Il progetto di Pergusa risale al 1935, nel contesto della bonifica della zona del lago omonimo. La realizzazione del progetto fu perseguita con determinazione dal Prefetto di Enna, l’avellinese Ascanio Marca, già prefetto di Ragusa. Il lago di Pergusa è l’unico bacino lacustre naturale esistente in Sicilia (con l’eccezione dei bivieri, che più che laghi erano paludi), anche se di tipo endoreico, non alimentato da immissari
Anche esso era attorniato da una palude prima di venire bonificato
e la zona del lago era già stata classificata nel 1933 come comprensorio di bonifica integrale. Il progetto di bonifica, comprendente la realizzazione di una strada, di opere di contenimento delle acque, di banchine sulle rive del lago
oltreché le opere idrauliche ed agrarie volte ad eliminare le zone paludose, era stato redatto dal Genio Civile di Enna.
Nell’ambito di tale progetto venne inserita la realizzazione di un centro rurale, con il duplice scopo di dare una casa a diverse famiglie ennesi, e di portare gli agricoltori sul territorio bonificato. Quindi contrariamente a Bardara di Lentini, Pergusa non è un villaggio costruito per gli operai della bonifica e successivamente adattato. Pergusa venne costruita per i contadini; anzi, le case vennero realizzate prima dei servizi. In questa foto si vedono le case coloniche, ma non vi è traccia del centro cittadino
che comincia a sorgere più tardi, con l’obelisco che ne contraddistingue la piazza
Analogamente a quanto accaduto per Libertinia e Santa Rita, uno degli intenti dichiarati fu allora quello di “avvicinare il contadino a vaste estensioni di terre fino allora faticosamente coltivate”; ancora una volta, quindi, si perseguiva il fine di stabilire le dimore degli agricoltori in prossimità dei poderi.
Pennacchi, che definisce le case “pollaietti”, le data tra il 1927 ed il 1930. I lavori di bonifica, iniziati nel maggio del 1935 furono portati a termine nell’ottobre successivo. Le prime diciotto case, anche se precedono la realizzazione degli edifici di servizio, vennero in realtà completate all’inizio del 1936.
Il progetto è quindi posteriore a Libertinia o Santa Rita, anche se, considerato il fatto che la realizzazione di questi si prolungò per diversi anni, Pergusa risulta alla fine contemporanea ad essi.
Gli alloggi delle case di Pergusa erano di due tipi: uno più piccolo che come distribuzione dei vani era simile alle case di Libertinia o di Santa Rita, ma con una superficie coperta maggiore, ed uno più grande che aveva un vano in più. Ogni costruzione comprendeva due alloggi, con ingressi indipendenti, e con annesso un orto di 1000 metri quadri.
Conseguentemente anche le case erano di due tipi, di cui uno formato da due alloggi piccoli
Gli alloggi delle case di Pergusa erano di due tipi: uno più piccolo che come distribuzione dei vani era simile alle case di Libertinia o di Santa Rita, ma con una superficie coperta maggiore, ed uno più grande che aveva un vano in più. Ogni costruzione comprendeva due alloggi, con ingressi indipendenti, e con annesso un orto di 1000 metri quadri.
Conseguentemente anche le case erano di due tipi, di cui uno formato da due alloggi piccoli
ed un altro da due alloggi grandi
nell’immagine, la luce del vano supplementare è visibile tra la porta d’ingresso ed il portico.
A tutte le finestre erano applicate reti antimalariche.
Il progetto, che, come su accennato, aveva come scopo anche quello di dare una casa vera ad alcune famiglie di Enna, di cui due quartieri erano interamente costituiti da grotte, fu in parte finanziato, con fondi personali, da Mussolini, il quale mise a disposizione £ 500 000 per la realizzazione delle case. Il Prefetto Manca ne fu l’interlocutore diretto per quel che riguardò la gestione dei fondi, e comunicò a Mussolini il completamento dei lavori con una missiva datata 4 aprile 1936. All’inaugurazione delle case, ed alla posa della prima pietra degli edifici di servizio, intervenne tuttavia soltanto Tassinari, il 21 aprile successivo.
Altre diciannove costruzioni si sarebbero dovute iniziare alla fine del 1936, mentre la realizzazione dei servizi terminò quando già le prime case erano state ultimate, quindi tra il 1936 ed il1937. Intorno alla piazza sorsero la chiesa
la scuola
e la Casa del Fascio con la caserma dei carabinieri
mentre un alto obelisco, con due fasci littori, si ergeva al centro della piazza
L’obelisco, che sembra essere stato il primo elemento del nuovo centro ad essere realizzato, ospitava la lapide commemorativa alla base
ed una seconda è ancora visibile sul lato opposto
Mussolini visitò il villaggio ultimato il 15 agosto del 1937, ma il Prefetto Manca non potè presenziare all’evento, essendo improvvisamente deceduto sei mesi prima.
L’anno successivo venne realizzata, ad Ovest della piazza, la stazione antimalarica ed ulteriori case coloniche si aggiunsero alle preesistenti
Nel 1949 iniziarono i lavori per la realizzazione di un autodromo
l’opera, progettata da Roberto Calandra (l’architetto che aveva progettato Borgo Burrainiti), venne inaugurata nel 1958.
Pergusa è adesso una località turistica nota
sia per l’autodromo
sia per la riserva naturale intorno al lago
Il nucleo originario esiste quasi interamente, ma le case coloniche sono divenute normali abitazioni
e molte sono difficilmente riconoscibili a causa delle modifiche apportate negli anni
L’unica che conserva ancora il portico originale si trova lungo la SS561 (via Nazionale)
ed è divenuta parte integrante di una costruzione adibita a locale per ristorazione. Diciassette delle diciotto casette costruite nel 1936 restano comunque identificabili, anche se poche conservano un aspetto simile a quello originario
Per qualche motivo, forse connesso alla tecnica costruttiva, le abitazioni che hanno subito le maggiori modifiche sono quelle realizzate nel 1938,mentre la stazione antimalarica, ove si eccettuino le modifiche delle aperture, è rimasta praticamente uguale all’originale
La Casa del Fascio
è stata interamente destinata a caserma dei Carabinieri
che originariamente pare occupasse solo la parte posteriore dell’edificio
mentre scuola
e chiesa
funzionano ancora come tali.
La stazione antimalarica è stata utilizzata come sede della Guardia Medica fino al 2010
quando è stata eliminata nell’ambito del riassetto del SSR conseguente al piano di rientro.
L’obelisco
L’obelisco
con le sue lapidi
è ancora in sede; solo le lame d’ascia dei fasci littori sono state asportate
Nella fotografia satellitare sono marcate le principali strutture del villaggio: in giallo gli edifici di servizio, in blu le prime case coloniche (in turchese la posizione della diciottesima casa) ed in rosso alcune delle case coloniche costruite successivamente
Il progetto di Pergusa, sebbene concettualmente analogo a quello di Libertinia o Santa Rita, non può dirsi ispirato a questi. Ma una delle caratteristiche che condivide con le iniziative già citate è la funzione mista, residenziale e di servizio, anche se l’urbanistica appare diversa. Per questa si tenne conto da quanto scritto dall’ispettore sanitario di Enna: ”[…]a cagione dell’istinto gregario dell’uomo, accentuato in Sicilia per ragioni di difesa, si raccomanda di costruire le case rurali a gruppo di 4 o 5 all’estremità dei singoli appezzamenti di terreno da coltivare[…] “
Ciò che intendo sottolineare qui è il fatto che ancora nella seconda metà degli anni Trenta
nella realizzazione di centri rurali sembrava importante attenersi al principio del raggruppamento, piuttosto che avversarlo. Si tendeva a creare nuove comunità, non a smantellare quelle esistenti.
Ma L’Istituto VEIII sembrava andare chiaramente controcorrente.
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