La stazione di Sambuca di Sicilia, a 9,3 km da San Carlo, era il tipico edificio “grande” che si poteva vedere su questa linea, con tre luci per piano sul prospetto e tre sul fianco (modulo 3x3), con magazzino merci
Nella foto si riconoscono, in alto, le arcate dell’acquedotto, e sullo sfondo si intravede lo sbocco della galleria, indicato da una freccia. Ma ciò che rimane della stazione di Sambuca di Sicilia, oltre che il nome della strada, è solo la torre del rifornitore
I fabbricati sono stati demoliti, e nel piazzale stazionano degli automezzi, probabilmente comunali
Ovviamente non vi è segno nemmeno dello sbocco della galleria, sepolto da migliaia di metri cubi di terreno, così come della parte del tracciato contiguo al piazzale, che avrebbe descritto un’ampia curva a destra. E’ verosimile, considerate le pendenze attuali che anche la zona che seguiva il piazzale abbia subito un rimaneggiamento notevole; ed è plausibile che sia stata proprio quella l’origine del materiale che forma il terrapieno sotto il quale si trova lo sbocco della galleria.
A 210 metri dalla stazione vi era una cantoniera, della quale ovviamente non rimane traccia; tracce inequivocabili della linea si ritrovano invece 350 metri più avanti, e consistono in un cavalcavia: 0,42 km lo avrebbero separato dalla stazione di Sambuca, e 9,72 km da san Carlo
A 210 metri dalla stazione vi era una cantoniera, della quale ovviamente non rimane traccia; tracce inequivocabili della linea si ritrovano invece 350 metri più avanti, e consistono in un cavalcavia: 0,42 km lo avrebbero separato dalla stazione di Sambuca, e 9,72 km da san Carlo
La strada sottostante è nuovamente il tracciato e per almeno 750 metri può essere seguito agevolmente anche in automobile. Il fondo è prima asfaltato, poi lastricato in cemento.
Diviene sterrato in prossimità di un viadotto a 6 luci
a 1,23 km dalla stazione (e 10,53 km da San Carlo), sul quale è possibile transitare
Il viadotto può essere raggiunto anche attraverso percorsi alternativi
ma senza la possibilità di risalire sulla sede stradale; la SP 44 passa al di sotto di una delle arcate
Oltrepassato il ponte, anche se intervallato da qualche tratto particolarmente accidentato
il fondo resta discreto per un chilometro circa
poi si va progressivamente deteriorando
fino a divenire uno sterrato
sempre più impervio
A circa 700m dal ponte vi era una cantoniera, della quale non rimane nulla.
Dopo ulteriori 1,26 km è possibile percorrere un altro viadotto, più piccolo, gettato su un corso d’acqua
Dopo ulteriori 1,26 km è possibile percorrere un altro viadotto, più piccolo, gettato su un corso d’acqua
Al termine del viadotto ci si trova a 12,59 km da San Carlo
Ciò che colpisce maggiormente è la completa assenza di case cantoniere. Le uniche strutture visibili sono ponti viadotti e sottovia, resti di muri di controripa
ma non c’è traccia di edifici
E’ invece rimasta pressoché integra la palificazione per il telefono di linea
Gli elementi devono essere stati rinnovati poco prima della dismissione della linea, ma si parla pur sempre di pali di una settantina di anni addietro.
A 3,79 km dalla stazione di Sambuca il tracciato incrocia una stradella asfaltata proveniente dalla SP 70
A 3,79 km dalla stazione di Sambuca il tracciato incrocia una stradella asfaltata proveniente dalla SP 70
in corrispondenza della quale vi era un’altra casa cantoniera. Non vi era passaggio a livello, in quanto ai tempi di attività della linea la stradella non esisteva. Oltrepassata questa, il tracciato va divenendo sempre più confuso fin quando si perde nelle adiacenze di un terreno privato; è solo la palificazione ad indicarne il percorso
Torna a farsi visibile
un centinaio di metri dopo, quando diviene percorribile, attraversando una strada locale proveniente sempre dalla SP 70, e continuando oltre
Gli accessi dalla SP 70 possono essere utilizzati per riallacciarsi al percorso dopo i tratti con fondo peggiore.
Dopo poco più di mezzo chilometro il tracciato risulta totalmente cancellato per oltre 300 metri
Dopo poco più di mezzo chilometro il tracciato risulta totalmente cancellato per oltre 300 metri
è necessario ritornare sulla SP 70, per ritrovarlo più avanti, in corrispondenza di una casa cantoniera
a 5,83 km da Sambuca
Da lì è percorribile
fino alla stazione di Santa Margherita Belice, in contrada Gulfa, distante 25,33 km da San Carlo
Il fabbricato viaggiatori della stazione è assolutamente analogo a quello delle altre stazioni grandi sulla linea
La stazione comprendeva anche una rimessa locomotive
ed un fabbricato prospiciente la strada, forse destinato ad abitazioni per ferrovieri
Ho visto sul web delle foto dell’interno di una rimessa, nelle quali si poteva vedere una RALn 60; veniva lasciato intendere che queste fossero state riprese all’interno della rimessa della Gulfa ma non sono sicuro se esse ritraessero in realtà la rimessa di Castelvetrano. Comunque fosse, attualmente la rimessa è vuota
Tutte le costruzioni di servizio sono presenti, sebbene in cattivo stato
Poco oltre la stazione vi è un’altra casa cantoniera
in corrispondenza della quale il tracciato viene “tranciato” quasi perpendicolarmente dalla SS624, a 25,44 km da San Carlo
Esso continuava dalla parte opposta di esso, descrivendo un’ampia curva che lo portava a risalire verso Nord. Continuava con un decorso ad “S” che lo portava prima ad Est della statale per poi descrivere nuovamente una curva con convessità ad Ovest. Proprio in corrispondenza della curva si ritrovano le pochissime vestigia della linea in questo tratto; lo sviluppo della SS 624 ha infatti sfruttato, analogamente a quanto accaduto con la SS121 da Bolognetta a Villafrati, il percorso del tracciato ferroviario per ridurre i movimenti di terra necessari alla costruzione. Le ferrovie a scartamento ridotto, avvalendosi della possibilità di curve con maggiori raggi, erano in grado di adattarsi maggiormente alla morfologia del terreno rendendo necessario un minor numero di costose opere d’arte quali viadotti, ponti e gallerie; il risultato era un percorso più tortuoso, ma di realizzazione meno onerosa. La 624 ha applicato un principio analogo sfruttando, in linea di massima, il percorso esistente, anche se con un decorso meno tortuoso, cosicchè il tracciato si troverebbe ora da un lato, ora dall’altro rispetto all’asse stradale;ma la maggior larghezza della carreggiata rispetto al rilevato ferroviario, e la presenza delle opere “di supporto” (fosse di guardia, strade di cantiere, etc.) hanno cancellato quasi totalmente le tracce della linea. Tutto ciò che rimane è un sottovia semisepolto in corrispondenza della curva, a 940 metri dalla stazione della Gulfa
ed un tratto con passaggio in trincea poco più indietro
La loro posizione è desumibile dalla foto satellitare
Con l’eccezione di qualche (dubbio) frammento di tracciato nei tratti più discosti dalla SS 624
nessun altra struttura risulta inequivocabilmente individuabile per tre chilometri, quando, ad Ovest della statale è visibile e percorribile un viadotto
che attraversa il torrente Senore. Lungo 175 m e alto 7 m
è apparentemente in ottime condizioni ed integrato nella viabilità rurale
dà l’impressione di essere in migliori condizioni dell’adiacente viadotto in cemento armato sul quale decorre la SS624
E’, con ogni probabilità, soltanto un’impressione; ma questa non può fare a meno di innescare delle riflessioni riguardo alla solidità delle costruzioni di un tempo, e di quale sia stato l’impegno profuso nel realizzarle in rapporto all’intervallo temporale per il quale sono state utilizzate. Il viadotto infatti è parte di quel tratto della linea che, realizzato nel 1931, venne dismesso nel 1959. Meno di trenta anni di utilizzo per delle strutture in grado di conservare la loro integrità, pressoché in assenza di manutenzione, per ottanta anni.
E se le altre opere d’arte lungo questo tratto di linea non sono più visibili ciò è senz’altro dovuto ad intenzionale e deliberata distruzione, non alla naturale involuzione dei manufatti. Tre case cantoniere avrebbero affiancato questo segmento del tracciato, a 1,72, 3,58 e 5,7 km dalla stazione della Gulfa; residui dell’ultima di esse erano ancora visibili alla fine degli anni Ottanta
E se le altre opere d’arte lungo questo tratto di linea non sono più visibili ciò è senz’altro dovuto ad intenzionale e deliberata distruzione, non alla naturale involuzione dei manufatti. Tre case cantoniere avrebbero affiancato questo segmento del tracciato, a 1,72, 3,58 e 5,7 km dalla stazione della Gulfa; residui dell’ultima di esse erano ancora visibili alla fine degli anni Ottanta
Al di là di ogni altra considerazione, la loro distruzione lascia dei dubbi irrisolti, generando così un (insignificante) enigma, cui accennerò più avanti
Si è invece evidentemente avuta qualche remora nel demolire il viadotto, nonostante esso risulti quasi a contatto con la statale. Da lì il tracciato continua a descrivere le sue “S” verso Nord, fin quando, dopo ulteriori tre chilometri si dirige decisamente verso NordOvest per giungere alla stazione Belice
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