domenica 1 dicembre 2013

LA VIA DEI BORGHI.26: La quinta fase dei borghi rurali siciliani. I "FANTASMI" DELL'ECLS.



Con la seconda serie, appena conclusa, dei borghi ECLS




si chiuderebbe la quinta fase dei borghi rurali, quella dei borghi realizzati dall’ECLS. Ma l’ECLS progettò, o almeno pianificò, altri borghi che, per un motivo o per un altro, non vennero mai realizzati. Essi, con l’esclusione di due, sono riportati nel fantasioso elenco di Wikipedia come esistenti; inoltre, uno di esso, è incluso nel disegno di legge, più volte ripresentato, tra i siti da tutelare.

Così, prima di scrivere questo post, speravo, Lettore, di poter giungere alla verità. O, se non alla verità almeno alla verosimiglianza, per quel poco che se ne possa ricavare dalla documentazione e dai sopralluoghi; ma, almeno per me, l’impresa è risultata più ardua del previsto. I dati ottenuti sono stati inferiori alle aspettative, necessariamente sostituiti da illazioni; e pochi dati e molte illazioni, significa di solito molta “dietrologia”. Alcune persone apprezzano maggiormente tali contenuti, piuttosto che aride, anche se rigorose e documentate, elencazioni di dati. Cercherò comunque di cedere il meno possibile a tentazioni “dietrologiche” illustrando i pochi dati in mio possesso, ed avanzando solo quelle ipotesi che si accordano con le evidenze che derivano da sopralluoghi o altro; come sempre, sarai tu, Lettore, a trarre le conclusioni



Borgo Giusto Ferrara

Comandante di compagnia avanzata, in una giornata di aspro e violento combattimento, portava il proprio reparto alla conquista di importante posizione nemica, con la perizia e il valore che distingueva ogni sua azione. Notata a poca distanza una mitragliatrice nemica in azione, si lanciava su di essa a colpi di bombe a mano, malgrado due soli uomini avessero potuto seguirlo nell’animosa corsa; veniva però investito in pieno viso da una raffica di mitragliatrice che l’uccideva all’istante stesso di conseguire l’ardimentoso intento.Valiunquera, 26 marzo 1938”.

Personalmente, ritengo che correre verso una mitragliatrice armati di bombe a mano e prendersi l’inevitabile sventagliata in faccia sia un’azione che possa essere anche definita in maniera diversa da “atto di eroismo”. Ma queste sono inutili valutazioni soggettive; se Giusto Ferrara, nativo di Misilmeri, è stato giudicato degno dell’onorificenza, sarà senz’altro così. Anzi. È stato anche giudicato degno di aver intitolato un borgo; e questo borgo è persino inserito nell’allegato della proposta di legge n 6251, presentata il 22 dicembre del 2005 a firma dei deputati Rampelli, Ronchi, Ricciotti, Menia, Buontempo, e reiterata (come se non bastasse) il 24 maggio 2011 (nr 4371), sottoscritta da 44 (!) firmatari, che ovviamente non elenco. 
I due disegni di legge, identici a meno di piccoli particolari e del numero dei firmatari, hanno per oggetto “Disposizioni per il recupero e la valorizzazione delle città e dei nuclei di fondazione in Italia” e riportano al numero, rispettivamente, 104 e 107 “Borgo Giusto Ferrara – Palermo”. Della maggior parte degli altri insediamenti citati vengono riportate informazioni un po’ più precise riguardo alla località, ma per Borgo Ferrara ci si mantiene sul generico.


Un po’ più specifico è il più volte menzionato elenco di Wikipedia “Città fondate durante il fascismo per data di fondazione”, che lo colloca temporalmente tra il 1939 ed il 1941 e dice testualmente “Borgo G. Ferrara, già Madonna del Rosario, provincia di Palermo, Sicilia”.

Devo ammettere che la prima volta che lessi la voce dell’elenco mi chiesi come mai una città di fondazione potesse essere “già” qualcosa; successivamente realizzai che “già” era riferito solo al nome, e non al borgo in sé.

Era come dire “Borgo Livio Bassi, già Ummari”; è solo che si sarebbe dovuto scrivere “Borgo G. Ferrara, già denominato Borgo Madonna del Rosario”.

“Madonna del Rosario” identificherebbe allora la contrada, ed il progetto di borgo rurale ivi ubicato, corredato di disegno prospettico, è riportato sull’Ortensi




Il progetto venne inoltre esibito alla Mostra Rurale del febbraio 1940, a Palermo. Questo, considerato il fatto che gli altri borghi rurali presentati alla Mostra furono realizzati, potrebbe essere il motivo per cui alcuni, senza aver comunque eseguito alcuna verifica, lo abbiano considerato esistente.

Dove avrebbe dovuto trovarsi, esattamente, Borgo Ferrara? Una ricerca tra i toponimi IGM individua una sola "Contrada Madonna del Rosario"; si trova a metà strada tra Camporeale e Poggioreale, ad Ovest dell’attuale SP 20




Una conferma viene dalla corografia ECLS, presente in archivio; redatta su carta in scala 1:100000, dà un'idea più precisa dell'ubicazione designata, sebbene con l'approssimazione derivante dalla scala




Ci mostra non solo la posizione del borgo ma anche quella che avrebbero avuto due sottoborghi in relazione con esso.

La posizione indicata in corografia per il borgo corrisponde, su carta in scala 1: 25 000, esattamente a questa




Considerando l’orografia locale, l’ubicazione avrebbe dovuto essere questa collinetta




alla quale si accede da una strada rettilinea che si dirama dalla provinciale; questa è la strada che conduce alla sommità della collinetta




Gli eucalipti sono troppo piccoli per essere stati piantati settanta anni fa, quindi la strada deve essere più recente; essa sembra comunque simile a quella riportata sulla planimetria, che si dirama perpendicolarmente da una strada che decorrerebbe alle falde della collinetta, proprio come quella attuale




In cima alla collinetta vi è solo un rudere, che i firmatari del progetto di legge potranno dilettarsi a recuperare e valorizzare come meglio credono, considerato che pare che attualmente non interessi a nessun altro. Fine del discorso.

O forse no.

C’è un problema, anzi due. Il primo problema consiste nelle curve di livello che, sulle planimetrie del borgo, definiscono l’altura sulla quale esso sarebbe sorto



nonché l’orientamento di essa rispetto ai punti cardinali





La collinetta indicata sulla corografia è più bassa di una cinquantina di metri, e con l'asse maggiore orientato quasi esattamente lungo la direttrice Est-Ovest; non è in alcun modo identificabile con quanto riportato nelle planimetrie. E neanche l’orientamento rispetto alla strada di accesso sarebbe corretto



Ed inoltre l’altura definita dalle curve di livello non potrebbe comunque trovarsi in contrada Madonna del Rosario; le curve altimetriche delle planimetrie sono incompatibili non solo con la collinetta tracciata sulla corografia, ma anche con qualunque altra ubicazione in quella contrada. Non esistono in contrada Madonna del Rosario rilievi compatibili con altitudine ed orientazione riportate dalle planimetrie.


Il secondo problema sarebbe costituito dall’esistenza, nell’area interessata, di costruzioni di genesi non inequivocabile. Una di esse sarebbe un edificio nei pressi del luogo nel quale si sarebbe dovuto trovare il sottoborgo “A”. Il luogo non è esattamente quello desumibile dalla corografia, ma si trova quasi un chilometro più a Nord, su un rialzo del terreno in corrispondenza di una diramazione stradale



è stato visto, però come le indicazioni fornite dalla documentazione risultino alquanto imprecise, e la risoluzione della carta usata per la corografia sia molto bassa.  
L’edificio ha una caratteristica architettonica che lo rende profondamente difforme da tutti gli altri in zona e, più in generale, dalla maggior parte delle abitazioni della campagna siciliana costruite nel ventesimo secolo. 
La costruzione ha colpito anche Joshua Samuels, che la ha in qualche modo considerata in relazione al sottoborgo che si sarebbe dovuto costruire, ma ha ritenuto che fosse stata realizzata più tardi, con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Tale ipotesi nasce dal fatto che la diramazione alla quale si trova è quella della “strada n 21 di Giammartino” costruita alla fine degli anni Cinquanta con detti fondi (Prog. 1547) dal Consorzio dell’Alto e del Medio Belice.




Non posso però concordare con Joshua Samuels essenzialmente per un motivo.
Le costruzioni lungo le strade realizzate dai Consorzi con il contributo della Cassa per il Mezzogiorno (segnalate da appositi cippi) erano essenzialmente case cantoniere; quelle che vennero costruite lungo le strade nel comprensorio del Consorzio di Bonifica dell'Alto e del Medio Belice seguirono un progetto standard, comune. La cantoniera della strada di Giammartino si trova a cinque chilometri dal bivio



costruzioni assolutamente analoghe si trovano in contrada Petraro ed in contrada Bufalo, a SudOvest di Contessa Entellina, e sono mostrate nell'ultimo post.

Ma vi è un altro motivo, un po’ più sottile. Ho fatto vedere l’immagine dell’edificio a diverse persone, senza dir loro cosa fosse né dove si trovasse, e chiedendo di esprimere un giudizio su eventuali particolarità che potessero rilevarsi nell’immagine



Tutti hanno risposto in maniera analoga, riportando un impressione che è esattamente la stessa che ebbi io la prima volta che vidi l’edificio: casa e portico sembrano disaccoppiati. Non sono stati costruiti contemporaneamente. La cosa appare più evidente in altre inquadrature



e l’impressione è ancora maggiore guardando le riprese dall’alto




Sulle carte IGM odierne che, come più volte sottolineato, non vengono aggiornate da diversi decenni, viene riportata la presenza di un rudere al posto della costruzione




Al limite del piazzale ove si trova l’edificio, sul bordo della strada n 21, vi sono ammucchiate macerie, residui di muratura che evidentemente risalgono a decenni fa




La prima ipotesi che viene in mente è allora che fosse presente, prima, qualcosa allo stato di rudere, e che questo "qualcosa", o parte di esso, sia stato utilizzato nella costruzione dell’edificio; l’altra parte di questo "qualcosa" potrebbe essere stato demolito, ed il materiale risultante spostato ai bordi del piazzale.

Vi è da chiedersi, allora, cosa sia stato costruito prima, se la casa o il portico. L’ho chiesto sempre alle persone cui ho sottoposto la foto, e mi è stato risposto: evidentemente, la casa.

Qui, ancora una volta, non sono d’accordo. Se fosse stata costruita prima la casa, sarebbero state previste, o inserite, delle strutture per il portico. Oppure, il portico si reggerebbe da sé.

Invece il solaio del portico è evidentemente retto da due travi poste a distanza ravvicinata



e che, in quella posizione hanno poco senso. Inoltre, non si vedono tracce di pilastratura. Allora, se fosse stata costruita prima la casa, come avrebbero mai potuto inserire le travi nella struttura di questa, successivamente? Se invece le travi ed il portico avessero fatto parte di una struttura preesistente, e costruendo la casa si fossero inglobate nella costruzione nuova, ciò che si vede avrebbe una spiegazione plausibile.

La mia idea è quindi che il portico facesse parte di una struttura preesistente, modificata e parzialmente utilizzata in fase di costruzione della casa. Forse, la costruzione del sottoborgo “A” venne iniziata. Nell’immagine aerea a sinistra, del 1941, anche se a bassissima risoluzione, si vede come non vi sia nulla nel luogo ove si trova l’attuale costruzione, neanche il piazzale; ma in quella a destra, dei primi anni Cinquanta e ripresa poco prima della realizzazione della strada, sono già presenti due edifici “gemelli” di cui quello a Nord appare incompleto, mentre in quello a Sud si intravede la presenza del portico (preesistente quindi alla strada)




ma nella carta IGM, l’edificio segnato come “rudere” è quello più a Sud, non quello a Nord; è quello a cui sarebbe accorpato il portico, come se al posto di esso, precedentemente, vi fosse stato un rudere.

Nell'immagime sottostante, la sezione di destra è il disegno del sottoborgo dell'architetto Spatrisano; la struttura evidenziata è quella che potrebbe essere stata parzialmente realizzata, e le cui luci sarebbero poi divenute un portico in fase di completamento.




La seconda costruzione si trova proprio sulla sommità della collinetta indicata in corografia come sede di borgo Giusto Ferrara. Essa consta di un edificio centrale, con telaio in calcestruzzo armato e conci di tufo, relativamente ben conservata




ma altre, diverse, strutture circondano l’edificio, ed appaiono totalmente in rovina. Si intravede ancora una luce, che consiste in un arco a sesto ribassato, su una parete costruita in muratura portante




Sebbene l’arco e la sua struttura appaiano tipici dell’edilizia rurale siciliana tradizionale “autoctona”, non così è per la muratura; nella struttura di una parete in rovina è visibile una fila di mattoni che interrompe la muratura fuori terra all’altezza di circa un metro (muratura in pietrame listato)




realizzata quindi seguendo la normativa antisismica dell’epoca (RD nr 2105 del 22 novembre 1937 e ripresa dal RDL 19 giugno 1940 n 953). Vi è inoltre un’altra struttura interessante, visibile sulle immagini ad alta risoluzione di GoogleEarth




Ad essa corrisponde questa piccola costruzione, a pianta rettangolare, con il lato più lungo di poco più di un metro di lunghezza




sembra il pozzetto di un acquedotto. Ma nessun acquedotto è stato realizzato da quelle parti, né è riportato sulle carte IGM. E’ interessante notare come in una foto aerea dei primi anni Cinquanta si notino tracce di sbancamento alla sommità della collinetta, come per realizzare un piazzale (a destra); sebbene la risoluzione non sia soddisfacente, il pozzetto sembra essere presente. Su un’immagine, a risoluzione molto più bassa, ripresa nel 1941 (a sinistra), sembrerebbero esservi già delle strutture, difficili da identificare sull’immagine




Tutto questo sarebbe compatibile con l’ipotesi che i lavori relativi al complesso di Borgo Ferrara in contrada Madonna del Rosario abbiano in qualche modo avuto inizio.

Un altro Borgo Fiumefreddo, allora? E’ improbabile, ma non impossibile; è vero che nella documentazione rimasta in archivio manca qualunque riferimento ad incarichi ad Imprese di costruzione, ma è altrettanto vero che la documentazione di Borgo Ferrara è incompleta, lacunosa e frammentaria. Ed inoltre esiste almeno un altro caso in cui una costruzione iniziata nell’ambito della realizzazione di un borgo rurale da parte di un Consorzio venne abbandonata, e poi parzialmente riutilizzata per altri scopi, modificandone l’aspetto. In quel caso, descritto nel post sulla “fase parallela”, che ciò in quel caso sia avvenuto è praticamente certo; qui resta un’ipotesi. Ciò che è certo è che il progetto, alla fine, non venne mai realizzato, e non perché si sia ritenuto di postergarlo. Anche se nella zona sono presenti diverse case coloniche con l’insegna dell’ECLS




le aree di riforma agraria segnate nella mappa pianificazione dei borghi aggiornata al 1 gennaio 1956 sono esigue, e, sebbene vi sia un indecifrabile appunto a penna,nella mappa nulla é previsto in corrispondenza dell’ubicazione di borgo Ferrara e dei relativi sottoborghi




Come abbiamo avuto modo di vedere, e vedremo in seguito in più di un’occasione, l’ubicazione dei borghi della mappa del 1956, e delle aree di riforma agraria, ricalca spesso quanto pianificato dall’ECLS; e ciò non stupisce per almeno due motivi. Il primo è che, sebbene regime di governo e norme fossero cambiate, non vi è alcuna soluzione di continuo tra ECLS ed ERAS; il secondo deriva dal fatto che la legge regionale 104, all’articolo 6, non prevedeva la costruzione di borghi rurali, la cui costruzione da parte dell’ERAS venne resa possibile dalla legge nr 9 del 1954, e quindi vi sarebbero stati meno di due anni per redigere la mappa dei borghi. E’ un tempo troppo breve per eseguire sopralluoghi in tutta la Sicilia; pertanto essa deve necessariamente tenere conto anche della pianificazione dell’ECLS. Quindi, l’assenza di qualunque riferimento nella mappa del 1956 assume un significato preciso. La costruzione non è stata sospesa o rimandata per motivi bellici o di altra natura; Borgo Ferrara, come avvenuto per borgo Fiumefreddo e borgo Ingrao, è stato stralciato dai piani di appoderamento dell’ECLS e dalla pianificazione della riforma agraria ERAS.

Ma, se per borgo Fiumefreddo i motivi sono palesi e per borgo Ingrao malamente occultati, cosa è potuto accadere per borgo Ferrara? Non mi è stato possibile non solo capirlo, ma nemmeno supporlo dalla documentazione a cui ho avuto accesso. Essa, infatti, distribuita su almeno tre fondi archivistici, risulta lacunosa e frammentaria, e l’ordine che attualmente regna nei fondi non rispecchia l’inventario; così Ti espongo, Lettore, ciò che mi è stato possibile ricostruire riguardo alla vicenda. E, come sempre, sarai Tu a crearti la Tua idea sulla base dei fatti.

La redazione del progetto del borgo sarebbe stata “ufficialmente” affidata all’architetto Giuseppe Spatrisano , allievo del Basile, nel dicembre 1939; è pero possibile che la lettera di incarico formalizzasse un incarico conferito prima, per vie informali, ovvero di fatto “acquisisse” un progetto già redatto, come avvenne per borgo Lupo e per borgo Schirò, e che l’unico contenuto sostanziale consistesse nello spostamento in contrada Madonna del Rosario. Originariamente il borgo sarebbe infatti stato previsto in contrada Giammaria




ed un borgo “A” nella medesima posizione permane nella pianificazione ERAS del 1956




è probabilmente per tale motivo che su alcune tavole di progetto venne applicata un etichetta con la dicitura “BORGO GIVSTO FERRARA” mascherando così la scritta sottostante




In contrada Madonna del Rosario, il borgo avrebbe dovuto costituire il baricentro di un “sistema”, composto dal borgo stesso e di due sottoborghi, denominati “A” e “B”, di cui la progettazione del borgo “A” venne affidata allo stesso architetto Spatrisano, ed il sottoborgo “B” all’ingegner Villa.

Il borgo avrebbe compreso chiesa e canonica, scuola, dispensario medico, delegazione podestarile e sede PNF, poste e carabinieri ed uffici dell’Ente




Su una seconda planimetria realizzata successivamente, compaiono anche infermeria veterinaria e macello, mentre il dispensario viene sostituito da una "Casa Sanitaria"




in tale seconda versione, sarebbe stato quindi un borgo di tipo “A”, in accordo al Decreto Interministeriale nr 11255; la variazione venne richiesta a Spatrisano nell’aprile del 1940. Sulle tavole di progetto degli edifici aggiunti non è presente alcun riferimento alla denominazione del borgo, né è riportata alcuna data




ma dalle richieste di concessione si desume come il nuovo progetto sia stato formalmente completato in data 12 agosto 1940; la data è riportata in tali richieste, del 13 agosto 1940. L’importo complessivo, con l’esclusione degli edifici di competenza privata, ma comprensivo dei due sottoborghi, è stabilito in £ 2157127, e la richiesta riguarda “lavori di costruzione dei fabbricati costituenti il borgo “Giusto Ferrara, ed opere accessorie, che dovrà sorgere in località Ravanusa in territorio di Monreale…




Il nuovo progetto, passa al vaglio del Comitato Tecnico Provinciale in data 2 settembre 1940 (deliberazione nr 3347), il quale solleva obiezioni riguardo al costo unitario. Viene allora redatte una nuova relazione generale ed una relazione tecnica, che menzionano sempre contrada Madonna del Rosario come sede designata per il borgo; ma sulla seconda qualcuno appone, a mano, un punto interrogativo sul riferimento alla contrada




sebbene contrada Ravanusa sia relativamente vicina a Madonna del Rosario, ciò sembrerebbe comunque confermare come l’intenzione fosse quella di variare ulteriormente l’ubicazione del borgo. Nell’ambito della relazione tecnica viene fornita una giustificazione riguardo al valore del prezzo unitario, ed due sottoborghi vengono descritti come di “identica mole di costruzione”; mentre nella parte finale della relazione vengono descritti i costi per il solo sottoborgo “A”. Da ciò sembra potersi desumere che si fosse deciso di realizzare il sottoborgo “B” sempre sul progetto di Spatrisano, scartando il progetto dell’ingegner Villa. Ciò appare verosimile sia in quanto è poco plausibile che a Spatrisano venisse chiesto di eseguire il computo estimativo relativo al progetto redatto da un altro professionista; sia perché Villa, in una conferenza tenuta il 21 gennaio del 1941, oltre ad illustrare la pianificazione del sistema dei borghi e sottoborghi, presenta il progetto di Borgo Ingrao, ma non fa parola del sottoborgo.

A quando risalgono le ultime relazioni di Spatrisano? Purtroppo, in ambedue le pagine finali risultano mancanti, ma il passaggio contenuto nella relazione tecnica “Nella revisione dei prezzi si è provveduto all’aggiornamento di essi, nella misura minima consentita dalle condizioni di mercato alla fine del 1940…” lascia supporre che essa possa risalire all’inizio del 1941.

Ma qui, il filo si interrompe. L’unico dato in mio possesso rimangono le strutture presenti nelle foto aeree del 1955, e visibili ancora adesso, qualunque significato esse abbiano. Sebbene sia categoricamente da escludere che la costruzione in muratura portante sulla sommità della collinetta di contrada Madonna del Rosario possa essere parte di qualunque edificio del borgo, se non per altro almeno perché la struttura della muratura non corrisponde a quella prevista in relazione tecnica, essa potrebbe essere appartenuta ad un edificio costruito per ospitare le maestranze. E ritrovare il pozzetto di un acquedotto, isolato, sulla collinetta, non può che riportare alla mente quanto riportato nella relazione tecnica: “…ritenendo che venga costruito l’acquedotto per l’approvvigionamento idrico del borgo prima dell’inizio delle costruzioni edili e stradali”. Ma in cosa sarebbe consistito, esattamente, Borgo Ferrara?

Sia il disegno in prospettiva, corrispondente a quello riportato dall’Ortensi, che si trova negli archivi ECLS




sia l’assonometria




corrispondono alla prima stesura del progetto. L’impianto del borgo si base su due piazze interconnesse di cui la più grande, aperta da un lato, rappresenta la “piazza principale”, le cui quinte sarebbero costituite dagli edifici simbolo del potere: politico, amministrativo, religioso; la minore è delimitata dalle sedi delle attività commerciali, svolgendo un ruolo analogo alla “piazzetta rurale” di borgo Caracciolo. La “piazzetta rurale” sarebbe poco più che uno slargo della strada di accesso, ma i disegni di Spatrisano sono inequivocabili nel volerla considerare una piazza a tutti gli effetti




La strada d’ingresso, che conduce alla piazzetta rurale è larga, rettilinea, e da essa è visibile direttamente la chiesa, della quale è da sottolineare la pianta centrale, caratteristica che risulterà ricorrente negli edifici ecclesiastici progettati da Spatrisano; ad essa si affronta l’edificio che ospita caserma e ricevitoria postale, unito a quello degli uffici dell’Ente “da un portico in asse al fronte della chiesa”




Un complesso sistema viario consente altri accessi alle due piazze mentre la scuola risulta discosta dalla piazza principale




la seconda planimetria differisce da quella "originale", oltreché per la presenza di una Casa Sanitaria in luogo dell'ambulatorio medico, e di macello ed infermeria veterinaria, per una rotazione della strada di ingresso, che coincide con l'asse della piazza, di circa 12° verso Ovest




ciò, come già accennato, sarebbe una conseguenza dell'adeguamento del progetto alle nuove normative, che tra l'altro prevedevano la presenza di una "Casa Sanitaria" nei borghi di tipo "A". La rotazione dell’intero impianto del borgo si sarebbe allora potuta rendere necessaria non solo per sfruttare al meglio la morfologia del terreno, realizzando un piazzale più grande che potesse ricomprendere gli edifici aggiunti, ma anche in funzione della riprogettazione della strada di accesso; nella relazione tecnica infatti è riportato che “La strada di accesso al borgo, tenuto conto delle osservazioni del R.C. del Genio Civile si è progettata con un nuovo andamento e tale da non dar luogo a movimenti di terra”.

Sebbene sulle tavole di progetto dei nuovi edifici manchi la data, come si è visto sopra la modifica sarebbe riconducibile alla comunicazione inviata a Spatrisano da Mazzocchi Alemanni in data 1 aprile 1940; la quale, con la richiesta di adeguamento, dimostrerebbe l'intenzione di realizzare Borgo Ferrara, non di eliminarlo. Ma dove? Perché le curve di livello non solo non corrispondono al poggetto designato in contrada Madonna del Rosario o a qualunque altra altura della contrada; ma neanche in contrada Giammaria o in contrada Ravanusa esistono rilievi “compatibili”.

Inoltre, sulle planimetrie sono indicate chiaramente le direzioni verso “Camporeale” e “Poggioreale”; quindi, a meno di non assumere un grossolano reiterato errore nella redazione di esse, la collinetta in planimetria, pur non potendo essere in contrada Madonna del Rosario, avrebbe dovuto comunque trovarsi tra Camporeale e Poggioreale.

Ci sarebbe in realtà, nei dintorni, una collina con caratteristiche altimetriche ed orientamento simili a quelli della corografia, ed anch’essa posta, genericamente, tra Camporeale e Poggioreale




E’ quella alle cui falde sorge la masseria Torretta




Ed anche lì, la mappa dei borghi del 1956 prevede la presenza di un borgo “A”




proprio in corrispondenza (compatibilmente con l’imprecisione derivante dalla scala) della masseria Torretta.
Considerando l'orientamento della planimetria e le curve di livello, il borgo si sarebbe "adagiato" su di essa in questo modo




Quanto è verosimile che le planimetrie redatte da Spatrisano si riferissero proprio a quella collinetta?
Ovviamente, nessuna conferma diretta può essere ottenuta in loco; l'unica verifica che é possibile fare è quella relativa al disegno "a volo d'uccello" eseguito da Spatrisano.
Senza pretendere che l'architetto, nel disegnare le colline sulle sfondo, abbia avuto un'accuratezza pari a quella che mostrò Fragapane nel disegnare Mussolinia, é ragionevole supporre che egli le abbia comunque tracciate cercando di rispettare, grossolanamente, l'andamento generale dei profili all'orizzonte, sempre tenendo presente come proporzioni e prospettiva sarebbero state "immaginate", in quanto non era possibile ritrarre il paesaggio dall'esatto punto di vista (da "volo d'uccello", appunto).
La direzione della visuale sul disegno è verso NNE:




Questa é ripresa effettuata nella stessa direzione dalla strada che attualmente passa a SudOvest della collinetta (ed allora non esistente):




La foto non sembra dire molto, ma la situazione cambia leggermente allorquando si attenua l'immagine dei monti all'estremo orizzonte




Più suggestiva diviene la ripresa qualora vengano evidenziati i profili delle colline, con filtro apposito, e si confrontino con il disegno




non so quanto possa essere giudicato valido il risultato; ma, come sempre, sarai Tu, Lettore, a giudicare quanto, nelle analogia, sia una forzatura, e quanto possa essere considerato una sorta di trasposizione dal reale eseguita dall'architetto sul disegno. Certe proporzioni non sono rispettate, come ad esempio quella della strada che aggira la collinetta a sinistra la quale, pur esistente in quella posizioni, appare, data la distanza, proporzionalmente più piccola. Ma forse un'idea più precisa può darla la rappresentazione tridimensionale di GoogleEarth, nella quale sono stati evidenziati con gli stessi colori i rilievi che potrebbero essere analoghi




E' singolare il fatto che le uniche costruzioni riportate (indicate dalle frecce) corrispondano alla masseria Montagnola, allora già esistente, e che era l'unico gruppo di costruzioni visibile agevolmente a quella distanza




Se effettivamente il luogo cui fa riferimento Spatrisano dovesse essere la collinetta che sovrasta la masseria Torretta, sul perché si siano redatte, nel corso di quasi due anni, diverse planimetrie che fanno riferimento ad una località apparentemente mai designata per accogliere borgo Ferrara è qualcosa sulla quale mi é difficile avanzare delle ipotesi.
L'unica cosa che riesco ad immaginare é che nella variazione dell'ubicazione da contrada Giammaria a contrada Madonna del Rosario, uno spostamento in contrada Torretta abbia rappresentato un passo intermedio, e che il progetto sia stato redatto proprio durante tale passo.

Tutta questa lunga e prolissa descrizione non è comunque soltanto fine a sé stessa; vi è infatti una possibilità che parte dell’”essenza” di Borgo Ferrara si sia proiettata in avanti negli anni.

Ma anche in quest’altra veste, nulla di esso vedrà mai la luce.



Borgo Giovanni Ingrao
Al comando di un treno armato impiegato allo scoperto, per tutto il mattino del 22 giugno, in prolungata ed intensa azione di fuoco, dava brillante prova di perizia e di sereno ardimento ed otteneva con tiro insistente e preciso, evidenti risultati su formidabili postazioni fisse del nemico. Per appoggiare in modo efficace l’avanzata delle truppe operanti, nel pomeriggio riconduceva con fredda determinazione in località esposta il treno, subito individuato dal nemico e battuto da preciso tiro distruttivo. Dopo aver tentato invano di ricoverare in galleria il treno seriamente colpito, trascinava, votando a sicuro sacrificio la sua esistenza, un pugno di animosi a distaccare, sotto violentissimo bombardamento, la “Santa Barbara” dagli altri carri, onde evitare la distruzione degli uomini, del materiale e della linea. Immolava, nella generosa e ben riuscita impresa, la sua vita alla Patria, lasciando di sé esempio fulgido e fecondo di sublimi virtù militari. Costa Ligure, 22 giugno 1940

Borgo Ingrao (originariamente previsto in località Landro come "borgo K") sarebbe dovuto sorgere in contrada Tudia, circa due chilometri e mezzo a Sud della masseria, lungo la SS121, in questa zona




Il progetto era dell’ingegnere Pietro Villa, datato 15 marzo 1941. Il borgo sarebbe stato di tipo “A”




comprendente chiesa e canonica




 delegazione podestarile e sede PNF




poste e carabinieri, scuola con alloggio per la maestra




casa sanitaria




ed ambulatorio veterinario. La tecnica costruttiva era sempre la muratura di pietrame, i solai in legno, e le coperture a tetto, con tegole su legno. L’approvvigionamento idrico sarebbe stato garantito dall’acquedotto delle Madonie, proprio sopra il quale il borgo si sarebbe trovato, come è altresì desumibile dalla carta IGM.
La richiesta di concessione è del 18 marzo del 1941, per un preventivo di spesa di £ 2 724 304. 

Il progetto venne esaminato dal CTA del Provveditorato alle Opere Pubbliche nell’adunata del 6 maggio dello stesso anno, che sollevò diverse obiezioni. Alcune di esse, come ad esempio lo sforamento del limite di £ 2 300 000 per le opere di competenza statale, erano sicuramente fondate, per quanto, come abbiamo avuto modo di constatare in più di una circostanza, le deroghe a tale regola erano frequenti, almeno nella pratica; le varie perizie relative a maggiori prezzi avevano in realtà proprio questa finalità. Altre obiezioni, come ad esempio la mancata esplicita menzione della realizzazione della muratura in "pietrame listato", con  riferimento alla normativa antisismica del 1937 citata sopra, appaiono, altrettanto sicuramente, pretestuose; non sono mai state sollevate in alcun altra occasione.

In conseguenza il progetto venne restituito per le variazioni richieste, ed il relativo abbattimento dei costi. Fu così redatta una nuova richiesta di concessione in data 20 giugno 1941 con un preventivo di spesa di £ 2 297 898. 

In data 30 giugno, il CTA inviò una comunicazione nella quale si esortava l’Ente ad inserire nel contratto d’appalto una clausola che costringesse l’impresa appaltatrice al pagamento della tassa sulle entrate. Nel contesto della comunicazione si fa ricorso a motivazioni di dubbia validità per giustificare la richiesta (“Nel caso specifico, trattandosi di opere a totale carico dello Stato, la clausola potrebbe trovare in parte giustificazione, se non nella lettera, almeno nello spirito della legge […]”), prive di reali fondamenti normativi e che quindi appaiono altrettanto pretestuose delle precedenti; alla fine la gara d’appalto andò deserta.  L’Ente allora si rivolse direttamente alla solita Ferrobeton, e sottopose tale situazione, nonché il progetto aggiornato, al CTA. Il CTA approvò in linea di massima il nuovo progetto, ma pose delle condizioni, ancora una volta limitanti, riguardo al compenso a corpo da corrispondere a Ferrobeton.
La SAI Ferrobeton firmò comunque l’atto di sottomissione, in data 14 aprile 1942; ma i lavori non iniziarono mai.

Undici anni più tardi, qualcuno, all’interno dell’ERAS, iniziò insistentemente a chiedere notizie di borgo Ingrao. La risposta fu che il progetto era stato restituito all’ing. Pietro Villa per l’aggiornamento dei prezzi, e che il borgo non venne costruito “per i noti eventi bellici”; in tutto questo compare una fattura di £ 5000 emessa da un certo prof. Rubino relativamente alla progettazione del borgo.
Perché mai questo improvviso risveglio di interesse verso qualcosa che era stato avversato con determinazione e tenacia? La storia, momentaneamente, si interrompe qui, ma ha, in qualche modo, un seguito; se vuoi conoscerlo, Lettore, sarai costretto a proseguire per leggere anche le mie note su quella che ho denominato “fase parallela”, in un prossimo post.



Quattro Finaite Giardo

E’ un borgo “A” che venne progettato dall’architetto Giuseppe Di Giovanni tra il 1942 ed il 1944, del quale non vi alcuna documentazione negli archivi ECLS

Sarebbe dovuto sorgere a Quattro Finaite Giardo, in questa zona




e cioè lungo la SS 188, all'altezza della stazione ferroviaria di Depupo-Castronovo. Attualmente il borgo di troverebbe più a Nord della statale, in quanto essa è stata interessata da un ammodernamento che ha condotto ad abbandonare, in più punti, il vecchio tracciato pe realizzare una nuova sede stradale




In questa foto aerea di fine anni Ottanta sono più evidenti i rapporti tra il vecchio ed il nuovo tracciato della statale; l'area sulla quale sarebbe sorto il borgo è evidenziata in giallo




Il progetto era smisurato: due piazze, un belvedere, venti edifici ed un complesso sistema di viabilità interna; in pratica, una cittadina.

Ne esistono diverse versioni, che il progettista prospetta come “soluzioni”




Il borgo venne progettato dall’architetto Giuseppe Di Giovanni tra il 1942 ed il 1944.




le quali differiscono essenzialmente per i progetti degli edifici. L’edificio del quale l’architetto realizzò il maggior numero di varianti è la chiesa, di cui esistono diversi progetti a pianta centrale (circolare, a croce greca) e a pianta longitudinale.

La prima stesura aveva già ricevuto l'approvazione degli ingg. Pasquini ed Abbadessa nel maggio del 1943




Da notare che, essendo stato completato nel 1944, non esistono “Sede del PNF” né “delegazione podestarile”, ma solo una “Casa del Comune”




tuttavia essa presenta ancora un balcona arengario.

Probabilmente sempre a motivo del fatto che la progettazione avvenne dopo la caduta del regime, nel progetto approvato erano inclusi edifici residenziali (alloggi popolari); era quindi previsto anche un cimitero, struttura inusuale in un borgo ECLS in quanto inutile e pertanto non prevista nel Decreto Interministeriale nr 11255, che definiva tipologia e composizione dei borghi rurali. Sarebbe dovuto sorgere lungo l'attuale SP 36 bis, segnata sulle planimetrie come strada per "Giardo" ( e che attualmente conduce a Riena) a due chilometri dall'attuale imbocco.




L’assonometria generale sarebbe rimasta la stessa in tutte le versioni




cui corrisponde lo schema planimetrico da me ridisegnato (similmente a quanto verrà mostrato più avanti riguardo a borgo Tagliavia-Bonanno)




Nel disegno assonometrico originale gli edifici non sono numerati, ma vi è un elenco in ordine numerico (è quello in alto a destra) ed un criterio per riferire gli elementi dell’elenco al disegno assonometrico; il criterio non è inequivocabile, pertanto, sebbene la planimetria sia corretta, è possibile che vi sia qualche errore nell’identificazione dei singoli fabbricati.

Come già affermato prima, non c’è traccia di esso negli archivi ECLS, e neppure nella pianificazione ERAS del 1956





Come avvenne per borgo Bonanno, le dimensioni e la complessità del progetto erano in assoluto contrasto con le disponibilità economiche e la condizione politica determinata dalla guerra in corso; che un sito del genere potesse essere realizzato in un periodo in cui tutto gli altri lavori venivano sospesi, e Mazzocchi Alemanni veniva destituito, era praticamente impossibile.

Borgo Quattro Finaite Giardo naufragò nella tempesta post-bellica.



Borgo Giovanni Bonanno
Motorista a bordo di un apparecchio da ricognizione strategica si prodigava in una difficile ed aspra missione di guerra su basi nemiche munitissime, tra l’imperversare furioso della battaglia. Benché ferito e pur avendo ricevuto l’ordine di lanciarsi con il paracadute, riusciva a raggiungere la cabina di pilotaggio del velivolo, incendiato dal fuoco dei caccia nemici, per contribuire alla salvezza dell’equipaggio. Mentre l’aereo precipitava come torcia immane, riusciva, con suprema dedizione, ad aiutare nel lancio il suo comandante gravemente colpito che poteva così salvarsi. Investito dalle fiamme nel generoso atto offriva la fiorente sua giovinezza alla Patria, oltre il dovere. Purissimo, commovente, superbo esempio di quella abnegazione che, senza speranza di premio né aspirazione a ricompense, trasforma talvolta umili soldati in fulgidi eroi. Affermazione sublime delle virtù delle genti d’Italia. Cielo di Cannet des Maures, 15 giugno 1940”.


Inizialmente, avevo desunto l’esistenza di un “Borgo Bonanno” da Joshua Samuels, che nella tesi di dottorato citava un “borgo Bonanno” pianificato dall’ECLS nel 1942, e mai realizzato, rifacendosi ad un articolo del 2009 di Maria Lina La China ("Borgo Bonanno is in the archival records in 1942 (La China 2009: 298), but does not appear to have been built."), e citava la fonte (l’Archivio Centrale di Stato) dalla quale la stessa La China avrebbe tratto l’informazione.

Tuttavia, la prof. La China, interpellata direttamente, affermò invece come l’unico riferimento ad un “borgo Bonanno” di cui fosse a conoscenza riguardasse in realtà un borgo "Tagliavia-Bonanno", e di non essersi mai recata all’Archivio Centrale di Stato. Ipotizzò quindi che potesse essere stato lo stesso Samuels a trovare il riferimento nell’ACS, e che poi si sia confuso nella citazione, commettendo un errore nel riportare la fonte.

Spiegazione plausibile, considerato che l’articolo della professoressa La China si trova su una rivista della quale occupa le pagine dalla 265 alla 273, mentre la pagina 298 citata da Samuels ospita del testo appartenente ad un diverso articolo scritto da un altro Autore; e comunque, nessun riferimento ad alcun “borgo Bonanno” esiste nell’articolo della prof. La China. Non avrebbe potuto essere la fonte di Joshua Samuels.

Ritenni pertanto che Joshua Samuels e la prof. La China e si riferissero a due entità diverse: ad un “borgo Bonanno”, un borgo ECLS, il primo, ed un “borgo Tagliavia-Bonanno”, forse borgo ERAS, la seconda; poichè, però, non ebbi più modo di contattare Josh per conferme, mi trovai costretto a ricorrere alle solite illazioni.

Assunsi così che se l’ECLS avesse avuto in progetto un “Borgo Bonanno” (quello cui accennava Samuels) il nome avrebbe necessariamente dovuto riferirsi a Giovanni Bonanno, in quanto l’unico “Bonanno” decorato con medaglia d’oro alla memoria, e nato in Sicilia, è appunto Giovanni; l’altro, Raffaele, è nato e morto in Libia.

Giovanni Bonanno, proprio come Giusto Ferrara, era nativo di Misilmeri; ma, mentre praticamente nessuno sa chi fosse Giusto Ferrara, di vie “Giovanni Bonanno” ne è piena l’Italia. E su siti e blog di Misilmeri, Giovanni Bonanno viene sempre citato e portato ad esempio, mentre Giusto Ferrara non è mai nemmeno nominato. In effetti, leggendo la motivazione che lo condusse al riconoscimento, è assolutamente comprensibile; tra l’atto di Ferrara e quello di Bonanno vi è una notevole differenza.

Poiché Giovanni Bonanno era nato in provincia di Palermo, un “Borgo Bonanno” progettato in epoca ECLS si sarebbe dovuto allora realizzare in provincia di Palermo.

D’altra parte, nei piani dell'ERAS era prevista la costruzione di un borgo in località Tagliavia, a servizio di Borgo Aquila e Borgo Saladino, e nei documenti di esso è esplicitamente denominato “borgo Tagliavia”; quindi, un “borgo Tagliavia” (senza “Bonanno”) era previsto, ed esclusi così che la prof. La China potesse riferirsi ad esso. Trovai allora plausibile che “Bonanno” fosse un toponimo, in quanto in epoca ERAS non si intitolavano i borghi ai caduti militari; e poiché non sembra esistere una “contrada Bonanno”, ritenni allora che la denominazione potesse riferirsi a zone in cui vi erano diverse case con nomi differenti. Ad esempio, nella zona a Sud di Desisa esistono “case Bonanno” ad Est della “Stazione di Alcamo” e “case Tagliavia” ad Ovest della “Stazione di Alcamo Diramazione”cosa che avrebbe spiegato la duplice denominazione. Conclusi così che fosse uno della miriade di borghi ERAS che non venero mai nemmeno progettati, e non considerai più la faccenda.

E’ quindi per tali motivi che ritenni, erroneamente, di poter identificare il “borgo Bonanno” ECLS citato da Samuels con il borgo "A" Quattro finaite Giardo, progettato dall'architetto Di Giovanni e brevemente descritto sopra; l’unico altro borgo ECLS mai pianificato, di cui avevo evidenza tangibile di un progetto, e che avrebbe dovuto sorgere in provincia di Palermo.

E' stato un Lettore (che ringrazio ancora qui) ad indirizzarmi nella corretta direzione, menzionando l’attribuzione del progetto di “borgo Bonanno” all’architetto Spatrisano, affermando come la duplice denominazione (“Tagliavia-Bonanno”) si riferisse al contempo sia alla località, sia a Giovanni Bonanno, e la decisione riguardo a ciò fosse stata deliberata; ed evidenziando inoltre la possibilità di un equivoco insorto, riguardo all’individuazione delle località designata per la costruzione del borgo, che avrebbe condotto a confondere borgo Ferrara con “borgo Tagliavia-Bonanno”. Ciò mi ha consentito di rivedere le mie supposizioni e conseguentemente il post, per giungere a conclusioni presumibilmente più corrette, anche se incomplete; conclusioni cui peraltro sarei giunto più di un anno fa. Se ho lasciato sul blog per tanto tempo delle informazioni non corrette è stato solo per vicissitudini personali, che mi hanno impedito di riscrivere il post; anche se, Lettore, come vedremo alla fine di questa descrizione, per qualche strana coincidenza, le intuizioni si erano, per alcuni aspetti, avvicinate alla verità, nonostante le informazioni errate e l’equivoco.

A questo punto, sarebbe innanzitutto necessario analizzare quali possano essere stati i motivi per i quali tale l'equivoco si sia generato.

In prima ipotesi, esso sembrerebbe frutto principalmente di un’errata interpretazione delle denominazioni della “contrada” e quella della "località" che avrebbero individuato le ubicazioni per i progetti di Spatrisano, derivante dell’ambiguità esistente tra “Contrada Madonna del Rosario” e “Santuario della Madonna del Rosario”; inoltre, il fatto che i progetti per i borghi progettati da Spatrisano siano conservati in fondi archivistici diversi avrebbe favorito l’ambiguità. Infine, in alcune occasioni sono stati confusi i disegni relativi a Borgo Ferrara ed al relativo sottoborgo “A”; per cui, i riferimenti al primo incarico si intersecherebbero con quelli del secondo, e con il sottoborgo del primo. Ma è soltanto questo?

In realtà, quella descritta non è la sola ambiguità rintracciabile nei progetti di cui l’ECLS incaricò Spatrisano, come si è visto a proposito di borgo Ferrara; purtroppo l’incompletezza della documentazione e le incongruenze in essa contenute, suscitano più interrogativi di quanti non ne risolvano. Ma qualunque il reale epilogo sia stato, borgo Ferrara non vide mai la luce.

Probabilmente in conseguenza di ciò, in un periodo individuabile tra il 1941 e l’inizio del 1942. venne conferito a Spatrisano l’incarico della progettazione di un secondo borgo, presso il Santuario della Madonna di Tagliavia, nei pressi di Corleone.

Il borgo, che si sarebbe sviluppato su due piazze, prevedeva ufficio postale, scuola, caserma dei carabinieri, uffici del PNF, dispensario medico, botteghe artigiane e trattoria, nonché l'uso del santuario con annesso convento come chiesa, ed il mantenimento del preesistente Ospizio dei Poveri, marcato sulla planimetria come "Ricovero"




La presenza di un "Dispensario"




così come l'assenza degli uffici dell'Ente ed altri servizi lo inquadrerebbe come borgo di tipo "B".

Riguardo all'ubicazione, immagine "a volo d'uccello" e planimetria sono inequivocabili, così come corrette sono le curve di livello presenti sulla seconda




Sarebbe tale progetto quello identificabile con il borgo “Tagliavia-Bonanno” cui si riferiva la professoressa La China. La sua mancata realizzazione sarebbe stata motivata da “sopravvenute esigenze e considerazioni di opportunità” che avrebbero consigliato “di conservare integro il nucleo del Santuario e di ubicare il borgo in zona poco distante e pianeggiante

Per tale motivo nel corso del 1942, si rese necessario un nuovo progetto la cui redazione fu affidata comunque a Spatrisano, ma per la costruzione di un Borgo presso il santuario della Madonna del Rosario di Tagliavia, che non avrebbe incluso il Santuario tra gli edifici che lo componevano ; sarebbe stato questo il “Borgo Bonanno” menzionato da Joshua Samuels.

Infatti, l'incarico fu conferito da Mazzocchi Alemanni con una lettera datata 17 ottobre 1942, e l’oggetto della lettera è: “Incarico di un secondo progetto per il Borgo da costruire in località Santuario Tagliavia (Palermo)”. Si noti che la dizione utilizzata è “Incarico di un secondo progetto per il Borgo…” e non "incarico del progetto per un secondo Borgo”; in quanto relativamente a quel Borgo “da costruire in località Santuario Tagliavia (Palermo)” esisteva già un “primo” progetto.

Sei mesi più tardi progetto e relazione tecnica erano già pronti; il borgo, che era di tipo “A”, si sarebbe sviluppato su due piazze, prevedendo sulla prima, più grande, “la Chiesa, la Casa del Fascio, la Caserma RR. CC., la Ricevitoria Postale e gli uffici dell’Ente” mentre “Sulla piazza minore ed in prossimità di essa prospettano la Trattoria con locanda, le Botteghe artigiane, la Casa degli impiegati, e le abitazioni popolari”.

La scuola, inoltre sarebbe sorta in prossimità della prima piazza, ma “ubicata in zona di maggiore tranquillità e lontana dal traffico”, mentre “lungo le strade adiacenti” sarebbero state ubicate “a monte la Casa Sanitaria, l’abitazione del Podestà e dell’Impiegato comunale ed altri minori alloggi; mentre a valle sono ubicati il mulino, l’infermeria veterinaria e l’officina larvicidi

Il progetto del borgo era quindi faraonico, al pari del borgo Quattro Finaite Giardo, ed analogamente a quello erano previsti come “parte di una ulteriore completa sistemazione il Campo Sportivo, il Campo della Fiera e il Cimitero

E’ ovvio che, sebbene la composizione di borgo Bonanno e Quattro Finaite Giardo siano analoghe (soprattutto per la presenza del cimitero, entità finora sconosciuta tra i borghi ECLS) essi non possono essere identificati in alcun modo; ma mi piace pensare che il mio errore nell’identificare “borgo Bonanno” con Quattro Finaite Giardo, ed il considerare l’esistenza di due borghi, “borgo Bonanno” e borgo “Tagliavia-Bonanno” siano stati guidati da un’intuizione… anche se so bene come ciò sia in realtà solo una coincidenza, essendo assolutamente differenti progettista, ubicazione e planimetria.

Per quel che riguarda quest’ultima, vi è da dire che purtroppo, non ho avuto modo di prendere visione di alcun elaborato grafico, in quanto esse non sono presenti né negli archivi ESA, né, a quanto parrebbe, nel fondo Spatrisano. Forse una traccia potrebbe essere contenuta in ciò che Joshua Samuels vide all’Archivio di Stato; anche se tenderei ad escludere che la documentazione di cui prese visione includesse disegni o tavole di progetto. Così fosse stato, non avrebbe potuto confondere il ricordo di ciò con l’articolo della prof. La China; così, le uniche indicazioni riguardo alla planimetria di esso vengono dalla relazione di progetto.

Oltre allo schema planimetrico descritto, che si compone di due piazze sulla più grande delle quali prospettano Chiesa, Casa del Fascio, Caserma carabinieri, ricevitoria postale ed uffici dell’Ente, sappiamo anche che “questi due edifici sono collegati da un portico in asse al fronte della Chiesa”, che “la scuola fa parte di questo organismo edilizio ma è ubicata in luogo di maggiore tranquillità e lontana dal traffico”, che "L’impianto planimetrico del borgo è guidato dal taglio delle strade di accesso al borgo, per cui dalla strada da Pietralunga- Santuario, in un senso e nell’altro, si può transitare per il borgo lungo la via che attraversa le due piazze, ovvero lungo la parallela quasi marginale che disimpegna la Casa Sanitaria." che “lungo le strade adiacenti sono sistemate: a monte la Casa Sanitaria…” e che la piazza minore “aperta da un lato consente la sistemazione di una piccola villetta pubblica”. La descrizione aderirebbe in un certo modo alla planimetria di borgo Ferrara, nella quale la Casa Sanitaria fosse stata spostata aprendo su un lato la piazza minore, ed integrata dalla presenza degli altri edifici. E’ infatti in borgo Ferrara che esistono due piazze “consecutive” con una “via che attraversa le due piazze




che l’ufficio postale e gli uffici dell’Ente “sono collegati da un portico in asse al fronte della Chiesa”




e che “la scuola fa parte di questo organismo edilizio ma è ubicata in luogo di maggiore tranquillità e lontana dal traffico”




E’ chiaramente solo una supposizione, ma non è inverosimile che Spatrisano possa aver “riciclato” parte del progetto di borgo Ferrara per borgo Bonanno, cosa che gli avrebbe consentito da un lato di accelerare i tempi di progettazione, e dall’altro di non far andare del tutto persa la sua originaria creazione.

Anche per ciò che riguarda l’ubicazione ci viene in aiuto la relazione di progetto: “l’area scelta risulta a circa un chilometro dal Santuario, al di là del torrente e adiacente alla strada, di recente costruzione, che da località Pietralunga va al Santuario e da qui, quanto prima, allacciarsi alla Nazionale Palermo – Corleone

Il tratto che collega il santuario alla SS118 non esisteva, ed il chilometro di distanza che avrebbe separato il borgo dal Santuario non può che estendersi in direzione Pietralunga, collocando Borgo Bonanno ad Ovest del Santuario; ed in quella posizione anche la mappa dei borghi del 1956 riporta la presenza di un borgo “A”. Il riferimento, poi, al torrente, unitamente alla distanza, permette di individuare l’ubicazione del borgo in corrispondenza dell’attuale capostrada dell’attuale SP 103.

Volendo proseguire con le illazioni, se il progetto di borgo Bonanno fosse stato basato su un “borgo Ferrara modificato”, come sarebbe stato situato? Tenendo conto che la provinciale avrebbe dovuto consentire di accedere al borgo nei due sensi, che sulla piazza minore sarebbe mancata la Casa Sanitaria ma ciò avrebbe lasciato un’apertura sulla quale creare una villetta che offrisse “una visuale panoramica verso il Santuario” e che “La nuova ubicazione consente peraltro un migliore orientamento a mezzogiorno del complesso edilizio ed offre la visuale panoramica dell’insieme paesistico, di apprezzabile effetto pittoresco, del santuario.” il fronte della chiesa e la villetta sarebbero stati rivolti a SudEst, “guardando” verso il santuario il cui fronte è orientato a Ovest-NordOvest; in questo modo




E’ verosimile quest’ultima ricostruzione? Probabilmente non lo saprò mai; non ho in programma una ricerca all’Archivio di Stato. Ciò che però è certo è che anche se borgo Bonanno non verrà mai costruito, e del suo progetto non vi è traccia negli archivi ECLS (caratteristica condivisa con borgo Quattro Finaite Giardo, e verosimilmente da attribuire, indirettamente, al conflitto mondiale in corso) , la sua supposta esistenza in località Tagliavia oltrepasserà i confini dell'ECLS

Borgo Burrainiti
Tra gli incarichi di progetto affidati nel 1939 dall’ (ancora ufficialmente inesistente) ECLS, figura quello per un “Borgo X”, in provincia di Agrigento. Esso fu commissionato agli architetti Maria Emma e Roberto Calandra nel 1939, e progettato tra il 1939 ed il 1940. Il fatto che Borgo Burrainiti fosse originariamente identificato come Borgo X  lascia intendere che, come per Borgo Z,  in seguito Borgo Ummari, non ne era stata individuata la precisa posizione; in effetti, fu lo stesso Roberto Calandra ad eseguire i sopralluoghi, designando contrada Burrainiti come migliore ubicazione per il borgo in fase di progettazione.

Nonostante debba quindi essere stato uno dei borghi previsti nella pianificazione iniziale, diversamente da quanto avvenuto per il Borgo Z, non fu incluso nel primo elenco, quello che accanto ai borghi realizzati nell 1940  riportava Borgo Borzellino e, appunto, Borgo Ummari.

Quale sia stata la causa dell’esclusione di Borgo Burrainiti non solo dall’elenco iniziale, ma anche dalle successive pianificazioni non è immediatamente comprensibile. La motivazione ufficiale della mancata realizzazione fa riferimento agli eventi bellici, ma è  chiaro come questo sia un pretesto; tutti i borghi ECLS furono finiti o iniziati quando la guerra imperversava.

Come per Borgo Ferrara, e per altri borghi che ho incluso nel gruppo dei “fantasmi” è verosimile che l’ostacolo fosse costituito dall’esproprio; è difficile pensare ad una serie di coincidenze quando la mancata realizzazione o il cambiamento di sede di un borgo è invariabilmente avvenuto quando nelle immediate vicinanze da esso si sarebbe trovata un’importante masseria.

Non è facile immaginare che aspetto avrebbe avuto Borgo Burrainiti; l’intero progetto è infatti rimasto nell’archivio privato dell’architetto Calandra. Inoltre, il curatore dell’archivio afferma che, almeno dal punto di vista strettamente grafico, l’unico materiale rimasto consiste in due disegni, pubblicati su un volume, e su un numero di “Architettura”. Non so esattamente quale sia quest’ultimo, ma sicuramente non è il n.5 del 1941, quello che contiene il famigerato articolo dell’Accascina. Esistono, comunque, altri disegni che raffigurano chiesa e canonica, un grande edificio caratterizzato da un volume centrale su due elevazioni (Casa del Fascio) e due ali (dispensario ed uffici dell'Ente), ed una terza costruzione su una sola elevazione

I due disegni menzionati dal Curatore dell'archivio rappresentano comunque due vedute del borgo nel suo insieme, di cui la prima mostra gli edifici del versante Nord (trattoria, botteghe artigiane e la chiesa) come sarebbe apparso dalla dalla statale 115




la seconda raffigura gli edifici del versante Sud e cioè Dispensario, Casa del Fascio, Uffici dell'Ente, Poste e Carabinieri




Questa sarebbe invece la planimetria



ciò che è evidente, è che non può identificarsi in alcun modo con quella di Borgo Africa.


Borgo Africa
Il progetto di Borgo Africa nasce circa dieci anni dopo quello di Borgo Burrainiti come borgo di servizio di una zona di appoderamento per sistemare i profughi d’Africa, coloro che si erano trasferiti nelle regioni africane che erano state colonia italiana, e che erano costretti a rimpatriare. 
Gli assegnatari dei poderi sarebbero stati circa sessanta; nel 1950 si individuò nell’agrigentino, sempre in Contrada Burrainiti, la zona da appoderare. 
La motivazione ufficiale riguardo alla scelta della zona consisteva nel fatto che quasi tutte le famiglie dei profughi sarebbero state originarie della provincia di Agrigento, e questa avrebbe presentato “particolari condizioni di depressione economica e sociale”. 
La localizzazione in Contrada Burrainiti veniva giustificata con il fatto che essa “ricade in una plaga che presenta in atto i caratteri dell’agricoltura latifondistica e, data la costituzione dei terreni, non eccessivamente ingrata” ed in ragione della relativa vicinanza al Villaggio Mosè (di cui si parla qui), allora non ancora completato, che, poiché sarebbe stato abitato da minatori avrebbe consentito “l’intensificarsi ed il completarsi delle diverse attività economico-sociali della zona”.

Sebbene , per qualche stra motivo, la corografica contenuta nella documentazione di archivio comprenda solo una carta IGM che include solo la zona del villaggio Mosè, ma non contrada Burrainiti




per una più precisa individuazione dell'area designata per la costruzione del borgo ci si può avvalere della descrizione contenuta nella relazione tecnica

"La zona prescelta in linea di massima per la costruzione di detto Borgo [...] lungo la statale 115 (Agrigento-Palma di Montechiaro) in prossimità del Km.200. Essa ricade in località Burrainiti a quota di metri 100 circa s.m. [...] La strada di accesso che ha inizio dalla statale 115, presenta una lunghezza media di m. 50 circa, ..."

descrizione che collocherebbe borgo Africa in quest'area




Per individuare invece l'ubicazione di borgo Burrainiti ci si può servire della planimetria che raffigura la strada d'accesso e la sua diramazione dalla SS 115




borgo Burrainiti sarebbe allora dovuto sorgere in quest'area




che oggi, considerate le modifiche operate sul percorso della statale, corrisponderebbe a questa




In pratica, l'ubicazione di Borgo Burrainiti e di borgo Africa coinciderebbero.

Quello di Borgo Africa sarebbe l’unico progetto ideato e pianificato dall’ECLS nel dopoguerra, prima della trasformazione in ERAS dell’Ente, ed il passaggio alle dipendenze dell’Assessorato Regionale. 

Il borgo sarebbe stato di tipo “B”; la relazione di progetto si esprime, nel descrivere il borgo, con uno stile conforme a quello dei borghi ECLS, ponendo l’accento sull’aspetto urbanistico e l’impatto visivo (“La strada di accesso che ha inizio dalla statale 115 […] ha come fondale la Chiesa, e sbocca in una piazza sviluppata sulla destra e delimitata dagli edifici più rappresentativi: Scuola, Municipio, Ricevitoria postale e Carabinieri.”). Il progetto, redatto su carta intestata dell’ECLS, è firmato dall’ing. Abbadessa, ma in realtà esso è basato sui progetti dei borghi minimo e medio dell’Istituto VEIII.  La planimetria è simile a quella del borgo minimo




la scuola è basata su progetto identico




e l’ambulatorio su progetto simile




Municipio




e caserma




sono invece quelli del borgo di tipo medio. 

Gli edifici sono identici, con l’ovvia esclusione dei richiami al fascismo, nell’aspetto e nella planimetria a quelli progettati sotto la direzione di Mangano, con l’eccezione dell’ambulatorio, delle botteghe artigiane




e della chiesa





Quest’ultima, come vedremo, è invece l’immagine speculare di quella che verrà realizzata a Borgo Manganaro; anche il modello delle botteghe verrà riproposto successivamente. 

Borgo Africa, dopo la parentesi costituita dall’incarico di progettazione affidato ad architetti di valore, segna il ritorno ad una concezione dei progetti che guarda più all’aspetto funzionale che a quello architettonico, ed alla progettazione di edifici  standard, basati su schemi sempre uguali, e finalizzata al riutilizzo in diversi borghi.  La gestione ERAS vedrà diversi esempi di questo tipo. 

Borgo Africa non supererà mai lo stadio progettuale; è possibile che un ruolo in questo senso abbia avuto anche la conversione da ECLS ad ERAS, ma non si può fare a meno di constatare che esso rappresenta il secondo fallimento, nell’arco di dieci anni, di un progetto da realizzare in contrada Burrainiti.

Borgo “Ciclino”
Borgo “Ciclino” è stato incluso tra i “fantasmi dell’ECLS” solo a causa dell’unica fonte che lo cita, e cioè Liliane Dufour, la quale lo fa trattando sempre i borghi pianificati dall’ECLS. E’ compreso nell’elenco su Wikipedia, che lo colloca temporalmente tra il 1941 ed il 1943 (quindi in epoca ECLS) e spazialmente in provincia di Enna. Però, Lettore, non esiste alcun “Borgo Ciclino” in provincia di Enna; se vuoi venire a conoscenza di qualche ipotesi riguardo a cosa possa essere realmente identificato con questo nome, sarai costretto a leggere il post sulla “fase parallela”.









6 commenti:

  1. Buonasera,
    stiamo conducendo delle ricerche sulla figura di Giuseppe Di Giovanni ed abbiamo visto nel suo blog che viene citato in relazione alla progettazione di un borgo rurale (quello che lei ipotizza trovarsi a sud di Portella della Croce). Essendo in possesso di pubblicazioni inerenti ad i borghi rurali in Sicilia e più precisamente "Architettura e tecnica nei borghi della sicilia occidentale" di Tiziana Basiricò, testo che sembrerebbe abbastanza esaustivo sull'argomento, in quanto cita sia i borghi costruiti che quelli progettati, non viene menzionato il borgo di cui sopra. Dalla biografia censita presso l'archivio personale del progettista risulta che si è occupato di tale progettazione, ma l'unica notizia trovata risulta quella nel suo blog. Leggiamo che lei ha visionato personalmente i disegni e ne vorremmo sapere la provenienza. Dove ha avuto modo di visionarli? Presso quale ente o fondo archivistico? La ringraziamo anticipatamente per la disponibilità e restiamo in attesa di una sua risposta. Le lasciamo, quindi, il nostro contatto email: renatopino@live.it
    Cordiali saluti.

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  2. Cari amici,
    il Curatore dell'archivio dell'architetto Di Giovanni è un singolo privato, cui la famiglia ha affidato questo compito. E' una persona oltremodo gentile e disponibile, ma che proprio sull'argomento "Quattro Finaite Giardo" appare un po' più restìa a mettere a disposizione la documentazione, più probabilmente per delle restrizioni che gli vengono imposte.
    Se volete contattarmi alla email del blog sarò lieto di fornirvi ulteriori informazioni (qui, pubblicamente, non mi pare il caso) e di mettervi in contatto o di contattare per voi il Curatore

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  3. Buonasera,
    la ringraziamo molto per la risposta e se è possibile le lascio il recapito mail: renatopino@live.it in modo da poterci sentire privatamente possibilmente per telefono se ci lascia il suo recapito. La richiameremo al più presto.
    Rinnovo il ringraziamento per la sua disponibilità.
    Saluti

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  4. PS. Non riusciamo a trovare sul suo blog una mail per metterci in contatto.

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