Sebbene la ricostruzione del tracciato eseguita sulle foto di GoogleEarth, quando paragonata alle mappe IGM, fosse abbastanza corretto, più difficile era stato ritrovare dei riferimenti sul terreno, sia perché essi sono stati alterati dagli interventi umani, e sia perché gran parte del tracciato è ormai all’interno di terreni privati, l’accesso ai quali è precluso.
Il percorso del tracciato era praticamente parallelo alla provinciale fin quando la strada effettua una curva ad “S” spostandosi verso Sud, mentre, la linea continuava sulla stessa direttiva, per poi eseguire, più avanti, una curva speculare a quella tracciata dalla strada per tornare ad essere parallela ad essa. Indi la strada esegue un’altra curva verso Sud, e poi più avanti curva verso Ovest, passando su un ponte al di sotto del quale sarebbe transitato il treno.
e dopo di esse si torna a vedere il terrapieno. E’ percorribile a piedi per un centinaio di metri
prima di essere interrotto dalla presenza di un paio di capannoni
e più avanti si nota, in più punti, qualche traccia del rilevato
ed i relativi canali di deflusso
Nel primissimo tratto subito dopo la tredicesima cantoniera, ogni traccia del rilevato è praticamente scomparsa.
Delle strutture probabilmente facenti parte della strada ferrata compaiono più avanti, dopo l’accesso ad una cava
e dopo di esse si torna a vedere il terrapieno. E’ percorribile a piedi per un centinaio di metri
prima di essere interrotto dalla presenza di un paio di capannoni
oltre i quali si trova la fermata di Cozzo Vaccheria; sotto di esso è stato interrato il metanodotto, e da questo punto la corrispondenza tra metanonodotto e percorso della linea permarrà fino a Piana degli Albanesi.
Subito dopo la stazione non è possibile rilevare più residui del tracciato, che però ricompaiono a livello del tratto in cui esso comincia a discostarsi dalla strada; infatti è possibile vedere un canale per il deflusso delle acque reflue
e più avanti si nota, in più punti, qualche traccia del rilevato
ed i relativi canali di deflusso
Lungo questa parte del percorso erano presenti due trincee, di cui i resti della seconda sono ben visibili
La prima è ridotta ad una depressione del terreno, che è interrotta da una strada sterrata per l’accesso alle abitazioni
Sulle foto satellitari è visibile, poco prima del punto in cui la strada attraversa la trincea, una struttura rettilinea che non è parallela al percorso del tracciato, né a quello della parete della trincea. All’inizio pensai che potesse essere un muro di contenimento della prima trincea, unico residuo ancora visibile del tracciato in quella zona; purtroppo, la struttura si trova in una zona recintata, dietro un muretto di cemento nel punto in cui inizia la depressione residuo della trincea. Pertanto, non risulta in alcun modo visibile dalla strada.
Poiché essa pare in-dividuabile sulle foto aeree del 1994, ma non su quelle del 1988, non corrisponde ad alcuna struttura visibile in trincea su foto aeree del 1955, sembra avere una struttura ripetitiva, è posta al confine tra due terreni, e sulle ultime foto di GoogleEarth appare rivestita da vegetazione
Poiché essa pare in-dividuabile sulle foto aeree del 1994, ma non su quelle del 1988, non corrisponde ad alcuna struttura visibile in trincea su foto aeree del 1955, sembra avere una struttura ripetitiva, è posta al confine tra due terreni, e sulle ultime foto di GoogleEarth appare rivestita da vegetazione
mi sono fatto l’idea che essa sia una recinzione sulla quale di recente sono state fatte crescere piante rampicanti, e non abbia nulla a che vedere con la strada ferrata
Pertanto, le uniche strutture ancora visibili sarebbero i residui del rilevato e delle trincee che ho descritto, con i sottostanti canali per il deflusso delle acque reflue.
Pertanto, le uniche strutture ancora visibili sarebbero i residui del rilevato e delle trincee che ho descritto, con i sottostanti canali per il deflusso delle acque reflue.
Più avanti il tracciato ritorna parallelo alla strada; nel punto in cui si discostano nuovamente, il tracciato segue una curva ad andamento opposto al percorso stradale, prima di decorrere su terrapieno, attraversato da sottovia. In condizioni di luce radente, il rilevato ferroviario prima del terrapieno risulta ancora ben visibile
anche se è probabile che l’erosione degli agenti atmosferici lo cancellerà del tutto nei prossimi anni.
Un’estremità è prospiciente alla provinciale proveniente da PianettoSubito dopo il sottovia il terrapieno è bruscamente troncato, e non è rimasta alcuna traccia di quello che era il percorso originario prima del passaggio sotto il ponte; solo dalla morfologia del terreno si intuisce quello che avrebbe dovuto essere l’andamento della linea.
La cantoniera mancante
E’ un ponte in pietra simile ad altri presenti più avanti, forse un po’ più piccoloLa cantoniera mancante
Si è detto prima che, almeno fino ad un certo punto, le case cantoniere sembravano esse-re state costruite a distanza di due chilometri. Questa regola sembrava essere stata “violata” a Pianetto, e dopo Piana degli Albanesi (oltre che molto più avanti). Nel secondo caso ciò era dovuto semplice-mente ad un mio errore; subito prima dell’imbocco della galleria che decorre sotto il monte Kumeta (la più lunga), è presente la ventesisima cantoniera, in perfetto stato di conservazione ed abitata. Poiché è seminascosta dalla vegetazione, non l’avevo riconosciuta come tale. E’ riconoscibile più facilmente proveniendo dal senso opposto, e cioè percorrendo la gallaria da San Cipirello verso Piana degli Albanesi.
Come precedentemente descritto, invece, la cantoniera successiva a quella recentemente dipinta di rosa, a Pianetto, sarebbe quella posta subito dopo il viadotto prima di Santa Cristina Gela; la distanza tra le due è di quattro chilometri, e ciò presupporrebbe l’esistenza di un’altra costruzione a metà tra le due, costruzione che, stando alle testimonianze raccolte sul luogo non sarebbe mai esistita.
Le testimonianze, almeno nel corso di questa ricostruzione, non sempre si sono rivelate attendibili, ragion per cui ho ritenuto di dover cercare delle verifiche alternative.
Il ponte prima della stazione di Santa Cristina Gela
Il punto in cui sarebbe dovuta sorgere la cantoniera mancante sarebbe stato tra la prima e la seconda trincea, più o meno nel punto in cui la strada sterrata descritta prima attraversa il tracciato. In quel punto è in effetti presente una casa, ma non è una casa cantoniera, né sembrerebbe una costruzione edificata sulla base di un edificio pertinente alla ferrovia, in quanto il prospetto non risulta neanche parallelo all’asse della linea. In quel punto, così come poco più avanti, non risulta essere presente alcuna costruzione anche su foto aeree del 1955. Su di esse si rileva “qualcosa”, che comunque non è identificabile con una costruzione. Pertanto, sembrerebbe confermato come la cantoniera mancante non sia mai esistita; probabilmente, non esiste modo di sapere per quale motivo non venne mai edificata.
Il ponte prima della stazione di Santa Cristina Gela
l’altra dà su campi coltivati, ed in sua corrispondenza decorre il metanodotto (nonché il sovrastante elettrodotto); probabilmente è questo il motivo per cui mi è stato riferito da un abitante del luogo che il tracciato decorreva oltre l’altra estremità del ponte
e la descrizione che ne avevo fatto era in accordo con quanto mi era stato riferito. In questo caso, il ponte avrebbe messo in comunicazione la strada con la linea ferrata, saltando “qualcosa” (un corso d’acqua?) posta tra le due; in ogni caso, la linea ferrata si sarebbe comunque frapposta tra la strada ed i campi adiacenti, che non sarebbero stati raggiungibili da essa.
La personale interpretazione, prima di chiedere informazioni, era stata invece che la linea passasse sotto l’arco del ponte, e quest’ultimo servisse per raggiungere i campi dalla strada. Da una parte ciò sembrava logico, poiché la traiettoria perpendicolare al ponte che passa sotto l’arco è in linea perfetta con la parte precedente del tracciato, e non vi è alcuna traccia di corsi d’acqua; d’altra parte però l’arco del ponte sembra essere troppo basso per consentire il passaggio di un treno.
La cartografia IGM ha comunque confermato la mia interpretazione iniziale: il treno sarebbe passato sotto il ponte. Doveva essere presente una trincea che è stata nel tempo parzialmente colmata da materiale di risulta (e più recentemente da rifiuti) e quindi non visibile, per cui l’arcata del ponte sembra troppo piccola per il passaggio del treno; ma originariamente il ponte era previsto per scavalcare la linea ferrata.
La stazione di Santa Cristina Gela
Attualmente è abbandonata
Pare sia stata acquistata anni fa da una congregazione di suore, che hanno provveduto ad una sostanziosa ristrutturazione, con una notevole variazione dell’architettonica e delle strutture (sono state aggiunte terrazze, pensiline, etc.)
La personale interpretazione, prima di chiedere informazioni, era stata invece che la linea passasse sotto l’arco del ponte, e quest’ultimo servisse per raggiungere i campi dalla strada. Da una parte ciò sembrava logico, poiché la traiettoria perpendicolare al ponte che passa sotto l’arco è in linea perfetta con la parte precedente del tracciato, e non vi è alcuna traccia di corsi d’acqua; d’altra parte però l’arco del ponte sembra essere troppo basso per consentire il passaggio di un treno.
La cartografia IGM ha comunque confermato la mia interpretazione iniziale: il treno sarebbe passato sotto il ponte. Doveva essere presente una trincea che è stata nel tempo parzialmente colmata da materiale di risulta (e più recentemente da rifiuti) e quindi non visibile, per cui l’arcata del ponte sembra troppo piccola per il passaggio del treno; ma originariamente il ponte era previsto per scavalcare la linea ferrata.
La stazione di Santa Cristina Gela
Attualmente è abbandonata
Pare sia stata acquistata anni fa da una congregazione di suore, che hanno provveduto ad una sostanziosa ristrutturazione, con una notevole variazione dell’architettonica e delle strutture (sono state aggiunte terrazze, pensiline, etc.)
Una delle porte esterne è scardinata
guardando all’interno si intuisce come siano state variate anche le strutture interne.
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