mercoledì 9 febbraio 2022

GUIDA ALLE FALSE GIBSON CINESI 2



Devo subito dirTi la verità, Lettore: il titolo del post é fuorviante. Nessuna "guida" é contenuta in esso; il titolo mira solo a stabilire una continuità, almeno ideale, con una serie di tre post che scrissi quindici anni orsono.

Ed era solo l'ultimo dei tre post di quindici anni fa ad evidenziare le differenze estetiche intercorrenti tra le Gibson Les Paul autentiche e le copie cinesi, prendendo a modello la Les Paul Supreme, chitarra non più prodotta, ma che a breve dovrebbe tornare in catalogo, in qualche forma.

Da allora, ne é passata di acqua sotto i ponti. E quest'acqua ha trasportato con sé anche molte valutazioni da parte di liutai, supportate quindi da conoscenze specifiche ben maggiori delle mie, nonché falsi moralismi.

Le valuazioni dei liutai, nonostante la provenienza da parte professionisti indubbiamente competenti, lasciano il tempo che trovano; e la motivazione di ciò può essere discussa in poche righe.

Le copie cinesi sono fatte male, dicono i liutai. Dal punto di vista liuteristico sarà anche vero, dal punto di vista di chi le suona probabilmente no, o almeno non sempre; altrimenti non se ne venderebbero più.
Si venderebbero solo Firefly, Harley Benton ed Epiphone; se invece le copie (repliche, falsi, tarocchi. chiamatele come volete) continuano ad essere prodotte é perché qualcuno le compra.

E' la legge della domanda e dell'offerta, che in fondo é una banalità. Non c'é bisogno di immergersi nei testi di economia per verificarla, basta aprire un qualunque mercatino musicale: se qualcuno mette in vendita qualcosa e nessuno la compra, il prezzo viene ribassato. Se qualcuno mette in vendita qualcosa e la vende in minuti, chi mette in vendita successivamente un prodotto analogo chiede di più.

E', in pratica, il raggiungimento di un equilibrio naturale, nel quale entra evidentemente anche il reddito del consumatore; e la faccenda ha sempre funzionato così. E' stato il consumismo ad alterare l'equilibrio, introducendo elementi nuovi per pilotare il mercato.

Qui passiamo dalle valutazioni liuteristiche ai falsi moralismi, che richiedono un ragionamento un po' più articolato.

Se infatti la "società dei consumi" si era limitata a trasformare i beni duraturi in beni di consumo, favorendo il rinnovamento di beni che prima venivano acquistati "per la vita", e riparati fin quando non si poteva fare a meno di cambiarli, il consumismo ha cominciato ad ingenerare falsi bisogni per indurre il consumatore ad acquistare anche ciò di cui non avrebbe avuto la necessità, indebitandosi per farlo.

Le pressioni sociali (espletate attraverso diversi canali, non solo la pubblicità) hanno condotto a privilegiare l'apparenza rispetto alla sostanza; ci sono persone che comprano, ad esempio un oggetto tecnologico, e dopo un certo lasso di tempo lo cambiano senza mai aver avuto idea di tutte le caratteristiche e le capacità dell'oggetto. Non ne hanno mai sfruttato nemmeno un decimo delle potenzialità; perché spendere tanti soldi?

Alcuni oggetti, riguardo ai quali si bada alla sostanza, hanno un mercato assolutamente refrattario ai falsi. Esiste ad esempio un mercato di false auto sportive, che in alcuni Paesi possono pure venire (re)immatricolate, ma il mercato non decolla.
Vi sono dei kit per trasformare vecchie Toyota MR2 in Lamborghini, con risultati esteticamente stupefacenti (la Murciélago bianca é quella "autentica")


ma il vero appassionato vuole guidare una vera Lamborghini, e se non può permettersela preferisce continuare a guidare la sua vecchia MR2 che certamente gli garantirà un piacere di guida maggiore da originale, e non se appesantita da finte sovrastrutture che la avvicinano alla Lamborghini nella forma ma la allontanano da essa nella sostanza. Un costruttore di supercar realizza autovetture dalle prestazioni e dalla qualità tanto elevate, da non poter mai essere surrogate da un marchio su un cofano, scopiazzato da un cinese qualunque; e sono prestazioni e qualità che interessano l'appassionato, non lo scimmiottamento dell'estetica.

Un borsa da donna con una serie di LV dorate su un fondo color melanzana, invece, conserva inalterata la sua funzione a prescindere da chi l'abbia realizzata.
Se una vera ed una falsa Lamborghini si confrontano su strada o su pista, non c'é storia; se due donne con la borsa marchiata LV, di cui una é vera ed una e falsa, vanno in giro, di solito vince la più carina, non chi ha la borsa autentica.

E se é la più carina ad avere la copia, vince su tutti i fronti perché quando la moda consumistica imporrà ad ambedue di relegare la borsa il un armadio perché dèmodè, chi ha la copia avrà gettato via una frazione del denaro.

Per cui, molte persone (non necessariamente donne carine, anche uomini brutti) hanno pensato che rivolgersi al mercato delle copie per avere oggetti con le medesime funzionalità e con un aspetto che in qualche modo rispondesse alle pressioni sociali esercitate dal consumismo, risparmiando diversi soldi frutto di duro lavoro, fosse la migliore soluzione per utilizzare un oggetto, fare salve le apparenze, e non rovinarsi.
E' un effetto collaterale inevitabile del consumismo. Il dialetto siciliano, che é impareggiabile nel sintetizzare condizioni frequenti ma complesse in una sola frase, dice "Cu' mancia fa muddìchi", e cioè "chi mangia lascia briciole": non puoi pretendere di riempirti la pancia senza sporcare un po'. Ed i falsi sono "i muddìchi" del consumismo.

Chi "fa muddìchi" trova poi un metodo per asportare le briciole, raccoglierle e buttarle via, come ad esempio quello che si chiama "raccoglibriciole da tavola": Il raccoglibriciole del consumismo é il falso moralismo.
Così, viene strombazzato a destra e a manca, Lettore, come sia immorale comprare le copie, sottacendo l'immoralità insita nel costruire oggetti "autentici" delocalizzando, pagando i lavoratori quattro soldi, facendosi pagare il marchio, mettendo in atto l'obsolescenza programmata, istigando a comprare con tecniche di persuasione occulte e chiedendo cifre spropositate all'acquirente finale, che probabilmente sentirà il (falso) bisogno di comperare la versione più aggiornata di quell'oggetto del quale non ha ancora finito di pagare le rate alla finanziaria.
Arricchirsi alle spalle di poveri disgraziati.

E qualcuno, non si capisce se per convenienza o incapacità sta al gioco: é vero, é immorale. Chi ha iniziato tutto ciò pensava che i cinesi non fossero persone come tutte le altre, ma fossero dei poveri ingenui; i furbi erano loro.
Hanno spiegato ai cinesi cosa dovevano fare e come, dando loro due soldi mentre, a braccia incrociate, stavano a guardarli lavorare duramente. Ma una volta che i cinesi hanno imparato cosa dovevano fare e come, l'hanno fatto per loro stessi, chiedendo quattro soldi all'utente finale, anziché i due che gli dava il committente. O i furbi pensavano che nella Cina dominata dal "grande timoniere", dove chi era ricco poteva permettersi al più una bicicletta, sapessero di orologi Rolex, borse Louis Vuitton e chitarre Gibson?

Scoperto che i cinesi non erano poi così ingenui, tutto ciò che hanno saputo inventare per tirarsi fuori d'impaccio é stato il moralismo.
Moralismo che non rende migliore chi ha inventato questo meccanismo; lo rende solo più ipocrita. E fin da piccolo mi é stato insegnato che l'ipocrisia é una brutta cosa.

Quindi, il falso moralismo, lasciando intatta l'intera costruzione ed aggiungendo l'ipocrisia, non migliora la situazione nel suo complesso, anzi la peggiora.

L'unico modo di migliorare l'intera faccenda sarebbe stato quello di svincolare la società dalla necessità di apparire, ritornando a privilegiare la sostanza. Ma chi muove i suoi interessi su questo piano economico si é ben guardato dal farlo; quindi il mercato delle copie é fiorente, consentendo ancora alle vittime del mercato globale di apparire senza essere, e senza dover togliere il pane di bocca alla famiglia.

Ma torniamo al caso specifico delle chitarre. Se guardi articoli, blog, canali YouTube, etc. ti accorgerai di come chi vuole "svelare" ad altri il "segreto" per distinguere le copie da chitarre autentiche, si basa sui particolari estetici.
Non così é nel caso, summenzionato, delle automobili; questo é l'avvertimento, diretto all'eventuale acquirente, il venditore di questa copia di "Ferrari Enzo"


This is a replica kit car, NOT a $1,000,000 car. It is NOT perfect, it is good for what it is, but please know what you are getting yourself into by purchasing this car. If you have never owned a kit car, come see the car BEFORE bidding please.

L'acquirente deve essere avvertito che la prestazione che ricaverà dall'oggetto non é neanche lontanamente paragonabile a quella dell'originale; così non fosse la restituzione, con la relativa richiesta di rimborso, sarebbe praticamente immediata.

Qualche liutaio entra nei dettagli costruttivi, sempre rilevabili ad un'ispezione più o meno approfondita, ma pur sempre visiva. Nessuno dice mai: "Ecco, io non guardo la chitarra, ma distinguo l'originale dalla copia suonandola o sentendola suonare. La copia si distingue dall'originale per le sue diverse prestazioni".

Anche io, nel post di quindici anni fa, mi basai sostanzialmente sui medesimi principi: dettagli di tipo estetico.

Ma quindici anni non sono passati invano; posto che, una volta che si ha il marchio sulla paletta, l'apparenza é stata salvata, é giunto il momento di occuparsi della sostanza. Quanto, nella sostanza, può essere resa paragonabile una copia all'originale? Può una differenza nell'utilizzo dello strumento essere così determinante da causare la restituzione della copia, chiedendo un rimborso?

E fatta salva l'apparenza, soddisfatta tale esigenza sociale, restano, al netto del valore commerciale in caso di rivendita, tre parametri che esprimono la sostanza: estetica (quella importante, data dall'impatto visivo dello strumento), suono e suonabilità. E tutte tre sono suscettibili, in maggiore o minor misura, di miglioramenti lavorando sullo strumento.

Però, mentre la suonabilità non può venire comunicata attraverso i mass media se non come parere, estetica e suono possono invece venire mostrati.

Ed é questo che ho intenzione di fare qui, Lettore.

Così, ti voglio presentare queste due chitarrine.






Una é autentica, l'altra é una copia.

Ma diversamente da quanto accadde più di quindici anni fa, non mi soffermerò sui particolari che consentano di stabilire, visivamente, quale sia la chitarra autentica, e quale la copia




chi ha un minimo di dimestichezza con la produzione Gibson non avrà alcuna difficoltà nell'individuare immediatamente la copia.




Ma anche chi non conosce in maniera approfondita la produzione Gibson impiegherà al più qualche minuto per catalogare le due chitarre






Non essendo questo lo scopo, chiameremo genericamente le due come "Chitarrina Rossa"




e "Chitarrina Azzurra"




Forse Chitarrina Rossa é più una calda tonalità di marrone che un rosso




e Chitarrina Azzurra é più un blu violetto profondo che un azzurro




così magari sarebbe stato più corretto chiamerle "Chitarrina Tigrata" e "Chitarrina Fiammata"; ma guardate in pieno sole, possono anche vedersi come rossa e azzurra.




Non so come le trovi tu, Lettore, ma per me posseggono ambedue un'estetica accattivante; e tale impressione é stata condivisa da molti di coloro che le hanno viste "dal vivo", e da taluni addirittura manifestata spontaneamente, senza alcuna sollecitazione.

E questo é per ciò che riguarda l'estetica; veniamo al suono

Ora, Lettore, non sapendo quale Tu trovi più gradevole, ma vorrei proporTi un gioco. Il gioco consisterebbe nell'accoppiare il suono all'estetica.

Vi sono tre file audio, di cui uno riproduce l'uscita, in sequenza A-B, dei pickup al manico




uno dei pickup al ponte




e uno di ambedue i pickup, con i selettori in posizione centrale




Il gioco consiste allora nell'associare il suono A o B, a Chitarrina Rossa o a Chitarrina Azzurra. Non é detto che A o B corrispondano sempre alla stessa chitarrina; é possibile che il campione A del pickup del manico corrisponda ad una ed il campione A del ponte all'altra. Quindi gli accoppiamenti sarebbero 3+3: uno per il pickup al manico, uno per quello al ponte ed uno per ambedue i pickup (posizione centrale del selettore).

I file sono registrati digitalizzando il segnale "dry" in uscita dalle chitarre, senza nulla interposto, con un convertitore A/D 24 bit. Il segnale può pertanto essere paragonato direttamente, qualunque sia il mezzo con il quale viene riprodotto; l'audio é in formato PCM a 44100Hz stereo 1411kbps. I due canali riproducono ovviamente lo stesso segnale

Scusandomi per la qualità dell'esecuzione, resa ancora peggiore dalla totale assenza di qualunque effeto ambientale, naturale o artificiale, sottolineo che non si vince nulla; é un gioco fine a sé stesso, non una gara; se poi Lettore, riterrai di voler scrivere sotto quali siano, secondo Te, gli accoppiamenti, il Tuo commento sarà, come sempre, benvenuto.


2 commenti:

  1. Accordare le chitarre è un obbligo morale verso l'ascoltatore. Comunque: suono 1= cinese - suono 2= Gibson - suono 3 = cinese - suono 4 = Gibson - suono 5 = Gibson - suono 6 = cinese - In odine di ascolto nei 3 video. Saluti

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    1. Le chitarre vennero accordate qualche ora prima della registrazione...
      comunque probabilmente non sono stato abbastanza chiaro nell'esprimermi: l'argomento del post non riguardava "l'etica dell'accordatura".

      Così come il gioco proposto non richiedeva di differenziare cosa fossa cinese e cosa Gibson, ma di attribuire un suono ad una chitarra di uncoloro piuttosto che ad una altra.

      Ad ogni buon conto, "suono 1" é un Burstbucker Pro...

      Saluti

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