mercoledì 3 aprile 2024

Il Mostro di Firenze Addendum parte 1: sulla scoperta del delitto di Signa ed il suo legame con quello di Rabatta



Why do people read? The answer, as regards the great majority, is: 'They don't.'

Bertrand Russell




Avevo ricevuto per email una richiesta da un Lettore riguardo ai passaggi logici che spiegherebbero il collegamento tra Signa e Rabatta, su come si giunga a poter identificare tale collegamento con eventi accaduti durante la Resistenza, e sul nesso logico che mette in relazione Signa e Rabatta con i delitti successivi.

In realtà, di tutto ciò si era già (più o meno dettagliatamente) parlato qui , ma per qualche motivo la trattazione sembra essere risultata poco chiara a qualche Lettore.

Ciò che invece risulterebbe poco chiaro a me sarebbe l'esatto motivo per il quale ciò che scrivo risulti poco chiaro ad alcuni.

Quando, infatti, una descrizione o un ragionamento vengono svolti in modo sintetico, lasciando al Lettore l'onere dello sviluppo del ragionamento nei suoi dettagli, mi viene imputato di essere poco comprensibile, troppo poco esplicito, e quindi poco chiaro.

Se invece il ragionamento viene sviluppato in maniera esplicita, illustrato nei minimo dettagli, risulterei “prolisso”, difficile da seguire, e quindi poco chiaro.

Pertanto, qualunque tipo di impostazione io decida di dare alla presentazione dei concetti, il risultato non cambia: sono poco chiaro.

In tutto ciò, l'unica cosa che risulterebbe assolutamente chiara a me é allora come questa sia una situazione senza apparente via d'uscita: se non viene detto tutto, non risulta comprensibile perché ciò che viene detto é troppo poco. Se viene detto tutto, non risulta comprensibile perché ciò che viene detto é troppo.




In pratica, se da un lato un ragionamento non viene esplicitato, esso viene bollato come "criptico", se lo é é "prolisso"... ciò che ho cercato, spesso senza successo, é quindi un equilibrio tra la completezza nei dettagli e la sintesi: ma purtroppo non posseggo le capacità comunicative di Fedez o di Khaby Lame. Faccio ciò che posso.




Posto però che ciò che scrivo debba risultare sempre e comunque poco comprensibile, la mia scelta si era, ultimamente orientata più verso la prolissità che verso la sintesi.
Ed intendo qui, preliminarmente, illustrare il motivo alla base di tale scelta, anche se ciò che dirò qui sarà scontato, banale, addirittura lapalissiano; ma, nonostante ciò, sembra sia comunque indispensabile.

Cominciamo con la più banale delle osservazioni: la vicenda del c.d. "Mostro di Firenze" si dipana per più di un trentennio, periodo che, con gli strascichi odierni, supera il mezzo secolo; quindi, riassumere tale vicenda in poche righe é chiaramente impossibile. Credo sia qualcosa di cui qualunque individuo dotato di intelligenza normale si renda immediatamente conto. La voce di Wikipedia, che alla fin fine risulta estremamente stringata (prescindendo, ovviamente, dalla correttezza delle informazioni ivi contenute), consta di più di ventottomilacinquecento parole.

E' evidente, quindi che volendo parlare, anche sinteticamente, dell'intera vicenda e delle sue possibile cause, motivazioni, etc., fornendo anche un minimo di spiegazioni a supporto, ciò non può essere fatto in poche frasi.

Ma a prescindere dalla complessità della vicenda in sé, vi é un altro aspetto, ben più importante.

Poiché tutto ciò che é descritto qui é basata su processi logici, eseguiti passo-passo, se essi fossero ovvi ed immediati, tutti li avrebbero già eseguiti, ed io non avrei avuto motivo di scrivere alcunché.

Se invece finora ciò non é stato fatto, ed io mi trovo a scrivere, é logico che i relativi passi non debbano essere poi così ovvi ed immediati, e quindi debbano venire esplicitati punto per punto; saltare direttamente alle conclusioni non avrebbe senso. Se mi limitassi ad enunciare solo le conclusioni, aggiungerei solo l'ennesimo dogma ad una lungo elenco di posizioni dogmatiche assunte nel corso dell’ultimo mezzo secolo senza adeguata motivazione.

Mi trovo allora a dover dimostrare in qualche modo come la mia posizione abbia delle motivazioni logiche, quando tale posizione, ed il processo logico che ne sta alla base, non hanno precedenti; quindi é lapalissiano che le debba illustrare il ragionamento passo per passo, posto che nessun altro lo ha mai fatto prima. Ed altrettanto lapalissianamente questo richiede spazio, tempo e parole.

D'altra parte, é maturata in me la convinzione che molte persone non leggano con la dovuta attenzione.

Un esempio per tutti (esempio esplicativo, che non riguarda ciò che ho scritto io) può essere costituito da quanto ho letto recentemente su un forum riguardo al fatto che Giuseppe Barranca avesse accompagnato a casa Stefano Mele, che si diceva ammalato, la mattina del 20 agosto 1968. C'era chi asseriva come tale particolare non fosse riportato né nel rapporto Torrisi né nella sentenza Rotella.


Hai perfettamente ragione. Infatti ieri ero da cellulare, adesso sono dal computer e nella documentazione in mio possesso (Rotella e Torrisi) non risulta che GB accompagnò a casa SM il giorno del duplice omicidio. GB è citato, non molto a dire il vero, in Rotella e non è minimamente considerato da Torrisi. Se qualcuno ha dei documenti chiarificatori su questo aspetto del 1968 li condivida


La sentenza Rotella lo riporta a pag. 19. prima pagina del capo II, sez. 2.1.




Ho quindi dedotto che la maggior parte delle persone, in realtà, non leggono con attenzione. "prolissità" o "cripticità" sono semplicemente le motivazioni addotte per giustificare il loro comportamento ed il conseguente risultato. Tuttavia, mi trovo a dover ringraziare sinceramente alcuni di loro; il fatto che essi, dopo aver scritto ogni giorno, da anni, sul medesimo forum, fiumi di parole privi di contenuti sostanziali, definiscano me “prolisso”, riesce sempre a strapparmi un sorriso, anche al termine di una giornata di duro lavoro.

D’altra parte, però, una tale constatazione fa intravedere una soluzione al problema della chiarezza espositiva, apparentemente irrisolvibile.

Nel caso specifico riguardante i post che abbiano la pretesa di descrivere quali passi logici siano stati seguiti relativamente alla vicenda del "Mostro di Firenze", chi non solo non ha avuto la possibilità di eseguire personalmente tali passi in autonomia, ma non ha neanche abbastanza tempo o capacità di attenzione per seguire le parole che detti passi illustrano, é opportuno che lasci spazio ai soli dogmi, ritornando alle attività che ha sempre condotto, e che lo hanno tanto gratificato. Che egli legga questi post é per lui inutile. Allo stesso modo, che egli legga questi post é inutile anche per me; non posso aspettarmi alcun contributo da lui.

In sintesi, posto che alcuni non capiscono se sono "criptico", e non posseggono la necessaria concentrazione mentale per seguire se sono "prolisso", in qualunque modo io scriva, nell'attesa che io riesca a guadagnare la comunicativa di una Chiara Ferragni




l'unica soluzione é che, semplicemente, non leggano, non comincino nemmeno.

Personalmente, non ne avrei nessun danno. Come ho più volte sottolineato, non vendo nulla, non ho banner sul blog, di alcun tipo e non ho canali YouTube da pubblicizzare: vivo egregiamente del mio lavoro. L'unica gratificazione é uno scambio di idee con altre persone, che sia stimolante; e che qui, ovviamente, verrebbe a mancare comunque. La sola differenza per me si concretizzerebbe in una cifra più bassa nel report del monitoraggio degli accessi, cosa di cui ovviamente non potrei nemmeno accorgermi.

D'altra parte, chi trova ostico (o sgradevole, se é per questo) ciò che io scrivo, si eviterebbe una fatica intellettuale inutile... tutti contenti, dunque e si può proseguire.

"Tutte le persone si dividono in 10 categorie: quelle che comprendono la numerazione binaria, e quelle che non la comprendono "


L'ENTITÀ "MOSTRO DI FIRENZE"

Identifichiamo preliminarmente il "Mostro di Firenze" con il suo operato, ma astraiamoci dal considerare l'essenza stessa di esso, la sua struttura costitutiva. Possiamo considerarlo una singola persona, che nel tempo ha avuto le capacità per colpire, trasportando da solo cadaveri, rincorrendo atleti ed accoltellandoli, e prendendosi gioco degli inquirenti, dimostrando insomma delle capacità sia fisiche sia intellettuali ben al di sopra della norma (l'esempio paradigmatico é costituito da Giancarlo Lotti).




Possiamo considerarlo una singola persona, ma diversa nel tempo (come, ad esempio, l'ipotesi "Carlo" di Mario Spezi)




Possiamo considerarlo composto da diverse persone, ma che sono rimaste più o meno le medesime nel corso del tempo, anche se non tutte sempre operanti (come, ad esempio, pensa Carlo Palego).




O, se volete, possiamo considerarle persone sempre diverse, reclutate per l'occasione (come penso io),




e poi magari fatte sparire, se non per altro, almeno per dimostrare una certa serietà, come efficacemente spiega Pazienza




Comunque sia, non ha importanza. La validità del presente ragionamento prescinde dalla reale costituzione del "Mostro di Firenze"; quindi, consideriamolo genericamente come "entità".




Osserviamo anche che l'entità sembra non avere il benché minimo interesse ad accreditare sé stessa come "Mostro di Firenze". La dizione "Mostro di Firenze" é un'espressione giornalistica coniata essenzialmente da Cecioni, Macconi e Spezi dopo l'evento di Calenzano.




E' stata fatta propria dagli altri giornalisti, e da lì entrata nel linguaggio comune, come spesso avviene per le invenzioni linguistiche o di costume dei giornalisti (pazienza, é la vita), ed anche quello degli inquirenti, contrariamente a come sono andate le cose nel caso di serial killer singoli (come ad esempio Zodiac o Jack the Ripper), che hanno in qualche modo sollecitato la diffusione dei loro "soprannomi". L'entità invece non ha mai aderito a questa convenzione, non si é mai piegata al linguaggio giornalistico. A quanto ne sappia io, esiste una sola eccezione a questo, ed é la seconda telefonata che ricevette Lorenzo Allegranti




poco dopo l'evento di Baccaiano. L'Allegranti racconta di aver ricevuto una telefonata da parte di qualcuno che, in perfetto italiano, sebbene con l'accento toscano, si qualificava come appartenente alla Procura, chiedendo precisi chiarimenti sulle dichiarazioni rilasciate riguardo allo stato del Mainardi (!). L'Allegranti, che forse sarà stato poco colto ma era sicuramente molto intelligente, replicava affermando che avrebbe certamente risposto a tutte le domande una volta convocato in Procura, ma non l'avrebbe di certo fatto per telefono,e chiudeva la comunicazione. Il telefono squillava nuovamente e la medesima voce stavolta si qualificava come "il Mostro", intimandogli di rispondere. Logica vuole che l'entità, non avendo potuto ottenere le informazioni con l'inganno, abbia cercato di avvalersi dell'immagine del "Mostro" per intimorire l'Allegranti nel tentativo di carpirgli le informazioni che gli servivano.

Ma all'infuori di un tale uso strumentale del termine "Mostro", l'entità non ha mai ritenuto di doversi porre in tale veste.

Quindi abbiamo un'entità di cui non conosciamo la reale costituzione, ma di cui abbiamo evidenza solo dalle manifestazioni, staccate e discontinue nel tempo, nello spazio e nelle modalità, e che riusciamo a connettere, a ricondurre tutte all'entità unicamente attraverso i reperti balistici, che costituiscono l'unico elemento comune obiettivo

Anche riguardo alla reale origine di tali reperti non abbiamo alcuna informazione. I più credono che derivino da un'unica pistola semiautomatica, usata sul luogo di ogni delitto per aggredire le vittime, e peraltro tenuta ben nascosta, utilizzata unicamente per gli omicidi del “Mostro”. Altri suppongono che possano essere state usate altre armi, ed i bossoli riguardino una di esse. Io sarei più propenso a ritenere che venga usato un revolver, sempre lo stesso, e che i bossoli siano stati esplosi tutti in un'unica soluzione e conservati, e che alcuni di essi siano stati lasciati sul luogo nei vari episodi.




Ma anche qui, quale sia la reale sostanza dei fatti risulta, ai fini del presente ragionamento, irrilevante. Ciò che riveste reale importanza é che, comunque stiano le cose, i reperti debbano essere rimasti, in una forma o nell'altra, nella disponibilità dell'entità, ed usati in ogni episodio.

Se le cose dovessero stare come io ritengo, l'entità avrebbe avuto nelle sue disponibilità il revolver ed una scorta di bossoli già esplosi per almeno undici anni; se dovessero stare come ritengono i fautori dell'uso della Beretta ben nascosta, l'entità avrebbe avuto la Beretta e le munizioni inesplose nelle sue disponibilità per almeno undici anni.

In un caso o nell'altro, la sostanza non cambia: i reperti balistici, comunque generati




devono avere un'origine (acquisizione dell'arma oppure esplosione preventiva di tutti i bossoli ed acquisizione del revolver) anteriore al delitto di Rabatta.

Poiché i reperti balistici costituiscono l'unico legame tra le varie manifestazioni dell'entità, e la loro genesi é antecedente al primo delitto, va da sé che anche la genesi dell'entità deve essere antecedente o al più contemporanea al delitto di Rabatta. Le altre manifestazioni, successive, dell'entità si sono aggiunte alla precedenti, ed ogni nuovo episodio si é automaticamente posto in relazione con gli altri.




Per fissare le idee, al'epoca del delitto di Vicchio, quello degli Scopeti non era ancora stato commesso, mentre il delitto di Vicchio si poneva in relazione con tutti gli altri. Non appena il delitto degli Scopeti ha avuto luogo, esso ha "guadagnato" istantaneamente una relazione con Rabatta, Scandicci, Calenzano, Baccaiano, Giogoli e Vicchio.




Probabilmente penserai, Lettore, che stia dicendo delle insopportabili ovvietà. Se Tu, Lettore, dovessi avere più di quarantacinque anni, forse ricorderai il programma RAI "Quelli della notte", in cui Massimo Catalano




si distingueva per enunciare delle frasi dal contenuto assolutamente lapalissiano, per cui venne coniato il termine "catalanate".

Ecco, io starei, per l'appunto, dicendo catalanate. E' vero. Ma é altrettanto vero come talvolta accada che nel tentativo di scrutare attentamente l'orizzonte, non riusciamo più a mettere a fuoco la punta del nostro naso... pertanto procediamo.

Al delitto di Signa si applicano concetti analoghi. E' stato tirato dentro sulla base di una segnalazione anonima (con buona pace del giudice Rotella - non é chiaro perché debba essere Rotella a dire la verità e tutti gli altri a mentire, Tricomi in primis) , che con ogni probabilità é venuta dall'entità o da qualcuno ad essa vicino; comunque da qualcuno che conosceva benissimo l'argomento, molto meglio di quanto non potesse conoscerlo il "maresciallo Fiori", il quale non ha mai partecipato alle indagini del delitto di Signa, né mai visto i reperti balistici. Nonostante le dichiarazioni rilasciate per iscritto.




Anche qui, c'é chi ritiene che la segnalazione abbia solo evidenziato una condizione, peraltro assolutamente anomala ed illegale, consistente nella presenza nel fascicolo processuale del delitto di Signa dei reperti balistici e comprovanti l'uso della stessa arma usata poi dall'entità. C'é chi ritiene che essi vi siano stati inseriti apposta per simulare l'uso della stessa arma, e chi invece ritiene si sia trattato di una negligenza. Ma anche in questo caso, il risultato pratico non cambia: la "scoperta" denota comunque un legame tra il delitto di Signa e l'entità.

Se dovesse essersi verificato che sia stato in effetti il maresciallo Fiori, per una rara forma di capacità paranormale (non avendo mai lavorato al caso, e men che meno esaminato i reperti all'epoca - parrebbe che alla data del delitto fosse addirittura in ferie), a "ricordare" come i reperti di Signa fossero gli stessi, ed i reperti rimasero nel fascicolo anziché stare all'Ufficio Corpi di Reato, il legame sarebbe evidente.

Ma quand'anche l'entità avesse inserito artatamente i reperti all'interno del fascicolo allo scopo di "tirare dentro" un delitto che non aveva alcuna attinenza con gli altri, perché proprio Signa?

Sebbene la descrizione che fa Zuntini dei reperti sia incompatibile con le risultanze degli esami dei reperti rinvenuti nel fascicolo, nella perizia si parla comunque del calibro della pistola, e della "H" stampigliata sul fondello dei bossoli. Il delitto da "tirare dentro" non poteva essere scelto a caso, ma la scelta doveva cadere su un omicidio commesso con una calibro 22, ed usando cartucce Winchester. Quindi, chi avrebbe inserito i reperti doveva, evidentemente, saperlo; non poteva certo inserire i reperti in un fascicolo a casaccio, che magari conteneva la documentazione concernente un delitto commesso, ad esempio, con una calibro 9 che aveva sparato cartucce Fiocchi.




Di conseguenza esiste necessariamente un nesso tra Signa e l'entità, qualunque esso possa essere. Le differenti modalità con le quali i reperti possano essere giunti all'interno del fascicolo potrebbero variare, al più, la natura del legame; ma che una qualche forma di legame debba necessariamente esistere é indubbio. Anche di questo si era parlato qui

Siamo così giunti al completamento della "catalanata": l'entità "Mostro di Firenze", preesistente all'evento di Rabatta, si appalesa attraverso sette duplici omicidi, tutti in relazione tra loro, ed esiste una relazione anche tra l'entità e l'omicidio di Signa. Ergo, esiste una relazione tra i singoli omicidi da Rabatta in poi, e l'omicidio di Signa.

La catalanata é però divenuta tale soltanto oggi, perché l'esistenza di una relazione tra questi omicidi, e solo tra questi (con buona pace dei fautori dei "delitti collaterali") si è resa evidente solo quando il tempo trascorso ci ha fatto capire che con Scopeti la serie era terminata, mentre siamo venuti a conoscenza del legame tra l'entità e Signa solo quando il Tricomi si é attivato, ovverossia dopo Baccaiano.




Prima, ai tempi, poniamo, di Scandicci, nessuno poteva avere idea di quali sarebbero state le manifestazioni future dell'entità, e men che meno della loro relazione con Signa. Eppure, ripeto, tale relazione doveva già necessariamente esistere.

Ora, ripeschiamo da questo post la figura che (proprio per questo) era stata descritta: L'Ipotetico Investigatore.



ANCORA L'IPOTETICO INVESTIGATORE

Il ricorso all'"Ipotetico Investigatore", al di là della validità o meno della trovata, é uno stratagemma logico. Serve per sfrondare l'episodio di Rabatta da tutte quelle successive sovrapposizioni rappresentate dai delitti successivi, i quali, più che costituire ulteriori contributi alla comprensione, introducono invece una miriade di elementi che complicano notevolmente il quadro qualora si volesse tenerne conto.




Un po' come se si pretendesse di spiegare gli accadimenti di Tangentopoli includendo l'intera storia dell'IDV o collegare la costruzione di Milano 2 alla caduta del governo Berlusconi IV.




Sebbene i protagonisti possano essere gli stessi, l'introduzione di numerosi elementi comuni ai protagonisti ma non attinenti ai singoli episodi complicherebbe solo il quadro rendendolo incomprensibile, creando interrelazioni non attinenti. Lo stesso principio varrebbe se volessimo mettere in relazione l'episodio di Signa con tutti gli omicidi seguenti: una gran confusione




Con l'espediente dell'Ipotetico Investigatore, riduciamo il numero dei parametri tra i quali dobbiamo trovare le interrelazioni, ma nella consapevolezza che esse comunque esistano e siano valide. Allora, come già nel post su Rabatta, con un salto a ritroso nel tempo, portiamoci nell'autunno del 1974, fingendo di essere degli investigatori che hanno avuto l'incarico di indagare sul duplice omicidio del 14 settembre ultimo scorso




ma, differentemente da quanto sarebbe accaduto all'Ipotetico Investigatore, qualcuno, in grado di viaggiare a ritroso nel tempo provenendo dall'epoca attuale




ci avrebbe fornito un'informazione che allora, da soli, non avremmo mai potuto ottenere, ma della quale siamo assolutamente sicuri: esiste un qualche tipo di legame tra l'omicidio sul quale stiamo indagando, ed un altro duplice omicidio avvenuto sei anni prima a Lastra a Signa. E ci avrebbe anche reso edotti sul fatto che le manifestazioni dell’entità restano strettamente confinate alla regione Toscana.

Sul tavolo abbiamo allora solo i due fascicoli, contenenti i rapporti di polizia giudiziaria, le perizie autoptiche, le foto, le testimonianze... e dobbiamo trovare in cosa risieda il legame tra i due duplici omicidi, che ripeto, sappiamo certamente esistere.




Nel primo fascicolo sono contenuti il rapporto Matassino, il verbale di Caponnetto, le testimonanze ai processi, la perizia Zuntini... nell'altro il rapporto di Dell'Amico, le testimonianze, l'altra perizia Zuntini..,

La prima cosa che potremmo fare sarebbe quella di confrontare vittime e modalità di esecuzione dei due delitti, per vedere dove possano stare le analogie, le similitudini, ed ipotizzare in base ad essi la possibile natura del legame.




L'omicidio sul quale stiamo indagando riguarda due ragazzini che stanno insieme da poco, che sono in qualche modo proiettati verso il futuro; vengono aggrediti con un'arma da fuoco, perfettamente identificabile in una calibro 22 Beretta serie 70, ma poi uccisi a coltellate, in una maniera brutale e senza un apparente motivo. Al cadavere della povera piccola viene riservato un trattamento ancor più disumano; vengono inoltre asportati degli oggetti senza valore, che verranno fatti ritrovare successivamente, e delle operazioni apparentemente prive di senso vengono condotte sulla scena del delitto. I tentativi di individuare potenziali colpevoli sono infine tutti stati frustrati.




L'omicidio con il quale dobbiamo stabilire una relazione riguarda invece due amanti sulla trentina, ambedue sposati e con figli, e con il figlio di lei in automobile. Vengono uccisi a colpi di arma da fuoco, una calibro 22 vecchia, usurata, e di cui marca e modello non sono identificabili. Il bambino viene, con atteggiamento umano, salvato, pur essendo un potenziale testimone. Apparentemente nulla viene asportato. Vi é addirittura un reo confesso, la cui colpevolezza sarebbe sancita da una sentenza giunta al terzo grado di giudizio.




Guardando i due crimini da questo punto di vista, essi, all'infuori di essere stati compiuti su soggetti appartati in zona isolata (con ogni probabilità, se si fossero "appartati" in una piazza affollata non sarebbero stati aggrediti) e dell'uso di cartucce calibro 22 L.R. non hanno nulla in comune. Assolutamente nulla.

Diversa la fascia di età della vittima maschile




Diversa la fascia di età della vittima femminile




Diverso lo stile di vita della vittima maschile




Diverso lo stile di vita della vittima femminile




Diversa l'arma da fuoco




Diverse le modalità dell'azione omicidiaria




Diverso il trattamento riservato alla vittima maschile




Diverso il trattamento riservato alla vittima femminile




Diverse le ipotesi investigative sugli autori, e la relativa evoluzione delle indagini in base ad esse




Quindi, diverse le vittime diverse le modalità, diverse le armi...nessun nesso, nessun collegamento, nessuna analogia... niente.

Eppure, sappiamo con certezza che il nesso deve esistere.

La prima constatazione che possiamo fare, quindi, e che é anch'essa, in fondo, una "catalanata", é che se in apparenza non vi é alcun nesso, il nesso deve essere inapparente. E' occulto. Deve stare "dietro" le due vicende. Da cui la necessità del ricorso alla "dietrologia", reso indispensabile dal palese fallimento della "davantologia". Questo, beninteso, senza che ciò voglia significare trame occulte o fantasiose, l'intervento degli alieni... ma neppure deve essere una spiegazione assolutamente gratuita purché "forzatamente non-dietrologica", cioè l'ipotesi, indimostrabile ed indimostrata di un singolo individuo (che non si sa chi sia) che mosso da una patologia (che non si sa quale sia), uccida delle persone, in maniera assolutamente dissimile, senza un motivo plausibile (che non si sa quale sia).

Logica vorrebbe che le persone intelligenti, anche molto malvagie ma intelligenti, compiano delle azioni per un motivo; e tale motivo dovrebbe essere tanto più "forte" e valido quanto più l'azione sia rischiosa, impegnativa sul piano fisico, sul piano organizzativo, ed anche su quello morale.

Quindi, noi, nei panni dell'Ipotetico Investigatore, dovremmo cercare questo motivo occulto, sconosciuto, almeno prima di ipotizzare altrettanto sconosciuti esecutori, affetti da una malattia sconosciuta anch'essa, e che quindi eseguano azioni di tale portata senza alcun motivo.

Qualunque persona di buonsenso farebbe questo e non altro.

Da dove cominciare? Le uniche persone coinvolte con assoluta certezza nei due episodi sono evidentemente le vittime.

Tuttavia, nessuna relazione diretta tra esse può esistere. Se non per altro, almeno per motivi meramente anagrafici. Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, alla data del delitto di Signa avevano compiuto da poco, rispettivamente, 12 e 13 anni; qualunque sia stata la motivazione per la quale Barbara Locci ed Antonio Lo Bianco siano stati uccisi, estenderla direttamente a due dodici/tredicenni appare assolutamente irrealistico.

E' quindi inevitabile, qualora si voglia cercare le connessioni tra le vittime, cercare di rilevare collegamenti tra le vittime di Signa, e qualcuno in stretto contatto con le vittime di Rabatta, ma di età maggiore, e cioè i congiunti. E' infatti improbabile che i due ragazzi potessero avere stretto contatti con persone di età maggiore, implicate in affari così poco limpidi da richiedere un delitto tanto efferato

Una serie di fortuite combinazioni, vuole che la famiglia Gentilcore sia di origine campana




mentre noi a posteriori sappiamo che le manifestazioni dell'entità non sono mai uscite dai confini della Toscana), e che Stefania Pettini sia figlia unica. Volendo allora considerare degli adulti che abbiano un radicato legame con la Toscana, ciò restringe il campo essenzialmente ai genitori di Stefania. E se tra i due genitori c'é qualcuno che ha una storia di contatti con altre persone, questo é il padre, Andrea Pettini, mentre Bruna Bonini é sempre stata una persona concreta e schiva, che si é data (molto) da fare quando se ne é presentata la necessità. I contatti documentabili di Andrea Pettini fanno capo alla Resistenza; dopo di ciò, Andrea Pettini ha fatto l'operaio, ed era anche, in qualche misura, alcolista.

Ciò ovviamente non esclude totalmente la possibilità che Andrea Pettini possa avere avuto altri contatti con altre persone, nel dopoguerra, e che tali contatti si svolgessero in contesti torbidi o delinquenziali ( ma neanche che Bruna Bonini potesse essere la corrispondente toscana dei narcotrafficanti colombiani, se é per questo); ma se Andrea Pettini si fosse trovato coinvolto in situazioni al di là della legalità, e non avesse potuto farvi fronte, la vittima sarebbe stata lui, e non la figlia, ed in quel modo. Ma quand'anche un'azione così brutale fosse stata eseguita per colpirlo, la reazione da parte di un individuo che aveva subito una perdita irreparabile sarebbe stata la vendetta, o eseguita personalmente, o facendo ricorso alla giustizia; in altri termini, avrebbe almeno denunciato, considerato che non aveva più nulla da perdere. Invece, Andrea Pettini, dopo aver appreso ciò che era accaduto, non si occupò più in alcun modo della faccenda. Fu lui, insieme a Vincenzo Gentilcore, a recarsi ai Carabinieri per sollecitare una ricerca, ma dopo averne conosciuto l'esito, sparì da questa vicenda demandando alla moglie ogni ulteriore azione.

Ciò che se ne può trarre é che esisteva un problema per il quale la morte di Andrea Pettini non avrebbe risolto il problema, qualunque esso fosse, mentre la morte violenta, di una violenza truculenta, della figlia avrebbe rappresentato la risoluzione del problema; da tutto ciò ne discende direttamente che altre persone dovessero trovarsi coinvolte in questa situazione. Così non fosse stato, sarebbe "semplicemente" morto Andrea Pettini.

In assenza di indagini in questa direzione, che ai tempi gli investigatori reali avrebbero potuto condurre, ma che non possono essere condotte adesso dall'Ipotetico Investigatore, non é possibile procedere oltre. Non possiamo avere contezza, diretta, riguardo all'esatta natura del problema; il ragionamento può ipotizzare la logica alla base dei passaggi, ma non anche le sue motivazioni. Tuttavia, gli unici contatti significativi di Andrea Pettini con un'"associazione" di persone, di cui abbiamo un'evidenza restano comunque solo quelli relativi al periodo della Resistenza.




L'unico ulteriore passaggio che si può compiere é quello di considerare le vittime dell'altro omicidio, quello di Signa. Al riguardo, le valutazioni sarebbero state già fatte, ma le reitererò qui, anche perché sono anch'esse risultate poco chiare.

L'uccisione della Locci con colpevole Stefano Mele non avrebbe giovato a nessuno. Oltre (catalanamente) a non giovare alla Locci stessa, non avrebbe giovato a Stefano Mele, che, in quanto assassino, non avrebbe potuto riscuotere il denaro della polizza assicurativa; denaro che in galera non soltanto non avrebbe ovviamente potuto spendere, ma che, una volta riconosciuto colpevole, non avrebbe potuto nemmeno passare a Natalino. Non avrebbe giovato a Natalino stesso, che si sarebbe trovato in un sol colpo povero ed orfano di entrambi i genitori. Non avrebbe giovato ai Vinci, che avrebbero perso il giocattolo. Non avrebbe giovato ai parenti di Stefano Mele, che si sarebbero trovati nella necessità, bene o male, di dover provvedere a Natalino. Quindi, il rischio connesso al duplice omicidio in cambio di che?

Allora, si sarebbe chiesto Seneca: cui prodest? Apparentemente, anche la morte di Lo Bianco non sarebbe stata di vantaggio per nessuno; però, il Lo Bianco aveva parlato alla moglie della possibilità di un arricchimento illecito (che fosse proprio "illecito" non era stato esplicitamente dichiarato, ma a meno che non volessero nominarlo Amministratore Delegato di una grande società, non é che ci fossero poi così tante possibilità, per uno come lui...), e gli arricchimenti illeciti costituiscono da sempre un vantaggio, ma solitamente a danno di qualche altro.

Quindi va da sé che questo qualche altro che si trovi nella posizione di poter subire un danno, ha comunque un vantaggio nell'eliminare chi lo danneggia; e se si sta parlando di qualcosa di illecito, il metodo scelto per l'eliminazione risulta di solito altrettanto illecito.

La notte dell'omicidio, i cadaveri e l'automobile del Lo Bianco vennero frugati, perquisiti. Questo si ricava inequivocabilmente da una serie di reperti, la cui descrizione é dettagliatamente fornita nel relativo post, e dal fatto che si ritardò volontariamente la scoperta del delitto accompagnando Natalino presso una casa a due chilometri di distanza anziché a quella, in direzione opposta, a duecentocinquanta metri.

Qualcosa che può essere portato addosso o custodito nel bauletto del cruscotto é un oggetto "fisico" molto piccolo o un incartamento (uno o più documenti); un'arma di ricatto ha molte più probabilità di essere costituita dal secondo che dal primo.

Pertanto, se ciò con cui il Lo Bianco intendeva esercitare il suo potere era un documento, e questo ha causato la morte non solo sua, ma anche di Stefania Pettini, la cosa più logica é che il documento riguardasse accadimenti relativi alla Resistenza, ed avvenuti in Toscana. Una ricerca cronologica che metta in relazione le date relative agli eventi che costituiscono l'entità, ed eventi relativi alla Resistenza, ha condotto alla ricostruzione descritta appunto nel post precedente.

Questo é ciò che, almeno, la logica indica; se poi sia anche "dietro-logica" ce ne faremo una ragione.

Rimane il fatto che se qualcuno vuole continuare a considerare la "spiegazione" del "Mostro" singolo che non si sa chi sia, né perché faccia ciò, né perché con questa cadenza, né dove si sia procurato l'arma... be' evidenze di ciò non ce n'é, quindi il presunto protagonista di tale dogma resta in secondo piano, "dietro", insomma, senza che nulla di esso sia mai stato conosciuto. Ambedue le spiegazioni non sono palesi, e riguardano qualcuno o qualcosa che sta, comunque, "dietro". Ma mentre la prima spiegazione oltre ad essere "dietro" é anche "logica", la seconda é sempre dietro ma non ha né capo né coda. Non ha logica. Ed una spiegazione "dietrologica" a me appare sempre migliore che una "dietroillogica".

Resta inteso che ognuno rimane libero di credere a ciò che vuole, anche contro ogni evidenza logica. Io sono liberissimo di ritenere che gli asini volino perché me lo ha detto "mio cuggino". Anzi, sono certo che gli asini volino perché quello di "mio cuggino" vola che é una meraviglia



me lo ha detto lui, e me lo ha giurato sulla vita di mia zia, quindi deve essere vero... Hanno trovato un asino in un terreno chiuso, completamente recintato, inaccessibile agli asini. Il proprietario del terreno dimora a più di cinquanta chilometri da lì.




Qualcuno, stupidamente, sospetta che l'asino sia stato portato lì a bella posta, aprendo e poi richiudendo accuratamente il recinto, magari per accusare il proprietario del terreno di abigeato. Stupidi che vedono complotti dappertutto, e che chiamano sempre in causa fantomatiche vendette e ritorsioni. La verità é molto più semplice: l'asino é giunto nel recinto scendendo dall'alto; perché scomodare meccanismi complicati, immaginando un complotto di cui il proprietario del terreno sarebbe vittima?




Infatti, l'asino somiglia a quello di "mio cuggino"




che, com'é noto, vola benissimo. Quindi, volava, ed é atterrato all'interno del recinto.

Così, ribadisco, ognuno é nel pieno diritto di credere a ciò che vuole, anche che gli asini volino. Ma spacciare l'aerodinamica degli asini per Ingegneria Aerospaziale, é disonestà intellettuale





IL SIGNIFICATO DELLA SCOPERTA DEI REPERTI ALL'INTERNO DEL FASCICOLO DI SIGNA

Questo sembrerebbe essere un altro aspetto peculiare della vicenda, il cui significato non sono stato in grado di rendere con sufficienti chiarezza e linearità.

Nel tentativo di risultare più chiaro, farò ricorso ad un esempio.

Immaginiamo che io sia un dirigente di un Ente pubblico che si occupa di aspetti che hanno delle notevoli implicazioni di natura economica, quali possono essere ad esempio appalti, concessioni, etc.; per quanto elevato il ruolo che io possa rivestire nella scala gerarchica, ci sarà comunque qualcuno al di sopra di me che dovrà vigilare sulla correttezza del mio operato

Ammettiamo adesso che io commetta delle grosse irregolarità nel mio lavoro, e che ricorra ad una serie di espedienti per cercare di nasconderle,e che, alla fine, riesca a mascherare perfettamente i miei illeciti.




Ammettiamo ancora che io reiteri tale comportamento, fin quando qualcuno si renda conto di come certe cose non sembrino andare come dovrebbero,




ed inizi ad indagare per cercare di scoprire chi stia commettendo le irregolarità.




A questo punto, Lettore, quale sarebbe, secondo logica, il mio comportamento? Cercherei di rimanere il più possibile nell'ombra




oppure focalizzerei l'attenzione di chi sta indagando anche sugli eventi pregressi, che avevo mascherato così bene, in modo che divenga più facile risalire a me?




Sarebbe ragionevole pensare che io possa inviare qualunque forma di comunicazione anonima che faccia emergere anche le irregolarità sulle prime operazioni riguardo alle quali ero riuscito a farla franca? E qualcosa che Ti sembra logico?




Allora, se Tu sapessi che io abbia comunque inviato una qualunque forma di suggerimento anonimo al mio diretto superiore/controllore, cosa penseresti? Quale spiegazione logica ti daresti?

Perché, vedi Lettore, se io fossi affetto da qualche forma di masochismo, o da una personalità narcisistica talmente spiccata da sacrificare persino la mia incolumità pur di fare emergere il mio ego smisurato, mi autodenuncerei 




(azione che in qualche modo tentarono di indurre Abraham e Perugini). O in qualche modo affronterei il mio superiore/controllore che vedo come un antagonista da battere, rivelandogli cosa ho fatto per dimostrargli quanto lui sia stupido, ed io intelligente. Come, d'altra parte, fanno solitamente i serial killer




Se invece io volessi semplicemente continuare a fare ciò che sto facendo, per qualunque motivo lo stia facendo, eviterei di sollevare un polverone, rimettendo sul tavolo da gioco una problematica che era defitivamente risolta, ed a mio totale vantaggio. Tanto più che un tale risultato era stato conseguito dopo tempo, e con un notevole impegno.




Ma se io compissi un'azione così sconsiderata come quella di riaprire una quesione definitivamente chiusa e riguardo alla quale ero riuscito, con espedienti e sotterfugi, a farla franca, delle due l'una: o sono un perfetto imbecille




oppure intendo focalizzare l'attenzione sulla questione in se', e non sull'autore di essa (su di me, nel caso specifico).




Ad esempio, nelle pieghe delle irregolarità commesse potrebbe celarsi l'operato di qualche altro che voglio danneggiare. Potrebbe esserci stati dei vantaggi per un'organizzazione criminale, mafiosa, che non ho il coraggio di denunciare direttamente (cosa che, tra l'altro mi danneggerebbe), ma preferisco che a tale organizzazione si giunga attraverso le indagini dell'autorità giudiziaria.




Riesci adesso, Lettore, a cogliere l'analogia? Dopo il duplice omicidio di Signa, la faccenda era morta e sepolta. Era stato Stefano Mele ad uccidere. Ed il vero o i veri autori l'avevano fatta franca. Perché rimettere tutto in discussione? Perché rovinare, dopo più di dieci anni, un lavoro che era stato particolarmente difficile e laborioso?

Perché il "Mostro" voleva "intestarsi il delitto"? Ed allora, perché ha aspettato tanto? Ma, soprattutto, perché non ha mai risposto agli appelli di Abraham o di Perugini con segnali inequivocabili, come fanno tutti i serial killer?

Il "Mostro" in realtà non ha mai comunicato, né ha inteso rendersi protagonista all'infuori degli episodi strettamente delittuosi. Ha inviato solo una missiva che non conteneva una sola parola, e che formalmente e sostanzialmente era un messaggio per Silvia Della Monica, messaggio che la stessa Della Monica ha perfettamente compreso. E basta. Chi vorrebbe che il "Mostro" fosse "Zodiac", non si accorge della differenza di comunicatività? Zodiac che scriveva presentandosi come tale




e addirittura minacciava di uccidere se non fossero stati pubblicati i dettagli dei suoi messaggi?




come d'altra parte fa ogni mostro che si rispetti, da che mondo é mondo.. Invece, come già sottolineato più sopra, il "Mostro" non ha mai minimamente mostrato di volersi accreditare come tale; cosa mai avrebbe dovuto "intestarsi"?

Ma a proposito delle missive del "Mostro"…




The question is how to arrive at your opinions and not what your opinions are.

Bertrand Russell


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