domenica 25 settembre 2022

Il Mostro di Firenze 8: Epilogo



There are a terrible lot of lies going around the world and the worst of it is half of them are true.

Winston Churchill




Dopo il 1985 (mi verrebbe di dire, Lettore, in un bel giorno di inizio estate del 1986, ma non desidero assumere posizioni così definite) la magistratura (ri)entra in possesso di un documento, anzi due, relativi al finanziamento di quell'operazione a cui si faceva cenno qui

Il documento non riguarda gli eventi relativi alla Resistenza, e non riguarda nemmeno esattamente l'evento risalente al 1941 alla Seconda Guerra Mondiale, quanto piuttosto il possibile impiego dei proventi di allora come fonte di finanziamento per l'operazione attuata qualche tempo prima che il Qualcuno venisse attaccato; e d'altra parte doveva essere quella la motivazione diretta per la quale si era reso necessario, o almeno opportuno, fare luce sulle motivazioni del delitto di Signa.

Una volta che la magistratura si trovava in possesso di un documento che riguardava direttamente l'operazione, la necessità di rimestare ancora nel torbido di Signa, e conseguentemente l'esistenza stessa del "Mostro", veniva meno; l'uso che la magistatura avrebbe poi fatto del documento é tutt'altra faccenda.

Da una parte, la cessazione dell'esistenza del "Mostro" non significa che automaticamente cessi anche il clamore mediatico che ha suscitato nell'arco di ben diciassette anni.

D'altra parte, non essendo chiaro il rapporto che intercorre tra eventi ed omicidi, men che meno può essere immediatamente chiaro che il "Mostro" abbia smesso di colpire; all'infuori di previsioni come quelle dell'applicazione delle equazioni di Lotka-Volterra, non é possibile prevedere nulla al riguardo.

Occorre considerare infatti che tra l'omicidio del 1974 e quello dell'81 trascorsero ben sette anni; senza aver contezza delle motivazioni di un così lungo intervallo non vi é modo di capire come la serie omicidiaria sia effettivamente cessata, anziché solo temporaneamente sospesa.

Anche qui, si determinano allora due esigenze contrapposte.

Da un lato, le indagini continuano comunque, e ciò dà inizio alla saga del "Mostro di Firenze" successiva agli omicidi, sia in senso investigativo, sia in senso giudiziario, come pure in senso mediatico e speculativo.

Dall'altro, se a chi aveva organizzato e gestito le operazioni dal 1981 in avanti, tutto ciò poteva anche andare bene, doveva comunque venire garantito l'occultamento delle modalità con le quali era stata condotta tale lunga operazione, ovvero della reale essenza del "Mostro".

In sintesi, da un lato vi era la necessità di perseverare con le indagini, dall'altro la necessità che essere non giungessero mai alla reale conclusione

L'obiettivo comune rappresentato dalla congiunzione delle due diverse necessità non può che essere perseguito in unico modo: un perenne depistaggio, che mantenendo attive le indagini ne impedisca tuttavia la progressione verso la verità.

E per perseguire tale fine si punta sull'immagine di un "Mostro" costituita da un killer unico, solitario ed invincibile; la ricerca di un tale fantomatico personaggio si risolve fatalmente in uno spreco afinalistico delle risorse, in un dimenarsi inutilmente senza giungere in alcun luogo. Gli investigatori si trovano così proiettati in un labirinto con mille diramazioni, costretti a percorrere un corridoio lungo cui si trovano mille porte, ognuna delle quali si apre su un altro corridoio con mille porte... e così via.

Certo, é sempre possibile che ad un tratto venga aperta la porta corretta e ci si trovi inconsapevolmente a percorrere il corridoio che alla fine condurrebbe alla stanza giusta; in questo caso occorre un intervento più incisivo che distolga decisamente dalla direzione vera, per riportare all'interno del labirinto. E probabilmente questa la luce nella quale guardare alcuni degli atteggiamenti ostruzionistici patiti da Giuttari, il quale magari, senza rendersene conto si sarà avvicinato pericolosamente a qualche propaggine della verità; anche se personalmente ritengo che la maggior parte delle persecuzioni nelle quali Giuttari si sarebbe trovato coivolto, come perseguito o come persecutore, nasca principalmente da questioni personali (vedi ad esempio la querelle, mai sopita, tra Giuttari e Ubaldo Nannucci).

Con questo Lettore non voglio dire che si sarebbero compiuti ulteriori delitti (quelli che i Mostrologi chiamano "delitti collaterali") solo per depistare; sarebbe stato assurdo che si giungesse a tanto. Intendo dire solo che si sono inquinati gli indizi e le prove relativi a reati che avevano un'altra origine solo per poter far entrare in qualche modo nelle indagini eventi che nulla avevano a che vedere con le motivazioni degli otto duplici omicidi. O che si siano prese delle iniziative, meno illegali, ma che contribuissero a deviare i sospetti su quella che era stata la reale consistenza del "Mostro di Firenze".

Nell'ambito di tali iniziative rientrerebbe ad esempio il romanzo "Coniglio il Martedì" di Aurelio Mattei, di cui si é fatto cenno nel precedente post come "lavoro scritto in autonomia", intendendo con tale espressione come la sua stesura fosse apparentemente svincolata dalle attivià del SISDe."Coniglio il martedì", edito da Sperling & Kupfer, che, nonostante il basso volume di vendita, avrebbe meritato addirittura una ristampa, appare un tentativo (ben riuscito, a mio avviso) di ricondurre tutti i dati di cronaca relativi al "Mostro di Firenze" ad un ipotesi plausibile di killer solitario; ma non é per niente chiaro in cosa i contenuti del romanzo si ispirino al rapporto/perizia di Francesco Bruno, che tratta la vicenda in modo assolutamente diverso.

Il libro é stato considerato una sorta di "segnale in codice", e anche qui non é chiaro cosa avrebbe dovuto segnalare o a chi; l'unico "messaggio" veramente interessante lanciato dal romanzo é la dedica, al prof. Franco Ferracuti ed al colonnello Alberto Mario Corsi. Nei ringraziamenti invece non viene fatta alcuna menzione del prof. Bruno, sulla base del lavoro del quale si vorrebbe che il romanzo sia stato ideato, e che quindi sarebbe stato il primo a meritare un ringraziamento. Ma un aspetto che mi apparirebbe alquanto inusuale é costituito da una domanda che l'avvocato Vieri Adriani si pone nel contesto di un documento datato 16 luglio 2017 e reperibile sul suo sito professionale :

Chi era l’altro destinatario della dedica di apertura, il Colonnello Alberto Mario Corsi?

Mi appare improbabile che egli davvero non sappia quale vicenda possa costituire un legame tra i due nominativi, Ferracuti e Corsi; ma qualora così dovesse essere, non ho alcuna difficoltà nel fornirgli il relativo suggerimento: é il sequestro Moro.
Ed é proprio questo che rende interessante la dedica.

Il libro di Mattei é comunque stato pubblicato il 1 gennaio 1993, esattamente tredici giorni prima dell'arresto di Pietro Pacciani.

Pietro Pacciani. come qualche altro indagato, o anche condannato in via definitiva, potrebbe realmente essere stato coinvolto nelle operazioni, ingaggiato per far parte di una squadretta in qualche episodio. Anche se da un lato trovo poco verosimile che lui o altri possano essere stati messi a parte di un simile segreto; dall'altra, vista le approssimazioni di certe azioni, non sarebbe da escludere del tutto. Sinceramente, Pacciani che perde la testa ed accoltella il Bonini o prende a colpi di forcone il Bruni ce lo vedo, che spari a sangue freddo a qualcuno ce lo vedo un po' meno. Lo vedrei bene, invece, a preparare accuratamente la lettera da spedire a Silvia della Monica, senza lasciar tracce.

Queste restano comunque impressioni strettamente personali, senza alcun riscontro oggettivo; i fatti sono che l'anno successivo, nel 1994. avrà inizio il processo di primo grado a Pacciani, e poi i compagni di merende, e poi tutti i libri di Giuttari, di tutti i mostrologi, e Calamandrei, Narducci, Vigilanti, il "rosso del Mugello"... siamo giunti ai nostri giorni, Lettore, ma tutto ciò, dal mio punto di vista assume un ruolo poco rilevante nella vicenda in sé. Pertanto, per quel che mi riguarda saremmo giunti all'epilogo di questa serie; al momento di tirare le somme. Per quel che invece riguarda Te é il momento dei bilanci, con gli inevitabili giudizi che ciò implica.

E, vista la distanza siderale tra ciò che si trova scritto qui, e tutto ciò che é stato scritto in cinquant'anni, il Tuo giudizio non potrà che essere dicotomico: o ritieni di aver letto un dozzinale romanzetto di fantapolitica, e per giunta mal scritto, o pensi che ciò che si trova scritto qui ti avvicini alla verità più di ogni altra storia che ti sia stata raccontata.

Ma prima che Tu decida per la prima soluzione e chiuda definitivamente questa pagina, Ti prego di concedermi ancora qualche minuto del Tuo tempo, invitandoTi a leggere le righe qui sotto; non ho intenzioni di dire nulla di particolarmente profondo, anzi, esprimerò dei concetti ovvi; i quali però, a volte non sempre sono anche immediatamente evidenti.

E ciò perché la differenza tra l'evidente e l'ovvio é sempre ovvia ma non sempre evidente; quindi a volte evidenziare alcuni aspetti resta necessario. Ovviamente



Complottismo e Servizi Segreti

Come già accennato in un post precedente, De Lutiis é stato un grande, sebbene di parte, studioso dei servizi segreti, ed aveva intenzione di scrivere "L'elogio alla dietrologia"; non riusci a dare corpo ai suoi intendimenti solo perché giunse la Signora in Nero ad impedirglielo.

D'altra parte, Mario Caligiuri (Presidente della Società Italiana di Intelligence e Direttore Master in Intelligence dell’Università della Calabria - confesso la mia ignoranza nel non conoscere l'esistenza di attività accademiche di tal guisa) nel paragrafo "Complotti all’italiana" del suo saggio "INTELLIGENCE E COMPLOTTI" elencherebbe diversi eventi relativi a presunti complotti, risoltisi sempre in un nulla di fatto, giudiziale e pratico.

Da un certo punto di vista, i due, De Lutiis e Caligiuri, personificherebbero le due possibili visioni di ciò che Tu, Lettore, stai terminando di leggere qui. Caligiuri rappresenterebbe tutti coloro che vedrebbero qui il dozzinale racconto di fantapolitica, mentre De Lutiis coloro che vi intravedono una verità, almeno possible. Chi ha ragione?

E non mi riferisco a queste quattro inutili righe che ho scritto io, bensì riguardo ai presunti complotti che coinvolgerebbero i Servizi; quale posizione é più ragionevole? Quella di De Lutiis o quella di Caligiuri?

Partiamo da una considerazione lapalissiana, di una banalità ed ovvietà estreme: I Servizi Segreti sono segreti. Se fosse così facile avere notizie certe e precise sulle attività dei Servizi Segreti, che Servizi "Segreti" sarebbero? Sapere tutto sui servizi segreti é un concetto ossimorico. Un larghissimo margine di incertezza al riguardo é perciò ciò che ci si aspetta; se fosse così semplice stabilire con un'inchiesta (giornalistica, investigativa, giudiziaria, parlamentare) se dietro determinati eventi vi siano i Servizi Segreti, ciò significherebbe semplicemente che i Servizi non sono in grado di mantenere "segreto" alcunché, cioè che non sanno svolgere il lavoro per il quale esistono. Un modo come un altro per dire che il concetto espresso da Caligiuri non sembrerebbe frutto di riflessioni poi così profonde; e quindi se i Sevizi sanno effettivamente svolgere il loro lavoro, chi non sia altettanto efficace nel farlo sarebbe proprio Caligiuri.

Oltretutto, come abbiamo visto qui, certi "lavoretti", seppur resi necessari dalla situazione contingente, non sarebbero né ammessi né giustificati dalla legge italiana; per cui, essi andrebbero eseguiti nascostamente (verrebbe da dire "in gran segreto"), affidandoli a soggetti che non facciano parte dell'apparato dello Stato. E spesso, "lavoretti" di tale natura vengono "subappaltati" ad altri soggetti, il cui rapporto con il mandante originario diviene indiretto. E' questo meccanismo ad aver generato commistioni e collusioni del "Servizi" con cellule eversive, di destra o di sinistra, bande criminali o associazioni di stampo mafioso. Sia le cronache, sia gli archivi parlamentari sono pieni di documentazioni relative ad inchieste giornalistiche o, per l'appunto, parlamentari che riguardano vicende del genere.

Abbastanza ovviamente, nessuna documentazione al riguardo può esistere. L'Ufficio Affari Riservati, diretto sostanzialmente anche se non sempre formalmente da Federico Umberto D'Amato, era maestro in questa totale assenza di documenti di qualsivoglia tipo relativi a qualunque cosa non fosse poco meno che legale. Ed anche alle attività legali veniva dedicato poco lavoro d'archivio, almeno di quello ufficiale, tanto che dopo la morte di D'Amato si sperava di trovare nascosti a casa sua chissà quali tesori documentali; per la verità, qualcosa si trovò, ma non a casa sua...

Pertanto, nel caso dei Servizi ricercare prove documentali é spesso impossibile; restano solo le testimonianze e le prove circostanziali; che poi alla fine, sono prove indirette. Per una strana combinazione, proprio come nel caso del "Mostro di Firenze".



Prove dirette ed indirette

In generale sono prove dirette quelle che non richiedono alcuna inferenza per giungere alla conclusione riguardo ad un evento. Le prove indirette invece richiedono un passaggio intermedio che stabilisca un collegamento logico tra la prova e l'evento; l'effettiva validità di tale collegamento, ovvero la validità della logica che lo genera, viene stabilita dal giudice in sede processuale. Ed é appunto questo il "verdetto" che il giudice pronuncia: stabilisce, in buona sostanza, che il legame tra prova indiretta ed evento provi come "vero" il rapporto tra chi viene giudicato e l'evento.

Vi sono molte situazioni in cui le prove dirette non sono disponibili. O non lo sono più, come nel caso degli accertamenti non ripetibili. Va da sé che più aumenta il tempo trascorso tra l'evento e le indagini, più aumenta la probabilità che le prove dirette si rendano indisponibili; ciò avviene spesso per una forma di deterioramento biologico (ad esempio il DNA si degrada o i testimoni muoiono), o fisico (certe prove documentali vanno perdute), che fa venir meno gli elementi di prova. E' pertanto molto probabile che delle indagini intraprese a distanza di anni dagli eventi debbano contare più su prove circostanziali che su prove dirette.



Prove ed indagini

Se Lettore provi a fare una semplice ricerca su Google scrivendo nel textbox del motore di ricerca "Verità storica e verità processuale", troverai più di 150 riferimenti, dei quali più di un decimo sono costituiti da letteratura specializzata (articoli su riviste di settore, tesi di laurea, etc.). Se invece provi con "Indagine storica e indagine giudiziaria" il risultato é deludente; non trovi praticamente nulla che tratti comparativamente analogie e differenze nel modo di condurre un'indagine storiografica ed un'indagine giudiziaria. Si trova qualche traccia di trattazione a latere degli argomenti principali nel classico "Il giudice e lo storico" di Calamandrei, del 1939, o nel più recente, scritto settanta anni più tardi del precedente, "VERITÀ STORICA E VERITÀ PROCESSUALE.LO STORICO DIVENTA PERITO" di Rosoni. Quest'ultimo, tra l'altro, porta ad esempio il crimine di guerra perpetrato a Sant'Anna di Stazzema, che in fondo avrebbe un'attinenza, sebbene indiretta, con il raccontino che starei per concludere. Ma l'interesse dell'argomento non sta qui. L'interesse dell'argomento starebbe nelle differenze metodologiche tra l'indagine giudiziaria e quella storica, che alla fine si traducono in differenti tipologie di risultati; ma ciò, Lettore, é più che accettabile, perché la differenza di risultati rispecchia la differenza di finalità

Alla fin fine, Lettore, le prove servono a portare a conclusione le indagini, al termine delle quali si troverà la Verità. E come scritto qui non potrà comunque essere una verità matematica, indiscutibilmente vera; potrà solo essere una verità scientifica, passibile di falsificazione, o un verdetto, una verità giudiziale, indiscutibile ma non indiscutibilmente vera.

I delitti che appartengono al presente, e vengono riportati in cronaca, necessitano senza dubbio di indagini che puntino a rilevare l'identità di ogni individuo, a qualunque titolo, coinvolto, per poterlo rinviare a giudizio comminandogli le pene previste qualora riconosciuto colpevole. E' un'attività sulla quale si basa la "giustizia" di ogni Paese, ed il fatto che la "giustizia" venga amministrata in tal modo é pressoché inevitabile; non esiste altro modo conosciuto di garantire l'esistenza e la continuità temporale di uno Stato di diritto.

Invece, gli eventi criminosi già passati alla Storia richiedono un'indagine "storica", che é per sua natura differente, nei metodi e nei risultati, da un indagine giudiziaria; il virgolettato dell'aggettivo "storica" vuole sottolineare come i post da me scritti non abbiano comunque la pretesa di definirsi "indagine storica" (non ho né la veste né le capacità per condurre una tale indagine), ma ci si riferisca solo ai metodi utilizzabili ed ai risultati ottenibili.

Se, ad esempio, volessimo condurre, come peraltro é stato fatto più volte, un'indagine storica relativa all'eccidio delle Fosse Ardeatine, eseguire ricerche sulle singole vittime o sui singoli responsabili avrebbe un senso; ma voler identificare chi esattamente tra tutti gli ufficiali e sottoufficiali tedeschi che spararono, abbia ucciso ogni singola persona e con quanti colpi, e dove l'abbia colpita, sarebbe invece un'attività priva di senso. Cercare di determinare, a distanza di 72 anni chi abbia sparato a chi é uno sforzo illogico, improduttivo ed inutile; cercare di capire come si svolsero i fatti, e chi abbia avuto ruoli e responsabilità nella varie tappe dello svolgimento della vicenda resta invece l'unica strada percorribile, ed in grado, potenzialmente di far giungere al risultato richiesto. Ma soprattutto, le conclusioni così ottenute sarebbero le uniche valide per poter trarre, da esse, un insegnamento da consegnare ai posteri.



Indagini investigative e storiche

Esprimendo sinteticamente i concetti suesposti, l'indagine investigativa é una ricerca accurata che ha come scopo quello di individuare ciò che si cerca in un certo ambito (ad esempio l'assassino tra i sospettati).

L'indagine storica invece vuole cercare la verità senza sapere a priori quale essa possa essere; ed in pratica, anche la risoluzione degli indovinelli regressivi é basata su tale principio.

Tra le prove raccolte nelle indagini investigative, e che poi hanno un peso in sede giudiziale, non é detto che debbano necessariamente prevalere le prove dirette; sebbene sia opinione comune che la prova diretta sia la più importante per giungere al risultato, spesso non é così.

L'importanza prevalente é che le prove indirette, circostanziali comprese, siano costituite da indizi "gravi, precisi e concordanti", che consentano di inferire i fatti "al di là di ogni ragionevole dubbio"; anche se purtroppo quanto il dubbio possa essere considerato "ragionevole" resta sempre il frutto di una valutazione soggettiva.

Nelle indagini storiche le prove dirette sono, tradizionalmente, pressoché esclusivamente documentali, mentre le prove indirette sono di solito circostanziali. Nel corso dell'Età Moderna, però, il concetto di "fonte storiografica" ha subito un progressivo ampliamento, e con esso anche la considerazione delle prove che da tali fonti derivano.

Nel caso particolare di indagini sull'operato dei servizi segreti di solito le prove dirette possono essere testimoniali o documentali (ambedue rare), quelle indirette sono circostanziali. Le indagini storiche conducibili su tale operato risentono fortemente del contesto; sono raramente documentali (i pochi documenti sfuggiti alla distruzione) e pressoché esclusivamente circostanziali.



Indagini investigatine sul “Mostro di Firenze”

Tutte le attività degli inquirenti riguardo ai delitti del Mostro di Firenze avrebbero dovuto presentare un prima fase rappresentata dalle indagini, e poi una fase investigativa, una volta individuati i sospettati. E' ciò che é accaduto nel delitto di Signa quando, dopo delle indagini che individuarono Stefano Mele, Carmelo Cutrona e Francesco Vinci come principali sospettati, avendone escluso molti altri, si passo alle investigazioni (perquisizioni, guanto di paraffina, interrogatori, etc.).

Per i delitti successivi, però la condizione relativa alla vicenda del MdF si é rivelata molto simile a quella di indagini su Servizi Segreti: poche prove documentali e prove prevalentemente circostanziali, sia in fase investigativa, sia in fase storica.

Ciò ha alla fine condotto alla situazione che conosciamo, e cioè a conclusioni palesemente insoddisfacenti come risultato di investigazioni condotte su indagati individuati da altettanto insoddisfacenti indagini. Questo é stato attribuito, dalla Moderna Mostrologia, ad una sorta di superiorità psicofisica del "Mostro di Firenze", mitizzato come un individuo dalle capacità straordinarie, concetto abbastanza dissonante con le relative figure quando vi si voglia dare corpo riferendolo praticamente a Salvatore Vinci, Pietro Pacciani o Giancarlo Lotti. A prescindere dai nomi, converrai con me come l'immaginario collettivo abbia difficoltà nel vedere un superuomo in un pastore sardo o un anziano contadino toscano un po' depravati, o in un grassone disoccupato alcoolista e con un QI ridotto. La Moderna Mostrologia continua pertanto ad investigare su tali personaggi senza cavare un ragno dal buco, ma ricavando comunque vantaggi di altra natura.

L'Autorità Giudiziaria ha ritenuto di poter risolvere il problema optando per un "Mostro di Firenze" da intendersi come un'entità, ma di composizione eterogenea sia nelle azioni (più persone componenti l'entità), sia tra le azioni (persone diverse che in tempi diversi costituiscono l'entità), rimandando ad ipotetici "mandanti" le motivazioni che avrebbero spinto tale entità (e quindi le varie persone) ad agire in tal modo.

Se ci pensi, Lettore, quest'ultima sarebbe una soluzione non troppo dissimile da ciò che ti viene proposto qui: delle squadre d'azione, composte da persone ormai non più identificabili con precisione, inviate da "mandanti".

La differenza sostanziale starebbe nelle motivazioni dei mandanti, consistenti in interessi esoterici che si sarebbero concretizzati in ipotetici riti a base di "feticci"; ma soprattutto nella possibilità pratica di individuazione di tali mandanti.

Sta di fatto che gli elementi di prova raccolti nel caso del "Mostro di Firenze" hanno fatto il loro tempo e non hanno portato a niente; non essendo accaduto più nulla di rilevante da trentasette anni a questa parte, pestare ancora l'acqua nel mortaio non sarebbe producente. Eccetto che per coloro, beninteso, che continuano a vendere libri, abbonamenti a canali, a blog, o semplicemente fa crescere i propri "followers", attività anch'essa abbastanza redditizia. Ma ovviamente ognuno é insindacabilmente libero di dare il proprio denaro a chi vuole.



Le prove nelle indagini investigative sul “Mostro di Firenze”

Prove dirette, documentali o meno, sul MdF non sembrano esserne mai esistite; l'unica eccezione sarebbe costituita dalle confessioni e dalle testimonianze dirette del reo confesso di turno. Stefano Mele che accusa Francesco Vinci, Giancarlo Lotti che accusa Vanni e Paccian, Fernando Pucci che, affinchè la costruzione si regga in piedi, deve essere considerato testimone e non complice. Ma molte chiacchere e mai un elemento tangibile:la pistola, un coltello, i "feticci"... mai. La motivazione, in pratica, per la quale Silvia Della Monica decise di lasciare l'indagine.

Escludendo queste, le imputazioni, ed anche i processi successivamente eseguiti, sono state basate su prove circostanziali.

Pertanto, cercare ora prove dirette o documentali che non sono mai state rilevate prima, per individuare singoli esecutori, sarebbe una pretesa assurda.

L'unica possibilità di trattare la questione adesso, resta quella di continuare a basarsi su prove circostanziali.
Perché però, esse siano, per l'appunto, "probanti", devono essere "gravi, precise e concordanti". Proviamo a guardare insieme, Lettore, a questo aspetto degli elementi di prova che sono stati disponibili lungo questi lunghi anni; solo dopo aver eseguito una tale valutazione, potrai come liquidare questa serie di post "a ragion veduta".



Le prove documentali

Le prove documentali sono sempre state poche, ed inoltre alcune sono addirittura andate perse; un esempio é costituito da ciò che giunse a Borgo Ognissanti relativo all'omicidio di Signa (ritaglio di giornale, lettere anonime). E certamente negare che esse siano mai esistite può costituire una giustificazione per chi avrebbe dovuto custodirle e non lo ha fatto, ma non migliora certo la situazione relativa alle indagini. Anzi.

Su come esse siano poi state adoperate anche quando erano disponibili, la vicenda del biglietto dello "Zio Pieto" é emblematica.

Altrettanto emblematica é quella del biglietto che il giudice Tricomi rilasciò a Mario Spezi. Il biglietto non fu "esibito" da Spezi, ma venne rinvenuto nel corso della perquisizione che gli agenti eseguirono presso il suo domicilio in data 25 febbraio 2006 (Rapporto GIDES 133/05 del 2 marzo 2005); quindi, pensare ad un "falso" sarebbe, solo per questo, irragionevole. Ma a parte il fatto che nel verbale di perquisizione il suo rinvenimento non é nemmeno riportato, i contenuti di esso avrebbero contribuito a stabilire una diversa sequenza temporale degli eventi, come descritto qui, che avrebbe consentito di attribuire un diverso significato agli eventi stessi; invece, si é sbrigativamente e comodamente continuato ad attribuire all'evento di Baccaiano l'invio di qualunque missiva anonima, ignorando totalmente i contenuti del documento.



Le prove circostanziali

Avendo trattato con la massima negligenza le prove documentali, sia in termini inferenziali, sia di mera conservazione, si é preferito far ricorso prevalente alle prove circostanziali. Qual è l'effettiva validità delle prove circostanziali nel caso del "Mostro di Firenze"? Costituiscono indizi "gravi precisi e concordanti" sui quali si possa fare affidamento?

Prendiamo ad esempio delle frasi riferite da testimoni.

La moderna Mostrologia prende in considerazione: "Quando sei con me il Mostro non c'é".

Ma anche la polizia giudiziaria non scherza "se non c'è errore non ci può essere rischio", oppure "Uno che una volta ha avuto una grandissima delusione".

Se Tu, Lettore, dovessi avere qualche attimo di amnesia, ti traduco in "mostrologese" le frasi riportate sopra.

La prima significa "Giancarlo Lotti ha confessato di essere il Mostro di Firenze"
La seconda significa "Salvatore Vinci ha confessato di essere il Mostro di Firenze"
La terza significa "Francesco Vinci ha affermato che Salvatore Vinci é il Mostro di Firenze"


Forse, la "precisione" e la "concordanza" dei "gravi" indizi raccolti sono ancora più evidenti dalle testimonianze.

la teste SIMONCINI Laura, in atti generalizzata, percorrendo in autovettura la parallela e sottostante via del Vingone, ha potuto distinguere sotto i fari un individuo scendere,proveniente verosimilmente dalla zona del delitto, un uomo dall'età di 40-45 anni,dall'altezza di mt. 1,70, indossante una maglietta celeste con delle strisce rosso orizzontali, pantaloni scuri, capelli folti, lisci e tirati indietro.

Un'altra descrizione molto attendibile di un uomo sospetto avente una statura di mt. 1,65-1,70 circa, dai capelli scuri, con pantaloni chiari e con maglietta fino al petto chiara e dopo astrisce scure, è stata fatta al Giudice Istruttore il 6.1.1983 da due testi: MANETTI Bruno eFALTERI Carlo Alberto, entrambi in atti generalizzati. Essi, infatti, verso le ore 22,30-22,45 del 19.6.1982, in concomitanza con l'ora del duplice delitto MAINARDI MIGLIORINI


Il rapporto Torrisi individua in queste testimonianze delle prove circostanziale della colpvolezza di Salvatore Vinci; riguardo a Giogoli, la testimonianza in realtà direbbe che un uomo tra i 40 ed 50 anni con una maglietta si trovava da quelle parti la notte dell'omicidio di Giogoli. Che poi, il fatto che quell'uomo, considerato tutti gli uomini di quell'età con una maglietta che esistono, fosse proprio Salvatore Vinci resta un'idea di Nunziato Torrisi.

Per quel che riguarda Baccaiano, vale lo stesso ragionamento.

Qui di "concordante" c'é solo la maglietta a strisce. Non so quanto indossare una maglietta a strisce possa ritenersi "grave", ma di sicuro due testimonianze diverse in occasione di due delitti diversi, che parlano di magliette a strisce sarebbero "concordanti". Ma se dovessimo attribuire a ciò anche gravità e precisione, tutto quello che sembrerebbe potersi dedurre con sicurezza é che per sparare a qualcuno con una calibro 22 LR ma senza accoltellarlo, sia assolutamente necessario indossare una maglietta a strisce.

Ed i reperti fisici? Consideriamo ad esempio la faccenda del Norzetam

Il ritrovamento tra scarti e rifiuti presnti in una piazzola ai bordi della strada




di una confezione di un farmaco che in quel periodo sarà stato prescritto a migliaia di persone, con le motivazioni più svariate, e non come terapia di consolidata efficacia in una condizione patologica precisa (cioè con una diagnosi precisa) ad un sospettato, la cui relazione né di luogo (non vi é alcuna evidenza che lo collochi sul luogo del delitto) né di tempo (non vi é alcuna evidenza che la bustina sia stata getta lì proprio quella sera) può definirsi insizio "grave, preciso e concordante"?

Eppure Lettore, in seguito al ritrovamento sono state intraprese prolungate ricerche




e scritte centinaia di pagine mostrologiche. Un ingente impiego di risorse per inseguire il nulla.

Questa Lettore costituisce una breve ma significativa panoramica di come siano state utilizzate le prove documentali, e del "peso" e della "qualità" delle prove circostanziali, intese come coincidenza di fatti e di date, sulle quali si é fatto affidamento.

L'unica conclusione a cui si può giungere da tutto ciò é che, a distanza di oltre cinquanta anni dal primo omicidio, per ciò che riguarda il "Mostro di Firenze", la fase investigativa e quella delle prove dirette possono dirsi superate. Conoscere nome e cognome di ognuno degli attori coinvolti nella vicenda ormai non é più pensabile; ricostruire l'evoluzione di una vicenda mai spiegata é l'unica possibilità che rimane.

Ma anche la ricerca dei "mandanti" non é che sia stata né più logica, né più fruttuosa. Ad essere sinceri, un rinvio a giudizio ci fu; fu quello di Francesco Calamandrei, che però, stando alla testimonianza della moglie, nasceva proprio come "Mostro di Firenze" insieme a Pierluigi Vigna; il viraggio da esecutore a mandante avvenne dopo.

Una volta sinteticamente riassunta la tipologia di prove disponibili, la loro validità e di conseguenza la verosimiglianza di ogni ricostruzione su di esse basate, é possibile fare una comparazione con gli indizi e le circostanze che ti sono stati illustrati nei post precedenti, e le possibili ricostruzioni che ne discendono

A questo punto,terminate le riflessioni, é davvero giunto il momento di eseguire quei bilanci a cui avevo accennato all'inizio del post. E poi scegliere.



Quale profilo si ricava dalle prove circostanziali sul “Mostro di Firenze”

Alla fin fine, ha cosa avrebbero condotto cinquanta anni di indagini?
Ad individuare essenzialmente, di volta in volta, Spalletti, i Vinci, i "cognati"; ma nessuno di essi é stato mai rinviato a giudizio perché il "Mostro" li ha sempre scagionati prima. Anche nel caso di Stefano Mele, reo confesso, di fatto il "Mostro" lo avrebbe scagionato dopo una dozzina d'anni.

Alla verità processuale che i delitti sono stati compiuti da una squadretta, diversa in tempi diversi, alla composizione della quale avrebbero partecipato nel corso del tempo Stefano Mele (condannato in via definitiva e mai riabilitato), Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Pietro Pacciani, ma la cui composizione per altri delitti sarebbe ignota.
Ed uno dei componenti della squadretta sarebbe stato assolto in appello mentre continuava ad essere indicato come colpevole da chi veniva condannato.

Le squadrette avrebbero avuto poi uno o più mandanti, i quali sarebbero stati spinti da motivazioni "esoteriche", ma senza essere mai stati identificati. Chi é stato rinviato a giudizio é stato assolto.
Ed assumere un movente esoterico che parta da qualcuno di cui nemmeno si conosce l'identità é una forma di ragionamento circolare: perché verrebbero commissionati i delitti? Perché vi é un movente esoterico alla base. Sì, ma da cosa si desumerebbe che vi sia un movente esoterico? Dal fatto che siano stati commissionati i delitti. 
Poi si cerca di mimetizzare la circolarità del ragionamento introducendo una serie di passaggi intermedi che rendano meno apparente l'autoreferenzialità delle affermazioni.

Quale sarebbe il risultato finale? Ci sono delle squadrette composte da ignoti insieme a Pacciani e compagni (di merende), inviate da mandanti altrettanto ignoti per motivi esoterici pressoché sconosciuti, ad uccidere delle persone con intervalli variabili dai tre mesi ai sette anni.

E' una soluzione al problema che lascia fuori la maggiore parte dei colpevoli, e che l'ambulante che vende frutta e verdura al mercatino itinerante che mi trovo sotto casa il mercoledì avrebbe trovato senza la necessità di tutte queste indagini e tutti questi processi

La Moderna Mostrologia, dal canto suo, ha rimediato a queste macroscopiche carenze, che identificherebbero solo qualche (improbabile) componente della squadrette e non identificherebbero i mandanti, con l'immagine del mostro alto "ricco, bello e intelligente, ciononostante anche lui privo del suo cacchio", ma senza avere idea di chi un tale superuomo impotente possa essere; soluzione alla quale, peraltro, il predetto ambulante sarebbe giunto ancor prima. Gli sarebbe bastato ascoltare Elio e le Storie Tese.

Quando però poi si passa dalla raffigurazione all'identificazione, i nomi che vengono fuori sono quelli di Stefano Mele, Pietro Pacciani, Salvatore Vinci o Giancarlo Lotti; i quali, come é evidente, incarnano tutti alla perfezione l'ideale del Mostro alto, colto ed intelligente, in grado di beffare gli inquirenti.




Però, Lettore, se ci pensi bene, la prima soluzione, e cioè squadrette e mandanti, non sarebbe, in grandi linee, troppo dissimile da quella che ti é stata proposta in queste pagine; ma qui, la differenza sostanziale starebbe nel profilo dei mandanti.

In pratica, gli investigatori e la magistratura hanno condotto lunghe indagini giudiziarie dalle quali è emerso non tanto volutamente, quanto piuttosto inevitabilmente, un quadro generale che prevede che delle squadrette di persone abbiano compiuto negli anni, dei delitti commissionati da altri con precise finalità. Tale quadro generale non é stato intenzionalmente ricercato, ad arte, ma é stato invece un inconsapevole sottoprodotto delle indagini, uno scenario la cui genesi é avvenuta spontaneamente guardando il quadro generale degli indizi e degli eventi a distanza di tempo.

D'altra parte, la soluzione che Ti viene offerta qui, in termini generali, sarebbe assolutamente analoga.

Ciò che cambiano sono i personaggi e le finalità.

Per la versione ufficiale, infatti, le squadrette sarebbero state composte da un'accozzaglia di individui eterogenei, che che avrebbero compreso essenzialmente degli alcoolizzati, degli ignoranti un po' depravati, e solo qualcuno, il cui coinvolgimento d'altronde non é mai stato provato, con capacità di azione un po' più spiccate.
Gli organizzatori (o, se vogliamo, i mandanti), dal canto loro, sarebbero rimasti sconosciuti, e le loro dogmatiche "esoteriche motivazioni" solo postulate, senza uno straccio di indizio. E tutto ciò nonostante decenni di indagini.

Al contrario, nella soluzione che Ti é stata proposta qui, le squadrette sarebbero state formate arruolando individui ormai non più rintracciabili, ma scelti tra persone più efficienti (anche se non necessariamente addestrate allo scopo), reclutate magari tra la delinquenza che orbitava intorno agli apparati statali i quali, un po' per funzione ed un po' per convenienza, hanno sempre agito nell'ombra e rimestato nel torbido.
Gli organizzatori, invece, sarebbero ancora identificabili sulla base di prove circostanziali, fatte di luoghi e di date, e la cui finalità risulterebbe invece, a distanza di decenni, ormai chiara.

Così, secondo la versione ufficiale, il fior fiore dell'investigazione, ufficiale ed ufficiosa, palese ed occulta, manifesta e segreta, dell'Italia, non sarebbe stata in grado di trovare i mandanti (o gli organizzatori) di tale, assolutamente inusuale, operazione; in altri termini, tali mandanti avrebbero organizzato delle operazioni senza precedenti, terribili e truculente, con motivazioni futili e bislacche, avvalendosi di un branco di idioti, e nonostante ciò sarebbero rimasti impuniti, comodamente a casa loro, mai individuati. Un non meglio identificato gruppo di esaltati, spinto da motivazioni "esoteriche" (ma quali?!?) si sarebbe servito di un'armata Brancaleone per tenere in scacco l'intero apparato investigativo italiano, facendola sempre franca.

Secondo la versione proposta qui, invece, le operazioni sarebbero state intenzionalmente terribili e truculente, e senza precedenti, per una scelta deliberata. mentre identità e motivazioni degli organizzatori verrebbero comunque delineate dalla collimazione di date, fatti ed eventi. E se tali organizzatori non sono stati individuati come tali dall'apparato investigativo ufficioso ed ufficale italiano, é proprio perché erano i componenti dell'apparato ufficioso ad essere responsabili delle operazioni, nonchè degli intralci posti alle attività investigative degli apparati ufficiali.

Ora, Lettore, in tutta sincerità: quale delle due spiegazioni ti appare più plausibile? Quale più verosimile in rapporto ai fatti? In quale direzione Ti orienta il semplice buonsenso?



Quale profilo si ricava dalla ricostruzione basata sul pensiero laterale

Quello che pretende di voler fare la Moderna Mostrologia sul Mostro di Firenze é un'investigazione per provare la colpevolezza di Salvatore Vinci, di Giancarlo Lotti, di Giampiero Vigilanti, di Joseph Bevilacqua o, peggio ancora, del Mostro alto ricco bello e intelligente che non si sa chi sia, ed al quale si spera di dare un nome frugando ancora negli atti. Abbiamo già brevemente analizzato la validità di una tale pretesa.

Ciò si contrappone al fine che invece vorrebbe perseguire, ad esempio, Carlo Palego, e cioè quello di portare a termine una ben più sensata indagine storica, volta a conseguire la conoscenza di una verità inizialmente sconosciuta, e non a provare un'ipotesi precostituita; anche se tale verità sarebbe già, a grandi linee, profilata.

Questa che leggi qui é invece solo la risoluzione di un indovinello, che ha le stesse finalità dell'indagine storica, ma minori pretese. Tuttavia, anche la risoluzione di un indovinello regressivo costituisce, in fin dei conti un'indagine e non un'investigazione; ed infatti, la soluzione trovata alla fine non era stata, in alcun modo, preventivata all'inizio. Neanche supposta.

Ma l'aspetto che marca una differenza sostanziale con le metodiche investigative o di indagine non é solo questo; é quello per cui alla risoluzione dell'indovinello conseguirebbe il delinearsi di una figura definita, inizialmente ignota, ma che progressivamente assumerebbe un'identità precisa, fino a giungere ad un nome ed un cognome. Che quindi possono essere cercati. Allora chi dovresti cercare, Lettore? Quale caratteristiche deve possedere il personaggio che costituisce l'attore principale, il protagonista che costituisce la risloluzione dell'indovinello?

Ovvero, il Qualcuno da cui questa orribile vicenda avrebbe tratto origine?


In grandi linee, dovrebbe trattarsi di Qualcuno nato in Toscana, o che almeno ha eletto la Toscana a sua residenza stabile; perché il fenomeno "Mostro di Firenze" non é mai uscito dai confini regionali (con l'eccezione di qualche "puntatina" in Umbria, peraltro di attinenza molto dubbia con la vicenda)

Qualcuno nato non più tardi del secondo decennio del secolo scorso; se fosse nato più avanti, sarebbe stato troppo giovane durante la Seconda Guerra Mondiale.

Qualcuno che in guerra abbia trovato l'occasione di venire in possesso di tanto denaro.

Qualcuno entrato in contatto stretto con chi poi sarebbe stato coinvolto, in qualche modo, nei servizi segreti occulti

Qualcuno che si sarebbe reso protagonista di crimini o tradimenti, o quantomeno di episodi discutibili durante la Resistenza.

Qualcuno che avrebbe progettato qualcosa di importante a metà degli anni Sessanta del secolo scorso.

Qualcuno che avrebbe vissuto una fase cruciale nella realizzazione del suo progetto tra il 1974 ed il 1975

Qualcuno che avrebbe subito un tracollo nel 1981, e per mano della Magistratura

Qualcuno riguardo al quale qualcosa di importanza fondamentale sarebbe entrato in possesso della magistratura nel 1986.


Adesso puoi decidere se continuare a leggere i racconti sul Mostro alto bello ricco ed intelligente, o magari cercare il Qualcuno.

E se decidi di cercare il Qualcuno, in realtà Lettore: non é che avresti chissà quali possibilità di scelta

Ma se nonostante ciò Tu ti trovassi indeciso tra diverse possibilità si potrebbe comunque aggiungere qualche altro dettaglio, al quale peraltro avrei già comunque accennato nel corso di questa serie di post; questo restringerebbe ulteriormente il campo di ricerca.


Ad esempio, che il Qualcuno dovette rivolgersi al servizio occulto a titolo personale, in quanto aveva conosciuto durante la guerra una persona che ne sarebbe stata tra gli organizzatori.

Che la persona alla quale rivolgersi non poteva essere quella che il Qualcuno aveva conosciuto, e che avrebbe dato un contributo fondamentale alla creazione del servizio occulto, perché questa sarebbe morta all'inizio del 1968, ma deve essere stato un "successore"

Che il "successore" a cui dovette rivolgersi nel 1974 (e forse anche nel 1968) si sarebbe trovato, almeno nel periodo estivo, anch'esso in Toscana

Che tale successore si avvaleva della collaborazione di una persona praticamente compaesana dei Mele, e con i quali, oltre alle origini, condivideva anche il cognome.

Che tale successore sarebbe deceduto dopo il secondo dei delitti del 1981, e dopo essere stata a cena con un'altro personaggio, che in questa storia compare più di una volta ed in circostanze diverse.

Che detto successore, e comunque il servizio che dirigeva, aveva agganci e competenze che gli avrebbero consentito di mandare in "black out" qualunque rete telefonica (a suo dire, anche l'intera rete nazionale).


Sono riuscito a darti un'idea più precisa, adesso, Lettore? Bene, se adesso hai un quadro generale della situazione, cerchiamo insieme di arricchirlo di coincidenze di date ed eventi che possano costituire una connessione tra le vicende del Qualcuno e quella del "Mostro di Firenze".


Come ad esempio il fatto che meno di due mesi prima del delitto di Mosciano di Scandicci ai magistrati era giunta una lettera anonima che denunciava i crimini di guerra del Qualcuno, come se ciò fosse l'ultimo tentativo "incruento" prima di eseguire il delitto che avrebbe creato il "Mostro di Firenze"

O il fatto che meno di quarantotto ore prima dell'omicidio di Baccaiano era accaduto un evento che aveva potuto allarmare chi si stesse "occupando" del Qualcuno, spingendolo ad agire immediatamente; e ciò spieghrebbe l'approssimazione e la fretta nel compiere il delitto di Baccaiano

O ancora il fatto che all'epoca del delitto di Mosciano di Scandicci, il servizio occulto era impegnato in un'operazione ben più grande, il che può spiegare l'organizzazione approssimativa, compresa la carente sorveglianza dell'area dell'operazione, e che consentì ad Enzo Spalletti di trovarsi in zona senza venire immediatamente rilevato.


E se vuoi Lettore possiamo continuare la nostra ricerca di coincidenze nei fatti, come ad esempio il "black out" telefonico che si verificò dopo l'omicidio di Baccaiano, "specialità della casa" per il servizio occulto.

Probabilmente la stessa specialità che porterà al tentativo di installazione di una linea ISDN al GIDES nel novembre del 2003.


Ed ancora potremmo parlare di coincidenze che riguardano le persone


Ad esempio, riguardo al fatto che chi inviò al lettera anonima sui crimini di guerra del Qualcuno, era la stessa persona che si trovò a cena con il direttore del servizio occulto la sera prima che morisse.

Che poi era la medesima persona che aveva in uso un appartamento all'interno del quale vennero rinvenute delle armi e delle munizioni, compresa una scatola di Winchester 22 L.R con la "H" stampligliata sul fondello.

Che poi continua ad essere sempre la stessa persona alla quale un perito rivelava un segreto d'ufficio relativo al famoso, grave, evento del 1980, il quale a sua volta é il medesimo perito che "scoprì" l'identità tra i reperti balistici di Rabatta e Scandicci.

Oppure il fatto che un appartenente al servizio occulto, tra il 1984 ed 1985 abbia partecipato al depistaggio sostenendo la tesi del serial killer unico con un paio di interviste sui giornali, e, segnatamente, sul Corriere della Sera.


Ma adesso, Lettore, mi fermo; anche perché, se sei giunto fin qui, saresti comunque un appassionato, ed all'appassionato certe cose piace scoprirle da solo, e non è mia intenzione privarTi del piacere di una tale ricerca.

Se dovessero piacerTi, ad esempio, i puzzle, e Ti vendessero un puzzle già perfettamente composto ed incollato, lo compreresti?

Quindi, puoi cercare Tu stesso gli ulteriori particolari, le coincidenze di dati e fatti che rendano sempre più nitidi i contorni della vicenda; come quando in una fotografia perfettamente a fuoco anche i piccoli particolari siano visibili, e sia proprio questo a determinare la chiarezza dell'immagine.

Se dovesse poi esserti piaciuta la storiella, ma non sei sufficientemente appassionato al caso da impegnarti in ricerche di alcun tipo, potresti voler leggere la postfazione.

Se invece non condividi questa analisi, se questo tipo di ricerca ti annoia, se nonostante tutto ti affascina di più la "verità mostrologica" del mostro alto, bello ricco intelligente pastore, colto, che si prende gioco degli inquirenti, sa riparare le automobili, perché sono vecchie nonostante lui le cambi spesso, ha il piede 44, si orienta con le stelle, sa leggere la mano, fa colazione con pane e nutella e stravede per una donna chiamata Lisa, se il tuo bilancio, insomma, ti avesse condotto alla decisione di permanere sulle solite posizioni e preferisci eseguire ricerche in questo senso, l'unico spunto che sono in grado di fornirti come stimolo ad ulteriori ricerche è questo:




A prescindere dalle Tue valutazioni soggettive, però, ci sarebbe però un dato oggettivo ed innegabile.

Nel caso di ciò che hai letto in questa serie di post, il problema della verità non sta nelle vicende del MdF, che sono state descritte per quello che sono, dove "quello che sono" può magari essere diverso, come interpetazione, da quello prospettato per decenni, come nel caso delle segnalazioni anonime per il fascicolo di Signa, ma che comunque poggiano su prove documentali, indirette ma definite.

E neanche sta nelle vicende relative al Qualcuno, delle quali esistono prove documentali dirette.

L' unico problema starebbe nel rapporto tra le due vicende, che si basa essenzialmente su due punti: il motivo dell'omicidio di Signa, ed il motivo per il quale la protezione che si era tenacemente perseguita riguardo al delitto di Signa viene improvvisamente annullata per perseguire il fine esattamente opposto. Bada bene Lettore che ambedue i punti sono comunque fatti sostenuti da prove documentali; é la motivazione di ciò a richiedere un'inferenza per passare dalla prova circostanziale al nesso causale.

E' questa connessione a costituire il punto di debolezza del raccontino, ma anche il suo punto di forza.

Difatti, essa sarebbe falsificabile. Né quanto descritto a proposito del MdF, né quanto descritto a proposito del Qualcuno é falsicifabile, perché ambedue le descrizioni costituiscono una cronistoria oggettiva; può piacere o non piacere, ma non può essere cambiato. E' il rapporto tra le due vicende ad essere soltanto circostanziale; ma é anche questo ad essere passibile di falsificazione.

E proprio questo eleva il raccontino al rango di "verità scientifica", contrapposta alla "verità di fede" dei mostrologi.



Validita' e falsificazione

Entriamo un po' più nel merito di tale questione.

Gli aspetti falsificabili coinciderebbero quindi, in pratica, con le maggiori incongruenze di questa storia, con i fatti che, nella vicenda, pur apparendo paradossali, non hanno mai avuto spiegazione; mentre qui, adesso, la troverebbero.

Ed essi sarebbero identificabili principalmente in due situazioni:

1) il perché un gruppo, peraltro eterogeneo, di immigrati abbia preferito finire ripetutamente ed a turno in galera pur di non rivelare cosa sia successo la notte tra il 20 ed il 21 agosto del 1968

2) il perché, dopo essersi data tanta pena per nascondere l'accaduto, tra il 1981 ed il 1982 i responsabili di tutto ciò abbiano improvvisamente deciso di sortire l'effetto opposto, vanificando gli sforzi compiuti in tredici anni.

L'aspetto 1) da un certo punto di vista sarebbe risolto; leggendo i rapporti di PG, il fatto che i responsabili dell'evento di quella notte stessero cercando qualcosa appare indubitabile.
Ciò che potrebbe essere dubbio, e che é stato ricavato in gran parte dall'omicidio avvenuto sei anni più tardi, sarebbe la natura di quel qualcosa, qui identificato in una sorta di documentazione relativa a fatti risalenti alla Resistenza.
Questo é senza dubbio plausibile, ma costituirebbe senz'altro un aspetto falsificabile, e quindi perfettamente funzionale alla conferma o alla negazione dell'ipotesi; però, purtroppo, falsificabile ormai non lo é più. Tutti gli attori di quella vicenda sono morti, e non é possibile trovare documenti al riguardo che, per definizione, sarebbero proprio quelli fatti sparire.
Probabilmente, l'ultima possibilità di falsificazione (o di valutazione) venne offerta dal biglietto dello "Zio Pieto". Se anziché interrogare fino allo sfinimento Piero Mucciarini sui significati che egli voleva dare al messaggio, si fosse semplicemente preso per un orecchio e gli fosse stato detto (magari a suon di sganassoni, come non si ebbe scrupolo a fare con il povero Stefano Mele): "Adesso tu mi spieghi come fai a conoscere un fatto coperto dal segreto istruttorio" probabilmente oggi ne sapremmo di più; e si sarebbe potuto tenere al gabbio Mucciarini anche se il "Mostro" avesse sterminato l'intera popolazione della Germania, altro che due tedeschi. Ma ciò non é stato fatto, e questa possibilità é ormai persa per sempre.

Riguardo all'aspetto 2), essa forse sarebbe falsificabile ancora oggi; anche se in realtà non sarebbe falsificabile tanto la condizione in sé, quanto l'identità di chi volle attaccare il Qualcuno.

L'identità del Qualcunaltro.

Allora alla fin fine, la falsificazione si ridurrebbe alla ricerca dell'esistenza di una prova che mostri come il responsabile vero dell'attacco al Qualcuno non sia il Qualcunaltro. O all'inesistenza di qualsiasi indizio che il responsabile sia in effetti il Qualcunaltro.

Bene, Lettore, a questo propostito avrei due notizie da darti;: una buona e l'altra cattiva. Ti darò prima la cattiva notizia



La cattiva notizia

La cattiva notizia é che leggere fin qui non ti sarebbe servito a nulla, perché in realtà non ci sarebbe bisogno di cercare nulla, in quanto l'aspetto 2) risulterebbe già falso; la versione ufficiale della vicenda che vide il Qualcuno attaccato dalla magistrature esclude che il Qualcunaltro possa entrarci in alcun modo. I magistrati sarebbero giunti al Qualcuno seguendo tutt'altra strada; e questa strada é stato in qualche modo descritta.

Ed in effetti, il Qualcuno continuerà ad avere parole di elogio per il Qualcunaltro anche dopo aver subito gli attacchi; per cui, in teoria, non lo considererebbe resposabile di ciò che gli é accaduto

Durante gli sviluppi della vicenda, ci fu chi avanzò legittimi sospetti sul fatto che la vicenda in sé potesse sottendere qualcosa, ancora nascosto, più a monte
Chi si chiese se coloro che apparivano come i protagonisti di tutto ciò che veniva divulgato, sia in un senso (il Qualcuno ed accoliti) sia nell'altro (i magistrati), dotati della massima libertà decisionale, del più libero arbitrio, non fossero a loro volta diretti da livelli (ed interessi) superiori: "Chi manovra il manovratore?"
Quando tale interrogativo fu riferito al Qualcuno, tutti si trovarono d'accordo; e ci fu chi volle vedere nel Qualcunaltro il manovratore del manovratore. 
Ma non appena qualcuno osò insinuare che lo stesso interrogativo avrebbe potuto porsi per l'operato dei magistrati, vi fu una levata di scudi. 
Sempre per il principio che il magistrato, dal solo fatto di aver vinto un concorso, verrebbe tramutato nella persona migliore del mondo.

In altri termini, il Qualcunaltro sarebbe potuto essere stato il manovratore del Qualcuno, ma non dei magistrati.




La buona notizia

La buona notizia, Lettore, é che puoi continuare a leggere, in quanto tale pretesa appare inverosimile; é analoga a quella per la quale il Maresciallo Fiori si sarebbe ricordato di Signa. E ogni posizione ufficiale, analogamente a quanto accaduto per Signa ed il Maresciallo Fiori, non può e non deve essere intaccata.

Una capacità di indagine della magistratura che si presenti in questa forma e con queste modalità è una panzana così difficile da bersi che chi ha strombazzato su tali capacità non ha fatto, nel caso specifico, tutta questa gran figura. La pretesa che ciò si debba credere, però nasce proprio dal concetto stesso di "autonomia": se qualcuno ha parlato e la magistratura si é mossa, l'autonomia va a farsi benedire.
C'é chi ha manovrato il manovratore, ma se il manovratore/manovrato é un magistrato, ventilare una tale ipotesi equivale ad un'eresia.

Però, Lettore, noi come sempre guardiamo ai fatti. I sospetti sul Qualcuno nascerebbero da qualche evidenza per cui egli avrebbe avuto in passato, rapporti di qualche natura con una certo Personaggio, divenuto poi imputato. Un Tizio, correo del Personaggio, avrebbe "in più di un'occasione" effettuato delle chiamate telefoniche al Qualcuno, e si sarebbe spostato per incontrarlo in due occasioni.

Da tali elementi, i valenti magistrati sono stati in grado di dedurre non solo come il Qualcuno fosse coinvolto neglia affari del Personaggio, ed anche in una serie di altri affari (faccenda peraltro risaputa), ma anche presso quale indirizzo egli tenesse certa documentazione, e di preciso dove essa fosse ubicata.
Dai contenuti della documentazione si sarebbe poi potuto evincere come anche alcuni componenti in posizione verticistica delle FdO incaricate delle operazioni di polizia giudiziaria fossero coinvolti; così l'operazione di sequestro avvenne in segreto.
Improvvisamente e con un "blitz".
E per poter fare questo, si decise di tenere i suddetti vertici all'oscuro riguardo all'operazione; ma tale decisione, per forza di cose, fu presa prima che la documentazione che ne dimostravasse il coinvolgimento fosse ritrovata, e sempre prima che l'operazione avesse inizio i suddetti vertici cercarono di fermarla. Una manifestazione di veggenza collettiva al cui confronto quella del prof. Bruno impallidisce.

E' come se io, Lettore, leggendo la targa della Tua automobile potessi sapere dove si trovi la rimessa nella quale la parcheggi, il nome del proprietario dell'autorimessa, e l'automobile che egli possiede. E' lapalissiano che qualcuno abbia parlato, e fornito informazioni dettagliate su cosa, come e dove si dovesse trovare.

Entriamo un po' più nel dettaglio di questo aspetto della faccenda.

Inizialmente, il Qualcuno entra nell'indagine perché i magistrati trovano al Tizio un biglietto ferroviario. Interrogato ripetutamente, alla fine il Tizio dice che era andato in treno (mah...) a trovare il Qualcuno. Nel frattempo, tra la miriade di documenti sequestrati all'imputato, c'é anche un'agendina con degli indirizzi ( se si sta parlando di un Personaggio che aveva contatti con migliaia di individui in varie parti del mondo, ed a vario titolo, il fatto che avesse almeno un'agendina non sorprende), e nella miriade di indirizzi della miriade di agendine che il Personaggio avrà certamente posseduto, vi erano anche alcuni indirizzi del Qualcuno. Ma vediamo cosa dice a proposito di essi uno dei magistrati che indagava sul Personaggio:

Tra gli indirizzi [...] contenuti nell’agendina [...] ce n’era uno che [...] aveva tutta l’aria di essere un recapito particolarmente «coperto» e particolarmente interessante.

Lettore, confesso i miei limiti intellettuali nell'ammettere di non riuscire ad immaginare, nemmeno lontanamente, come un indirizzo possa avere un'"aria" di qualche tipo. Per fortuna, corre in soccorso del mio insufficiente intelletto un saggista (fra le centinaia che hanno scritto sull'argomento) che scrive:

A indurre il magistrato a disporre la perquisizione [...] è stata una denuncia anonima: l’autore resterà sconosciuto tanto da indurre a ritenere che la denuncia fosse mirata non tanto ad aiutare la giustizia quanto a far venire alla luce i documenti [...] che sono tali da provocare un autentico terremoto nella vita politica italiana.

Ecco, Lettore, già questo lo comprendo meglio, é un concetto più alla mia portata; ma ciò fa inevitabilmente sorgere un altro interrogativo: quale poteva essere la fonte dalla quale partiva la denuncia anonima, la "testa dell'acqua"?

Chi é?

E la prima risposta che viene in mente, la più banale, é: é chi ha l'interesse, le capacità e l'opportunità per farlo. In fondo, Lettore, se ci pensi é l'equivalente di "il movente, l'arma e l'occasione" per un omicidio. Ovvero chi sia individuato da indizi "gravi, precisi e concordanti".

In linea strettamente teorica, così come é stato per l'identità del Qualcuno, non dovrebbero sussistere delle grosse incertezze; anzi, l'individuazione sarebbe univoca, una scelta obbligata. In pratica, il Qualcunaltro.



Qualcuno e Qualcunaltro

Vediamo insieme perché.

Con il decreto del 31 gennaio 1978 vennero poste le basi di ciò che condurrà, di fatto, il Qualcuno a prendere il controllo dei Servizi; sarebbero rimasti esclusi da tale controllo solo i servizi occulti e non ufficiali, relativamente autonomi e meno subordinati ai vertici.

Quindi, se un servizio avesse avuto la possibilità di agire contro il Qualcuno, questo non sarebbe potuto essere che un servizio occulto, perché i Servizi "ufficiali" erano, al momento, sotto il suo controllo; inoltre un'operazione come quella del "Mostro" avrebbe necessariamente dovuto avvalersi di un servizio occulto

D'altra parte, tale servizio occulto, altrettanto necessariamente, avrebbe dovuto essere quello a cui il Qualcuno originariamente si rivolse, in quanto a conoscenza della storia di Signa, ed in possesso dell'arma del 1974, qualunque cosa si voglia intendere con "arma", ghost gun compresa.

Quindi, il servizio occulto non può che essere quello nato per mano della persona che il Qualcuno aveva conosciuto durante la guerra, e deceduta all'inizio del 1968, al quale il Qualcuno originariamente si rivolse; e vi sono diverse testimonianze che indicano inequivocabilmente come all'epoca dell'inizio dell'azione contro il Qualcuno, tale servizio fosse già sotto il controllo del Qualcunaltro. Anzi, forse all'epoca era l'unico servizio al quale egli avrebbe potuto rivolgersi con sicurezza.

In sintesi, non solo il Qualcunaltro avrebbe avuto la possibilità di farlo, ma solo il Qualcunaltro la avrebbe avuta.

Tutto ciò però perderebbe di valità nel caso in cui si dimostrasse per altre vie che il Qualcunaltro, in realtà, non abbia mai attaccato il Qualcuno, né ne avesse mai avuto intenzione e neppure vantaggio nel farlo. Ciò falsificherebbe comunque l'ipotesi.

Vediamo un momento come tale possibilità venga considerata.

C'é chi asserisce che il Qualcuno venisse ricattato non per i crimini di guerra commessi durante la Resistenza nei confronti dei partigiani, ma per aver tradito i fascisti alleandosi con i partigiani; cosa che lo avrebbe messo in una difficile posizione nel dopoguerra, quando si sarebbe trovato ad aver a che fare con ex fascisti riciclati, negli anni Settanta-Ottanta. Anche questo sarebbe possibile, ma é contraddetto dai documenti. Le accuse riportate nei documenti dei primissimi anni Settanta, così come la lettera anonima del 1981, dicono l'opposto.

Così come abbiamo visto che c'é chi sostiene che il Qualcunaltro fosse in realtà il manovratore del Qualcuno, che gli interessi fossero congiunti, che il Qualcuno non ha mai parlato male del Qualcunaltro, anche dopo aver subito gli attacchi... vero. E' anche possibile che ciò si sia svolto come un'operazione chirurgica, mirata a smantellare solo parte dell'organizzazione del Qualcuno, a far nuotare nella melma solo alcuni degli "amici" del Qualcuno... é possibile, ma é contraddetto dagli eventi successivi. Ciò può essere stato consistente solo fino ad un certo punto del rapporto tra i due.

Ciò che non si deve perdere di vista é che, come già accennato prima, il 1980 rappresenta per il Qualcunaltro uno spartiacque. E questo fece una differenza notevole sia nei rapporti, sia negli atteggiamenti. Verso il Qualcuno, ma non solo. Non principalmente.

In realtà, é nello stile del Qualcuno non portare attacchi diretti, far buon viso a cattivo gioco, ostentare sempre una sicurezza che discenderebbe da una sorta di onestà, intellettuale e non... così come é nello stile del Qualcunaltro avere l'atteggiamento opposto.

Tuttavia, anche nel periodo precedente al 1980 sia i rapporti, sia gli atteggiamenti furono estremamente ambigui, incerti, indeterminati, sempre e comunque mascherati ed insinceri.

Ma questa sarebbe una faccenda risaputa.

Nel 2018 un giornalista pubblicò una falsa intervista del Qualcuno, del Qualcunaltro e di un Terzo, che funzionava come una specie di confronto indiretto; l'intervista era "falsa" non nel senso che si voleva spacciare per vera, ma era una sorta di simulazione, un video nel quale il Qualcuno, il Qualcunaltro ed il Terzo venivano impersonati da attori. Ed i dialoghi miravano proprio a mostrare come il Qualcunaltro opponesse al Qualcuno un atteggiamento scostante, a fronte delle dimostrazioni di comunanza di intenti esibite dal Qualcuno. E lo stesso distacco ostentava il Terzo, pur essendo quel Terzo che al Qualcuno aveva in pratica consegnato i Servizi dopo il 1978.

Il giornalista con questo voleva semplicemente esprimere l'ambiguità dei rapporti tra i tre personaggi, il cui atteggiamento contrastava con la realtà fattuale.

Quindi non é dagli atteggiamenti reciproci, dall'esteriorità, dalle poszioni ufficiali che si può tentare di capire quali fossero i reali rapporti tra il Qualcuno ed il Qualcunaltro; e soprattutto come fossero cambiati. Il Qualcunaltro ha sempre tenuto a distanza il Qualcuno, almeno formalmente, sia prima sia dopo il 1980; quindi é solo alle vicende che in qualche modo li accomunano che si può fare riferimento, e non certo alle posizioni ed alle dichiarazioni ufficiali.

Vuoi una dimostrazione, Lettore? Allora chiediamoci: quando sarebbero iniziati i rapporti tra il Qualcuno ed il Qualcunaltro? O meglio, a quando farebbe data la loro conoscenza, il loro primo incontro? Negli anni Sessanta, dice il Qualcunaltro; in occasione di un'inaugurazione. Ma ciò che sarebbe avvenuto sarebbe stato poco più che un contatto visivo, un incontro occasionale per il Qualcunaltro che avrebbe rivisto una seconda volta il Qualcuno solo a distanza di anni, ed addirittura in un'altra nazione.
Il Qualcuno, dal canto suo, dichiarava una ben più grande intimità, rapporti molto più stretti.

E allora, Lettore, allora come stavano veramente le cose? Era il Qualcuno che millantava, o il Qualcunaltro che si schermiva?

Quindi se Tu, Lettore, volessi farti un'opinione personale, più veritiera e che prescinda dalle dichiarazioni discordanti, non ti resta che cercare un'evidenza diretta di ciò di cui sto parlando, cimentandoti personalmente in una ricerca sul Web che possa darTi il piacere della scoperta autonoma.

Si trovano in Rete numerose fotografie che ritraggono insieme il Qualcuno ed il Qualcunaltro, ma in realtà molte di esse sono elaborazioni diverse di una stessa immagine, o visualizzata in modo speculare, o tagliata... ma alla fin fine le differenti immagini disponibili si riducono a tre.

Dove sia stata ripresa una di esse é facile da arguire dalla mise dei due ("cravatta nera"); sarebbe stata l'occasione nella quale il Qualcunaltro avrebbe incontrato per la seconda volta, nella sua vita, il Qualcuno, all'estero.

L'altra foto sarebbe stata scattata proprio in occasione dell'inaugurazione che avrebbe segnato il loro primo incontro; e proprio così recita la didascalia della foto presente, tra l'altro, su WIkipedia. Wikipedia per la verità costituisce fonte inattendibile. Potrebbe essere una vera enciclopedia digitale, ma purtroppo qualunque idiota può scriverci o cancellare quanto scritto da altri, purché sia "wikipediano"; tipico caso nel quale l'appellativo vorrebbe sostituire il cervello.

Tuttavia, nel caso specifico, vi sono altre fonti che confermano la didascalia di WIkipedia; si tratterebbe proprio della foto dell'inaugurazione dello stabilimento, quindi del 1965, nel corso della quale il Qualcunaltro sarebbe, per la prima volta, venuto a contatto con il Qualcuno.

E la terza? Ritrae il Qualcuno ed il Qualcunaltro in compagnia di un alto prelato. Gli abiti sono differenti da quelli dell'altra foto. A quale evento si riferisce?

Ad essere sinceri, non esistono solo tre foto; vi sarebbe anche uno spezzone di filmato, una manciata di secondi, ripreso nel 1960 durante la posa della prima pietra dello stabilimento che verrà inaugurato nel  1965, e nel quale si vedono, per qualche istante, sia il Qualcuno sia Qualcunaltro. Vestiti come nella foto con il prelato. E si vede anche il prelato.

Quindi, il Qualcuno ed il Qualcunaltro si concoscevano già da prima dell'inaugurazione; ma non solo. Mi dice infatti mi dice un uccellino (anche più di uno) che la foto di Wikipedia in realtà sarebbe stata ripresa alla Fiera Campionaria di Milano del 1959. L'anno precedente all'inaugurazione. Ed in effetti, nella foto di Wikipedia, si intravedono le insegne degli stand sullo sfondo.

Quella delle immagini e del filmato é una ricerca che Tu stesso puoi fare sul Web, senza credermi per fede. Così come non c'é da credere per fede a ciò che il Qualcunaltro ha sempre detto.

Se poi ciò dovesse costituire la premessa per ulteriori sviluppi, o per integrazioni di ipotesi già formulate, come quella di Carlo Palego, sarò lieto di aver fornito un contributo.

E qualora, anche riconoscendo una certa verosimiglianza alla storia qui raccontata, dovessi comunque trovare difficoltoso o eccessivamente faticoso, come a qualcuno é accaduto, impegnarti in autonomia su ulteriori elaborazioni rigurado alla vicenda o condurre personalmente le relative ricerche, puoi sempre, come già segnalato sopra, ricorrere alla postfazione. E' stata scritta per questo.

Ma se invece, nonostante tutto, il Tuo bilancio Ti avesse comunque condotto alla conclusione che il mio raccontino sia una sciocchezza ed avessi deciso di permanere sulle solite posizioni che la Verità Mostrologica ti prospetta, spero di averti comunque fornito uno spunto anche per ricerche in tal senso con le immagini di Narducci nel collage soprastante. Potrai orientare le tue ricerche in quel senso, se vorrai.

Qualunque sia la tua decisione...Buon divertimento!




Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.

Eraclito di Efeso