Borgo Rizza: L’Angelo Sterminatore.
Le uniche informazioni che sono stato in grado di reperire su Angelo Rizza, Lettore, sono che venne ucciso in una rissa, a Siracusa, il 16 maggio 1921, all’età di diciassette anni. Poco più di un bambino, dunque, come bambino appare nella foto che è possibile reperire sul Web.
L’”Angelo Sterminatore” nel titolo non è quindi da riferire ad Angelo Rizza; è invece la citazione di un film di Luis Buñuel (per non abbandonare del tutto il tema del surrealismo) risalente a più di cinquant’anni addietro.
film nel quale alcuni esponenti dell’alta borghesia messicana, dopo aver aderito all’invito a cena a casa di uno di loro, non sono più in grado di uscire dal salone nel quale si trovano, sebbene apparentemente non vi sia alcun ostacolo fisico che lo impedisca. Né alcuno sembra in grado di entrare nella casa, con l’unica eccezione di un gruppo di pecore, che pagherà con la vita il fatto di aver avuto tale possibilità. Quando finalmente il gruppo riuscirà ad abbandonare la casa, si ritroverà in una chiesa dove lo stesso problema si riproporrà.
Vi sarebbe un altro film di Buñuel, il cui titolo, anche se non la trama, sarebbe altrettanto adatto a Borgo Rizza, ed è “Quell’oscuro oggetto del desiderio”. Borgo Rizza è infatti stato un oggetto di desiderio per molte persone e per molti anni; ma il desiderio non è quasi mai stato esaudito. La motivazione ufficiale è sempre stata riconducibile alla necessità dei lavori di manutenzione; lavori che durarono anni, ma senza un motivo preciso. Come nell’Angelo Sterminatore, non è però chiaro quale fosse il motivo definito di tale prolungamento. Riguardo al perché Borgo Rizza fosse un oggetto di desiderio, avrei, Lettore, qualche idea. L’idea, oltre ad essere un’illazione senza prove, è anche banale; è nondimeno plausibile, e quindi la esporrò più avanti.
L’estensione della piazza è circa quattro volte quella di Borgo Cascino, ed un po’ minore di quella di Borgo Bonsignore; ma i rapporti con la strada d’accesso, la disposizione e le dimensioni degli edifici dovevano realizzare un’atmosfera completamente diversa. La Casa del Fascio, visibile dall’ingresso, rappresentava sicuramente l’elemento principale nella realizzazione dell’effetto scenico; ma anche il boschetto, schermando parzialmente alla vista le rimanenti costruzioni, contribuiva ad esso.
Oltre all’alterazione dell’aspetto esteriore, anche la planimetria è stata variata, come desumibile dalle planimetrie catastali
L’assegnazione del nome avvenne, come per gli altri borghi della serie, con l’eccezione di Borgo Giuliano, per Regio Decreto; è il numero 1977, del 9 dicembre 1940.
Il terreno fu espropriato alla famiglia Cafici, per un totale di £ 1 520 904
La progettazione fu commissionata all’ing. Gramignani il 4.11.1939, e la direzione dei lavori gli venne affidata il 23 dicembre successivo. Così come non ho molte notizie su Angelo Rizza, non ne ho su Gramignani, tranne il fatto che fosse un ingegnere con interessi urbanistici, e che aveva scritto una monografia sul famoso “piano Giarrusso”, il primo piano regolatore della città di Palermo.
In realtà, l’Impresa Atanasio è l’unica ad avere partecipato alla gara d’appalto, ma l’anomalia non sta in questo. L’anomalia sta nel fatto che il ribasso proposto dall’impresa è dello 0,56%, giudicato troppo esiguo dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, tanto che l’Assessorato non affiderà l’esecuzione dei lavori all’Impresa Atanasio. Inoltre, la comunicazione dell’Impresa giunge dopo una seconda licitazione, andata deserta
Allora, Lettore, se l’Impresa Atanasio presenta un ribasso irrisorio quando si presenta da sola, non partecipa nemmeno alla seconda licitazione, e sa “per via ufficiosa” di aver vinto è plausibile che sappia già da prima di formulare l’offerta che nessun altro si sarebbe presentato. Già, ma come fa a saperlo? E qui torna inevitabilmente a comparire la mia dietrologia riguardo alle “presenze oscure” in seno all’Ente.
Borgo Rizza venne così costruito in contrada Tumarello, a metà strada tra Lentini e Sortino. La circonferenza determinata dal suo raggio di influenza si sarebbe dovuta intersecare con quella di altri borghi di tipo A e B, in fase di progettazione
Il borgo sorge su un rilievo stretto e lungo, propaggine di una collinetta, chiamata Monte Gancio
L’alloggio del delegato municipale sarebbe stato trasferito nell’ex caserma dei Carabinieri
il processo avrebbe quindi comportato un certo riadattamento degli edifici, variando anche l’estetica dell’esterno della Casa del fascio e facendole assumere l’aspetto che ha adesso
La parte introduttiva della relazione è strutturata nel modo solito, citando l’uso del legno non stagionato in luogo del cemento armato da attribuire alla carenza di materiali nel periodo bellico, ed i danni provocati dall’uso del sito come centro di sfollamento nel dopoguerra. Ma abbiamo visto, Lettore, come nessuna delle due descrizioni corrisponda a verità: tranne che per le coperture, non si fece uso di legname nelle strutture edilizie del borgo, e nel dopoguerra questo non ospitava nessuno, anzi era praticamente deserto; la descrizione della parte introduttiva era probabilmente una “formula standard” già pronta per giustificare la richiesta di finanziamenti.
Il borgo sorge su un rilievo stretto e lungo, propaggine di una collinetta, chiamata Monte Gancio
Sebbene più elevato di una cinquantina di metri rispetto alla pianura circostante, Borgo Rizza fornisce un impatto visivo affatto dissimile da quello, ad esempio, di Borgo Cascino. E’ infatti attorniato da un boschetto di pini ed eucalipti che è la particolarità che più risalta percorrendo la provinciale Carlentini-Sortino
Non è chiaro se il boschetto fosse preesistente all’edificazione del borgo. Di questo sembra non esservi traccia nelle immagini del sito appena completato
Mentre la sagrestia è chiaramente in comunicazione con la chiesa, l’alloggio al piano superiore è dotato di ingresso indipendente. Non vi è torre campanaria; la soluzione adottata per il campanile è analoga a quelle viste a borgo Bonsignore o a borgo Fazio.
Distante circa 500 metri dal borgo, si trova su un’altura, un rialzo del terreno ad un livello poco più elevato di quello del borgo; i valori di pressione garantiti non dovevano pertanto essere superiori a 1,5 atmosfere.
I solai sono in laterocemento, i tramezzi in mattoni forati e le scale interne in laterizi e calcestruzzo armato; calcestruzzo armato venne usato anche per le architravi. Per le tubazioni degli impianti idrico e fognario venne utilizzato l’Eternit.
inoltre, nella relazione di collaudo, l’impianto di alberi da bosco è menzionato tra le varianti di progetto. D’altra parte, in una relazione dell’E.S.A. l’impianto viene fatto risalire al 1938. Probabilmente, Lettore, ti starai chiedendo il motivo di questa lunga disquisizione sull’origine del boschetto. Il motivo è che questo ha assunto un’importanza particolare, facendo assumere al sito un aspetto più da “residence” estivo che da borgo rurale, e ritengo sia stato proprio questo aspetto a trasformare Borgo Rizza in un oggetto del desiderio. Di fatto, se nella relazione finale vengono sottolineate le “difficili condizioni climatiche della zona” per giustificare ritardi e richieste di proroghe, nella summenzionata relazione E.S.A., redatta trenta anni più tardi, l’ubicazione del borgo viene definita “felice”, e proprio a motivo dell’esistenza del boschetto. Esso infatti, impiantato sul terreno circostante che rimase di proprietà della famiglia Cafisi, corse il rischio di sparire in quanto nelle intenzioni dei proprietari vi era il taglio degli alberi. La scomparsa del boschetto venne scongiurata con una rapida e coordinata azione degli enti locali, volta ad istituire un vincolo su di esso.
Come dicevo più sopra, ritengo che sia stata proprio l’esistenza del boschetto a rendere Borgo Rizza un oggetto di desiderio. Ed un’ulteriore conferma di questa ipotesi verrebbe dal fatto che la maggior parte delle richieste volte ad entrarne in possesso ne specificavano chiaramente l’occupazione nel periodo estivo, come se, appunto, si trattasse di un campeggio o di un “residence”.
La realizzazione del progetto, datato 2 gennaio 1940, venne affidata alla Società Anonima Italiana Ferrobeton, con la quale, analogamente a quanto accaduto per altri borghi di questa serie, erano già stati presi accordi nel dicembre del 1939. Il contratto di appalto venne registrato in data 27.3.1940; il preventivo di spesa era di £ 1 363 836,90, ridotto a £ 1 047 021,28. E sempre come accaduto per altri borghi di questa serie, vennero eseguite anche le opere di competenza statale, i corrispondenti importi vennero ridotti, fu eseguita una revisione dei prezzi, e vennero redatte perizie suppletive, cosicchè la cifra liquidata alla fine fu di £ 1 696 800,30.
I lavori ebbero inizio l’otto gennaio del 1940, e la consegna avvenne il 26 ottobre dello stesso anno, in tempo per l’inaugurazione di dicembre.
Dell’ubicazione del borgo si è già detto; la strada d’accesso si dirama dalla SP9 Carlentini-Sortino sulla quale, qualche decina di metri prima e sul versante opposto di quello dell’accesso, si trova un abbeveratoio, peraltro in cattive condizioni. L’impianto del borgo è dissimile dalla maggior parte degli altri, basati perlopiù su una piazza con assi sfalsati, quadrata, o rettangolare con il lato maggiore parallelo agli assi viari di accesso.
L’edificio annesso alla chiesa è sempre su due elevazioni, con la sagrestia che occupa il piano rialzato e l’abitazione del parroco al piano superiore
“L’accesso al Borgo avverrà mediante un breve tronco, che distaccandosi non lungi dal km 18 della Provinciale, raggiungerà il Centro Rurale con rettifilo lungo circa m. 100.
Gli edifici costituenti il Borgo saranno disposti secondo tre lati di un rettangolo aperto verso la via d’accesso, la quale al punto d’arrivo forma una piazza e si biforca formando anello attraverso il Borgo”
La strada d’accesso è inclinata di pochi gradi rispetto alla direttrice Est-Ovest; pertanto l’asse maggiore della piazza, perpendicolare a questa, è grossolanamente disposto lungo la direttrice Nord-Sud.
Il profilo delle arcate risulta invece ben evidente all'interno dell'aula
Gli edifici costituenti il Borgo saranno disposti secondo tre lati di un rettangolo aperto verso la via d’accesso, la quale al punto d’arrivo forma una piazza e si biforca formando anello attraverso il Borgo”
La strada d’accesso è inclinata di pochi gradi rispetto alla direttrice Est-Ovest; pertanto l’asse maggiore della piazza, perpendicolare a questa, è grossolanamente disposto lungo la direttrice Nord-Sud.
La funzione relativa all’impatto visivo, che altrove è affidata alla chiesa o alla torre Littoria, qui è svolta dalla Casa del Fascio, visibile in fondo alla piazza già dall’imbocco della strada d’accesso “La Casa del Fascio ha il prospetto principale che dà nella piazza”
Il primo edificio sulla destra, destinato a trattoria e rivendita
si sviluppa su due elevazioni, di cui quella inferiore, con veranda ed un piccolo portico, avrebbe ospitato gli esercizi commerciali
mentre la superiore sarebbe stata interamente impegnata a costituire l’abitazione del trattore
Lungo il margine Sud della piazza si trovano quindi le botteghe artigiane
Al piano rialzato, oltre i locali per tre botteghe, vi è un alloggio
ed altri due alloggi costituiscono il piano superiore. Gli alloggi del piano superiore presentano due terrazzini, che insistono su una tettoia, prevista per l’officina del carradore, e su un piccolo portico
Al vertice SudEst della piazza si trova l’ambulatorio medico
Nella relazione finale, viene descritto come “dispensario medico, con alloggio per un sanitario ed un infermiere”; dalla pianta si arguisce che al piano inferiore si trovano i locali di servizio
mentre il piano superiore costituisce un alloggio
Stranamente, nell’alloggio non sembra essere esplicitamente previsto un locale cucina.
Il margine Est della piazza è dominato dalla Casa del Fascio, su due elevazioni
che originariamente presentava a piano terra un porticato chiuso
sovrastato da una grande balconata in funzione di arengario
Il piano inferiore avrebbe ospitato le sedi dell’Opera Nazionale Dopolavoro e della Gioventù Italiana del Littorio
mentre il primo piano sarebbe stato dedicato ai Sindacati ed alla Delegazione Podestarile
Il vano principale del piano superiore venne decorato con un pannello affrescato, opera del pittore Alfonso Amorelli, il medesimo artista che realizzò l’affresco dell’abside della chiesa di Borgo Fazio.
Il margine Nord è interamente occupato dalla scuola
ed una planimetria su carta comune, formato A4
La chiesa è a navata unica, e la struttura portante è costituita da tre arcate in calcestruzzo armato; la disposizione dei muri di tamponamento è a filo con i piedritti, pertanto la loro presenza è stata marcata all'esterno con delle lesene, assenti in corrispondenza della canonica
Le aule si trovano nell’ala Ovest del fabbricato, mentre la parte Est della costruzione, che si sviluppa su due elevazioni, ospita gli uffici al piano inferiore
e l’abitazione della maestra a quello superiore
Il fabbricato al vertice NordOvest
Anch’essa si sviluppa su due elevazioni, ed il piano superiore costituisce un alloggio
La chiesa con canonica si trova oltre la piazza, su un rialzo del terreno che pone i fabbricati ad livello più elevato di tre metri circa rispetto alla piazza; pertanto, l’accesso al sagrato avviene tramite una scalinata che consente di superare il dislivello
Abbastanza curiosamente, gli unici disegni della chiesa attualmente presenti in archivio sono costituiti da schizzi a mano libera su carta quadrettata
e l’abitazione della maestra a quello superiore
Il fabbricato al vertice NordOvest
era concepito per ospitare la collettoria postale al piano inferiore
Lungo il margine Ovest, a Nord della strada di accesso, si trova la palazzina destinata a casa dell’Ente
caratterizzata da un portico all’ingresso
e da una loggia sul terrazzino del piano superiore
e la caserma dei carabinieri al piano superiore. Quest’ultima sarebbe stata null’altro che un alloggio, tre vani, servizi ed un terrazzino
Lungo il margine Ovest, a Nord della strada di accesso, si trova la palazzina destinata a casa dell’Ente
caratterizzata da un portico all’ingresso
e da una loggia sul terrazzino del piano superiore
Anch’essa si sviluppa su due elevazioni, ed il piano superiore costituisce un alloggio
La chiesa con canonica si trova oltre la piazza, su un rialzo del terreno che pone i fabbricati ad livello più elevato di tre metri circa rispetto alla piazza; pertanto, l’accesso al sagrato avviene tramite una scalinata che consente di superare il dislivello
Abbastanza curiosamente, gli unici disegni della chiesa attualmente presenti in archivio sono costituiti da schizzi a mano libera su carta quadrettata
ed una planimetria su carta comune, formato A4
La chiesa è a navata unica, e la struttura portante è costituita da tre arcate in calcestruzzo armato; la disposizione dei muri di tamponamento è a filo con i piedritti, pertanto la loro presenza è stata marcata all'esterno con delle lesene, assenti in corrispondenza della canonica
Il profilo delle arcate risulta invece ben evidente all'interno dell'aula
L’edificio annesso alla chiesa è sempre su due elevazioni, con la sagrestia che occupa il piano rialzato e l’abitazione del parroco al piano superiore
Mentre la sagrestia è chiaramente in comunicazione con la chiesa, l’alloggio al piano superiore è dotato di ingresso indipendente. Non vi è torre campanaria; la soluzione adottata per il campanile è analoga a quelle viste a borgo Bonsignore o a borgo Fazio.
Unitamente agli edifici ed alla strada di accesso vennero realizzati, sempre dalla SAI Ferrobeton, gli impianti idrico e fognario.
L’impianto idrico, progettato dall’ing. Filippo Marino, che evidentemente doveva godere di grande considerazione negli ambienti ECLS, era alimentato da un acquedotto che si avvaleva di un serbatoio che è forse uno degli elementi più fotografati dei borghi rurali siciliani. Dall’aspetto monumentale (sembra un mausoleo) conserva sul prospetto quasi tutti i simboli e le iscrizioni originali
Distante circa 500 metri dal borgo, si trova su un’altura, un rialzo del terreno ad un livello poco più elevato di quello del borgo; i valori di pressione garantiti non dovevano pertanto essere superiori a 1,5 atmosfere.
Il serbatoio contiene due vasche rettangolari da 37,5 metri cubi ognuna, e la camera di manovra.
I solai sono in laterocemento, i tramezzi in mattoni forati e le scale interne in laterizi e calcestruzzo armato; calcestruzzo armato venne usato anche per le architravi. Per le tubazioni degli impianti idrico e fognario venne utilizzato l’Eternit.
Durante il periodo bellico, il borgo subisce dei danni non indifferenti. Tra il 1945 ed 1946 l’ECLS provvede ad eseguire una perizia ed a redigere un progetto (che porta la data del 12 gennaio 1946) per la loro riparazione. I lavori vengono affidati all’Impresa Sebastiano Restuccia, e liquidati con £563 000. Ed è da questa fase in avanti che iniziano a presentarsi delle stranezze.
Sempre nel 1946 viene redatta ed approvata una perizia per il rafforzamento della stazione dei carabinieri, la cui gara d’appalto va deserta. Ma non è chiaro a cosa effettivamente servisse tale rafforzamento. Un sopralluogo effettuato il 7 marzo del 1946 per verificare i lavori che l’Impresa Restuccia sta eseguendo trova il borgo praticamente deserto: i carabinieri sono stati richiamati a Carlentini, la maestra è stata licenziata, l’ufficiale postale è sul punto di andar via e non vi è assistenza sanitaria. Il comune di Carlentini ha inoltre portato via gran parte del mobilio degli edifici pubblici. Come nell’Angelo Sterminatore di Bunuel i domestici abbandonano rapidamente la casa senza alcuna giustificazione reale, lasciando il solo maggiordomo, così al termine dei lavori, l’unica persona che resterà a Borgo Rizza sarà il custode. Né le petizioni scritte degli abitanti della zona, volte a far riaprire la scuola, sortiranno effetti.
Ma dopo cinque anni cominciano a venir presentate all’Ente (nel frattempo divenuto ERAS) una serie di richieste scritte da parte dei soggetti più svariati, per cercare di entrare in possesso, anche temporaneamente, di edifici del borgo. Tra queste si annoverano richieste per uso dei locali come abitazione, temporanea o a tempo indeterminato, richiesta di concessioni per motivi di salute dei familiari, richiesta per colonie estive, campeggio, osservatorio astrofisico, attendamenti per esercitazioni militari, scuole professionali, trattoria, locali per la stazione antimalarica; le richieste scritte si protrassero fino a metà degli anni Settanta. Il luogo in cui qualche anno addietro nessuno voleva rimanere, diviene oggetto di desiderio. Probabilmente, la crescita del boschetto ha avuto un ruolo in questo cambiamento; l’immagine che il borgo offre adesso, soprattutto nel periodo estivo, è tale da far scrivere nel 1965 al capo ufficio gestione borghi rurali dell’ESA “Già da tempo, data la posizione e la mitezza del clima di borgo Rizza, sono pervenute richieste di alloggio e da parte di privati e da parte di Enti…”
Nel 1956 viene eseguita una perizia per iniziare dei lavori di manutenzione straordinaria; due anni più tardi, nel 1958, viene stilata una relazione aggiuntiva per chiedere un finanziamento ed iniziare dei lavori manutenzione straordinaria, che avrebbero interessato ogni tipo di struttura degli edifici: muratura portante, architravi, coperture a tetto, rifiniture interne ed esterne, etc, nonché avrebbe trasferito la caserma dei Carabinieri nell’edificio che originariamente avrebbe rappresentato la Casa del Fascio, e che poi è divenuta sede della delegazione municipale
L’alloggio del delegato municipale sarebbe stato trasferito nell’ex caserma dei Carabinieri
il processo avrebbe quindi comportato un certo riadattamento degli edifici, variando anche l’estetica dell’esterno della Casa del fascio e facendole assumere l’aspetto che ha adesso
La parte introduttiva della relazione è strutturata nel modo solito, citando l’uso del legno non stagionato in luogo del cemento armato da attribuire alla carenza di materiali nel periodo bellico, ed i danni provocati dall’uso del sito come centro di sfollamento nel dopoguerra. Ma abbiamo visto, Lettore, come nessuna delle due descrizioni corrisponda a verità: tranne che per le coperture, non si fece uso di legname nelle strutture edilizie del borgo, e nel dopoguerra questo non ospitava nessuno, anzi era praticamente deserto; la descrizione della parte introduttiva era probabilmente una “formula standard” già pronta per giustificare la richiesta di finanziamenti.
In realtà, l’Impresa Atanasio è l’unica ad avere partecipato alla gara d’appalto, ma l’anomalia non sta in questo. L’anomalia sta nel fatto che il ribasso proposto dall’impresa è dello 0,56%, giudicato troppo esiguo dall’Assessorato per l’Agricoltura e le Foreste, tanto che l’Assessorato non affiderà l’esecuzione dei lavori all’Impresa Atanasio. Inoltre, la comunicazione dell’Impresa giunge dopo una seconda licitazione, andata deserta
Allora, Lettore, se l’Impresa Atanasio presenta un ribasso irrisorio quando si presenta da sola, non partecipa nemmeno alla seconda licitazione, e sa “per via ufficiosa” di aver vinto è plausibile che sappia già da prima di formulare l’offerta che nessun altro si sarebbe presentato. Già, ma come fa a saperlo? E qui torna inevitabilmente a comparire la mia dietrologia riguardo alle “presenze oscure” in seno all’Ente.
Con un più ragionevole ribasso del 5,76% (circa undici volte superiore), l’appalto viene assegnato, due anni più tardi, all’Impresa Franzo Valvo, che dovrà condurre sia gli interventi di manutenzione ordinaria, sia quelli di manutenzione straordinaria. Nascono a questo punto una serie di difficoltà difficili da evincersi dalla documentazione di archivio. I lavori vengono sospesi e ripresi più volte, ma non sempre ne sono chiari i motivi; a volte ciò dipende da perizie suppletive, altre volte vengono evocati dei conflitti, pratici e burocratici, tra le attività di manutenzione ordinaria e quelle di manutenzione straordinaria. E, come nell’Angelo Sterminatore di Buñuel, non si riesce a portare a termine quella che normalmente è un’attività banale, e senza poter individuare la natura dei reali ostacoli.
E questo si riflette sulle risposte date dall’Ente a coloro che, nei decenni, hanno chiesto la disponibilità dei locali. Le risposte sono state quasi sempre negative; ma inizialmente la motivazione fornita era quella dell’inagibilità dei locali, poi divenne quella dei lavori in corso, ed infine quella dell’imminente cessione del borgo al comune di Carlentini. Una delle poche richieste esaudite è stata quella della concessione della trattoria.
Nel 1968 vengono aggiudicati i lavori di collegamento per la distribuzione dell’energia elettrica, ultimati nel 1971.
Il contratto con l’Impresa Franzo Valvo verrà rescisso un anno dopo, dopo undici anni dall’inizio dei lavori, e senza che questi siano stati ultimati. Un certificato di collaudo del 18.11 1972 si occuperà di stabilire quali lavori l’Impresa Franzo Valvo abbia condotto, e quali siano i diritti maturati.
L’estensione della piazza è circa quattro volte quella di Borgo Cascino, ed un po’ minore di quella di Borgo Bonsignore; ma i rapporti con la strada d’accesso, la disposizione e le dimensioni degli edifici dovevano realizzare un’atmosfera completamente diversa. La Casa del Fascio, visibile dall’ingresso, rappresentava sicuramente l’elemento principale nella realizzazione dell’effetto scenico; ma anche il boschetto, schermando parzialmente alla vista le rimanenti costruzioni, contribuiva ad esso.
Oltre all’alterazione dell’aspetto esteriore, anche la planimetria è stata variata, come desumibile dalle planimetrie catastali
E la variazione ha interessato anche il vano principale del piano superiore; in tutto ciò, non ho idea della fine che abbia fatto l’affresco di Amorelli.
Non ho idea riguardo al periodo in cui sia avvenuta la realizzazione; la presenza della costruzione è comunque rilevabili in aerofoto antecedenti al 1990.
Il 5 luglio del 1975 venne formalizzata la cessione al comune di Carlentini.
In tempi relativamente recenti, tra il 2006 ed il 2008, il comune ha iniziato dei lavori di manutenzione e ristrutturazione, che hanno interessato soltanto le botteghe artigiane, la Casa del Fascio e la scuola. Chiesa e canonica, anche se sembrano essere state tinteggiate relativamente da poco, appaiono in disuso, mentre la trattoria ha chiuso qualche anno fa, sebbene all’imboccatura della strada di accesso un cartello di realizzazione artigianale continui ad indicare un’inesistente “Pizzeria aperta”; sia negli interni, sia negli esterni, ha però l’aspetto di un edificio abbandonato da tempo
Nelle intenzioni del comune di Carlentini, l sito si sarebbe dovuto utilizzare ”destinandolo a centro servizi per la formazione, l’informatizzazione, l’esposizione, la direzione, la promozione del comprensorio della Valle dell’Anapo. […] Il Borgo Rurale, attraverso interventi minimi di adeguamento funzionale, potrebbe essere destinato anche a struttura ricettiva per il turismo studentesco, soprattutto straniero, interessato allo studio ed alla ricerca sui beni ambientali, archeologici, artistici e popolari di uno dei più importanti contesti naturali/culturali del bacino mediterraneo.”
Nel 2010 l’Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari ha firmato un protocollo d’intesa con il comune per la realizzazione di un progetto sperimentale di selezione e ricerca nel settore vivaistico. Il protocollo prevedeva la ristrutturazione del borgo per creare strutture dedicate alla didattica ed alla ricerca nel settore.
Una determina del febbraio 2013 avrebbe dovuto appaltare la ristrutturazione di due fabbricati (indicati come edifici “E” ed “F” – probabilmente gli uffici dell’Ente e la caserma), per usare il borgo “a fini sociali”.
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