E’ giunto il momento, Lettore, che Tu faccia conoscenza con l’Ipotetico Ciclista. L’Ipotetico Ciclista pratica il fuoristrada in mountain-bike come atleta amatoriale; ma saresti Tu, Lettore, ad essere fuoristrada se lo immaginassi come l’amatore tipico, che organizza le sue uscite in gruppo comprendendo, nell’itinerario, locali o altri esercizi commerciali presso i quali effettuare lunghe soste “gastronomiche”, con il preciso obiettivo di degustare le specialità locali, puntualmente documentate da minuzioso servizio fotografico. No, all’ipotetica epoca dei fatti (aprile 2011) l’Ipotetico Ciclista è un atleta che ha appena compiuto trent’anni, con un fisico straordinariamente vigoroso, una frequenza cardiaca a riposo di 45 battiti al minuto, e poderosi quadricipiti; questo gli consente di superare velocità di 30 km/h su sterrato, se il fondo è favorevole. Dotato di un’eccezionale resistenza alla fatica ed al dolore, e di una volontà ferrea, esce e si allena prevalentemente da solo, o al più, con un fedele amico, con dedizione e determinazione fuori dal comune. Lavora come designer presso una ditta palermitana, ma la sua passione è lo sport; ed è in particolare la mountain bike, sebbene è verosimile che le sue caratteristiche psicofisiche si sarebbero estrinsecate allo stesso modo qualunque tipo di attività sportiva avesse deciso di intraprendere. E da vero appassionato, spende non solo il suo tempo ed il suo fisico nel suo hobby sportivo, ma anche il suo denaro; cosicchè le sue notevoli qualità atletiche possano fare affidamento su un equipaggiamento quasi allo stato dell’arte. Tutto ciò che l’Ipotetico Ciclista adopera, dalla bicicletta alle barrette di alimentazione, passando per l’abbigliamento e l’elettronica, è quanto di meglio la tecnologia attuale sia in grado di offrire; l’Ipotetico Ciclista, sicuro di non venire tradito dalla sua attrezzatura così come lo è riguardo al suo fisico, prepara così meticolosamente le sue uscite, e giunge con determinazione all’obbiettivo che si prefigge.
L’Ipotetico Ciclista, nel febbraio del 2011, viene a conoscenza della realizzazione di una pista ciclabile sul tracciato dell’ex ferrovia Palermo-Corleone-San Carlo. Collegatosi al sito www.cartapaesaggio.sicilia.it, apprende come l’Azienda Autonoma Per l’Incremento Turistico di Palermo avesse avviato nel 2003 il “Progetto Conoscenza”, preliminare alla conversione in pista ciclabile di 20 km di linea compresi tra la stazione di Mezzojuso ed il ponte Drago, prima di Corleone, considerato “intervento pilota” per estendere la conversione anche ai tratti successivi della linea (“Relazione primo intervento pilota Godrano-Ficuzza.pdf” sul sito). Sempre sullo stesso sito legge la relazione descrittiva (“RELAZIONE_PROGETTO.pdf”) che riguarda la conversione della restante parte della linea, fino a San Carlo, e prende visione degli elaborati del processo esecutivo, liberamente accessibili sul sito. Impiega quindi qualche pomeriggio libero per eseguire confronti tra il tracciato segnato sulle tavole redatte nell’ambito del progetto e le fotografie satellitari disponibili su GoogleEarth, ed utilizza le fotografie della StreetView per avere un’idea di quale sia l’aspetto della pista ciclabile, almeno nei punti in cui decorre vicino alle strade, e quello di eventuali accessi alternativi per ricollegarsi ad essa in caso di imprevisti. Sebbene le fotografie satellitari delle zone interessate risalgano al 2006, consapevole del fatto che l’AAPIT si sia adoperata per “garantire, attraverso un approfondito studio dell’antica infrastruttura ferroviaria, un intervento che ne tutelasse il valore storico ed archeologico” (testuale, dalla “Relazione primo intervento pilota Godrano-Ficuzza”), pensa che a distanza di cinque anni la situazione del tracciato debba essere sovrapponibile, mentre la condizione non possa che essere notevolmente migliorata. Ritiene quindi di poter tranquillamente percorrere il tracciato da Mezzojuso a San Carlo, certo che l’impresa si rivelerà estremamente interessante anche dal punto di vista culturale, considerato che gli viene fornita la possibilità di osservare un reperto di archeologia industriale praticamente restaurato. Dopo aver calcolato le distanze, essersi documentato su quelle che erano le velocità massime concesse al treno (30 km orari per le locomotive a vapore), e tenendo conto del fatto che si muoverà su una pista ciclabile da poco realizzata ed aperta a tutti (quindi facile da percorrere anche per l’escursionista senza grandi capacità fisiche), pianifica di percorrere i 70 km tra Mezzojuso e San Carlo, spingendosi anzi fino a Burgio (il tracciato è ben visibile su GoogleEarth) e ritornare, in un massimo di tredici ore. Questo tempo è comprensivo anche di eventuali imprevisti (ad es. forature) e piccole soste, in quanto la media è comunque bassa per un atleta, circa 12 km/ora. Giunto a Burgio, deciderà quindi se ripercorrere a ritroso il tracciato, o ricorrere ad un percorso alternativo per ritornare verso casa.
La sera di venerdì 8 aprile l’equipaggiamento è pronto. L’amico che ogni tanto lo segue nelle sue attività passa a prenderlo alle 4.30 di sabato 9 aprile. Alle 6.04, mentre un leggero chiarore compare ad Est, sono già davanti il cancello della stazione di Mezzojuso; l’Ipotetico Ciclista è costretto a scavalcare l’estremità della recinzione della stazione, indi prende la bici che gli porge l’amico dalla sommità del muro di contenimento che sta tra la base del terrapieno e la strada. Inizia a salire, bici in spalla, il terrapieno, sull’erba alta, alla luce della lampada a LED; una volta raggiunto il tracciato, fa un cenno all’amico, il quale risale in auto e si allontana nella semioscurità.
Alla luce dell’illuminatore, le condizioni del tracciato non sembrano quelle di un percorso facile; anzi, non sembrano nemmeno un percorso. L’erba è alta, ed il tracciato è appena distinguibile come una zona pianeggiante sul fianco del terrapieno. Vi sono dislivelli notevoli lungo il percorso, ed il loro superamento è reso ancora più arduo dal fatto che sono mascherati dall’erba e dall’oscurità. Dopo qualche centinaio di metri percorsi con i piedi più che con i pedali, l’Ipotetico Ciclista raggiunge un ponte, subito dopo il quale il tracciato è parzialmente crollato. Superato il crollo, il fondo diviene meno impervio, e consente una guida più agevole per qualche centinaio di metri, fin quando una frana sbarra il percorso all’Ipotetico Ciclista. Oltre la frana vi è una recinzione, con un basso cancello in metallo di cui la frana ha divelto i fermi. L’Ipotetico Ciclista lascia la bici e raggiunge il cancelletto a piedi; non vi è la benché minima traccia di un qualunque percorso oltre di esso. Ritorna verso la bicicletta, per ripercorrere a ritroso il percorso fin qui seguito. Giunto, non senza difficoltà, al muro di contenimento del terrapieno, in prossimità del cancello della stazione di Mezzojuso, è costretto a lasciar cadere la bicicletta dall’alto prima di superare la recinzione; quando è di nuovo sulla strada, l’orologio segna le 6.49.
A questo punto, non gli resta che seguire uno dei percorsi alternativi che aveva individuato e memorizzato, per raggiungere il tracciato in un punto diverso qualora si fosse presentato qualche imprevisto. Torna indietro verso Villafrati, e giunto poco oltre la stazione, imbocca la strada che sale verso Cefalà Diana. La salita è a tratti ripida e faticosa fino al paese, superato il quale la pendenza si riduce. L’Ipotetico Ciclista riconosce una costruzione in legno, vista sulle StreetView di GoogleEarth, posta in corrispondenza di una strada sterrata che scende verso il fondo valle, a sinistra; imbocca con sicurezza la strada in discesa, e dopo un paio di centinaia di metri si ritrova ad incrociare il tracciato. Lo imbocca, verso destra, e si dirige verso Godrano; l’orologio segna le 7.34. E’ in ritardo di un’ora e mezza sulla tabella di marcia, ma gli imprevisti erano in qualche modo preventivati. Qui il fondo è agevole, e consente velocità maggiori. Alle 7.36 l’Ipotetico Ciclista passa in prossimità di una casa rurale; lì, il percorso sembra inusuale per un tracciato ferroviario, che esegue una stretta “S” verso sinistra; ma poco più avanti sono presenti i segnali “ATTENTI AL TRENO!” che mostrano inequivocabilmente come il percorso sia quello corretto. Alle 7.41, l’Ipotetico Ciclista si trova davanti la stazione di Godrano, insieme ad un paio di cani con atteggiamento aggressivo; superati sia l’una, sia gli altri, imbocca il tratto che si dirige verso Ficuzza. Il percorso è in salita, anche se non particolarmente ripido; la salita termina praticamente all’interno di una galleria, all’uscita della quale inizia una discesa. Dopo un paio di chilometri, l’Ipotetico Ciclista incrocia un runner, che trotterella lentamente in direzione opposta, in salita; la sua presenza gli segnala che deve essere relativamente vicino alla stazione di Ficuzza. Quando la pendenza si riduce, dopo un paio di curve gli compaiono davanti la torre del rifornitore e, dietro, la stazione. Nel punto in cui il binario si sarebbe trovato davanti all’edificio, vi è una struttura a giorno, realizzata nell’ambito della ristrutturazione dell’”Antica Stazione”, adesso sede di un agriturismo; l’Ipotetico Ciclista è costretto a salire verso la strada, a sinistra, per aggirare la stazione. Un paio di centinaia di metri più avanti la strada incrocia il tracciato; un cartello segnala l’esecuzione dei lavori per la conversione in pista ciclabile. L’Ipotetico Ciclista lo imbocca; il fondo non è cattivo, ed insieme alla discesa consentirebbe velocità notevoli, ma l’erba alta rappresenta un ostacolo non indifferente. Quando, dopo circa 1400 metri, riesce a vedere sotto di sé, a destra la statale 118, e vede stagliarsi davanti a sé il profilo di un impianto industriale abbandonato, l’Ipotetico Ciclista sa che dietro quest’ultimo potrà finalmente vedere l’edificio della fermata Bifarera, a quindici chilometri e mezzo dalla stazione di Mezzojuso; l’orologio segna le 8,03
La sera di venerdì 8 aprile l’equipaggiamento è pronto. L’amico che ogni tanto lo segue nelle sue attività passa a prenderlo alle 4.30 di sabato 9 aprile. Alle 6.04, mentre un leggero chiarore compare ad Est, sono già davanti il cancello della stazione di Mezzojuso; l’Ipotetico Ciclista è costretto a scavalcare l’estremità della recinzione della stazione, indi prende la bici che gli porge l’amico dalla sommità del muro di contenimento che sta tra la base del terrapieno e la strada. Inizia a salire, bici in spalla, il terrapieno, sull’erba alta, alla luce della lampada a LED; una volta raggiunto il tracciato, fa un cenno all’amico, il quale risale in auto e si allontana nella semioscurità.
Alla luce dell’illuminatore, le condizioni del tracciato non sembrano quelle di un percorso facile; anzi, non sembrano nemmeno un percorso. L’erba è alta, ed il tracciato è appena distinguibile come una zona pianeggiante sul fianco del terrapieno. Vi sono dislivelli notevoli lungo il percorso, ed il loro superamento è reso ancora più arduo dal fatto che sono mascherati dall’erba e dall’oscurità. Dopo qualche centinaio di metri percorsi con i piedi più che con i pedali, l’Ipotetico Ciclista raggiunge un ponte, subito dopo il quale il tracciato è parzialmente crollato. Superato il crollo, il fondo diviene meno impervio, e consente una guida più agevole per qualche centinaio di metri, fin quando una frana sbarra il percorso all’Ipotetico Ciclista. Oltre la frana vi è una recinzione, con un basso cancello in metallo di cui la frana ha divelto i fermi. L’Ipotetico Ciclista lascia la bici e raggiunge il cancelletto a piedi; non vi è la benché minima traccia di un qualunque percorso oltre di esso. Ritorna verso la bicicletta, per ripercorrere a ritroso il percorso fin qui seguito. Giunto, non senza difficoltà, al muro di contenimento del terrapieno, in prossimità del cancello della stazione di Mezzojuso, è costretto a lasciar cadere la bicicletta dall’alto prima di superare la recinzione; quando è di nuovo sulla strada, l’orologio segna le 6.49.
A questo punto, non gli resta che seguire uno dei percorsi alternativi che aveva individuato e memorizzato, per raggiungere il tracciato in un punto diverso qualora si fosse presentato qualche imprevisto. Torna indietro verso Villafrati, e giunto poco oltre la stazione, imbocca la strada che sale verso Cefalà Diana. La salita è a tratti ripida e faticosa fino al paese, superato il quale la pendenza si riduce. L’Ipotetico Ciclista riconosce una costruzione in legno, vista sulle StreetView di GoogleEarth, posta in corrispondenza di una strada sterrata che scende verso il fondo valle, a sinistra; imbocca con sicurezza la strada in discesa, e dopo un paio di centinaia di metri si ritrova ad incrociare il tracciato. Lo imbocca, verso destra, e si dirige verso Godrano; l’orologio segna le 7.34. E’ in ritardo di un’ora e mezza sulla tabella di marcia, ma gli imprevisti erano in qualche modo preventivati. Qui il fondo è agevole, e consente velocità maggiori. Alle 7.36 l’Ipotetico Ciclista passa in prossimità di una casa rurale; lì, il percorso sembra inusuale per un tracciato ferroviario, che esegue una stretta “S” verso sinistra; ma poco più avanti sono presenti i segnali “ATTENTI AL TRENO!” che mostrano inequivocabilmente come il percorso sia quello corretto. Alle 7.41, l’Ipotetico Ciclista si trova davanti la stazione di Godrano, insieme ad un paio di cani con atteggiamento aggressivo; superati sia l’una, sia gli altri, imbocca il tratto che si dirige verso Ficuzza. Il percorso è in salita, anche se non particolarmente ripido; la salita termina praticamente all’interno di una galleria, all’uscita della quale inizia una discesa. Dopo un paio di chilometri, l’Ipotetico Ciclista incrocia un runner, che trotterella lentamente in direzione opposta, in salita; la sua presenza gli segnala che deve essere relativamente vicino alla stazione di Ficuzza. Quando la pendenza si riduce, dopo un paio di curve gli compaiono davanti la torre del rifornitore e, dietro, la stazione. Nel punto in cui il binario si sarebbe trovato davanti all’edificio, vi è una struttura a giorno, realizzata nell’ambito della ristrutturazione dell’”Antica Stazione”, adesso sede di un agriturismo; l’Ipotetico Ciclista è costretto a salire verso la strada, a sinistra, per aggirare la stazione. Un paio di centinaia di metri più avanti la strada incrocia il tracciato; un cartello segnala l’esecuzione dei lavori per la conversione in pista ciclabile. L’Ipotetico Ciclista lo imbocca; il fondo non è cattivo, ed insieme alla discesa consentirebbe velocità notevoli, ma l’erba alta rappresenta un ostacolo non indifferente. Quando, dopo circa 1400 metri, riesce a vedere sotto di sé, a destra la statale 118, e vede stagliarsi davanti a sé il profilo di un impianto industriale abbandonato, l’Ipotetico Ciclista sa che dietro quest’ultimo potrà finalmente vedere l’edificio della fermata Bifarera, a quindici chilometri e mezzo dalla stazione di Mezzojuso; l’orologio segna le 8,03
Subito dopo la stazione di Mezzojuso, il tracciato corre inizialmente su un terrapieno adiacente alla provinciale 55bis, ed infatti il cancello che impedisce l’accesso alla stazione si apre proprio su questa. Subito dopo il cancello, il terrapieno è separato dalla strada da un alto muro di contenimento in cemento; superarlo sarebbe agevole se non avessero prolungato la recinzione del terreno che circonda la stazione, probabilmente proprio allo scopo di rendere difficile l’accesso al tracciato. Da quel punto, tracciato e provinciale divergono; è comunque possibile salire sul muro, o raggiungere il tracciato più avanti, salendo sul fianco della collina. A 590 m dalla stazione di Mezzojuso vi è il ponte Scorciavacche
ciò che resta del tracciato tra la stazione ed il ponte è, attualmente, poco più di un abbozzo di sentiero, una pista in piano scavata sul fianco della collina
Sono presenti i ruderi di due sottovia, ed i resti di un muro di controripa, ma tutto sommato, tra l’erba ed il fondo estremamente sconnesso, il tracciato può essere percorso con relativa facilità solo a piedi. E’ possibile prendere visione di alcune riprese presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, e risalenti a qualche anno addietro, in cui il tracciato in questa zona è addirittura percorribile in automobile, ma le condizioni attuali sono molto diverse da quelle visibili nei filmati. Il ponte è in buone condizioni
dopo di esso vi è un crollo parziale, ma più avanti lo stato è migliore, con residui dei muri delle fosse di guardia
Dopo circa 500 metri il tracciato è interessato da uno smottamento avvenuto poco più di due anni fa, che ha interrotto anche una strada di accesso ad una casa che si trova un po’ più in alto
Dopo di essa, ogni struttura relativa alla linea risulta completamente cancellata per 400 metri circa. Nei filmati presenti sul sito vi sono delle riprese che vorrebbero attribuire la distruzione del tracciato all’opera dell’uomo, ma in realtà anche questa zona venne interessata da uno smottamento di dimensioni notevoli che seppellì ciò che restava della linea. Più avanti le strutture tornano a farsi visibili; vi è una piazzola in corrispondenza della quale si trovava una garitta, al posto della quale restano adesso solo pietre
Sempre nei filmati già citati, da qui il tracciato veniva percorso in auto praticamente fino alla stazione di Godrano. Adesso, invece, poco più avanti esso è stato recintato ed inglobato nei terreni circostanti; solo un avvallamento nel terreno e ciò che resta di un sottovia
testimoniano la presenza, una volta, della linea in questo tratto. Ed è verosimile che tra qualche anno non vi sarà neanche questo. Più avanti ancora, le recinzioni invece delimitano il tracciato, per quanto l’accesso sia comunque stato limitato da steccati mobili
qui si trovano ancora alcuni segnali posti in corrispondenza dei passaggi a livello
Oltre questa zona (i segmenti in cattive condizioni o chiusi o non più esistenti dalla stazione di Mezzojuso a qui interessano due chilometri), il tracciato diviene una strada sterrata percorribile
raggiungibile dalla SP26, che da Villafrati conduce a Cefalà Diana. Lungo questo tratto, secondo gli elaborati presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, dovrebbero essere presenti segnali di passaggio a livello, ma nulla di ciò si rileva fino al km 38+330. In quel tratto vi è un errore sulle mappe presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it: il tracciato in realtà passava tra le due costruzioni e non a Sud di esse
Ciò è facilmente verificabile sulle mappe IGM messe a disposizione dal GeoPortale Nazionale
ma sarebbe comunque stato deducibile dalla posizione dei segnali di passaggio a livello, i cui sostegni sono ancora presenti
Essi si trovano ai bordi della strada, che quindi anche allora doveva essere una strada carrabile, e non la linea ferrata (i segnali di passaggio a livello stanno sulle strade carrabili a segnalare, appunto, l’intersezione con una strada ferrata). In corrispondenza del passaggio a livello vi era una garitta della quale nulla è rimasto.
Più avanti, attraversata appunto la carrabile in corrispondenza del passaggio a livello, il tracciato continua verso la stazione di Godrano. Si incontrano altri segnali di passaggio a livello, alcuni dei quali in ottimo stato
Vi sono diversi sottovia, dei ponticelli, ed i muri di controripa sulle fosse di guardia; al km 39 è ancora presente la relativa pietra miliare
La stazione di Godrano, al km 39+86, è delle stesse dimensioni di quella di Baucina/Ciminna, ma in uno stato migliore di quest’ultima
anche gli edifici di servizio e le recinzioni esterne sono parzialmente presenti
Poco prima della stazione, sulla destra, è visibile ciò che resta di un indicatore di scambio. Subito dopo la stazione esisteva un passaggio a livello, oltrepassato il quale si imbocca il tratto che conduce alla stazione di Ficuzza, uno dei più suggestivi della linea; un altro passaggio a livello è visibile più avanti, al km 40+24, dove sono ancora presenti i relativi segnali, sebbene in cattivo stato
Circa 400 m dopo il P.L. vi sono ancora ruderi di una garitta (garitta24.jpg). Dopo una serie di curve e di passaggi in trincea si giunge alla galleria Roccazzo (km 41,47), molto breve, direttamente scavata nella roccia, e priva di portali e rivestimenti interni
Poco dopo, si notano ancora residui della massicciata. Ancora più avanti, l’elaborato del progetto conoscenza segnala resti di semaforo, ma attualmente sembra non esserci più nulla.
Il percorso procede in salita fino alla galleria Portella di Cervo
in corrispondenza della quale inizia il tratto in discesa verso la stazione di Ficuzza
La galleria è percorribile con facilità anche perché il fondo è stato totalmente rifatto. Subito prima e subito dopo la galleria dovevano essere presenti due garitte; tutto ciò che è attualmente possibile rilevare è la presenza di grossi sassi dove avrebbe dovuto esserci la seconda delle due. Il portale dell’imbocco lato Ficuzza ed i relativi muri di contenimento sono in cattive condizioni. Lungo tutto il tragitto si possono vedere diversi sottovia per deflusso delle acque; è presente anche la miliare del chilometro 43
Il percorso continua in mezzo al bosco, descrivendo una serie di curve; all’incirca al chilometro 43,30 è visibile sulla sinistra un imponente muro di contenimento, decorato con degli archi
Continuando a scendere si incontrano un falso ponte ed una garitta, in uno stato migliore delle altre
vi è anche un segnale di passaggio a livello in ottime condizioni. In questo tratto, anche i muri di controripa, i sottovia ed i ponticelli appaiono in condizioni migliori.
Ancora più avanti si vede sulla sinistra una grande vasca, segnata sulla documentazione del "Progetto conoscenza" come “vasca del rifornitore” (qui come "cisterna") anche se il rifornitore è ancora relativamente distante.
Oltre di essa, prima di arrivare alla stazione, è ancora visibile un indicatore di scambio; poco dopo, ci si trova davanti la torre del rifornitore e subito dietro la stazione
Questa appare diversa dalle altre stazioni presenti lungo la linea; è molto più grande, architettonicamente differente
ed apparentemente priva degli edifici di servizio. Sul sito dell'associazione "TRENODOC" è menzionata una variazione eseguita negli anni '30; questa foto
che si ritrova con facilità sul Web ne mostra probabilmente l'aspetto originario, comune a quello delle altre stazioni della linea. E’ stata ristrutturata nel 2002 per essere adibita a struttura turistico-alberghiera. Dovrebbe essere stata concessa in comodato d’uso ai gestori dell’esercizio, ma pare che il comune di Monreale, nel cui territorio essa ricade, l’abbia messa in vendita nel 2010.
Seguire il tracciato in corrispondenza della stazione implicherebbe il passaggio all’interno delle aree pertinenti all’esercizio commerciale. Poco prima della torre del rifornitore vi è un sentiero che sale sulla sinistra sboccando nella strada soprastante, seguendo la quale per qualche centinaio di metri si incrocia nuovamente il tracciato, e si può procedere a ritroso fino al lato opposto della stazione. All’imbocco del tracciato sono presenti i cartelli di transito riservato (a pedoni, cavalli e biciclette), e questo è il primo accesso, provenendo da Palermo, in corrispondenza del quale si incontrano. Il tratto tra essi è la stazione è comunque in pessimo stato, una specie di discarica di rifiuti di ogni genere
compreso quelli derivanti dalla ristrutturazione della stazione. All’incrocio della strada con il tracciato era presente un passaggio a livello, con relativo casello, che sarebbe ancora esistente; lo stile della costruzione appare comunque marcatamente difforme da quello delle altre presenti lungo la linea
Non è chiaro se ciò segua quanto già visto per la stazione di Ficuzza, o se l’edificio sia in effetti più nuovo, costruito sull’area del casello originale. Oltre il passaggio a livello, su un cartello vi sono le informazioni relative al progetto di conversione del tracciato ferroviario in pista ciclabile; inizia qui l’ultimo tratto prima della fermata Bifarera
Il fondo è irregolare e l’erba è a tratti più alta alta. Il tracciato è in discesa prima più ripida, e poi appena accennata, e si dirige verso la statale 118. Una volta ricongiuntosi, lateralmente, ad esso, si dirige, parallelamente alla strada, verso Ovest, passando dinanzi un impianto industriale (forse un ex oleificio)
in disuso per giungere alla fermata Bifarera.
ciò che resta del tracciato tra la stazione ed il ponte è, attualmente, poco più di un abbozzo di sentiero, una pista in piano scavata sul fianco della collina
Sono presenti i ruderi di due sottovia, ed i resti di un muro di controripa, ma tutto sommato, tra l’erba ed il fondo estremamente sconnesso, il tracciato può essere percorso con relativa facilità solo a piedi. E’ possibile prendere visione di alcune riprese presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, e risalenti a qualche anno addietro, in cui il tracciato in questa zona è addirittura percorribile in automobile, ma le condizioni attuali sono molto diverse da quelle visibili nei filmati. Il ponte è in buone condizioni
dopo di esso vi è un crollo parziale, ma più avanti lo stato è migliore, con residui dei muri delle fosse di guardia
Dopo circa 500 metri il tracciato è interessato da uno smottamento avvenuto poco più di due anni fa, che ha interrotto anche una strada di accesso ad una casa che si trova un po’ più in alto
Dopo di essa, ogni struttura relativa alla linea risulta completamente cancellata per 400 metri circa. Nei filmati presenti sul sito vi sono delle riprese che vorrebbero attribuire la distruzione del tracciato all’opera dell’uomo, ma in realtà anche questa zona venne interessata da uno smottamento di dimensioni notevoli che seppellì ciò che restava della linea. Più avanti le strutture tornano a farsi visibili; vi è una piazzola in corrispondenza della quale si trovava una garitta, al posto della quale restano adesso solo pietre
Sempre nei filmati già citati, da qui il tracciato veniva percorso in auto praticamente fino alla stazione di Godrano. Adesso, invece, poco più avanti esso è stato recintato ed inglobato nei terreni circostanti; solo un avvallamento nel terreno e ciò che resta di un sottovia
testimoniano la presenza, una volta, della linea in questo tratto. Ed è verosimile che tra qualche anno non vi sarà neanche questo. Più avanti ancora, le recinzioni invece delimitano il tracciato, per quanto l’accesso sia comunque stato limitato da steccati mobili
qui si trovano ancora alcuni segnali posti in corrispondenza dei passaggi a livello
Oltre questa zona (i segmenti in cattive condizioni o chiusi o non più esistenti dalla stazione di Mezzojuso a qui interessano due chilometri), il tracciato diviene una strada sterrata percorribile
raggiungibile dalla SP26, che da Villafrati conduce a Cefalà Diana. Lungo questo tratto, secondo gli elaborati presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it, dovrebbero essere presenti segnali di passaggio a livello, ma nulla di ciò si rileva fino al km 38+330. In quel tratto vi è un errore sulle mappe presenti sul sito cartapaesaggio.sicilia.it: il tracciato in realtà passava tra le due costruzioni e non a Sud di esse
Ciò è facilmente verificabile sulle mappe IGM messe a disposizione dal GeoPortale Nazionale
ma sarebbe comunque stato deducibile dalla posizione dei segnali di passaggio a livello, i cui sostegni sono ancora presenti
Essi si trovano ai bordi della strada, che quindi anche allora doveva essere una strada carrabile, e non la linea ferrata (i segnali di passaggio a livello stanno sulle strade carrabili a segnalare, appunto, l’intersezione con una strada ferrata). In corrispondenza del passaggio a livello vi era una garitta della quale nulla è rimasto.
Più avanti, attraversata appunto la carrabile in corrispondenza del passaggio a livello, il tracciato continua verso la stazione di Godrano. Si incontrano altri segnali di passaggio a livello, alcuni dei quali in ottimo stato
Vi sono diversi sottovia, dei ponticelli, ed i muri di controripa sulle fosse di guardia; al km 39 è ancora presente la relativa pietra miliare
La stazione di Godrano, al km 39+86, è delle stesse dimensioni di quella di Baucina/Ciminna, ma in uno stato migliore di quest’ultima
anche gli edifici di servizio e le recinzioni esterne sono parzialmente presenti
Poco prima della stazione, sulla destra, è visibile ciò che resta di un indicatore di scambio. Subito dopo la stazione esisteva un passaggio a livello, oltrepassato il quale si imbocca il tratto che conduce alla stazione di Ficuzza, uno dei più suggestivi della linea; un altro passaggio a livello è visibile più avanti, al km 40+24, dove sono ancora presenti i relativi segnali, sebbene in cattivo stato
Circa 400 m dopo il P.L. vi sono ancora ruderi di una garitta (garitta24.jpg). Dopo una serie di curve e di passaggi in trincea si giunge alla galleria Roccazzo (km 41,47), molto breve, direttamente scavata nella roccia, e priva di portali e rivestimenti interni
Poco dopo, si notano ancora residui della massicciata. Ancora più avanti, l’elaborato del progetto conoscenza segnala resti di semaforo, ma attualmente sembra non esserci più nulla.
Il percorso procede in salita fino alla galleria Portella di Cervo
in corrispondenza della quale inizia il tratto in discesa verso la stazione di Ficuzza
La galleria è percorribile con facilità anche perché il fondo è stato totalmente rifatto. Subito prima e subito dopo la galleria dovevano essere presenti due garitte; tutto ciò che è attualmente possibile rilevare è la presenza di grossi sassi dove avrebbe dovuto esserci la seconda delle due. Il portale dell’imbocco lato Ficuzza ed i relativi muri di contenimento sono in cattive condizioni. Lungo tutto il tragitto si possono vedere diversi sottovia per deflusso delle acque; è presente anche la miliare del chilometro 43
Il percorso continua in mezzo al bosco, descrivendo una serie di curve; all’incirca al chilometro 43,30 è visibile sulla sinistra un imponente muro di contenimento, decorato con degli archi
Continuando a scendere si incontrano un falso ponte ed una garitta, in uno stato migliore delle altre
vi è anche un segnale di passaggio a livello in ottime condizioni. In questo tratto, anche i muri di controripa, i sottovia ed i ponticelli appaiono in condizioni migliori.
Ancora più avanti si vede sulla sinistra una grande vasca, segnata sulla documentazione del "Progetto conoscenza" come “vasca del rifornitore” (qui come "cisterna") anche se il rifornitore è ancora relativamente distante.
Oltre di essa, prima di arrivare alla stazione, è ancora visibile un indicatore di scambio; poco dopo, ci si trova davanti la torre del rifornitore e subito dietro la stazione
Questa appare diversa dalle altre stazioni presenti lungo la linea; è molto più grande, architettonicamente differente
ed apparentemente priva degli edifici di servizio. Sul sito dell'associazione "TRENODOC" è menzionata una variazione eseguita negli anni '30; questa foto
che si ritrova con facilità sul Web ne mostra probabilmente l'aspetto originario, comune a quello delle altre stazioni della linea. E’ stata ristrutturata nel 2002 per essere adibita a struttura turistico-alberghiera. Dovrebbe essere stata concessa in comodato d’uso ai gestori dell’esercizio, ma pare che il comune di Monreale, nel cui territorio essa ricade, l’abbia messa in vendita nel 2010.
Seguire il tracciato in corrispondenza della stazione implicherebbe il passaggio all’interno delle aree pertinenti all’esercizio commerciale. Poco prima della torre del rifornitore vi è un sentiero che sale sulla sinistra sboccando nella strada soprastante, seguendo la quale per qualche centinaio di metri si incrocia nuovamente il tracciato, e si può procedere a ritroso fino al lato opposto della stazione. All’imbocco del tracciato sono presenti i cartelli di transito riservato (a pedoni, cavalli e biciclette), e questo è il primo accesso, provenendo da Palermo, in corrispondenza del quale si incontrano. Il tratto tra essi è la stazione è comunque in pessimo stato, una specie di discarica di rifiuti di ogni genere
compreso quelli derivanti dalla ristrutturazione della stazione. All’incrocio della strada con il tracciato era presente un passaggio a livello, con relativo casello, che sarebbe ancora esistente; lo stile della costruzione appare comunque marcatamente difforme da quello delle altre presenti lungo la linea
Non è chiaro se ciò segua quanto già visto per la stazione di Ficuzza, o se l’edificio sia in effetti più nuovo, costruito sull’area del casello originale. Oltre il passaggio a livello, su un cartello vi sono le informazioni relative al progetto di conversione del tracciato ferroviario in pista ciclabile; inizia qui l’ultimo tratto prima della fermata Bifarera
Il fondo è irregolare e l’erba è a tratti più alta alta. Il tracciato è in discesa prima più ripida, e poi appena accennata, e si dirige verso la statale 118. Una volta ricongiuntosi, lateralmente, ad esso, si dirige, parallelamente alla strada, verso Ovest, passando dinanzi un impianto industriale (forse un ex oleificio)
in disuso per giungere alla fermata Bifarera.
Nessun commento:
Posta un commento