In tutti e tre i siti sopra menzionati vengono ventilate ipotesi riguardo alle possibilità di recupero, a vari fini, del tracciato. Tali ipotesi hanno un denominatore comune: sono irreali.
Un recupero di un tracciato ferroviario, viene infatti effettuato di solito con due finalità: o si cerca di rimetterlo in esercizio, o si cerca di trasformarlo in percorso per quella che alcuni, con espressione a mio avviso orribile, amano chiamare "mobilità dolce". Nel caso della ferrovia Palermo Camporeale ambedue le soluzioni sono assolutamente impraticabili.
I tracciati ferroviari dismessi, infatti, possono subire essenzialmente tre destini:
1) vengono semplicemente abbandonati e subiscono il degrado del tempo
2) vengono utilizzati per la viabilità, con la trasformazione in strade carrozzabili
3) vengono acquisiti a vario titolo (non sempre legittimo) da privati, e ne viene utilizzato il terreno della sede per diversi scopi, spesso stravolgendo o cancellando le strutture originarie
Solitamente, tutte e tre le situazioni si verificano in diversi segmenti dello stesso tracciato.
Il tracciato della ferrovia Palermo-Camporeale non fa eccezione.
Per un recupero totale del tracciato, è chiaro che la condizione 3) non dovrebbe mai verificarsi, o almeno le strutture, sebbene acquisite da terze parti, dovrebbero essere rimaste integre. Il ripristino totale di strutture non più esistenti, infatti, non è "recupero", ma "costruzione ex novo".
La condizione 2) è reversibile purchè le zone servite dalla strada realizzata sul tracciato abbiano delle possibilità alternative di accesso
La condizione 1) è quella ideale per il recupero, purchè i segmenti rimasti siano accessibili da ambedue gli estremi.
La condizione 2) è reversibile purchè le zone servite dalla strada realizzata sul tracciato abbiano delle possibilità alternative di accesso
La condizione 1) è quella ideale per il recupero, purchè i segmenti rimasti siano accessibili da ambedue gli estremi.
Come vedrai, Lettore, nessuna delle condizioni che consentirebbero il recupero è presente sul percorso. Forse, l'unica eccezione è rappresentata da un tratto tra San Cipirello e Camporeale, ma dubito che l'ubicazione del tratto lo possa rendere facilmente accessibile da persone a piedi o bicicletta, a meno che non si rechino sul luogo in automobile.
Inoltre, come ho già sottolineato, la progressiva eliminazione delle strutture evolve ad un ritmo insospettabile; basta confrontare alcune fotografie mie con quelle di sanna03, presenti su Panoramio, o servirsi dell' "Historical Imagery" di GoogleEarth per rendersi conto di ciò che avviene, e con quale velocità.
Inoltre, come ho già sottolineato, la progressiva eliminazione delle strutture evolve ad un ritmo insospettabile; basta confrontare alcune fotografie mie con quelle di sanna03, presenti su Panoramio, o servirsi dell' "Historical Imagery" di GoogleEarth per rendersi conto di ciò che avviene, e con quale velocità.
Il destino del tracciato è inevitabilmente quello di subire progressive trasformazioni fin quando cesserà di esistere. Il terreno su cui era posta la massicciata verrà trasformato in strada carrabile, asfaltata, o acquisito da privati che vi costruiranno . Gli edifici verranno occupati, o andranno in rovina fin quando non verranno eliminati. Mi chiedo cosa avverrà quando rovineranno i viadotti.
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