensare se ciò che sta per fare sia razionale, se possa portare ad un risultato positivo o meno. A volte, l'iniziativa é senza speranza, e l’unico effetto di essa é quello di aggiungere un'unità al numero delle vittime. Ed é proprio in questi casi che il significato diviene evidente: "mi troverai al tuo fianco fino all'ultimo". Sembra che questo abbia voluto fare Livio Bassi con il suo compagno, che probabilmente non avrebbe avuto modo di salvare dall’attacco contemporaneo di sei aeroplani. Forse non é cosî, forse questa é una versione estremamente romanzata della verità. Cosî come forse é romanzata anche la motivazione che lo condusse a tentare un atterraggio di emergenza anziché ad abbandonare il FIAT G50 e scendere con il paracadute: che senso avrebbe avuto cercare di salvare una macchina già danneggiata, e che avrebbe subito ulteriori danni in un atterraggio d'emergenza?. Livio Bassi, così come Fusco, era salito sull'aereo in fretta, senza aver indossato né casco né  guanti, né occhiali; forse, semplicemente, non indossava neanche il paracadute. Forse aveva ingaggiato un combattimento impari, ed  é stato abbattuto, come tanti altri. Forse ha commesso un errore procedurale lasciando a terra l’equipaggiamento, ed un errore di valutazione combattendo contro troppi avversari; una leggerezza dietro  l'altra. Ma e più bello pensare che sia volato in soccorso del suo amico, e che poi abbia tentato di salvare almeno il suo FIAT G50. Sempre guerra é, ma obiettivamente fa una bella differenza, se paragonato a chi si è fatto ammazzare nel semplice tentativo di uccidere altre persone.


E questa "bella differenza" é come se fosse stata colta dal progettista: e già prima che i fatti accadessero. Come sottolinea Joshua Samuels, la presenza del grande arco di trionfo posto all'ingresso é caratteristica unica tra i borghi ECLS.  Livio Bassi morî il 25 febbraio del 1941. Il progetto di Domenico Sanzone venne ultimato nel marzo del 1940. Il borgo progettato non aveva ancora quindi la denominazione di "Borgo Livio Bassi", bensî quella di "Borgo Ummari".  Sembra quasi che il progettista, con un anno di anticipo, abbia sentito di dover inserire nel progetto qualcosa che avesse un simbolismo particolare, come se avesse intuito che il borgo sarebbe stato dedicato alla memoria di un eroe particolare; ma come vedremo, Lettore, la "precognizione" non riguardô solo l'aviatore.

D’altra parte, sembra che la “bella differenza” sia stata colta da tutti, ed anche prima del conferimento della medaglia se il 4 luglio del 1941 la prefettura di Trapani esortava l’Ente ad attendere il verificarsi di tale conferimento prima di assegnare il nome al costruendo borgo.





Ma se la storia di Livio Bassi può costituire un episodio luminoso che contribuisce a rischiarare uno dei due aspetti più bui del fascismo, e cioè la guerra, essa non può comunque mitigare l'altro, e cioè quello relativo alle leggi razziali, che anzi qui risulta particolarmente evidente. La richiesta di concessione delle opere di competenza privata, firmata il 31 agosto da Nallo Mazzocchi Alemanni, contiene alla fine la dichiarazione dell'appartenenza alla razza ariana. 



E’ solo una frase, un rigo in un foglio protocollo, ma fa una grande impressione. Almeno a me.

Sebbene, come si legge nella richiesta di concessione, il progetto è datato 27 agosto 1940, la relazione di progetto reca la data del 30 marzo 1940, e le prime versioni del progetto  dovevano comunque essere ancora precedenti.





Borgo Bassi era infatti compreso, come “Borgo Ummari”,  nell'elenco iniziale degli espropri, ma prima ancora era stato designato come “Borgo Z”, segno del fatto che non solo non ne era ancora stata decisa la denominazione ufficiale, ma nemmeno l’ubicazione. In effetti,  Borgo Bassi cambiò sede per due volte, e con essa planimetria, sebbene le trasformazioni non siano state troppo radicali.

Il luogo originariamente individuato per la costruzione si trovava a meno di un chilometro e mezzo a SudEst da quello attuale, su una collinetta a quota 284.



In quella versione la planimetria si basava  su una piccola piazza con gli assi delle strade d’accesso a baionetta, come per molti altri borghi





gli assi stradali si continuavano in due strade di bonifica che si sarebbero raccordate alla SS113





Come nella versione poi effettivamente realizzata,  gli edifici erano strettamente raggruppati in prevalenza sulla piazza, ed uniti tra di loro. L’architetto Sansone così descrive la sua scelta progettuale:

Nel raggruppamento degli edifici richiesti, evitando di disseminare le poche costruzioni su di una rete stradale esuberante o di scostarle ancora di più con la creazione di una grande piazza si è seguito il concetto di un’unica strada a baionetta

 Uno dei motivi per cui la disposizione è stata ricercata dal progettista risiede nel fatto che egli la riteneva funzionale a quel risultato estetico, come da insediamento spontaneo, di cui si è parlato a proposito i Borgo Guttadauro:

Il materiale collegamento fra loro di alcune costruzioni e quello prospettico studiato per tutte le altre deve conferire al Borgo quel senso di raccoglimento che è tanto caro al nostro contadino e che costituisce la caratteristica dei piccoli centri creatisi spontaneamente nel tempo

Originariamente il borgo comprendeva quindi sette edifici: scuola, dispensario medico, trattoria e rivendita, sede del PNF, chiesa e canonica, Poste e Carabinieri e botteghe artigiane oltreché, naturalmente l’arco, fisicamente unito alla scuola.

L’orientamento degli assi stradali era grossolanamente Ovest-Est., come d’altra parte si evince chiaramente dalla descrizione di Sanzone:

Si è voluto chiudere con una cortina di costruzioni il lato sud, dal quale provengono i venti predominanti, facendo proiettare all’interno del Borgo delle ampie zone d’ombra, […]”  
 
La planimetria originale era quindi questa:




Il Comitato Tecnico Amministrativo  del Provveditorato alle OO PP  approvô, il 5 novembre la richiesta di concessione, ma, facendo propria l’opinione espressa prima dal Comitato Tecnico Provinciale per la Bonifica Integrale, ritenne più conveniente che il borgo venisse spostato in contrada Fastajella, esattamente qui




La motivazione di una tale decisione risiedeva nel fatto che il complesso collinare di Montagna Grande, non suscettibile di trasformazione agraria e quindi di appoderamento, si sarebbe trovato all’interno del cerchio determinato dal raggio di influenza, rendendo questo parzialmente inutilizzato




Per un’intercorsa variazione sulla normativa riguardante le Case Sanitarie, il CTA richiese anche che venisse riformulato il progetto dell’ambulatorio. E’ in seguito a tali decisioni che la planimetria del borgo venne variata una prima volta. In questa versione, il Borgo perde il dispensario medico ed una delle strade di accesso, mentre la piazza assume un aspetto speculare a quello dell’originale




In realtà la planimetria mostrata sopra è realizzata con una modifica di un disegno di epoca successiva; la planimetria tracciata per Fastajella è tanto sbiadita da risultare praticamente illeggibile, anche con elaborazioni spinte




Rimane il medesimo l’orientamento, e viene conservata la rotonda con i sedili prevista nel progetto originale (“ […]  mentre dalla parte opposta una rotonda, con dei sedili disposti attorno alla fontanella e recinta di alberi, guarda verso la campagna”).
 
La modifica della piazza non si risolve solo in un cambiamento di disposizione degli edifici; anche la chiesa, la cui pianta è asimmetrica per la presenza di canonica e torre campanaria, deve assumere un aspetto speculare. Questa è la riproduzione (scarsamente leggibile anch’essa) del retro prospetto del progetto originale





Il campanile è a destra, quindi guardando il prospetto risulterebbe a sinistra. Questa è invece la sezione della chiesa per Fastajella; la sezione comprende il campanile, quindi la visione è “da dietro”




La torre campanaria è a sinistra; guardando il prospetto si troverebbe a destra.

Se Borgo Bassi fosse stato realizzato in quel luogo, l’aspetto odierno sulle riprese satellitari sarebbe simile a questo




Successivamente l'ECLS chiese un'ulteriore variazione dell’ubicazione, dalla contrada Fastajella al luogo ove attualmente sorge, e ciò a motivo della vicinanza con le vie di comunicazione. Nella relazione del 19 aprile del 1941, a firma dell’ing. Pasquini, si legge testualmente: “In data 20 febbraio 1941 la Federazione degli Agricoltori e l’Unione dei Lavoratori dell’Agricoltura di Trapani segnalavano all’Ente l’opportunità di riesaminare la ubicazione già assegnata al Borgo in oggetto prospettando la necessità di un avvicinamento di detto Borgo alla strada nazionale 113, tenendo conto che in prossimità di Ummari vive da tempo, con stabile dimora in campagna, un notevole numero di famiglie coloniche prive di quel minimo indispensabile per l’assistenza civile, sociale, religiosa e politica.”. Il borgo sarebbe sorto quindi in una zona in cui  era preesistente una situazione conforme ai dettami della Città Rurale, con i contadini sparsi sul territorio  (“vive da tempo, con stabile dimora in campagna,”). Le loro abitazioni sarebbero le case coloniche che si vedono in zona, già mostrate, e basate sullo stesso progetto che aveva fatto ritenere a Joshua Samuels che vi fossero stati degli stratagemmi per agirare gli espropri, con proprietari “fittizi”.

Il fatto di sottolineare tale aspetto (e la menzione del “minimo indispensabile per l’assistenza […] politica” sembra illuminante al riguardo), dovrebbe servire da preambolo per poter introdurre successivamente un altro concetto:
La nuova località assegnata al Borgo […] consentità ad assicurare al Borgo stesso una vita intensa fin da suo inizio, poiché tutta la popolazione della frazione di Ummari verrà a ricadere nella giurisdizione del nuovo Centro Rurale”. Questo è in pratica un escamotage per dar luogo ad un borgo misto, residenziale e di servizio.

Se ti dovesse capitare di passare da Ummari, Lettore, per recarti a Borgo Bassi, anche oggi vedresti nulla più che uno sparuto gruppetto di case. E settanta anni fa non saranno di certo state in numero maggiore. Che altra attività avrebbero potuto svolgere i residenti ad Ummari se non quella agricola? Sebbene parte dei contadini fossero sparsi sul territorio, un certo gruppo era riunito ad Ummari; la realizzazione di Borgo Bassi avrebbe significato, in pratica, dotare di servizi la frazione di Ummari. E quindi realizzare un borgo misto. Da una lato, la mia irreprimibile dietrologia vedrebbe come molto strana ed inusuale la firma dell’ing. Pasquini in fondo alla relazione; ma dall’altro, essa trova una spiegazione plausibile e razionale nel fatto che tutto sarebbe avvenuto sotto il controllo permanente del Consorzio di Birgi. Sarò più esplicito al riguardo quando scriverò della mia “fase parallela”.

Vi è però da sottolineare che l’ulteriore spostamento portò anche Fulgatore nel raggio di influenza del borgo, e questo divenne perfettamente complementare a quello di Borgo Fazio; l’integrazione con gli altri borghi pianificati (la maggior parte dei quali non vennero mai realizzati) avrebbe davvero consentito la copertura totale del territorio interessato dalle zone di riforma.
 
 
La nuova (e definitiva) ubicazione vede  l’asse stradale principale ruotato di circa 90°, ed orientato quasi esattamente in direzione Nord-Sud. La piazza guarda ancora verso la campagna, mentre la  rotonda con i sedili, e la fontanella sono scomparse, così come la strada di uscita. Il borgo assume così ìl’assetto attuale, con un unico, breve, asse viario di accesso che si dirama ad angolo retto dalla SS 113
 


Il passaggio dalla strada di accesso a quella interna è segnato unicamente da transito al di sotto dell’arco trionfale posto all’ingresso del borgo






Tale funzione dell’arco è stata deliberatamente ricercata dal progettista per dare l’idea dell’ingresso (“nel borgo “si entra” – varcato l’arco, la semplice linea della chiesa e della torre campanaria si rivelano”)




e costituisce la peculiare caratteristica del borgo, che lo differenzia dagli altri; l’arco sulla sommità della collinetta risulta ben visibile dall’autostrada A29, ed illuminato, di sera, appare molto suggestivo. La funzione dell’arco, però, non sarebbe stata solo estetica; al suo interno è contenuto il serbatoio di acqua potabile del borgo



Oltrepassato l’arco, lungo la strada sulla sinistra, si trova la scuola




 
L’edificio che si sviluppa su due elevazioni, è fisicamente unito all’arco




e presenta un portico all’ingresso




Il piano terreno è costituito da quattro aule, e da vani destinati alla funzione istituzionale, mentre al primo piano si trova l’alloggio dell’insegnante


 
Sul lato opposto della strada è attualmente presente un campo giochi; originariamente, questo era uno spazio previsto per ampliamenti futuri (“In previsione di un eventuale ampliamento del Borgo, le Botteghe artigiane studiate “a serie” si possono sviluppare verso l’arco;”). Ciò, unitamente ad altre espressioni usate nella relazione dal progettista (“[…] evitando di disseminare le poche costruzioni su di una rete stradale esuberante o di scostarle ancora di più […]”) lascia supporre che gli sia stato chiesto di ridurre più che possibile il numero delle costruzioni; probabilmente anche la mancata realizzazione della Casa Sanitaria e delle strutture nella piazza (sedili e fontana) sono conseguenti a questa gestione orientata al risparmio.

Proseguendo lungo la strada, verso Sud (quindi verso la piazza), vi è un’area verde, segnata come tale sulle ultime planimetrie, ma sulla quale  nella stesura originale del progetto si sarebbe trovato il dispensario medico (“una strada si può aprire tra la Scuola e il Dispensario medico […]” nella relazione di progetto)




 
Di fronte si trova l’edificio delle botteghe artigiane




Comprende quattro unità, uguali, formate dal vano bottega aperto sulla strada, cucina e stanza da pranzo con apertura sul retro a piano terra, e camere da letto al primo piano




Continuando verso Sud, all’angolo sinistro con la piazza vi è la caserma dei carabinieri - ufficio postale




Si sviluppa su due elevazioni; sul lato più lungo, che dà sulla piazza, vi è un portico ad archi





Il piano superiore è interamente destinato ad alloggi per i militari



 
Originariamente in tale posizione era prevista la trattoria-rivendita (“Le botteghe artigiane e la trattoria e rivendita generi diversi e di monopolio sorgono rispettivamente a destra ed a sinistra della strada di accesso alla piazza del Borgo il cui fondale è la chiesa”), che invece attualmente è in corrispondenza dell’angolo opposto




Anch’essa si sviluppa su due elevazioni




con i locali commerciali a piano terra e le camere al piano superiore




Oltre la caserma dei carabinieri vi è il margine Est della piazza, aperto sui terreni circostanti




Nella stesura originale avrebbe dovuto essere chiuso dall’edificio sede del PNF; nella prima variazione di progetto avrebbe dovuto invece trovarvi posto l’area verde con fontana ed una rotonda con sedili e l’imbocco della strada “di uscita” dal borgo. L’area verde, nelle intenzioni del progettista, sarebbe servita anche ad eventuali ampliamenti. Sul margine Ovest vi è invece la sede del PNF




su due elevazioni,con portico nella zona centrale del prospetto e balcone sovrastante




Altri due portici congiungono la Casa del Fascio alla trattoria, verso Nord




ed alla canonica, verso Sud




Il margine Sud della piazza è interamente occupato dalla chiesa, con torre campanaria




L’aula rettangolare è a navata singola ed abside semicircolare




La canonica è adiacente; si sviluppa su due elevazioni







Le opere d’arte all’interno erano state commissionate al pittore Pippo Rizzo
 

 


Le richieste di concessione per le opere di competenza statale e per quelle di competenza privata recano la data del 31 agosto, con preventivo di spesa,  di £ 1 038 884,71 e di £ 296 158,96, rispettivamente,. I lavori vennero affidati all’Impresa Ing. Ernesto Nicolò che, in attesa del decreto di concessione, li iniziò il 15 ottobre del 1941; formalmente, il contratto venne però sottoscritto due mesi più tardi, l’undici dicembre. Venne incaricato della direzione dei lavori l’ing. Ugo Perricone Angel.  Lo stile degli edifici, nelle intenzioni del progettista, segue un “[…]criterio artistico […] della più grande semplicità. Elementi ambientali quali: i movimenti di tetti […] semplici archi e vani a sesto ribassato voglione essere l’espressione di un senso decorativo sincero e soprattutto paesano.




La struttura era prevista in muratura portante, con muratura di fondazione in scheggioni di pietra e malta cementizia, muratura in elevazione con malta ordinaria, scale in cemento armato, solai in laterocemento, e coperture a tetto in tegole o a solaio in laterocemento.

In corso d’opera vennero eseguite delle varianti di progetto, verosimilmente a causa dell’aumento del numero di famiglie che, in conseguenza dello spostamento ad Ummari, avrebbero fatto riferimento ai servizi del borgo. Fu infatti durante la costruzione che si decise di dotare la scuola di quattro aule invece delle due previste dal progetto originale




di ampliare l’aula della chiesa aumentandone la lunghezza di sette metri




e di aggiungere alla canonica il piano superiore. Vennero inoltre realizzate delle migliorie, parte delle quali estetiche, come il rivestimento in travertino della torre campanaria




in tutto ciò, però, non ebbe luogo comunque la realizzazione della Casa Sanitaria il cui nuovo progetto sembra non sia mai stato ripresentato.

Come avvenne per Borgo Guttadauro, anche qui si fu costretti ad utilizzare materiali diversi da quelli previsti in progetto a causa dello stato di guerra. Ove possibile venne usata calce idraulica in luogo del cemento, e per la realizzazione dei solai si fece ricorso ancora una volta a travi di legno.

I lavori vennero sospesi l’otto maggio del 1943, prima della loro ultimazione; in una perizia di manutenzione del 1952 viene menzionata una requisizione del sito a fini militari, ma non ho ulteriori evidenze del fatto che ciò sia realmente accaduto.

E’ difficile stabilire quali edifici, effettivamente, non siano stati ultimati. Tra essi vi è sicuramente l’arco, nei cui disegni inclusi nel progetto di completamento è è riportato lo stato precedente al completamento stesso




Il collaudo sarebbe dovuto avvenire, come per molti altri borghi, dopo la fine della guerra, Nel 1947 venne incaricato l’ing, Calogero Pettineo, il quale a distanza di dieci anni, nel 1957, non aveva ancora trasmesso alcuna relazione nonostante i ripetuti solleciti. Ed è evidente che neanche l’Impresa era ancora stata pagata.

Nello stesso periodo si procedette a redigere una perizia per manutenzione straordinaria e completamento; la concessione dei relativi lavori da parte dell’Assessorato Agricoltura e Foreste è del giugno del 1957, ed i lavori vennero appaltati nel gennaio dell’anno successivo all’Impresa Gaspare Spinelli.

Non saprei dire per quanto tempo il borgo ed i vari servizi siano stati funzionanti. Nel 1946 diversi edifici erano già occupati abusivamente, e fu necessario il loro sgombero prima poter istituire tutti i servizi del borgo.

Negli anni Sessanta erano attivi scuola, poste e carabinieri, anche se gli edifici risultavano già in pessimo stato. Nel 1966 venne chiusa la chiesa, e nell’anno scolastico 1967-68 non venne concessa l’autorizzazione all’apertura della scuola. Non vi erano servizi comunali; nel 1964 venne fatta richiesta affinchè alcuni locali dell’ex sede del PNF, inutilizzata, venissero concessi ad uso abitativo all’insegnante perché l’alloggio a lei destinato era occupato da una suora e dieci orfanelli.

Quello che probabilmente funzionò per breve tempo o non funzionò mai è il serbatoio all’interno dell’arco. Nel 1943 , prima che l’arco venisse completato l’approvvigionamento idrico del Borgo faceva uso di serbatoi separati; ma ancora nel 1964 l’Ispettore Scolastico chiedeva il ripristino dei cinque serbatoi in dotazione alla  scuola per consentire lo svolgimento delle attività didattiche.

L’Ambulatorio Medico venne realizzato in alcuni locali della ex sede del PNF, ma non so se sia mai stato attivato; formalmente, la consegna avvenne il 28 settembre del 1946 al Medico Provinciale di Trapani.

Gli edifici “Trattoria e rivendita” e “botteghe artigiane” sono sempre stati concessi ad uso abitativo; un’eccezione è sicuramente costituita dalla bottega del barbiere, rimasta attiva fino alla prima metà degli anni Sessanta.

Alla fine degli anni Sessanta il Servizio Edilizia e Viabilità esegui una perizia di manutenzione straordinaria per £ 144 000 000. I locali di tutti gli edifici, all’infuori di quelli della caserma e delle botteghe artigiane, erano in cattive condizioni; una delle aule dell’asilo era stata riadattata per officiarvi le funzioni religiose.

All’inizio degli anni Settanta il titolare della concessione di uno degli alloggi realizzò, abusivamente, dei fabbricati sul retro delle botteghe artigiane. Nonostante l’E.S.A. si sia attivato, sottolineando tra l’altro come le realizzazioni non fossero in armonia con lo stile del borgo, le costruzioni non vennero mai demolite, e sono tuttora visibili.
 
La consegna al comune di Trapani avvenne il primo febbraio del 1978 ma il primo giugno di due anni prima scuola e caserma erano già stati consegnati al Demanio dello Stato.

Nei periodi in cui, per motivi sportivi, mi sono trovato a passare occasionalmente dal borgo, (metà degli anni Novanta), scuola e poste sembravano funzionanti, anche se le mie occasionali visite avvennero solo in ore serali, per cui è difficile dire se i servizi fossero ancora attivi o se fossero stati sospesi da poco tempo. L’ufficio postale deve comunque essere stato attivo almeno fino all’inizio degli anni Novanta, in quanto al suo interno sono ancora reperibili gli elenchi relativi a quel periodo che riportano le tariffe di spedizione. La chiesa è stata funzionante fino al febbraio 2013, ed il parroco era padre Michele Di Stefano, che si occupava anche di organizzare manifestazioni nella vicina Fulgatore, e teneva i contatti con le organizzazioni scout. Nel 2012 sicuramente Michele Di Stefano era rimasto l’unico abitante del borgo; egli mi riferì che gli edifici delle  botteghe artigiane e della trattoria erano rimasti occupati fino al  2008.

Padre Di Stefano è stato una presenza viva ad Ummari e Fulgatore, ed un punto di riferimento per gli abitanti del luogo. Se Livio Bassi viene ricordato per quell’unico, grande e definitivo atto di eroismo per il quale gli è stata conferita l’onorificienza alla memoria, padre Di Stefano ha probabilmente compiuto innumerevoli, piccoli, inapparenti, quotidiani atti di eroismo;  questi non comportano alcuna decorazione, ma la riconoscenza delle persone. Sono una forma diversa di “solidarietà”, che non giunge all’estremo sacrificio, ma che proprio per tale motivo è non meno importante, in quanto può essere reiterata, recando aiuto e sostegno a più e più persone.

Ma nonostante questo anche padre Di Stefano è morto da eroe, barbaramente ucciso a colpi di bastone il 26 febbraio 2013. Ho parlato dell’accaduto con qualcuno del luogo, e mi sono fatto un’idea personale al riguardo; ma non la esporrò qui.

Recentemente (maggio 2013) la gente del luogo ha chiesto che venisse cambiata la denominazione del borgo, e questo venga intitolato a  Michele Di Stefano. Non so se padre Michele sarebbe stato d’accordo; dopotutto, questo farebbe venir meno un altro pezzetto di Storia dei borghi rurali del ventesimo secolo. D’altra parte, ogni volta che la mia mente torna a Borgo Bassi, il mio pensiero va  a quella persona gentile, disponibile cortese ed ospitale che era Padre Di Stefano. E sebbene il prospetto della chiesa sia stato tinteggiato




e probabilmente un’altra persona celebrerà le funzioni religiose al posto di Michele Di Stefano, la mente continua ad illudersi che sia ancora lui a farlo. Anche quando mi ritorna per caso, tra le mani, la caramella al miele che mi diede la prima volta che lo incontrai, e che riposi in tasca, la mia mente continua ad indugiare su questo pensiero. E quando ciò accade, mi piace pensare che la “precognizione” di Domenico Sanzone non abbia riguardato solo l’atto di eroismo di Livio Bassi, ma che la sua mente sia  riuscita a squarciare la cortina del tempo fino a scorgere gli avvenimenti dell’anno 2013. Mi pace pensare che, inconsapevolmente, Domenico Sanzone abbia dedicato un pezzo di quell’arco anche a Padre Michele. Mi piace pensare che, tornando a Borgo Bassi, possa trovarlo sulla porta della canonica.

I riconoscimenti formali, invece, lasciano il tempo che trovano.